venerdì 17 maggio 2024

Immanenza e trascendenza

Se osserviamo il cosmo e il caos e l'ordine che esso genera (caos inteso non come luogo di disordine assoluto, ma come spazio aperto e diveniente, accogliente le condizioni iniziali e ideali poiché la mutazione dell'energia in materia possa avere avuto principio cosmogonico e archè terreo conseguente, per tramite tutti gli elementi biochimici prodotti dall'esplosione delle superstelle - concetto di caos dunque da non confondersi con l'accezione che Esiodo intende darne nella sua opera "Teogonia" -), cosa avviene dunque continuamente? Il riciclo incessante della materia. Del cosmo che ricicla se stesso. Ed è l'uguale processo di riciclo che avviene sulla Terra e che diviene immanenza e trascendenza della vita e della morte di tutte le cose viventi ed esistenti, attraverso l'eterno ritorno dell'ibridazione della materia, in un certo senso un eterno ritorno Samsarico. Insomma, tutto quanto è già vissuto si è trasformato in elemento humus dando origine ad altra materia vivente; detto senza giri di parole: in escremento, in elemento nutritivo della Terra. Individui umani, fauna e mondo vegetale sono perciò indissolubilmente, indispensabilmente connessi poiché morendo e disfacendosi ridiventano materiale fertilizzante, facendo rifiorire la vita grazie a un incessante rimescolamento dell'elemento materico non più vivente; così noi e tutto ciò che è vita, null'altro siamo che il risultato biochimico è casuale di questo caos, perocchè uomini, animali e piante infine sono strettamente legati da un destino metepsincotico al quale non possono sottrarsi. Gli immani eventi naturali quali le attività parossistiche dei vulcani, le eruzioni sismiche e i maremoti hanno fatto sì che tutto ciò sia avvenuto durante le tante e lunghe ere geologiche, ed ancora accade e accadrà. 

Da un certo punto di vista mi pare evidente che abbiamo già vissuto innumerevoli volte innumerevoli vite umane, animali e vegetali. Siamo il risultato finale di tale ibrido; ma non potevamo saperlo e giammai ne potremo essere del tutto consapevoli, a meno che non mettiamo da parte ogni concezione teologica circa l'origine della vita e non accettiamo senza riserve questa verità cosmologica e, di riflesso cosmogonica, di immanenza e trascendenza, ovvero quella di essere escremento e nutrimento a sostegno del riciclo della materia universale. A partire da siffatta eclissi teogonica della vita il concetto di eterno ritorno dell'uguale, così come Nietzsche lo desume, diventa quantomeno plausibile. Cioè decostruendolo dell'apparente e contraddittoria articolazione dell'interpretazione ipotetica (apparentemente paradossale) e, se possibile, con una nuova chiave di lettura e par costruens, concludendo, nell'ipotesi più estrema e tuttavia più pragmatica, che tale principio e processo evolutivo possa darci l'aire per esplicare il mistero humus vitae. Nessun caos o dilemma microcosmico e macrocosmico potrà più apparirci un paradosso fisico o metafisico od ontologico, tantomeno teologico, e nè a-prospettico dal punto di vista scientifico-filosofico: poiché il Tutto Universale rimane, è immanente e dunque trascende, ritorna donde ebbe inizio attraverso il ripetersi del "disordine ordinato", ordinario e straordinario. 

Non siamo forse polvere di stelle? E polvere torneremo - di stelle, naturalmente! - - Ne consegue...

Giovanni Provvidenti

domenica 12 maggio 2024

PEDOFILIA E FASCISMO.


Si scrive "madamato", ma si legge "stupro legalizzato". Un termine usato nelle ex-colonie italiane, prima in Eritrea e successivamente anche nelle altre colonie, Libia e Somalia. Mussolini col "madamato" permetteva a tutti i fascisti la propria bambina (7-8-9-10-11 anni) dentro il letto. Non solo ai militari, ma anche ai civili. Credo sia ovvio che solo un pervertito pedofilo può permettere tale scempio, una persona normale non la penserebbe nemmeno una schifezza del genere. Tra 'altro sono tante le testimonianze di presunti stupri ai danni di ragazzine che hanno avuto la sfortuna di incontrare Mussolini. 

Ecco ciò che scriveva in Italia la propaganda fascista nelle sue riviste e nei suoi quotidiani: "Non si sarà mai dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Con i negri non si fraternizza, non si può e non si deve". 

