giovedì 23 ottobre 2014

Denis Mukwege, l'uomo che "ripara le donne"

Il ginecologo era anche candidato al Nobel

Denis Mukwege, l'uomo che "ripara le donne"

Il medico congolese ha aiutato e curato migliaia di donne vittime di stupri nella Repubblica Democratica del Congo, è stato insignito del prestigioso Premio Sacharov. Il suo lavoro è stato riconosciuto in tutto il mondo

Denis Mukwege
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di Emma Farnè Ha denunciato gli stupri di guerra che sono andati avanti per 16 anni nella Repubblica Democratica del Congo. Migliaia di donne sono state violentate e segnate a vita, lui le ha curate. E ha portato la loro voce nel mondo. Lui si chiama Denis Mukwege e nel mondo è conosciuto come "l'uomo che ripara le donne". E il mondo si è accorto di lui, più di una volta: prima, candidandolo al Nobel. E poi, facendogli vincere il premio Sacharov per la libertà di pensiero, importante riconoscimento del Parlamento Europeo.

Il discorso all'Onu: "16 anni di tortura e mutilazione"
Nello storico intervento alle Nazioni Unite nel 2012 il ginecologo iniziava a parlare dicendo: "Vorrei iniziare il mio discorso con la formula di rito: ho l'onore e il privilegio di parlare davanti a voi". Ma poi, commosso, si interrompe e dice: "Ahimé, le donne vittime di violenza sessuale nella Repubblica Democratica del Congo sono disonorate. Vedo costantemente con i miei occhi le anziane, le giovani, le madri, e persino le bambine disonorate. Ancora oggi, molte sono schiave sessuali. Altre sono usate come armi di guerra. I loro organi subiscono i trattamenti più aberranti. E questo è successo per 16 anni! 16 anni di tortura, 16 anni di mutilazione, 16 anni di distruzione delle donne, l'unica risorsa vitale del Congo. 16 anni di distruzione di un'intera società".



Minacciato di omicidio
Dopo il suo discorso, quattro uomini armati hanno attaccato la casa del dottore, preso le sue figlie in ostaggio e atteso che lui tornasse in casa. Solo un uomo della sicurezza è riuscito a salvarlo, ma ci ha rimesso la vita. Dopo l'omicidio, Mukwege è andato in esilio in Europa: l'ospedale Panzi, che ha fondato e per cui ha lavorato ha definito "devastante" la sua partenza. Solo un anno dopo, nel 2013, Mukwege è tornato in patria, accolto come un eroe, con la gente del posto che ha ricoperto di fiori la strada tra l'aeroporto e casa sua. E lui è tornato a lavorare al Panzi a Bukavu, dove tuttora aiuta le donne: si stime che ne abbia curate circa 14mila, tutte vittime di stupri di gruppo.

Il riconoscimento internazionale
Mukwege è quest'anno il vincitore del premio Sacharov, intitolato al fisico e dissidente russo. Il medico riceverà 50mila euro. Non è il primo riconoscimento internazionale che riceve: già candidato al Nobel per la pace, Mukwege ha una lunga lista di premi, tra cui lauree honoris causa e il premio "right livelihood", conosciuto anche come il Nobel alternativo
 
 

mercoledì 22 ottobre 2014

Massimo Gramellini

Questione di centimetri

 
Il Vaticano apre ai gay e il parroco di Gesico, provincia di Cagliari, chiude alle minigonne. Con tanto di disegnino affisso sul portone della chiesa e di sagoma del diavolo cancellata con una ics. Le riflessioni sarebbero innumerevoli, ma presuppongono tutte un trattamento della notizia improntato alla gravità. E invece questo prete ossessionato dalla lunghezza degli orli irrompe nello spettacolo quotidiano dell’attualità con uno spirito da ultimo kamikaze che mette quasi tenerezza.

Il ginocchio della donna diventa un confine invalicabile, oltre il quale si spalancano le porte dello sbracamento, che nella sua visione del mondo coincide con la perdizione. Tanto più che la mancanza di un disegnino che interdica l’ingresso in chiesa anche agli uomini in canottiera e alle loro ascelle in debito di sapone ripropone una concezione a senso (e sesso) unico del decoro che si pensava scomparsa con le calzamaglie delle gemelle Kessler. Ai maschi slombati del nostro tempo che transitano impassibili in mezzo a microgonne, pantaloncini lillipuziani e rattrappiti fuseaux, l’allarme del parroco (attenzione, caduta gambe) suona piuttosto come un promemoria.
 

sabato 11 ottobre 2014

DISCHI VOLANTI SEGUONO L'ESEMPIO DI MADRE-NATURA


I dischi volanti sono cellule composte di due cellule magnetiche sovrapposte e in ritmo fra loro. Essendo "macchine viventi" sono trasparenti, nel senso che non offrono ostacoli al ritmo magnetico sole-terra e che esse anzi assorbono alimentandosene e ricavandone un'enorme potenza superiore a quella di qualsiasi altra materia composta.
Infatti essendo sempre in armonia col ritmo magnetico naturale, sono in grado di intaccare, disgregandola, qualsiasi materia con struttura non vitale, con cui vengono in contatto e di utilizzarla come alimento del proprio ritmo interno.
Gli uomini hanno costruito macchine e strumenti che hanno forme e funzioni diversissime, ma mai con la forma e le funzioni della cellula vivente. Eppure dovrebbe essere chiaro che è in quella forma ogni possibilità e potenza e sviluppo armonico, dal momento che anche l'intero organismo dell'uomo è fondato su tali principi.
Prendiamo la cellula, guardiamola dentro. Essa è composta di tante piccolissime particelle, ciascuna delle quali ha un rapporto di equilibrio dinamico con le altre.
La cella vivente al pari della terra assorbe nel suo interno le particelle luminose e riflette verso l'esterno quelle rallentate. Ogni cellula ha in sé un ritmo di assorbimento o alimentazione e di espulsione o escrezione, che per essere armonioso e permettere l'accrescimento e la riproduzione, deve essere sintonizzato col grande ritmo magnetico sole-terra in cui essa è inserita.
Conoscere la natura ritmica della cellula significa conoscere e penetrare tutti i più profondi misteri dell'universo.
Perché l'uomo non ha cercato di costruire delle macchine-cellule magnetiche, capaci di alimentarsi e produrre energia utilizzando il ritmo magnetico naturale che a tutto dà vita e movimento ?
Invece l'uomo ha costruito delle macchine morte, prive di autosufficienza energetica; ha rivolto tutta la sua attenzione solo all'esterno del campo magnetico terrestre...
La Terra stessa non è altro che una enorme cellula ! Questo è il grande errore degli esseri umani sulla terra: essi pur conoscendo le cellule viventi, non hanno mai dato ad esse l'importanza che meritano, sempre hanno cercato di ignorare l'insegnamento che di continuo esse gli offrono.
Pier Luigi Ighina - scienziato di confine
FONTE: https://www.facebook.com/…/Scienza-di-Conf…/188189217954979…


giovedì 2 ottobre 2014

#Ontake #Volcano #Eruption



Sale a 48 il bilancio delle vittime

I soccorritori, dopo 3 giorni di lavoro, hanno recuperato le salme di altre 15 persone, portando così il totale a 48 morti. Lo spesso e instabile strato di cenere presente sulla cima dal vulcano ostacola la marcia e le operazioni di soccorso, e si teme che delle piogge ingenti potrebbero causare dei devastanti lahar.

Nel frattempo il quadro geologico di questa eruzione si fa più chiaro: non c'è stato alcun preavviso GPS, sismico o di temperatura, e ciò ha fatto subito pensare a un origine non magmatica di questa eruzione. Le analisi della cenere, la bassa temperatura delle colate piroclastiche (che non hanno ucciso istantaneamente le persone coinvolte, e quindi grazie a loro abbiamo dei video e delle foto dall'interno della nuvola) hanno quindi chiarito il quadro.

L'eruzione dell'Ontake di sabato è stata una esplosione freatomagmatica (freatòs = vapore). Queste eruzioni si generano quando l'acqua, piovana o di falda, entra in contatto diretto con il magma. Acqua e fuoco, acerrimi nemici. La vaporizzazione dell'acqua produce una pressione crescente, fino a causare l'esplosione, che trascina con sé anche magma finemente sminuzzato.

Ecco spiegata l'assenza di fenomeni premonitori (non c'era magma in movimento), la bassa temperatura dei piroclasti (appunto, uguale o al di sotto del punto di ebollizione dell'acqua), il notevole candore della colonna eruttiva (vapore) e la formazione di cenere molto sottile.

Purtroppo le eruzioni freatiche possono essere tanto potenti quanto imprevedibili. Un esempio di eruzione freatica prevedibile sono i geyser: il vapore viene prodotto nelle viscere della Terra ad un ritmo costante, e quando la pressione è sufficiente a ribaltare la colonna d'acqua del gayser ecco che si ha un'eruzione. Quando il tappo è più resistente, o il magma più caldo, le eruzioni freatiche e freatomagmatiche possono diventare davvero enormi.

