martedì 1 ottobre 2024

Carl Gustav Jung.

 Parte I: psicologia analitica. Cos'è?

La psicologia analitica, o psicologia del profondo, è una disciplina che si propone di indagare i meccanismi dell'anima umana in tutta la sua complessità. A differenza della psicoanalisi freudiana, la quale si concentra prevalentemente sui conflitti psichici originati dalle pulsioni sessuali represse e sull'inconscio personale, la visione junghiana si espande fino a comprendere un inconscio collettivo, un serbatoio di immagini e simboli ancestrali che trascendono l'individuo, radicandosi nell'umanità intera. Insomma, quella disciplina che io tanto amo, che prescinde dall'individuo per riflettere sulla collettività.

L'inconscio collettivo, uno dei cardini della psicologia analitica, è costituito dagli archetipi, ossia matrici primordiali che fungono da strutture fondamentali dell'esperienza umana. Questi archetipi si manifestano nelle varie culture attraverso miti, fiabe, religioni e sogni, e rappresentano una sorta di linguaggio universale dell'inconscio. Tra gli archetipi più noti vi sono il Sè, l'Ombra, l'Anima e l'Animus, la Grande Madre, il Vecchio Saggio e il Puer Aeternus.

Jung concepì il processo di individuazione come il fine ultimo della vita psicologica, un percorso di integrazione delle varie parti della psiche che conduce all'autorealizzazione e alla piena espressione del Sè. In questo cammino, l'individuo è chiamato a confrontarsi con la propria Ombra, vale a dire con quegli aspetti rifiutati o inaccettabili di se stesso, e a integrare le energie psichiche rappresentate dall'Anima o dall'Animus, che incarnano il principio femminile e maschile presenti in ciascuno di noi. - - La psicologia analitica attribuisce una fondamentale importanza ai simboli, considerati ponti tra il conscio e l'inconscio. L'analisi dei sogni, delle immagini spontanee e delle sincronicità - fenomeni in cui eventi esterni e stati psichici interni si intersecano in modo significativo - è vista come una via regia per accedere ai contenuti dell'inconscio e per promuovere la crescita interiore.

Jung introduce inoltre la nozione di complesso, un insieme di rappresentazioni psichiche cariche emotivamente, che hanno la capacità di influenzare il comportamento e i pensieri dell'individuo, spesso a sua insaputa. A differenza di Freud, che vedeva nei complessi soprattutto una radice patologica, Jung considerava i complessi come componenti naturali della psiche, la cui integrazione è necessaria per il processo di individuazione. Il concetto di Sè, il centro regolatore della psiche, è uno degli aspetti più affascinanti della psicologia analitica. Il Sè rappresenta la totalità della personalità, includendo sia il conscio sia l'inconscio, e si manifesta attraverso simboli archetipici come il mandala, simbolo di unità e armonia. Raggiungere il Sè significa superare l'ego, riconoscendo e integrando le varie dimensioni della propria esistenza psichica, in un cammino verso una totalità più ampia. In questo insieme complesso e articolato, la psicologia analitica non si limita a essere una tecnica terapeutica, ma si configura come una vera e propria filosofia della vita, un invito a esplorare le profondità dell'anima e a confrontarsi con le proprie ombre per poter accedere alla luce del Sè. Essa non offre risposte preconfezionate, ma invita ogni individuo a intraprendere il proprio viaggio interiore, in un dialogo continuo tra conscio e inconscio, tra la dimensione personale e quella collettiva, tra il finito e l'infinito. Così, l'opera di Jung si presenta come una straordinaria sintesi di psicologia, filosofia, mitologia e religione, capace di illuminare le oscure profondità dell'anima umana e di fornire una mappa per orientarsi nel misterioso territorio della psiche. In questo senso, la psicologia analitica si eleva come una luce guida per coloro che cercano non solo di comprendere il proprio funzionamento psichico, ma anche di dare un significato più profondo alla propria esistenza - in simbiosi con l'intero collettivo.

(Giovanni Provvidenti)


 

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