mercoledì 2 ottobre 2024

Carl Gustav Jung.

 Parte II: "psicologia e alchimia".

Psicologia e alchimia è un'opera di C. G. Jung in cui l'autore svizzero esplora le profonde connessioni tra il processo alchemico e la psiche umana, articolando una sintesi di straordinaria profondità e vastità concettuale. Questo trattato si inarca a ponte tra la scienza dell'anima e le arcane dottrine esoteriche dell'antichità, gettando luce sul potenziale simbolico dei testi alchemici e sulle loro implicazioni psicologiche.

L'alchimia, nell'accezione più diffusa, è stata a lungo considerata una pratica proto-scientifica mirante alla trasmutazione dei metalli vili in oro e alla scoperta della pietra filosofale, simbolo supremo di perfezione e completezza. Tuttavia, per Jung, l'alchimia rappresenta ben più che una semplice ricerca di trasformazione materiale: essa diviene un'immagine potentemente evocativa del percorso di trasformazione psicospirituale. Il viaggio alchemico, con i suoi processi e stadi - nigredo, albedo, citrinitas, e rubedo - viene da lui interpretato come una metafora della individuazione, il processo attraverso il quale l'individuo riconosce e integra i vari aspetti del Sè, raggiungendo un equilibrio tra il conscio e l'inconscio. La nigredo, la fase di nerezza e putrefazione, corrisponde al confronto con l'Ombra, la parte oscura e inaccettata della nostra psiche. L'albedo, la fase di purificazione, simboleggia la chiarificazione e l'illuminazione interiore, il riconoscimento del nostro lato più autentico. Infine, con la rubedo, si arriva alla piena realizzazione dell'Essere, una fusione degli opposti che si traduce nell'integrazione del Sè. Jung cioè intuisce che i simboli alchemici - il drago, l'athanor, il vaso ermetico, il re e la regina, solo per citarne alcuni - non sono mere fantasie mistiche, ma espressioni di archetipi profondamente radicati nell'inconscio collettivo. Questi archetipi, presenti in tutte le culture e epoche, sono strutture psichiche universali che plasmano l'esperienza umana e si manifestano nei sogni, nelle visioni, e nelle opere creative. Il linguaggio ermetico, dunque, non è semplicemente un codice segreto, bensì un linguaggio simbolico che descrive il movimento e la dinamica della psiche. Il "solve et coagula", ad esempio, rappresenta il processo di dissoluzione delle vecchie forme e credenze (solve) per poter poi ricostruire una nuova unità psichica (coagula). Questo linguaggio è comprensibile solo a chi è disposto a esplorare il mondo interiore con coraggio e apertura, lasciandosi guidare dalla voce dell'inconscio. Jung insomma ritiene che gli alchimisti proiettassero inconsapevolmente i propri processi psichici sulle sostanze materiali con cui lavoravano. Nel tentativo di purificare e trasformare la materia, essi in realtà cercavano di trasformare se stessi. Questo fenomeno di proiezione è un cardine del pensiero junghiano: l'inconscio, incapace di esprimersi direttamente alla coscienza, si manifesta attraverso immagini e simboli esterni, che richiedono un'attenta interpretazione per essere compresi nel loro vero significato.

Gli alchimisti, dunque, erano psiconauti ante litteram, esploratori dell'invisibile che, pur non avendo il concetto moderno di inconscio, intuivano la presenza di una dimensione nascosta della psiche, una "subtile natura" da scoprire e trasformare. Il loro viaggio era insieme un'opera di redenzione materiale e spirituale, un tentativo di riconciliare gli opposti, come maschile e femminile, spirito e materia, luce e oscurità.

Nel pensiero junghiano, l'Opera Magna alchemica - la creazione dell'oro filosofale - diventa metafora della conquista del Sè, l'archetipo centrale della psiche. Questo Sè, che non deve essere confuso con l'Io, è la totalità psichica che trascende la coscienza individuale, unendo tutte le polarità e rappresentando la realizzazione piena e armonica dell'individuo. Il processo alchemico, con le sue sofferenze e le sue illuminazioni, i suoi momenti di smarrimento e le sue rivelazioni, riflette il travagliato cammino dell'individuazione, un percorso che porta a trascendere i confini dell'ego per riconoscere una realtà più vasta e comprensiva. È un pellegrinaggio interiore verso l'integrità e l'autenticità, un viaggio che conduce all'integrazione dei molteplici aspetti dell'essere umano, dell'oscurità più profonda alla lucentezza più sublime. Psicologia e Alchimia è dunque un'opera monumentale che ci invita a riscoprire il linguaggio dimenticato dell'anima, a riconsiderare i simboli dell'alchimia come guide preziose nel nostro viaggio interiore. Attraverso questo dialogo tra antica sapienza e moderna psicologia, Jung ci esorta a guardare oltre le apparenze, a immergerci negli abissi dell'inconscio per riportarne alla luce l'oro nascosto della nostra vera essenza. In questo modo, l'opera alchemica diventa non solo un simbolo di trasformazione personale, ma anche un invito a partecipare a un più vasto processo di evoluzione collettiva, un cammino verso una maggiore consapevolezza e un più profondo senso di unità con il tutto.

 (Giovanni Provvidenti)


 

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