Un esempio è il Krakatoa. La montagna nel 1883 semplicemente esplose, producendo il più potente suono mai registrato nella storia umana. Ma la potenza dell'esplosione che cancellò quasi totalmente l'isola, non derivò solo dal magma. Infatti a eruzione già avviata, basata solamente sul magma e già potente di suo, delle crepe nell'edificio cominciarono a convogliare immense quantità di acqua oceanica nella camera magmatica. La successiva esplosione freatica sbriciolò l'intera montagna.

Altri aggiornamenti a seguire!

Image credit: Nagoya Broadcasting News

-Lorenzo

Sovrano buon giorno



2000 ANNI DI STORIA IN POCHE RIGHE

Premesso che non può essere una mente umana l’autore di una schiavitù a livello globale mondiale chiamerò questi signori occulti che ci schiavizzano come Biglino “loro”!

Veniamo a casa nostra per gli ultimi due mila anni di storia, già perché è da Roma che è partito tutto (per l’occidente) è ancora Roma che guida tutto l’occidente, no, non sono gli Americani, dunque, c’era una volta un esercito dell’impero romano, ben armato, ben organizzato, con formazione militare completa, rispetto agli altri popoli del bacino mediterraneo come mai?

“Loro” gli avevano insegnato come fare, questi militari conquistatori non erano eroi che portavano la civiltà, erano dei razziatori, dei criminali, dei mafiosi che volevano il pizzo.

Quando l’esercito di criminali romani ben armato arrivava in una terra di contadini o tribù che si facevano i cavoli loro, razziavano tutto, violentavano le donne e poi dicevano: “da oggi questa è terra nostra” come terra vostra e chi lo dice?

“lo dice questo documento (foglio di carta) chiamato certificato di proprietà che appartiene a un romano, naturalmente noi vi lasciamo le terre e i beni basta che ci pagate le tasse.

A quel tempo chi faceva queste nefandezze si chiamava imperatore considerato anche una specie di Dio, però arrivati a un certo punto uno di questi imperatori un certo Costantino, diede una aria nuova al’impero e tra i suoi interventi più significativi, la riorganizzazione dell'amministrazione e dell'esercito, la creazione di una nuova capitale a oriente (Costantinopoli) e dalla sera alla mattina fece diventare legge che 300 anni prima era nato un certo Cristo che era figlio di Dio, fine delle discussioni.

Sempre “loro” si resero conto che un Imperatore non bastava più ci voleva qualche cosa di più potente è reinventarono il Pontifex già presente nella cultura romana molto prima di Cristo, la figura è presente anche oggi è il nuovo imperatore da adorare è chiamato Papa.

Tra questi imperatori Re Papi ritroviamo un megalomane che disse il mondo è tutto mio, come ha fatto?

Con il sistema delle Bolle Papali Unam Sanctam Ecclesiam, Bonifacio VIII, in questa Bolla, afferma che Dio aveva affidato tutti i titoli e le proprietà della Terra al Vaticano.

Tutti gli esseri umani, a partire da quel giorno, certificato dalla Bibbia come Codice di Diritto Nautico, sono dispersi in mare.

Quindi il Papa su mandato divino ne reclama tutta l’autorità, tutta la proprietà, sia spirituale che temporale, fino a quando i “dispersi” torneranno a reclamare i loro diritti.

Poi con la Bolla di Papa Nicolò V “ROMANUS PONTIFEX” in due parole Dio ha dato tutto il mondo al Papa e il Papa concede pezzi di questo mondo ai Re, che diventano RE PER MANDATO DIVINO.

Poi con la Bolla di Papa Sisto IV, chiamata “AETERNIS REGIS CLEMENTIA”, il “bene” concesso ai Re non è più la terra, ma sono gli esseri umani che abitano quella terra, che da quel momento vengono considerati incompetenti, incapaci e dunque soggetti ad amministrazione coatta alias vi amministriamo noi.

Poi Con la bolla di Papa Paolo III in due date 1540 Regimi militantis ecclesiae 1542 licent ab initio, di fatto si stabilisce la giustizia, i tribunali la santa inquisizione il bene e il male il giusto e lo sbagliato secondo il tribunali che loro stessi gestivano e che sono gli stessi che gestiscono anche oggi essendo privati.

Questi tribunali erano gestiti dai gesuiti che sono gli stessi che gestiscono la BIS la banca di tutte le banche sita a Basilea in svizzera, in conclusione sono proprietari di tutto denaro, degli esseri umani e di tutte le anime e chi gestisce tutta questa proprietà se non “loro” non certo il Papa?

Tutto ciò in nome di un Dio invisibile scritto nella bibbia che non esiste (vedi Biglino Mauro) e di un Cristo che probabilmente è esistito e probabilmente ha detto cose giuste e fatto miracoli ma che NON è di certo l’unico figlio di Dio, queste sono favole, quindi la realtà è che “loro” usano la bibbia e il vangelo per arricchirsi e governare.

Ma che dici Paolin? Ma non è vero! A no? Vai a questo link e vedi quanto è ricco l’ imperatore, Papa, Re o meglio “loro” che sono dietro le quinte del Vaticano: https://connessionecosciente.wordpress.com/2011/12/08/la-grande-depressione-vaticano-gesuita-del-20092012-parte-15/#oro

Questi nuovi imperatori rispetto al tempo dei romani si sono fatti più furbi, nel corso dei secoli oltre ai militari hanno usato altri stratagemmi di conquista, hanno mandato avanti in prima linea i missionari, cosa fa un missionario?

Come prima cosa fa una chiesa così da portare il popolo indigeno al proprio volere spirituale e di controllo interiore, poi fa una scuola, per azzerare la cultura e la creatività dei giovani, scuola e chiesa uguale a schiavitù mentale e spirituale di un popolo.

Fatto questo arriva il colonizzatore che si trova un popolo già rimbambito dai preti e incapace di reagire timoroso di un Dio e se non basta a schiavizzarlo arriva un esercito in nome di Dio o della libertà pensa un po’, e il cerchio si chiude.

Sempre nel corso dei secoli hanno migliorato il concetto di proprietà e di schiavitù usando il denaro a debito e il trust, mettendo contratti liberatori chiamati battesimi e atti di nascita.

In conclusione, noi non abbiamo nulla se non fogli di carta che ci dicono che è roba nostra come una casa, sempre che paghiamo le tasse, esattamente come al tempo dei romani, dove il territorio era del popolo che lo abitava sempre che pagassero le tasse.

Al vertice c’è sempre Roma, il suo imperatore si chiama Papa che è proprietario di tutto l’occidente, naturalmente dietro a lui che è un esecutore ci sono sempre menti superiori, ci sono sempre “loro”, tutto ciò è male? No è la storia così doveva essere, così è stato per la nostra evoluzione, se vuoi continuare vai avanti così, se vuoi cambiare vedi chi sono “loro” ditro la facciata e così è, viva la vita sempre!

Paolo della Famiglia Alessandrini

venerdì 5 settembre 2014

La Nigeria vista da Enza Guccione, la suora italiana molto ‘speciale’.


