mercoledì 30 ottobre 2024

Il fondamento del Buddismo


Il fondamento del buddhismo è l’impegno a superare il nostro attaccamento alle cose e il rifiuto del loro divenire. Buddha individuava persino nell’amore, una delle cause della nostra sofferenza, da cui dovremmo liberarci.

Da allora, non c’è stato luogo che abbia frequentato e dove si praticava meditazione buddhista, in cui qualcuno non abbia posto la domanda: Buddha aveva ragione, anche l’amore è insano?

Ecco, io credo che il fatto che nessuno vuole crederci è già un segnale del problema.

Non si tratta solo della coppia, ma proprio dell’amore in generale. Non una sola volta, quando ho scritto qui di narcisismo deviato nella coppia, qualcuno non abbia fatto notare che ne esiste uno analogo anche relativo a genitori e figli.

E in effetti, già in precedenza ho scritto che ho notato che chi arriva a cercare un po’ di pace a una seduta sul cuscino, ha ben più spesso problemi irrisolti e ormai insuperabili con i figli o con i genitori, più che con il partner.

Ancora oggi, il pilastro fondamentale della società è considerato la coppia e la famiglia. Senza di questo, persino parlare di democrazia e di legge sarebbe poco efficace per il corretto sviluppo della società.

E allora mi pare quanto meno ovvio che Buddha abbia identificato nella nostra vita di relazione e in particolare relazione intima, il principale crogiolo di dolori infiniti.

Dopo anni di meditazione, provai a formulare io stesso una risposta alla domanda. Se abbandoniamo la radicalizzazione dell’amore romantico e dell’amore tantrico, se smettiamo di considerarli ideologici, forse potremmo arrivare a rispondere che l’amore provoca sofferenza perché ne conserviamo una definizione insana a causa dei continui condizionamenti che l’amore subisce.

C’è però una tragedia nel dramma. Che quando cerchiamo di definire l’amore incondizionato, finiamo in quella che Bert Hellinger giudicò come una favola della buona notte: pretendiamo di amare qualcuno senza aspettarci nulla in cambio.

Bella fesseria! Che si parli di coppia o di famiglia.

Quello che secondo me, invece ci condiziona davvero, è l’attaccamento insano che abbiamo nei confronti della vita e non dell’amore. Nella vita non c’è solo l’amore, giusto? Ad esempio, c’è il lavoro e ci sono i soldi.

Voi amereste qualcuno che non è in grado di garantire la collaborazione all’accumulo del sostentamento?

No!

Ed è solo l’esempio meno drammatico.

Il risultato lo possiamo vedere nei romanzi dell’800 oppure nelle grandi tragedie già greche, per fare esempi evidenti.

Dopo secoli e secoli di sviluppo e progresso, l’unica cosa in cui non abbiamo fatto progressi è l’instaurazione di relazioni sentimentali e affettive di tipo disfunzionale. Il problema non è che non dovremmo aspettarci nulla in cambio, il problema è che noi non pretendiamo in cambio l’amore all’amore ma tutto il resto. Ecco, è quel resto che è disfunzionale.

Dicevo, ho fatto l’esempio meno drammatico. Faccio adesso l’esempio peggiore. Il tempo.

Ecco, il tempo è la nostra più grande sorgente di disfunzionalità.

Da quando sono divorziato, è ovviamente aumentata la mia frequentazione di donne sole. Tra le esperienze, ricordo una che mi raccontò di aver provato a portare il compagno in casa. Ogni volta che rientrava da lavoro o da compere o un giro con le amiche, suo figlio le mentiva sul fatto che il compagno lo picchiava. Non era mai successo.

Lo capite da soli che è inutile prendersela col bambino in sé. Quello che veramente mi pare importante, è l’esistenza del legame disfunzionale. Il compagno toglie tempo al bambino da passare con la madre. Chi lo aveva convinto che il tempo era solo per lui, se non la madre? Che nell’affrontare la solitudine imprevista del divorzio, aveva riversato nel figlio tutto l’amore, compreso quell’amore di cui il bambino non doveva assolutamente essere riguardato. La relazione si interruppe perché il compagno esasperato andò via. Che in effetti è ancora una persistenza di una relazione insana perché a rigor teorico, ma solo teorico purtroppo, lasciare che il figlio percorra le sue delusioni e le sue frustrazioni garantendo un dialogo costruttivo sul fatto che in realtà non ha nulla da temere, dovrebbe (dovrebbe) far parte di un percorso educativo.

Non avviene e il risultato è che l’amore risulta condizionato da decine di fattori che d’amore non sanno affatto. In generale, tutta la gelosia è sostanzialmente un rifiuto di farsi togliere tempo per la propria soddisfazione o peggio, per la soddisfazione della propria paura di non vivere più.

La sofferenza è servita.

Vogliamo parlare dei tradimenti?

Perché sono aumentati di almeno quattro volte, a partire dagli anni’90? (è vero sapete…)

Perché con gli anni ’90 è partito un processo edonista, per il quale si ritiene possibile vivere la vita senza soffrire e senza impegni particolari. Tutti hanno diritto ad essere felici. Cosa che ha detto a parole sue anche Buddha, solo che lui non aveva mai detto che il risultato ci sarebbe piovuto dal cielo se solo ci credevi. Essere felici non è una fede, ma un impegno. Paradossalmente.

Se aggiungiamo l’ingresso del virtuale e delle “connessioni” al cellulare (l’amore liquido di Bauman), ecco servito il diritto all’amore senza obblighi. E chi ci resiste in una famiglia, se ti convinci che tu hai diritti ma non obblighi verso te stesso e l’ambiente che stai aiutando a costruire?

Il tradimento è servito.

Non esiste condizionamento all’amore peggiore del tradirlo.

Il fondamento del buddhismo è che dobbiamo superare la paura di perdere e in particolare, di perdere il tempo che ci resta da vivere. Tutti possono essere felici, a patto che lascino andare il tempo che passa.

Buongiorno

Luca Scarano

 

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