Il madamato, oltre alla schiavitù sessuale produsse un'altra atrocità, non secondaria, i bambini nati da questi abusi. Il fenomeno portò alla nascita e al lor contestuale abbandono di migliaia di figli "meticci" non riconosciuti dal padre la cui unica sorte era quella di essere abbandonati. Oltre a Mussolini, un personaggio italiano famoso, Indro Montanelli, "confessò" in un'intervista del 1982 (la trovate su youtube) di aver avuto, grazie al madamato, una bambina di 11 anni e mezzo nel proprio letto, si chiamava Fatima e la definiva "un animalino docile". Il madamato segnava il dominio autoritario e assoluto del colonizzatore sull'indigeno, dell'uomo sulla donna, dell'adulto sul bambino, del libero sul prigioniero, del ricco sul povero, del forte sul debole. Il madamato fu abolito dagli stessi, anni dopo, per lo scandalo che si innalzava viste, oltre le morti delle bambine a causa delle violenze sessuali, anche quelle per complicazioni durante e dopo le gravidanze. 

La gente sul fascismo sa ancora ben poco e, i fascisti non leggono, non leggeranno tutto l'articolo, quelli non hanno cultura nè coscienza ed inizieranno ad insultare. Molti credono ancora "ai treni arrivati in orario" e altre idiozie diffuse da questa gentaglia. Sul madamato potete documentarvi quanto volete, sbaglierete se cercherete informazioni su blog e pagine fasciste, ma sarà facile trovare l'intervista di Montanelli e documenti a riguardo in rete.

Potrete capire chi avrete difronte quando cercheranno di insabbiare questa triste e amara storia.

Se avete letto tutto complimenti per continuare ad essere persone che cercano di andare oltre il semplice slogan.

(grazie Antonella Rapari)

venerdì 10 maggio 2024

IL CRISTO IN ZARATHUSTRA

C'è un fil rouge che unisce lo Zarathustra e Il Cristo, il più evidente è la "retorica evangelica" e il linguaggio intriso di metafore. Tutto il resto bisogna leggerlo tra le righe. 

Una di  queste letture zarathustriane sottintese la si può evincere nella volontà di Zarathustra di incarnarsi, di reincarnarsi nel Cristo, per seguirne certamente le orme umanistiche ... ma fino a un certo punto, perché a un certo punto sente la necessità di andare oltre il Cristo, oltre la croce, oltre il supplizio che infligge Dio agli uomini attraverso i "poveri cristi", che il cristianesimo crea ad hoc, per esempio i martiri della Chiesa o i Santi. Libera cioè il Cristo dalla croce per rendere gli uomini responsabili di se stessi, responsabili della propria "salvezza", senza la necessità di innalzare su piedistalli ecclesiali dei taumaturghi della morale teologica. Si deve insomma avere bisogno solo della propria "innocenza".

l'oltreuomo rappresenta infatti questa innocenza, il Cristo che diviene fanciullo e che danza ai piedi della croce per farsi beffe di questo Dio disumano che vuole solo dolore, sofferenza e colpa persino per suo figlio. Che necessità vi era di mettere al mondo un figlio e poi condannarlo a morire tra immani sofferenze per la salvezza degli uomini? Il mito non narra che Dio è onnipotente? Poteva dunque attingere alla sua volontà di onnipotenza per salvare gli uomini! Posto che dovessero essere salvati, ma da chi o da cosa? Certamente dall'idolo recondito e oppressore chiamato "libero arbitrio", che si traduce facilmente in sottomissione alla volontà di Dio! "Sei libero, o uomo, di adorare me o di soccombere in eterno tra le braccia del diavolo!". Accidenti che libertà di scelta ci ha dato il libero arbitrio! Perciò l'unica vera salvezza degli uomini sarebbe quella di affrancarsi da codesto falso concetto che opprime l'io ingabbiandolo in una prigione ideale per sentire desiderabile l'afflato di libertà, come l'affamato che si nutrirebbe persino della carne dei suoi simili per non sentire più i morsi della fame. 

Ecco, Zarathustra maschera la volontà di Dio di volere solo e soltanto colpa e martirio, perché questo è il suo diletto, il suo gioco preferito. Mentre Zarathustra dice che sì, la vita è dolore, ma anche gioia e non si può trasformarla in una valle di lacrime in cui annegare finanche la ragione! Finanche il piacere! Finanche il desiderio di vivere, vivere e basta, come chiede la volontà di potenza. 

Il "fanciullo", il "Cristo" vuole tornare ad essere innocente, mondo da colpe da espiare vita natural durante, un fanciullo che ride e, ridendo, dice sì alla vita. "Era questa la vita? - dice Zarathustra - orsù, ancora!" Basta croci e supplizi, già la vita è dura e pesante di per sè, a che servono le croci se non ad aumentarne la durezza e la pesantezza? Quindi Zarathustra và oltre il Cristo, oltre la croce, oltre il "cammello", finché la danza della vita non diventi gioco e risata e gioia di vivere!