Villaggio Igbedor Da circa 2 anni assistiamo ai molti cambiamenti che scuotono la Nigeria, a volte positivi, ma più spesso negativi che ci inducono a pensare che sia uno Stato allo sbando tra diritti violati, una politica fantasma, una guerra senza fine con i Boko Haram e infine l’Ebola che sta cominciando a seminare paura tra le popolazioni nigeriane.
Ho pensato che sarebbe stato interessante parlarne con una donna italiana che vive e conosce molto bene il tessuto della Nigeria ed è nata questa chiacchierata con Enza Guccione, la suora italiana speciale che vive nel sud della Nigeria da 18 anni.
Suor Enza si trasferì in Nigeria nel 1996 e attualmente è responsabile della comunitá di Igbedor, un’isolata cittadina collocato su una isola fluviale tra lo Stato di Kogi e quello di Amambra.
D: Suor Enza, non conosco profondamente ogni realtà della Nigeria sia per le dimensioni del paese che per il numero elevatissimo di abitanti. Il messaggio che ho percepito riguardo Goodluck Jonathan è che sia una persona incapace di governare il paese e allo stesso tempo sia molto scaltro nell’usare un evento negativo per coprirne un altro già esistente. La stampa internazionale solo delle cose più eclatanti ma non parla ad esempio della condizione dei bambini. Molti di loro spariscono, è un dato che coinvolge tutto il paese? Chi li rapisce? Qual’é la loro sorte? Perché nessuno ne parla? Il governo quanto è coinvolto nel non fermare questo traffico?
R: La Nigeria e’ un paese vastissimo non solo come estensione geografica e di popolazione. Le etnie sono tante e altrettante le lingue locali. Il problema fondamentale (enorme, a mio parere) è il tribalismo che crea lotte interne continue portando corruzione, ingovernabilità e incrementa povertà e violenza. La corruzione politica poi distrugge il progresso e la crescita del paese. I Boko Haram erano stati pagati e chiamati da politici corrotti (oppositori di Goodluck) per destabilizzare il governo di Jonathan, il quale è stato fatto apparire come un incapace. Dietro a tutto questo sono convinta ci siano le grandi Multinazionali. Guarda gli Usa, per esempio. Sono venuti in Nigeria con lo scopo di scovare i Boko Haram e liberare le ragazze. In realtà è ben noto che gli americani sono andati a circondare e proteggere le loro basi petrolifere in Cameroon e i loro interessi. Specie da quando la Nigeria ha deciso di orientarsi verso la Cina, lasciando gli Usa, Jonathan è entrato nel bersaglio degli interessi multinazionali, di coloro che non accettano il cambiamento con il calo degli interessi economici. Occorrono presidenti che stiano al gioco ‘tanto antico‘ degli Usa, della Francia…… Sono convinta che se Jonathan avesse avuto dei veri politici collaboratori, le sorti della Nigeria sarebbero state ben diverse e il progresso e lo sviluppo sarebbero oggi migliori. Siamo prossimi alle elezioni presidenziali. Boko Haram è stato un pretesto di destabilizzazione proprio in vista delle votazioni. Ricordo bene le carneficine che ci furono prima dell’elezione di Obasanjo e come Yara’dua misteriosamente si ammalò, lasciò la Nigeria e poi si seppe che morì di malattia…. Il Tribalismo è ancora molto forte, ma le Multinazionali creano ancora schiavi.
La questione bambini rientra nel giro della corruzione internazionale e mondiale. La mafia mondiale ha le sue cellule ovunque,saluto soprattutto dove c’è povertà. I bambini purtroppo sono nel mirino per via della vendita clandestina di organi. Chi ci sia dietro è difficile da definire, almeno per me.
E’ una matassa talmente aggrovigliata, che trovarne il capo è un’impresa non semplice, anche da spiegare. E’ come la mafia delle prostituzioni, dove governi, malavita e le
multinazionali giocano la loro parte. Una macchina per fare fior di quattrini sfruttando l’ignoranza, l’ingenuità’, la precarietà di chi sogna un futuro migliore… non sapendo che dietro l’angolo c’è purtroppo molto spesso la morte. A mio parere le multinazionali,
le grandi potenze, hanno una enorme parte di responsabilità in tutto questo, specie quando si nascondono dietro le ‘bandiere’ con la scritta ‘Pace‘ o ‘Diritti Umani dei Bambini‘…

Credo che i Media in questo campo potrebbero fare molto scrivendone, parlandone, destando le conoscenze e scuotendo le coscienze, ma purtroppo anche i Media sono asserviti alla politica e l’informazione è di parte, filtrata, guidata, corrotta e piegata alle convenienze politiche, che sono poi quelle economiche e di potere… e non parlo solo dei Media Nigeriani!
Da che sono in Nigeria (1996) non mi pare di aver mai sentito parlare del traffico di bambini, intendo dire da stampa nigeriana o da notiziari locali. Si è incominciato a parlare di traffico di giovani ragazze da avviare alla prostituzione, per l’iniziativa delle suore Missionarie della Consolata che si battono in prima fila a Benin City, dove sembra esserci il cuore del traffico della prostituzione. Proprio in quella città so che stanno lavorando a tappeto per creare informazione proprio su questo campo, nelle scuole e nei villaggi.
D: Ci sono ancora più di 100 ragazze che risultano rapite da Boko Haram, credi che torneranno mai alle loro famiglie? La stampa internazionale se ne occupata il tempo necessario di cavalcare la moda del #BringBackOurGirls, poi se ne sono dimenticati (African Voices no), cosa è necessario fare per scuotere le coscienze?
R: La campagna ‘#BringBackOurGirls‘ è stata un’onda da cavalcare, uno scoop da rimbalzare, secondo me, che ha avuto solo il tempo che è servito per fare e sfruttare la notizia. I Media: dai più grandi ai più piccoli, i VIPs e chiunque facesse informazione, l’hanno sfruttata per mettersi in mostra, per incrementare le vendite, per comparire una volta di più in uno scenario globale che fa dell’immagine una priorità, e non delle priorità un’evidenza. E se da una parte era necessario far sapere al mondo, dall’altra parte è servito solo a creare l’immagine negativa del presidente Jonathan, che serviva ai politici avversi, per destabilizzare il governo. La gente comune pensa che le ragazze che si dicono essere state “rapite”, siano in realtà parte di una macchinazione per la destabilizzazione del governo. Di queste ragazze infatti le famiglie non hanno rivelato Nome e Foto. Potrebbe anche essere che le famiglie abbiano ricevuto danaro per una storia inventata del rapimento e che proprio perché non circolano foto e nomi, quelle stesse ragazze si muovano liberamente. Insomma, falsi rapimenti. Adesso che però Boko Haram sta prendendo una forma diversa da quella iniziale, la situazione è cambiata: i politici stessi non parlano più di ‘patteggiamenti’ con Boko Haram.
D: Quando in Nigeria è uscita la legge che prevede l’ergastolo per gli omosessuali nigeriani ci sono giunte storie molto brutte di brutali pestaggi e denunce tra gli abitanti. La situazione è ancora la stessa? Perché c’è tanta paura della sessualità in Nigeria e in Africa in generale?
R: La sessualità, come la famiglia, sono ritenuti sacri e inviolabili nella cultura e nella profonda religiosità insita nei nigeriani e africani in genere. Violare questi principi è ritenuto abominevole. Per questo non se ne parla, non si insegna nelle scuole… L’omosessualità è ritenuta una realtà contraria a questo principio di sacralità, una realtà ‘diversa‘ dalla normalità. Dopo le prime reazioni furiose contro gli omosessuali di cui si è parlato, oggi sembra, almeno per quel che ne so, che le reazioni verso gli omosessuali stiano cambiando. C’è un approccio di dialogo e di rispetto per la persona, maggiore che nei mesi scorsi, anche se resta, di fatto, la disapprovazione per l’omosessualità. Del resto anche in Italia ed in
Europa
ci son voluti anni prima di avere un’idea e una visione diversa circa l’omosessualità. Pretendere dagli Africani un salto immediato o fare gli scandalizzati di fronte alle loro concezioni della vita, della sessualità e dell’omosessualità,¬ mi sembra un pò fuori luogo. Sono certa che il tempo trasformerà anche loro, fermo restando il fatto che ogni persona ha diritto di esistere e va rispettata al di là della sua ideologia, sessualità, cultura, condizione sociale o altro.
D: Seppure ancora con numeri molto bassi, l’Ebola è arrivata in Nigeria anche se il paese non confina con nessuno degli Stati colpiti duramente dal virus; che collegamento ci può essere con quanto sta accadendo in Guinea, Liberia e Sierra Leone? Credi che ci possa essere un estensione del virus su larga scala?
R: Quando ho cominciato a leggere notizie circa le stragi provocate dall’Ebola in Liberia dove tra l’altro ho dei carissimi amici, mi sono detta che purtroppo piove sempre sul bagnato… L’Ebola è un Virus come lo è l’HIV. Non è apparso dal nulla ultimamente, è da parecchi anni che semina stragi in Africa, ma come sempre non se ne è parlato se non in modo superficiale. La cosa che mi irrita è leggere che si spendono miliardi di dollari a cercare acqua su Marte, a costruire aerei da guerra, manipolare geni in laboratorio, a creare un essere vivente computerizzato, ma in tutti questi anni non si è riusciti a trovare per l’Ebola una cura adeguata. Doveva colpire un Occidentale perché medici e scienziati improvvisamente scoprissero vaccini e possibili ‘cure da testare‘ e naturalmente sugli africani… Credo che l’Ebola si diffonda per contagio e a meno che non ci siano condizioni igienico-sanitarie adeguate, sarà destinato a diffondersi. In Nigeria se ne parla, si crea conoscenza, si informa su certi comportamenti importanti per evitare il contagio.
Prego solo che chi è interessato unicamente alle risorse naturali della Nigeria, si metta una mano sulla Coscienza e si renda conto che la prima risorsa naturale importante sono gli esseri viventi verso i quali non si può e non si deve speculare. Sono più che convinta che esiste già una cura medica capace di fermare questa strage. Le multinazionali farmaceutiche dovrebbero smettere di manovrare l’intero mondo solo a proprio profitto.
D: Suor Enza, dove vivi e qual’è la missione che svolgi in Nigeria?
R: Dal 2009 vivo in un’isola fluviale, Igbedor, nel fiume Niger nel Sud-Ovest della Nigeria. Cerco di prendermi cura più che posso dei bambini (circa 5000 da 0 a 12 anni) e delle donne in gravidanza. In Igbedor non esistono strade carrabili a motore, non c’e’ corrente elettrica, non c’è acqua potabile, non c’è un ospedale ( il più vicino è a 5 ore di barca a motore) non ci sono scuole funzionanti. La popolazione vive di agricoltura e pesca, e spesso si muore di colera, febbre gialla, dissenteria, (i bambini sono i più colpiti) e le donne in gravidanza, molto spesso, partoriscono o muoiono nei barconi mentre si recano all’ospedale più vicino. A Igbedor siamo perennemente in stato di emergenza, e le tante porte a cui ho bussato fino ad ora, sembrano restare chiuse e sorde.
Villaggio Igbedor 053Abbiamo bisogno di fondi per costruire una scuola, pannelli solari per generare corrente, un impianto di potabilizzazione d’acqua, una barca a motore coperta che faciliti il trasporto in ospedale e una bettolina per il trasporto di materiale, medici volontari e/o infermieri, un sistema di comunicazione satellitare (e fondi per i relativi consumi) che ci aiuti a comunicare col mondo per farci conoscere, perché le vie di comunicazione canoniche, cellulare e Internet, sono talmente scadenti, da impedire una comunicazione costante ed efficace.
Saremmo felici se AfricanVoices ci facesse conoscere, ci aiutasse ad aprire finalmente qualche porta.
Grazie a Suor Enza, una suora e una donna speciale.
Per seguire le iniziative della missione di Suor Enza clicca QUI
Guarda il sito e contatta Suor Enza, clicca QUI

