giovedì 20 gennaio 2011

La vergogna

Sono tante le parole che si spendono nel web per condannare tutte le brutture alle quali assistiamo senza che possiamo fare qualcosa per cambiarle.

E sono solo parole perchè le nostre azioni sembrano non dare alcun risultato e ci rendiamo sempre più conto di essere in una posizione di stallo, ma non solo in Italia...uno sguardo più allargato ci fa vedere che anche il resto del mondo è in brutte acque...

I politici la chiamano crisi mondiale e se ragioniamo bene in fondo è proprio così..una crisi che investe tutti ...ma chi l'ha provocata questa crisi.

La crisi mondiale non ci mostra ricchi che stanno soffrendo, ma solo tanti tanti poveri senza mezzi per sopravvivere e che sono i soli a sentire questa crisi della quale parlano i politici.Certamente qualcosa manca a questo mosaico, non sono stati certamente i poveri a causare la crisi mondiale, non sono stati coloro che hanno sempre e solo preso le briciole a mandare in crisi l'economia e fare aumentare i prezzi in maniera vertiginosa che più in alto di così non si può andare. I politici continuano a girarci intorno creando una situazione di grave disagio esistenziale, una manovra per far zittire tutti, per far credere che dobbiamo continuare a fare sacrifici per salvare l'economia, le industrie, il deficit monetario...non sappiamo più quante altre rinunce si debbano fare e sempre da parte di chi ha molto poco.

E' facile così fare politica..chiedere agli operai e ai lavoratori dipendenti di pagare le tasse, di rinunciare agli aumenti di stipendi, stipulare rinnovi di contratti capestri...far zittire il dissenso come se fosse un male da eliminare e tutto perchè: c'è il padrone che te lo ordina e il padrone ha il volto del capo di governo, del ministro dell'economia, del capo dell'industria, del proprietario delle banche e delle multinazionali che certo non hanno problemi ad arrivare alla fine del mese e il loro lavoro???? Facile facile..comandare e farsi ubbidire da una massa di persone che non ci capisce più nulla di quello che accade...è allo sbando completo in uno stato di ipnosi dove capisce solo quello che gli ripetono da un pò di anni: c'è la crisi ..non puoi ribellarti, devi rinunciare a tutto anche ai tuoi diritti...

Vergogna ..mille volte vergogna..la crisi c'è solo per i lavoratori, per tutti gli altri c'è sempre una scappatoia per rubare ai poveri e stare bene...portare i guadagni e le industrie all'estero e arricchirsi in modo smodato, amorale, senza ritegno e senza pagare tasse facendo credere che è anche per il nostro bene...svegliatevi non si può continuare a subire, non si può continuare a sentirsi ripetere che stanno lavorando per noi mentre ci rubano anche l'anima e i pensieri...vergogna... sempre che siano capaci di farlo, visto che uomini di malaffare sono al governo e vi fanno credere che non è vero e che sono solo menzogne.

Bisogna riprendersi i propri diritti tutti insieme abbattendo anche i confini tra le nazioni perchè i lavoratori sono sfruttati ovunque e non lasciatevi ancora convincere che i posti di lavoro non ci sono perchè qualcuno è venuto da fuori a rubarvelo...non è vero è una sporca bugia come tante...i posti di lavoro non ci sono perchè sono incapaci di crearli, i padroni pensano solo al proprio tornaconto, la fame nel mondo c'è perchè hanno ridotto nazioni ricche di risorse in poveri affamati dipendenti dalla tavola dei più ricchi.

La verità ricordatevelo è una sola: una comunità funziona solo se tutti i componenti sono inclusi e condividono tutto equamente...quando questo non avviene, la comunità degli uomini è stata divisa perchè una parte è ridotta al rango di schiavi da una classe di prepotenti e arrivisti.