Giovanni Provvidenti








mercoledì 8 maggio 2024

L'ETERNO RITORNO

 All'inizio pensavo che Nietzsche avesse "scherzato" a proposito dell'eterno ritorno dell'uguale, mi domandavo perché "dell'uguale" dato che l'eterno ritorno era già stato ampiamente concepito ed esaminato dagli antichi? È stato un suo gioco? Una burla? Pura follia? Poi piano piano ho capito che non è stato uno scherzo o lo sforzo metafisico di un folle a-metafisico. Nietzsche ci ha rivelato più della filosofia degli antichi filosofi cosmologici, più della teologia di Zoroastro, più della fisica di Einstein e di tutta la meccanica quantistica odierna: ci ha rivelato il "mistero cosmologico" per eccellenza! E tutto questo con la semplice intuizione e l'interpretazione prospettica della realtà in cui vige il microcosmo Essere. 

L'Essere infatti è la chiave per mutare l'identità immutabile del divenire in divenire mutabile, l'eterno ritorno dell'uguale perciò trasforma il nulla in divenire di fatto, lo spazio-tempo in un circolo dove ogni cosa che diviene passa, ma ritorna ineluttabilmente al suo inizio, così come il passato e il futuro ritornano continuamente all'attimo, che è la singolarità donde s'origina il divenire. 

Per dipanare il dilemma dell'eterno ritorno dell'uguale, tuttavia, non basta la meccanica quantistica, che in un certo senso è fredda e logica e si basa in modo particolare sulla matematica degli insiemi universali, occorre dunque l'irruzione della filosofia (filosofia quantistica) per sviscerare l'arcano in profondità, cioè occorre possedere una sorta di "Occhio Hubble" che guardi nel passato per giungere al futuro transitando per il presente. Perché la filosofia quantistica? Perché è abbastanza "irrazionale" da confutare persino l'apparenza.

Noi nietzscheani abbiamo il compito, il dovere di sfidare la comprensione tradizionale del tempo e dello spazio e di cercar di raggiungere quei luoghi ancora inesplorati della conoscenza. Perché noi nietzscheani? Perché Nietzsche ci ha lasciato in eredità la filosofia dell'avvenire, la filosofia quantistica, che è la nuova dimensione dell'intelletto per giungere là dove nessun filosofo è mai giunto prima: ai confini dell'orizzonte degli eventi del nulla! E il nostro pensiero sarà l'astronave con la quale viaggiaremo a velocità curvatura.

Giovanni Provvidenti


martedì 7 maggio 2024

Musica, filosofia e poesia: il "triangolo" della libertà spirituale

La filosofia e la poesia sono le due sole arti capaci di far danzare il pensiero, motivate da una musica interiore che solo chi scrive ode. Lo sanno bene i filosofi tragici che sanno ricucire le parole attraverso una dialettica poetica, estrosa, infondendo alle parole le mille prospettive della grammatica, quasi come se ogni parola dovesse partorire un intero discorso, un intero saggio; lo sanno bene i poeti che affinché possano elaborare un verso bisogna che il verso risalga musicalmente dalla profonda fonte del cuore e poi zampilli improvviso ma quieto, quasi come carezzando i sensi, in un insieme armonioso di suoni.La musica è la sola arte capace di far danzare lo spirito... Infatti quando lo spirito danza o si diventa filosofi o si diventa poeti. E quando lo spirito, danzando, diviene l'estro della "spiritualità", allora filosofo e poeta trovano la perfetta simbiosi.