Marco Pugliese
African Voices BlogAfrican Voices web site

martedì 2 settembre 2014

Tazza e Fondi di caffè

 Tazza e Fondi di caffè (dedicato alle persone alle quali voglio bene e che hanno fantasia)
di Michele Capuano (no copyright)

Un piccolo recipiente di porcellana, poco elegante, un po’ tozzo, stava, alquanto sconvolto, come dopo aver preso una sonora sbornia, ad un angolo di una tavola rotonda. Una tavola rotonda: un legno malridotto che aveva visto lussuosi pranzi consumarsi che anziché saziarti ti ricordano moltitudini enormi costrette alla fame, alla sete e che incontrano l’alba scoprendola disordinata. Un tavolo rotondo come il pianeta Terra e gli astri d’ogni tipo che parlando domandavano gli uni agli altri come mai nell’era della luce l’umanità e la civiltà fossero condannate al buio. La sfida tra il popolo degli uomini e delle donne per ora sembrava vinta da mostriciattoli senza cuore e senza ragione, senza coscienza e senza valori e incredibilmente, per quanto orrendi, così perversi e cinici da apparire esteriormente più attraenti di chiunque altro tra il popolo degli uomini e delle donne. E troppi tra il popolo degli uomini e delle donne veniva voracemente mangiucchiato e ridotto al nulla una volta ammaliato da queste belve senza scrupoli e, al tempo stesso, accattivanti. Imitando antichi eroi si potrebbe scoprirli facendosi legare ad un palo per non seguirli e diventarne vittime: ma non basterebbe. Hanno invaso ogni angolo del pianeta e dello spazio e sei obbligato a stanarli, a divulgarlo, a creare coscienza e a renderli inoffensivi. Su un tavolo rotondo un piccolo recipiente di porcellana: pensava: aveva l’abitudine di farlo ad alta voce. Mille colori che ricordavano mille culture e mille storie ne decoravano i fianchi fieri e osservandola vedevi gli inca e i maya, caminanti e gente dalla pellerossa, indios e antiche civiltà. Migliaia e migliaia di persone con un destino contronatura, derubate, torturate, umiliate, assassinate. Sotto i nostri grattacieli riposano milioni di tribù che hanno conosciuto un olocausto infinito nonostante il continuo finire e trasformarsi di ogni cosa. Le loro ceneri sono la memoria per chi vivendo il presente non ha rinunciato a donare in eredità ad ogni figlio e figlia della terra ciò che ci hanno lasciato in prestito padri e madri. Il piccolo recipiente di tanto in tanto si domandava:
- ma a chi appartiene il cielo? Ed ogni cosa attorno?
Poi, trascorsi lunghi attimi di silenzio, tornava a godere degli odori che tante spezie gli omaggiavano o gioiva pensando allo scorrere solleticante, per quanto alla lunga corrosivo, di acque fresche o calde che la possedevano e la rendevano viva, gagliarda, piena, giustamente, di sé. Adorava, più di ogni altro eccitante, il caffè. Il tè gli ricordava mondi antichi ed espropriati dai loro semi, radici, foglie e fiori, leggende e storie. Ma quel mondo era stato devastato e quel nettare rubato. Come il cacao. Come tante altre ricchezze. Come gli uomini e le donne stesse che le possedevano. Tutto era stato reso merce e tutti erano stati resi schiavi. Il caffè non aveva avuto una sorte differente ma, mistero dei misteri, gli aveva sempre suggerito immagini di ribellione, confronti e scontro delle idee, risorgimenti auspicati, rivoluzioni e la voglia di essere svegli, gli occhi aperti e profondi e vivi. Insomma: amava il caffè. E aveva in forte simpatia, per quanto appiccicosi, i suoi stessi fondi. Il caffè: semi: originari, forse, dell’Arabia e inebrianti come quella Maria Juana di cui aveva sentito parlare spesso e che sapeva essere stata messa fuorilegge dai padroni della morte che per egoismi perfidi e per vile denaro hanno l’abitudine di proibire tutto ciò, per quanto utile, che non li renda sempre più possenti come maiali per intenderci e senza nulla togliere agli stessi che si distinguono in meglio dai primi in tutto se non per l’appetito e l’aspetto (i maiali che non sono maiali e somigliano ai maiali sono più ingordi dei maiali). Il piccolo recipiente tozzo dal nome di Tazza (per alcuni tazzina o tazzulella e poi ancora tanti dialetti e tante lingue: da prima della storia della Torre di Babele) tutte le sere s’intratteneva con i fondi di caffè per dialogare di passato, presente e futuro come quando s’interrogano i tarocchi che danno l’illusione di controllare la volontà e gli stessi accadimenti e dai quali dovrebbe dipendere la nostra buona o cattiva sorte tra immagini di matti e papesse, eremiti e diavoli, torri che crollano e giudici e la morte e fanciulli e donne dal grembo fecondo. Una volta scherzando e con ironia la Tazza disse:
- io farei i tarocchi con pochissime carte: da una parte un verme insaziabile e dall’altra l’umanità. E poi altre due carte: una a simboleggiare i giullari del primo e l’altra chi vuole rendersi protagonista con la seconda. Il male e il bene. Se vince l’umanità vince il bene. Più semplici insomma. In fondo – diceva ai fondi di caffè – la vita è guerra di classe e solo se trionfa, ovunque, la grande massa costretta in schiavitù si può smetterla anche con i miei tarocchi per inventare tanti altri giochi ancora in piena libertà e con la fantasia e le capacità e l’intelligenza di tutti e tutte
- sognatrice – replicavano in coro i fondi di caffè (come è loro abitudine) – ma come si fa a biasimarti?
La tazza solo occasionalmente esercitava arti magiche, con la complicità dei fondi di caffè, per la divinazione del futuro. Confidava, infatti, a piatti e pentole e posate consumati i pasti, che se non hai un rapporto con la realtà e la memoria è difficile con la sola fantasia costruire il futuro. Se vuoi il fine devi volere i mezzi e avendo ambedue devi precisare quale è il tuo scopo ultimo (e non solo) e modellare un piano nel presente cosciente che ne fai parte. Di tazze amanti della filosofia della praxis non se ne incontrano molte. Incontrare tazze chiacchierone, presuntuose nel loro elegante servizio o, semplicemente, rassegnate a servire non era difficile. Una volta, in modo molto serio, disse ai fondi di caffè:
- non è da temere il dolore e neppure la sconfitta. Dopo le doglie c’è la vita anche se immersa in una folle avventura e per molti drammatica. Le iene ad esempio sembrano ridere sempre come ad esempio alcuni barbari governanti e come ad esempio alcuni stolti. Diverso è il sorriso di chi ama il diritto pur quando è calpestato… il sorriso. Un sorriso meraviglioso e spontaneo anche se spesso minacciato da tormenti che affliggono, che tolgono speranze, che uccidono utopie e l’idea del viaggio verso una primavera necessaria.
- Sognatrice – replicavano in coro i fondi di caffè (come è loro abitudine) – ma come si fa a biasimarti?
E la tazza continuava a sognare e a farsi catturare dalla curiosità verso qualsiasi cosa forse… per svelare a se stessa, anche… il mistero del vivere e del morire privandoli di inutile contemplazione e ricercando un’etica dell’essere per essere appunto un essere libero e cercando in ogni granello di caffè ormai sfruttato (non diverso per lei da un granello di sale o di sabbia o di pepe o di terra) un meraviglioso incantesimo che cristallizzasse l’immaginazione insieme ai sogni. La tazza leggeva i fondi di caffè, quando li leggeva, e leggeva in fondo a se stessa valorizzando, a volte, anche piccoli miraggi nel deserto dei valori. Nel silenzio della notte (quando non pioveva: perché le gocce che cadono dal cielo hanno sempre voglia o di essere prepotenti o di suonare ritmi incredibilmente unici e fantastici) e della stanza ho visto, un giorno (una notte) qualsiasi, fondi di caffè (sporchi di zucchero e simili a uomini e donne quando qualche capello bianco s’impone tra chiome non sempre folte) librarsi nell’aria e prendere le forme più varie, danzare, cantare o muoversi in maniera caotica, frenetica, inconsueta: non proprio come siamo abituati a vedere. Ho visto tazze, persa ogni austera severità, iniziare a percuotere piattini confinanti con cucchiaini disponibili alla melodia e, poi, pentole, piatti e posate, bicchieri e ogni altra cosa volteggiare senza sosta da un angolo all’altro di spazi per quanto vasti sempre limitati. Ho visto tovaglioli di carta far finta di essere nuvole oppure uccelli dalle ali enormi e in ripudio di somigliare ad aerei che sputano bombe. Ho visto tovaglioli bianchi mimare i movimenti di orsi bianchi. In quelle situazioni anche i rubinetti iniziavano a gocciolare rumorosamente e solo la stupidità di chi non ha idee pensava che questo accadesse per un guasto… In quei momenti anche la frutta rifiutava nature morte e per esagerare andava a riflettersi in un piccolo specchio rubato in una birreria irlandese (un paese diviso in due e a cui hanno rubato anche un pezzo di libertà e dignità, come ai curdi o ai palestinesi e a mille altri popoli) o in un vecchio e antico caffè letterario. In quelle circostanze bizzarre saliere, vassoi, spremiagrumi facevano il massimo rispetto a ciò che normalmente siamo abituati a vedere. Chissà se le piante e gli scogli, le onde e ogni altra “cosa” (naturale o artificiale, concreta o astratta) fa le stesse “cose”… chissà se gli uomini e le donne potranno mai imparare a conquistare attimi identici di felicità e liberazione. E pensare che ballando si sfiora la terra…