Vergogna..hanno ucciso gli ideali e i valori più importanti della vita e questo non è perdonabile...vergogna anche per quelli che hanno pensato che si può sostituire la giustizia con il Dio denaro..che si può sostituire l'amore e la solidarietà con l'egoismo ...vergogna anche per noi che stiamo dormendo e abbiamo dimenticato che ogni uomo ha un sogno e non si possono uccidere i sogni.
Angela

mercoledì 19 gennaio 2011

Le strane scelte degli operai di Giampaolo Cassitta

C’è freddo e nebbia a dipingere questa giornata. Non troppi colori intorno e gli umori sono lividi, le lacrime ormai versate sono un contorno ad un paesaggio umido e disincantato, triste e melanconico. Ho aperto con molta calma l’armadio e ho scelto una bella camicia bianca. E’ una giornata importante. Si vota e posso permettermi anche io uno sfizio piccolo borghese. Decido di aggiungere anche una cravatta, quella con le farfalline gialle, ricordo ormai sbiadito della prima comunione di mia figlia, oggi laureata in cerca di lavoro.
Sono pronto. Ho deciso di fare una lunga camminata dentro questa Torino assonnata e sorda ai rumori dei suoi operai. Una volta, dentro questi palazzi dormitorio si sentivano odori e colori e parole del sud. Era la mia generazione. Adesso i nostri quartieri parlano tutti la stessa lingua ma son diventati molto più tristi. E più severi.
Il fiume mi osserva e non produce quel solito rumore d’acqua che scorre. Anche lui in attesa, come tutti, con un leggerissimo fastidio, a dire il vero. Se non ci fossimo, se avessimo continuato ad essere invisibili, trasparenti, la vita sarebbe continuata in maniera ordinata, come i lunghi viali e contro viali di questa città che non ha nessun cuore pulsante.
Gli operai. Giungendo a Porta Palazzo ho annusato l’aria. Una volta, l’alba si svegliava con i rumori dei motori che si recavano al Lingotto, a Mirafiori, che muovevano anime forti e desiderose di costruire un futuro per i propri figli. Oggi solo il silenzio ci avvolge. Quello, soprattutto, di essere assolutamente contrari a questa storia ed essere obbligati a fare una scelta diversa. Il cuore e la ragione. E il futuro che non ha orizzonti. Non ne vedo almeno in questo momento.
Gli operai. Quelli con le tute blu, sporche di olio pesante, intenso, quelli che, con le loro mani, sistemavano gli ammortizzatori, le bielle, i serbatoi, che respiravano quel sogno assoluto che è la velocità. Quelli che avevano pause sorridenti, nonostante tutto, che avevano panini untuosi, mani nere e anime belle, limpide. Quelli che avevano voglia di stringere i bulloni, che avevano la forza di una volontà vivace, incontenibile. Che avevano figli e mogli da abbracciare quando rientravano la sera, stanchi. Quelli che adesso li trovi solo nella retorica dei racconti. Quelli che adesso non parlano più di padroni ma convivono con amministratori che hanno stock option, dentro la globalizzazione e la flessibilità. Quelli che hanno un foglio bianco, una matita, una domanda e due risposte: si o no. E nessuna delle due scelte è quella giusta. Perché noi non vinciamo, mi son detto. Non vinciamo perché non siamo insieme, perché ci hanno divisi, bielle da una parte e ammortizzatori dall’altra. E il motore così non può girare. Magari si potesse scegliere il “parliamone”, proviamo ad essere capaci di ascoltare le ragioni di tutti, proviamo a sforzarci di pensare che c’è sempre una soluzione e che quella soluzione non può essere solo un semplice si od un perentorio. Ci sono i forse, magari, probabilmente, proviamo, vediamo, non accontentiamoci, non abbandoniamoci al pensiero unico. Queste parole mediane non si trovano in nessuna risposta secca che ci chiedono con questo strano referendum. Qualsiasi risultato frantumerà il futuro e la voglia di continuare. Siamo destinati a non proseguire insieme e nessuno penserà, tra qualche settimana, agli operai. Al loro odore forte di olio, di bielle e di molle e di vernice per la carrozzeria. Nessuno accarezza le auto come facevo io. Nessuno sa ascoltare il loro vecchio polmone che respira. Nessuno sa più attendere perché nessuno ha mai capito che per regalare la velocità occorre molta lentezza: nelle scelte, nelle previsioni, nel disegno, nel saper accarezzare le idee, nel saper scommettere sulla sicurezza e sul futuro. La velocità è un sogno che racchiude un lungo abbraccio e che non ci appartiene più.
Ho guardato il fiume, ho toccato la mia cravatta ormai datata. Mi son guardato dentro. E’ tardi, mi son detto. E ho freddo. Non ci sono più i rumori dei motori. Non li sento. Non li sento più. Ho raggiunto i portici. E mi son seduto su quella panchina dove aspetto. Non ho più fretta. Non c’è più fretta
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Questi potevano essere i pensieri di Paolino Scaccia, 58enne di Torrice (Frosinone), che il 7 dicembre 2007 è morto sul lavoro nel piazzale Fiat a Piedimonte San Germano, nei pressi dell’ingresso numero quattro. A lui e a tutti gli operai è dedicato questo piccolo contributo.