Giovanni Provvidenti










domenica 5 maggio 2024

Il cammino di Zarathustra

Zarathustra non è un qualche tipo di taumaturgo, nè un fautore di religioni, ma è innanzitutto un filosofo che esalta il "corpo": parte inscindibile dal tutto e, come tale, trasfigurazione puramente fisica del tutto universale. È un saggio e un profeta con un grande amore per l'umanità. Per effetto di questo amore, è disposto a lasciare l'isolamento della sua casa in montagna e discendere fra gli uomini per insegnare essi "la grande verità che ha scoperto": la verità dell'oltreuomo. Per prima cosa, egli discende in una città chiamata Vacca Pezzata: crocevia di mille immoralità, menzogne e ipocrisie, dove per prima cosa annuncia la morte di Dio. Continua dicendo che l'oltreuomo è il vero stato dell'essere a cui l'umanità dovrebbe aspirare. Tuttavia, la gente lo considera un pazzo e un ossesso. Zarathustra comprende che i suoi insegnamenti non possono essere per tutti, allora và in cerca di discepoli (di orecchi) disposti ad ascoltare il suo insegnamento. Li trova cammin facendo e inizia ad  educarli privatamente, preparandoli al raggiungimento dello stato oltre-umano e della consapevolezza, alfine che possano trasmettere i suoi insegnamenti al resto del mondo. Egli insegna loro i punti chiave delle sue verità. Ma proprio come, all'inizio, i seguaci di altri capi religiosi non capiscono gli insegnamenti del loro maestro, o li fraintendono, i discepoli di Zarathustra non capiscono ciò che egli sta cercando di insegnare loro. Con grande tristezza Zarathustra lascia i suoi discepoli e ritorna al suo monte del solitario, esortandoli ad andare in cerca di se stessi per rincontrarli in un secondo momento trasfigurati. Nell'isolamento, Zarathustra, si rende conto che i suoi discepoli hanno distorto i suoi insegnamenti. Capisce che deve tornare tra loro per guidarli un'altra; così lascia di nuovo la sua solitudine e gli animali suoi compagni, e va alla ricerca dei suoi allievi. Scopre che l'errore dei suoi seguaci è che cercano di mescolare il suo nuovo insegnamento sull'oltreuomo con il vecchio insegnamento del Cristianesimo. Tale stupidità non funzionerà mai, perché il cammino di Zarathustra è puro, e gli insegnamenti del cristianesimo impediscono solo alle persone di acquisire la vera unità con la natura e con se stessi. Poi, Zarathustra inizia ad attaccare coloro che vogliono trasformare i suoi insegnamenti in qualcosa che non sono. Combatte contro i sacerdoti che credono ancora in un Dio morto e litiga con i leader dell'Accademia che vogliono sostituire Dio con un'ulteriore ricerca della conoscenza. Tali studi non portano al vero stato dell'umanità, insegna Zarathustra, e gli scienziati che li seguono sono stupidi quanto i fanatici religiosi.

Poi attacca i poeti come responsabili della creazione dei mondi celesti in cui risiede la religione. La "poesia" ha ispirato le persone a sognare e credere nel paradiso e nell'aldilà. Dopo l'apparizione dell'oltreuomo, la poesia ha perso il suo potere, divenendo arte di per sè e mero estetismo della parola, quindi Dio non ha alcun posto dove vivere. Tuttavia, Zarathustra si rende presto conto che lui stesso è condizionato da un grande nemico: la pietà per l'umanità, che sta cominciando a ostacolare la vera ascesa verso l'oltreuomo. Si dispera perché, anche se ama l'umanità, sa che deve rinunciarvi per trovare il suo vero stato d'essere. Zarathustra inizia un nuovo viaggio verso la sua montagna. Lungo la strada, si rende conto della vera natura del divino. Durante una "malattia", si rende conto che tutto ciò che è successo accadrà di nuovo. Raggiunge uno stato di beatitudine e vive a lungo sulla sua montagna, in felice solitudine. Ma, dopo molti anni, sente un grido di angoscia da un essere umano superiore. "L'uomo superiore" ha studiato gli insegnamenti di Zarathustra e ora vuole incontrarlo per raggiungere lo stesso stato di beatitudine e unità con la natura che Zarathustra ha trovato. Zarathustra capisce che l'essere supremo è un gruppo di persone, che include re, uno stregone e altri ricercatori di conoscenza che sono venuti nella sua caverna per imparare da lui la vera natura dell'Essere. Egli ridicolizza queste persone che cercano di padroneggiare il suo insegnamento, organizzando una festa in onore dell'asino, durante la quale nominano l'asino come una nuova divinità e lo adorano. Zarathustra giunge ad un nuovo concetto: sebbene queste persone non siano gli esseri superiori che cerca, esse hanno imparato a ridicolizzare i simboli del Cristianesimo e gli antichi insegnamenti, ottenendo così la vera felicità. Alla fine del libro, Zarathustra lascia di nuovo la sua montagna per trasmettere questa conoscenza superiore a quelli che diventeranno i suoi veri discepoli e successori, cioè andrà in cerca dei nuovi "filosofi tentatori" in grado di rivoluzionare le coscienze degli ultimi uomini, tentarli insomma a trovare in sè una nuova consapevolezza per andare oltre, oltre cosa? Oltre chi? Ognun individuo dev'essere in grado di rispondere alle sue personali domande, inquantochè ognun individuo possiede in sè il suo "oltre".

Giovanni Provvidenti