Prima di finire il racconto sorseggio ancora un goccio di rum (versato in una tazza), accendo un sigaro, poi mi verso anche un goccio di vino (in una tazza) e alla fine sorseggio un caffè (da una tazza) e mi allontano per sperare che la festa si rinnovi… non sono stato invitato ma ho l’impressione che non servano inviti particolari per parteciparvi. Domani racconterò a tutti e tutte le cose che ho visto e dirò: un mondo nuovo e inedito, un mondo dei e con i popoli è ancora possibile e non l’ho letto nei fondi di caffè perché costruirlo dipende da ognuno e ognuna di noi. Mentre i miei occhi si vanno chiudendo sento apparentemente lontano un coro che dice:

- Sognatore, come molti ce ne sono… ma come si fa a biasimarli?



venerdì 8 agosto 2014

Riforma del Senato, ecco come cambierà: immunità, referendum e Titolo V

La Camera Alta sarà composta da cento senatori. Il testo prevede anche fine del bicameralismo perfetto, soppressione del Cnel e scomparsa delle Province dalla Costituzione

Senato
La riforma del Senato approvata in prima lettura a Palazzo Madama. Con 183 voti a favore la Camera Alta ha detto il primo sì al ddl Boschi, dopo settimane di polemiche e scontri. Si tratta di una riforma che rivoluziona l’attuale assetto costituzionale, a partire dal tramonto del bicameralismo perfetto e dalla fine dell’elettività di primo grado dei senatori. Il ddl, oltre a cambiare le caratteristiche della Camera Alta, modifica radicalmente il Titolo V, eliminando, per esempio, la legislazione concorrente. Ma nei 40 articoli del testo Boschi sono presenti anche diverse norme che vanno nella ‘linea’ inaugurata dal premier: dalla fine delle indennità per i senatori alla norma anti-Batman (che richiama il soprannome dato all’ex capogruppo Pdl della Regione Lazio Franco Fiorito, condannato per peculato. E’ inserita nell’articolo 39 che prevede lo stop a tutti i “rimborsi o analoghi trasferimenti monetari ai gruppi politici presenti nei consigli regionali”) fino al tetto per gli stipendi per i consiglieri regionali. Ecco i punti principali del testo.
Senato dei 100 – La fine del Senato elettivo è certamente la novità più dirompente del ddl e prevede la fine dell’elettività di primo grado. Il futuro Senato sarà composto da 95 membri rappresentativi delle istituzioni territoriali e cinque di nomina presidenziale. Saranno i Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e Bolzano a scegliere i senatori, con metodo proporzionale, fra i propri componenti. Inoltre ciascuna Regione eleggerà un senatore tra i sindaci dei rispettivi territori. La ripartizione dei seggi tra le varie Regioni avverrà “in proporzione alla loro popolazione” ma nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. La durata del mandato dei senatori, che godranno dell’immunità come i colleghi deputati – coincide con quella che si ha nei ‘propri’ organi territoriali.
Le funzioni – Tramonta la funzione legislativa esercitata collettivamente dalle due Camere prevista dall’articolo 70 della Carta. La competenza legislativa ‘normale’ sarà quindi appannaggio della mera Camera dei deputati salvo alcune materie (come quelle etiche, introdotta con un emendamento approvato, con voto segreto, contro il parere del governo). Sulla legge di bilancio, ad esempio la Camera potrà avere l’ultima parola decidendo, a maggioranza semplice, di non conformarsi ai rilievi posti dal futuro Senato. Che, tra l’altro, sarà anche escluso dal potere di concedere amnistia e indulto.
Referendum – Punto tra i più delicati del testo, le firme necessarie per i referendum restano – a dispetto da quanto previsto dal ddl prima dell’approdo in Aula – 500mila, con il quorum del 50% più uno degli aventi diritto. In caso si arrivi a 800mila firme il quorum, invece, si abbassa alla maggioranza dei votanti dell’ultima tornata elettorale. Sono introdotti, infine, i referendum propositivi e d’indirizzo. Altro tema ‘caldo’ era quello delle leggi di iniziativa popolare: il ddl uscito dalla Commissione prevedeva il ‘salto’ da 50mila a 250mila firme. Con un ulteriore emendamento si è scesi a 150mila.
Il nuovo Titolo V – La scomparsa delle Province dalla Costituzione e della legislazione concorrente tra Stato e Regioni sono il cuore di questa parte del ddl che, in generale dà più competenze allo Stato centrale permettendo anche il commissariamento di Regioni ed enti locali in caso di grave dissesto finanziario ma prevedendo la delega di ulteriori competenze alla alle Regioni a Statuto ordinario ‘virtuose’ in quanto a bilancio. Lo Stato, inoltre potrà esercitare una “clausola di supremazia” verso le Regioni a tutela dell’unità della Repubblica e dell’interesse nazionale.
Le altre norme – Saranno applicabili subito dopo l’entrata in vigore del ddl alcune norme chiave come la soppressione del Cnel, la previsione di un tetto agli stipendi di Presidente e consiglieri regionali – mai superiore a quello dei sindaci dei capoluogo di Regione – e la ‘norma anti-Batman’ che, sulla scia dei recenti scandali, blocca “rimborsi e trasferimenti monetari” pubblici ai gruppi politici regionali.
Il nodo – La platea per l’elezione del capo dello Stato resta il nodo non sciolto. Il ddl mantiene il Parlamento in seduta comune, ma senza i 3 delegati regionali e cambia i quorum: dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei 3/5 dall’ottavo, la maggioranza assoluta. Ed è probabile che nell’esame alla Camera il punto sarà modificato.

lunedì 23 giugno 2014

Sinestetici si nasce, o si diventa?

Alla scoperta del fenomeno percettivo che "mischia" le carte delle risposte sensoriali restituendo un quadro coloratissimo e particolarmente vivido della realtà: in che cosa consiste la sinestesia? La si può indurre, o imparare?

Il 90% delle esperienze sensoriali sinestetiche coinvolge i colori. Photo: agsandrew/Thinkstock
Il 90% delle esperienze sensoriali sinestetiche coinvolge i colori. Photo: agsandrew/Thinkstock

Alcune persone associano le lettere dell'alfabeto a colori precisi, i giorni della settimana a particolari forme geometriche, le parole scritte su un libro a uno specifico odore o sapore. Questo "superpotere" è un fenomeno percettivo noto come sinestesia e consiste nella fusione, in un'unica sfera sensoriale, delle percezioni di sensi distinti o - in termini più scientifici - nel sincronismo funzionale di due organi di senso o due facoltà cognitive. Interessa una ristretta fascia di popolazione (dallo 0,05% al 4%) ed è uno dei campi più misteriosi e appassionanti della ricerca neuroscientifica.