Giampaolo Cassitta, Sassari, 15 gennaio 2011.

domenica 9 gennaio 2011

Ancora tensioni sul Sinai: si muova la comunità internazionale

Pubblicata da EveryOne Group il giorno venerdì 7 gennaio 2011 alle ore 4.13


Roma, 7 gennaio 2011. E' ancora pressing diplomatico per la risoluzione del caso eritreo. «Serve un fronte co mune tra Egitto, Israele e Autorità palestinese.

Dobbiamo lavorare perché un dramma come quello che si sta consumando sul Sinai non si ripeta più» osserva il sacerdote eritreo don Mosé Zerai. La vicenda dei profughi tenuti in o staggio a Rafah resta aperta, ma nel frattempo non si ferma l’azione di sensibilizzazione della comunità internazionale affinché si faccia carico della sorte di migliaia di migranti in fuga nel deserto. «Adesso c’è da salvare la vita di 50 persone, tra cui 6 donne in forte pericolo – continua don Mosé –. All’inizio io speravo nell’iniziativa del governo egiziano, ma i segnali arrivati sono stati tutt’altro che rassicuranti ». Il riferimento non è so o al doppio scontro a fuoco che ha fatto due vittime, un poliziotto di Rafah e un giovane eritreo, segno evidente della crescente tensione intorno al luogo in cui sono detenuti gli eritrei.

Don Mosé e altre Ong pensano anche all’imponente dotazione di armi a disposi zione dei trafficanti, maggiore addirittura di quella utilizzata dalle forze dell’ordine egiziane. A questo proposito, proprio ieri una delle organizzazioni non governative in prima linea per la liberazione degli ostaggi, il gruppo EveryOne, è riuscita a entrare in contatto con un funzionario di polizia di Rafah, a cui ha chiesto conto dei motivi dell’inerzia degli agenti nei confronti dei trafficanti. «Il problema è che sono armati e organizzati molto meglio di noi – è stata la risposta –. I trafficanti hanno moderni kalashnikov, mentre le forze di polizia sono costrette a operare con armamento leg gero» in virtù di un accordo sotto scritto tra Egitto e Israele più di trent’anni fa, finalizzato alla demilitarizzazione delle zone di confine vicino al Sinai.