Un sinesteta può "vedere" il calendario dell'anno sotto forma di mappa tridimensionale; immaginare l'età delle persone come una curva matematica; emozionarsi fino alle lacrime sfiorando una superficie con la mano. Queste "interferenze percettive" tra un senso e l'altro sono spesso associate a eccellenti doti mnemoniche e spiccate abilità creative: la sinestesia è 7 volte più frequente in artisti, letterati e poeti, che hanno trovato il modo di condividere la bellezza sensoriale di cui sono partecipi.
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Le cause
Sulle basi fisiologiche di questo fenomeno si sta ancora indagando: le teorie più accreditate lo attribuiscono a cambiamenti nelle connessioni tra aree cerebrali. All'origine di queste esperienze potrebbe esserci la presenza di connessioni ridondanti, non eliminate durante il normale processo di "sfoltimento" delle sinapsi meno utilizzate che avviene con la crescita cerebrale; o, ancora, un'eccessiva comunicazione tra aree cerebrali contigue rispetto a quanto avviene in un cervello non sinestetico. Il fatto che un terzo dei soggetti sinestetici abbia un parente con le stesse capacità, porta anche a pensare che il fenomeno abbia una qualche componente genetica.

Ci si può allenare alla sinestesia?
Ma la sinestesia si può in qualche modo apprendere? In altre parole, volendo, potremmo diventare sinestetici? «Siamo tutti potenzialmente sinestetici: il cervello umano possiede meccanismi che permettono una fusione fra i sensi. Tali meccanismi sono nella popolazione generale latenti, così che non siamo consapevoli del loro funzionamento, mentre nel sinesteta, si suppone per fattori genetici, è come se fossero iper-attivi» spiega Nadia Bolognini, Ricercatrice di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica presso l'Università di Milano-Bicocca, ed esperta di integrazione multisensoriale.

«L'assunzione di droghe allucinogene o antidepressivi può indurre sinestesie, per lo più temporanee. La sinestesia si può indurre anche in condizioni normali, attraverso l'ipnosi, o modificando l'eccitabilità di specifiche aree della corteccia cerebrale. Di recente abbiamo dimostrato che in soggetti non-sinestetici, la sinestesia del tocco a specchio (quella che permette di percepire sensazioni tattili alla vista di una persona che viene toccata) può essere indotta innalzando temporaneamente il livello di eccitazione di aree del cervello deputate all'elaborazione delle sensazioni corporee, attraverso una stimolazione transcranica non invasiva a corrente elettrica. Anche lesioni cerebrali da ictus o l'amputazione di arti possono determinare l'insorgenza di sinestesia».
Ad alcune forme di sinestesia (specie quelle grafema-colore) potrebbero contribuire le memorie dell'infanzia. È il caso di alcune lettere magnetiche colorate vendute da Fisher Price tra il 1972 e il 1989. Foto: Belchonock/Thinkstock
Ad alcune forme di sinestesia (specie quelle grafema-colore) potrebbero contribuire le memorie dell'infanzia. È il caso di alcune lettere magnetiche colorate vendute da Fisher Price tra il 1972 e il 1989. Foto: Belchonock/Thinkstock

Memorie d'infanzia
Alcuni ricercatori dell'Università di Amsterdam sono riusciti a indurre una forma di sinestesia (la cosiddetta grafema - colore) su soggetti non sinestesici: a un gruppo di volontari è stato dato da leggere un testo con le lettere e, t, a ed s colorate, e tutte le altre nere. I soggetti hanno letto il testo normalmente, imparando inconsciamente ad associare i colori alle rispettive lettere.

In un secondo momento i ricercatori hanno mostrato alle stesse persone gli screenshot di lettere colorate, e chiesto loro di dire di che colore si trattasse. Quando il colore non era lo stesso che avevano imparato ad associare alle lettere del primo training, le risposte sono arrivate dopo qualche istante di incertezza, segno che nei loro cervelli si erano formate temporanee associazioni lettera-colore analoghe a quelle che possono vedere alcuni sinestesici.

«Alcune forme di sinestesia possono anche essere apprese, ma in questo caso sarebbe più corretto parlare di associazioni cognitive» chiarisce Bolognini. Olympia Colizoli, che fa ricerca sulla sinestesia all'Università di Amsterdam, ricorda il caso di una donna sinestesica che, tornando nella sua vecchia classe, si accorse che i colori che ella stessa associava alle lettere dell'alfabeto erano gli stessi del cartellone su cui aveva imparato a leggere. O di altri undici soggetti sinestesici che - si è scoperto - associavano alle lettere dell'alfabeto i colori che durante l'infanzia avevano visto sulle lettere magnetiche da frigo vendute da Fisher Price. Queste persone potrebbero essere state geneticamente predisposte a divenire sinestesiche, ed aver espresso le loro capacità in seguito ad associazioni apprese durante l'infanzia.

Convivenza difficile
Ciò che è certo è che, se per gli adulti alcune forme di sinestesia possono risultare piacevoli, o cognitivamente "vantaggiose", i bambini possono trovarle difficili da gestire: Colizoli ricorda, per esempio, il caso di un bambino sinestesico che trovava difficile leggere perché il colore in cui percepiva le lettere era troppo chiaro rispetto allo sfondo bianco della pagina. «La mia impressione generale è che i bambini trovino la sinestesia più distraente degli adulti, che invece hanno ormai sviluppato strategie per conviverci» conclude la ricercatrice.

giovedì 19 giugno 2014

La democrazia (digitale) semplicemente non funziona

La democrazia (digitale) semplicemente non funziona

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Chi scrive, sia chiaro, è uno strenuo difensore dell'Articolo 21 della Costituzione che, come tutti sappiamo, recita in breve: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili».
Chi scrive, inoltre, è un giornalista che ne ha frequentate di redazioni, locali o telematiche, ed ha visto cosa c'è dietro la vecchia e polverosa macchina del "mestiere". Cose che voi umani, come chiosa il celebre monologo di Roy Batty nel film Blade Runner, non potreste immaginare. Badate bene, ho detto voi umani, non noi giornalisti, che apparteniamo a un'altra razza, e siamo accomunati dalle stesse sanguinolente vicissitudini.
Chi scrive, infine, è un giovane editore che ha scommesso sulle potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione in un'era di cambiamento, che ha visto soccombere il vetusto quanto affascinante amico cartaceo, compagno di mille avventure (dal libro degli esercizi delle vacanze alla rivista della sala d'aspetto del dentista) per far spazio al più immediato e freddo digitale. Computer, cellulari, smartphone, tablet, strumenti che hanno messo l'informazione alla portata di tutti, e nel modo più rapido possibile.
Non si è trattato, però, di una semplice transizione di supporti, ma di una vera e propria rivoluzione dei ruoli, che ha consentito a tutti gli utenti della rete di prendere coscienza della possibilità di esprimere e far valere le proprie opinioni in rete, e di scegliere per sé il tipo di cultura preferita.
Premesso questo, chi scrive ha tristemente preso atto, tuttavia, che questa rivoluzione digitale, o meglio questa democrazia digitale, purtroppo, non funziona. L'informazione alla portata di tutti è sacrosanta, ed ha avuto tanti di quei pro che non abbiamo nessuna intenzione di metterli in discussione.  Sui contro, tuttavia, ci riserviamo qualche piccola considerazione. 
Non tutti gli utenti del web, come le persone al mondo, condividono la stessa cultura. C'è chi si fa condizionare dal contesto geografico in cui vive, chi dalla situazione politica, chi dagli ideali che condivide, dai gruppi d'appartenenza, chi dalle amicizie e dai fini/scopi che ci si prefigge. Il che non sempre (ma quasi) porta a risultati molto soddisfacenti.
La radiocronaca de "La Guerra dei Mondi" di Orson Welles del 1938, di fatto, gettò nel panico gli Stati Uniti: «"Buon Dio, dall'ombra sta uscendo qualcosa di grigio che si contorce come un serpente. Eccone un altro e un altro ancora. Sembrano tentacoli. Ecco, ora posso vedere il corpo intero. È grande come un orso e luccica come cuoio umido. Ma il muso! È... indescrivibile. Devo farmi forza per riuscire a guardarlo. Gli occhi sono neri e brillano come quelli di un serpente. La bocca è a forma di V e della bava cade dalle labbra senza forma che sembrano tremare e pulsare. Il mostro, o quello che è, si muove a fatica. Sembra appesantito... forse la gravità o qualcos'altro. La cosa si solleva. La folla indietreggia. Hanno visto abbastanza. È un'esperienza straordinaria. Non riesco a trovare le parole... porto il microfono con me mentre parlo... Devo sospendere la trasmissione finché non avrò trovato un nuovo posto di osservazione. Restate in ascolto, per favore, riprenderò fra un minuto..."».

Gli 'mmerecani del grande Albertone, tratti in inganno forse dalla potenzialità del nuovo strumento, le voci registrate, i rumori di sottofondo, le urla che echeggiano in strada, la descrizione accurata quasi stessero assistendo in prima persona all'evento, o forse dal fatto che venne sospesa la consueta trasmissione delle canzoni, credettero alla bufala dell'invasione aliena a tal punto da rintanarsi nei propri "rifugi antiatomici", che nell'immaginario collettivo, formatosi attraverso i film di fantascienza, altro non sono che vecchi e polverosi scantinati con le conserve della nonna, il tosaerba e la bici dei piccoli. 
Erano altri tempi, la comunicazione e l'informazione percorrevano ben altri sentieri. Oggi quei sentieri si sono trasformati in autostrade telematiche, ci si aspetterebbe di sentire che le cose siano cambiate. Ed invece no, per niente.
Per farla breve, al fatto che tutti abbiano ottenuto la possibilità di esprimere ciò che si pensa o ciò che si ritenga vero non è conseguita una crescita di cultura, di documentazione e di veridicità. Tutto può essere: il sole è giallo ma anche verde (l'ho guardato attraverso i nuovi ray-ban che ho comprato apposta per sfoggiarli la notte in discoteca), sono le 12.00 ma anche le 21.00 (ho l'orologio al contrario, e dimostrami che il mio lato è sbagliato), il pompelmo bianco è acido ma anche dolce (l'ho assaggiato dopo un limone, prova a farlo tu e vediamo come la pensi). Insomma, anche le realtà più palesi sono diventate meramente soggettive.
In questa realtà caotica dove tutto può essere il contrario di tutto c'è, tuttavia, chi non si limita ad esternare le sue idee, ma ne fa un vero e proprio business. Mi è capitato qualche settimana fa di leggere un post di Facebook (la biblioteca ideale per chi vuole non-documentarsi), condiviso da un mio amico, dal titolo: "DAL 1 APRILE I ROM VIAGGERANNO GRATIS SUI MEZZI DI TRASPORTO PUBBLICO": «Un aiuto concreto ai tanti Rom che usano il trasporto pubblico per poter mendicare e trovare il giusto sostentamento per una vita dignitosa. Un impegno per garantire a tutti la fondamentale libertà di sopravvivenza. Questo provvedimento continua sulla strada intrapresa dal nostro Governo in questa fase di profonda crisi». Questo il commento del Presidente della Commissione Pari Opportunità della Camera - Beneamati PD - al provvedimento che dal primo aprile consentirà a tutti i Rom con regolare carta d’identità  di viaggiare gratuitamente e mendicare legalmente su tutti i mezzi del trasporto pubblico nazionale. Il decreto, che ha previsto nell’ultimo patto di stabilità uno stanziamento di 320 milioni l’anno fino al 2015, è stato approvato il 27 gennaio scorso e dovrebbe coinvolgere più di 300 mila Rom. Per la minoranza Rom l’esenzione coprirà tutte le tratte nazionali».

Premesso che non c'è alcun Presidente della Commissione Pari Opportunità della Camera e che quel Beneamati si chiami in realtà Benamati, la notizia condivisa da numerosi blog non riscontra il minimo fondamento istituzionale, e a meno che non la si sia voluta celare per evitare di scaldare gli animi dei facinorosi italiani e quindi gridare al complotto nazionale, è da considerarsi bufala, come molte bufale vengono condivise in numerosi gruppi e/o pagine Facebook volti a "difendere la vera libertà d'opinione". Dietro queste notizie montate ad hoc c'è sia chi ci guadagna con i propri blog, pagato dalle pubblicità a click e visite, sia chi vuole alimentare un clima di odio razziale nei confronti degli immigrati, ai quali vengono concessi tutti i privilegi (non pagare il biglietto dell'autobus, non pagare le tasse, notti in alberghi lussosi) a discapito del popolo italiano. C'è chi inoltre le strumentalizza per fini politici giocandosi la carta del populismo e della viralità a tante stelle, chi ne fa una battaglia ideologica personale, contro la quale nessuno può nulla.
Se questa è l'epoca del progresso, c'è tanto da rivedere. Il poter fare non si traduce conseguentemente in saper fare solo perché tutto sembra alla nostra portata, ed il credere di conoscere perché ciò che riteniamo giusto viene condiviso da tante persone non fa di noi dei docenti, fa di noi dei politici. E visto lo scenario attuale, non ne farei tanto un motivo di vanto.

Molti di queste verità deliranti trasmesse dalla democrazia digitale dovrebbero consigliare gli autori di fare visita al Tempio di Apollo a Delfi, dove sull'achitrave del portale viene riportato il motto fatto proprio da Socrate: ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ - Conosci te stesso.

«Non c'è niente di più terribile di un'ignoranza attiva» ma questo non l'ho letto su un blog, lo diceva Johann Wolfgang Goethe.
 

venerdì 6 giugno 2014

Un presidente povero in Uruguay: la storia silenziosa di Pepe Mujica


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Per quanto la sua esistenza sia taciuta dalla maggior parte dei quotidiani italiani, il Presidente dell’Uruguay Josè Mujica, Pepe per gli amici, è un uomo in carne e ossa. Difficile da credersi se si analizza la persona un po’ più a fondo e soprattutto se la si inserisce in un contesto istituzionale.
Nelle ultime settimane il Presidente torna a far parlare di sé per tre notizie, che ne evidenziano l’eccezionalità.
I primi giorni di maggio Josè Mujica ha preso la decisione di ritirare la sicurezza negli stadi. Questo ha anticipato la fine del campionato, rivelando la volontà del Presidente di denunciare con chiarezza la violenza ed il razzismo che la fanno da padrone nel mondo del calcio, in Uruguay, così come in moltissimi altri Paesi del mondo. Pochi giorni dopo, segue la richiesta ufficiale che cinquanta bambini siriani vengano accolti nella residenza presidenziale di Colonia, a 200 Km dalla capitale Montevideo. Secondo quanto riferito dal ministro degli esteri Luis Al magro, l’iniziativa esprime la volontà di “offrire una possibilità di uscita ai bambini e alle vedove perché abbiano una condizione di vita migliore.” Il 15 maggio scorso il New York Times riferisce, infine, il desiderio del Presidente uruguayano di accogliere nel Paese sudamericano sei detenuti di Guantanamo. Si tratta di quattro siriani, un Palestinese e un tunisino. Ai fini della concreta realizzazione del trasferimento, Mujica ha incontrato il presidente statunitense Barack Obama. Nel caso in cui l’ accordo venga raggiunto, l’Uruguay passerebbe alla storia per essere la prima nazione al mondo ad accogliere detenuti provenienti dalla tristemente famosa prigione made in U.S.A.  Nel leggere queste notizie, sembra di avere davanti agli occhi un santo più che un presidente; o forse sarebbe meglio dire “sicuramente non un politico”, visti soprattutto gli standard cui siamo abituati nel nostro Paese.
Il Presidente guerrigliero
‘Pepe’ Josè Mujica ha 78 anni. Figlio di un imprenditore agricolo, cresce nutrendo grande amore per la terra e la vita di campagna. Agli inizi degli anni ’60 milita nelle file del famoso gruppo armato dei Tupamaros. In seguito alla sconfitta politica e militare del fronte rivoluzionario, diventa un prigioniero del regime e rimane in carcere per quindici anni, dodici dei quali trascorsi in isolamento. “Peggio della solitudine c’è solo la morte e quando si resta soli a lungo, come lo sono stato io, bisogna difendersi dalla pazzia” ha detto, ricordando quegli anni. Viene liberato nel 1985 e fonda il Movimento per il Potere Popolare. Dal 1994 al 2010 è deputato, quindi senatore. Nel 2008 è nominato ministro dell’Agricoltura dall’allora presidente della Repubblica Tabarè Vazquez. Eletto presidente nel novembre del 2009, ha assunto i pieni poteri nel marzo del 2010.
L’Uruguay di Pepe
L’Uruguay è un piccolo Paese; un minuscolo puntino in quella terra vasta e problematica che è l’America del Sud, continente che è patria di grandi letterati e uomini di cultura. Marquez, Borges, Amado, solo per citarne alcuni. L’Uruguay è la seconda nazione più piccola dell’America Latina, dopo il Suriname. Nel discorso tenuto in occasione del G20 del 2012 in Brasile, il Presidente Mujica ha così descritto la sua terra: “ Appartengo ad un piccolo Paese dotato di molte risorse naturali. Nel mio Paese ci sono poco più di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche, tra le migliori al mondo e circa 8 o 10 milioni di meravigliose pecore; è esportatore di cibo, di latticini, di carne. È una pianura e quasi il 90% del suo territorio è sfruttabile.” Quando manca meno di un anno alla fine del mandato presidenziale (Mujica cesserà di essere presidente nel marzo 2015 ed ha espresso la volontà di non essere rieletto) è possibile tirare le somme, seppure ancora parziali, di questi anni di governo. Mujica è uomo e politico. Nel corso del suo mandato, la natura dell’uomo semplice e progressista sembra aver prevalso sulla carica istituzionale. Mujica, l’essere umano, memore delle lotte per il salario minimo e le 8 ore lavorative, è colui che vive in austerità. Dello stipendio di 150.000 dollari all’anno, ha deciso di riscuotere il 10% (1.250 $ al mese). Il restante 90% è devoluto ad una Fondazione amministrata dal Movimento di Partecipazione Popolare che supporta le piccole e medie imprese e le NGOs operative per il sostegno dei più poveri del Paese. Questa discreta somma è sufficiente a garantire a Mujica una vita dignitosa, ma priva di eccessi, che conduce nella dacia di proprietà della moglie Lucìa Topolansky dove coltiva verdure. L’austerità dell’individuo si fonde con il politico in un connubio quasi sincretico in merito alla scelta di una politica economica basata sulla solidarietà sociale. Fra le iniziative prese è particolarmente significativa quella in merito alla legalizzazione del consumo, della produzione e della distribuzione della Marijuana. Una legge che arriva a distanza di soli due anni dalla scelta di legalizzare l’aborto (2012) e ad appena un anno dalla legalizzazione dei matrimoni omossessuali (2013). Le politiche economiche e sociali dell’Uruguay non possono, però, essere sintetizzate in queste sole tre leggi. A partire dal 2005 (anno della vittoria alle elezioni della coalizione dei partiti di sinistra) fino al 2014, le politiche sociali del Frente Amplio hanno riportato gran parte della popolazione ad una qualità di vita dignitosa, dopo una gravissima recessione. Ciò è stato possibile grazie ad alcune iniziative come la creazione di un valido sistema pensionistico e di un buon sistema sanitario pubblico e l’introduzione di un salario minimo (360$). In nove anni la disoccupazione è scesa del 6,5% e l’analfabetismo si è azzerato. Queste e molte altre scelte governative hanno reso oggi l’Uruguay una nazione all’avanguardia: motivo per cui l’Economist ha scelto di nominarla Paese dell’anno 2013.
Non è tutto oro quello che luccica
Mujica il presidente elogiato, stimato, beatificato. Mujica il San Francesco dei presidenti.
‘Pepe’ Mujica non è solo il santo ma anche il politico ed è il politico a prevalere se si considerano alcune spinose questioni quali il progetto della miniera di ferro Artirì, la cui costruzione comporta un pesante danno per l’ambiente. È necessario poi sottolineare come, a fronte di una netta diminuzione della povertà media, le disuguaglianze sociali sono però aumentate; il narcotraffico imperversa in Uruguay e molti abitanti non si dicono del tutto soddisfatti del Presidente. Le critiche sono principalmente rivolte all’inefficienza dello Stato nel gestire le questioni dell’educazione scolastica e della sicurezza pubblica. Spesso, quando guardiamo ad un politico, chiunque esso sia ed indipendentemente dalla carica che riveste, il confine tra l’esercizio del ruolo e il suo essere autenticamente uomo si confonde. Nel suo esistere come politico Mujica, si dimostra, invece, uomo. “L’uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma sono queste forze che governano l’uomo, ed anche la nostra vita. Perché noi non siamo nati solo per svilupparci. Siamo nati per essere felici” ha detto in Brasile, il presidente uruguayano. Mujica sa insegnare l’esistenza semplice di chi vive con poco e sa viverci bene. E quanto poco può sembrare anche solo un piccolo appezzamento di terra agli occhi di chi ha vissuto per dodici anni in un buco di prigione senza poter parlare con nessuno se non con i topi? Il presidente dell’Uruguay è un rivoluzionario e il suo valore aggiunto è quello di essere riuscito a fare il rivoluzionario saggio da politico, non solo da uomo.(Cecilia di Mario)