Ciononostante la polizia di frontiera ha effettuato diverse operazioni, arrestando numerosi gruppi di africani, che sono stati de nunciati per ingresso illegale, interrogati e incarcerati. Sono in tutto 26 le persone tuttora detenute nelle prigioni locali. «L’Egitto sembra essere a caccia non di trafficanti ma di profughi» osserva don Mosé. Che poi chiama in causa di nuovo l’Europa. «Non basta un richiamo generico al Cairo da parte dell’Europarlamento, ma è necessario offrire possibilità per dare asilo a chi è in fuga dalla guerra. Serve davvero un percorso legale completo all’insegna dell’accoglienza dei richiedenti asilo africani ».

Il rischio è che invece eritrei, etiopi e somali nelle mani dei trafficanti vengano poi riconsegnati alle autorità dei Paesi di provenienza. Sul campo, la situazione resta drammatica: le bande di beduini hanno il controllo assoluto del territorio, grazie anche a una serie di sottoclan, circa un ventina, che nelle scorse settimane ha sposta to più volte gli ostaggi da un nascondiglio all’altro. Diego Motta

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domenica 2 gennaio 2011

Il 15 gennaio i capitribù beduini contro il traffico di esseri umani

I capitribù beduini firmeranno un impegno alla lotta contro il traffico di esseri umani nel Sinai.
Milano, 1 gennaio 2011. All'inizio di dicembre 2010 i co-presidenti del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau scrissero una lettera alle principali comunità beduine del Sinai, che nella stragrande maggioranza si dedicano a trasporti di beni leciti, a guidare carovane di turisti nelle località del deserto, alla gestione di alloggi e al commercio di oggetti tradizionali nei mercatini arabi.

"Il traffico di migranti e schiavi, la tratta di donne e bambini, l'orrore della vendita di organi espiantati a migranti e persone povere getta un'ombra sulla vostra comunità," recita un passo della lettera, "ecco perché vi chiediamo di assumere una posizione di rifiuto verso i criminali che si dedicano a tali mostruosi traffici, spesso per finanziare il terrorismo internazionale".

E' di ieri la notizia che una delle principali tribù beduine, la comunità al-Tarabin, ha dichiarato il proprio intento di vietare ai trafficanti di passare sulle proprie terre e di combattere l'odioso fenomeno. Il 15 gennaio, su iniziativa dei capitribù al-Tarabin, tutti i capitribù beduini saranno invitati a sottoscrivere un documento ufficiale che li impegnerà a collaborare alla lotta contro il traffico di esseri umani nel Sinai. Qui di seguito la nota stampa Aki che riassume il comunicato di al-Tarabin, riportato dall'agenzia palestinese Maan.
Alfred Breitman

La penisola del Sinai, scende in campo per combattere il fenomeno del traffico di esseri umani ed in particolare la tratta dei migranti africani che cercano di raggiungere Israele.

Un impegno quello della tribù che arriva nel mezzo delle drammatiche notizie sul calvario degli eritrei nella regione dove i predoni in pochi mesi hanno rapito circa 300 profughi diretti verso il confine israeliano. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa palestinese 'Maan', in un documento la tribù ribadisce "il proprio rifiuto verso ogni forma di traffico di esseri umani". Per questo, si legge nel testo, "impediremo ai trafficanti di migranti africani di attraversare il nostro territorio e di usare quest'area per svolgere la loro attività".

I membri della tribu' si sono riuniti ieri nel Sinai per discutere di questo tema riuscendo ad ottenere anche il sostegno degli altri clan nella lotta contro il fenomeno. In vista di una piu' vasta alleanza tribale, è stato infine fissato per la metà del mese di gennaio un'assemblea nella quale i rappresentanti di tutte le tribu' del Sinai saranno chiamati a sottoscrivere un documento che li impegna a collaborare nella lotta contro il traffico di migranti africani. Ieri l'organizzazione 'We Refugees', una Ong israeliana per la difesa dei diritti umani, ha chiesto l'intervento del governo egiziano per liberare i circa 300 profughi eritrei tenuti prigionieri dai predoni in condizioni disumane.

                                         Articolo 1


"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza."

           E le cosidette nazioni democratiche che fanno????