 iMille.org – Direttore Raoul Minetti

venerdì 23 maggio 2014

22 anni fa






22 anni fa 400 chili di tritolo uccisero Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
Il ricordo di ciò che è accaduto è legittimo e necessario. Il ricordo di quei momenti deve restare scolpito nella carne e nel sangue di un paese che non può e non deve dimenticare. Ma Giovanni Falcone iniziarono a ucciderlo molto prim
a del 22 maggio 1992. Giovanni Falcone iniziarono a ucciderlo lentamente, isolandolo, diffamandolo, ostacolandolo. Lo accusarono di “collusione con i socialisti” quando accettò la carica propostagli da Claudio Martelli, allora vicepresidente del Consiglio e ministro di Grazia e Giustizia, di dirigere la sezione Affari Penali del ministero. Iniziarono a ucciderlo quando lo accusavano di stare troppo in televisione o di presentarsi sui luoghi dei delitti non prima di essersi assicurato che ci fossero le telecamere. Lo isolarono quando alle elezioni dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura del 1990 venne candidato per le liste collegate "Movimento per la giustizia" e "Proposta 88", ma non fu eletto. Lo isolarono quando Leoluca Orlando lo accusò di aver "tenuto chiusi nei cassetti" una serie di documenti riguardanti i delitti eccellenti della mafia. Lo isolarono quando al Maurizio Costanzo Show gli dissero “non mi piace che stai nel palazzo”, dopo che Falcone aveva diretto la sezione Affari Penali e considerava necessario cambiare le istituzioni dal loro interno. Lo isolarono quando i vicini di casa lamentavano il fastidio delle sirene delle auto di scorta e lo invitavano ad andare a vivere lontano per non disturbare e mettere a rischio la città. Lo attaccarono diversi esponenti della cosiddetta “cultura antimafia” dell’epoca, accusandolo di essere un furbetto, pronto a sfruttare ogni occasione per fare carriera, mettersi in mostra, avere potere. E in ultimo iniziarono a ucciderlo quando dopo l’attentato fallito all’Addaura (misero del tritolo nelle vicinanze della casa che aveva preso in affitto per l’estate, ma la bomba non esplose) tutti, a destra, sinistra, centro e nel movimento antimafia stesso (come scrive anche Gerardo Chiaromonte, presidente della Commissione Antimafia negli anni ’90) dissero che quell’attentato l’aveva architettato lui stesso, per avere visibilità e mostrarsi martire.
Falcone ha combattuto per tutta la vita contro il luogo comune del “se sei ancora in vita, nonostante la criminalità organizzata ti voglia morto, vuol dire che qualcuno ti protegge”. Eppure chi crede questo, senza accorgersene, propugna l’infallibilità della mafia.
Una ragazza gli chiese: “Lei dice che si muore perché si è soli, giacché lei fortunatamente è ancora fra noi, chi la protegge?”
E lui rispose: “Questo significa che per essere credibile bisogna essere ammazzati in questo paese?”
Voglio ricordare Giovanni Falcone e quello che ha fatto durante la sua vita difficile e piena di coraggio. Voglio ricordare però anche come è stato trattato durante la sua vita. La santificazione post mortem è un esercizio sterile se non si comprende la grandezza di un uomo quando è lì davanti a noi. Quando è in vita e può cambiare, con il suo talento, con le sue capacità e conoscenze, il corso delle cose.
Qui http://goo.gl/pfV174 il mio ricordo di Giovanni Falcone. (Roberto Saviano)

sabato 10 maggio 2014

Una sorella per il Sole


#‎BreakingNews‬ Grande scoperta! Abbiamo trovato la prima sorella del Sole!
Fin da quando l'uomo ha capito come si formano le stelle ci siamo chiesti se il Sole avesse delle sorelle e dove queste stelle si trovassero nella Galassia.
Oggi sappiamo con certezza che il Sole non è nato da solo, ma molto probabilmente ha iniziato a brillare in una gigantesca nube molecolare, insieme ad altre centinaia se non migliaia di stelle sorelle. Il problema era trovarle...
Un gruppo di ricercatori dell'università del Texas, guidati da Ivan Ramirez, ha finalmente trovato una risposta, e quella risposta è HD 162826!
Remirez e i suoi colleghi sono riusciti in un'impresa difficilissima, ma capire come abbiano fatto è relativamente semplice!
Siccome si sono formate dalla stessa nube, queste stelle sorelle possiedono tutte la stessa esatta composizione chimica, la stessa età e formano quello che si chiama un "ammasso aperto", come le Pleiadi, un'associazione temporanea di stelle destinata a dissolversi con il passare degli anni. Tuttavia è passato talmente tanto tempo dalla formazione del Sole (4,5 miliardi di anni circa) che l'ammasso è ormai da tanto tempo disperso, e le sorelle del Sole sono ormai sparse per la Galassia intera.
Gioca però a nostro favore la numerosità dell'ammasso: se le stelle erano tante allora può anche darsi che qualcuna di loro non si sia allontanata più di tanto dal Sole, e ne abbia condiviso il percorso nella Galassia fino ai nostri giorni. È una possibilità che andava verificata. Se si considera il volume della Galassia e la velocità di dispersione di un ammasso aperto, si ottiene che entro 100 parsec dal Sole potrebbero esserci fino a 2-3 stelle sorelle!
I ricercatori negli anni hanno costruito un campione di stelle con composizione ed età simili a quelle solari, mentre altri studi hanno ricostruito "al contrario" le orbite delle stelle che sembravano avere la stessa orbita del Sole nella Galassia, utilizzando dei modelli molto raffinati.
I ricercatori di Austin hanno infine unito questi due approcci, estraendo un campione di 30 possibili candidate. Ulteriori analisi di altissima precisione sulla "firma" chimica di ciascuna stella hanno ristretto il campione a un solo candidato: appunto HD 162826, poco più massiccia (15% in più) e calda del Sole.
Questa stella ha la stessa identica composizione chimica solare, la stessa età e possiede un'orbita che in 4 miliardi e mezzo di anni non la ha mai portata a più di 100 parsec circa dal Sole. Una vera e propria "compagna di cucciolata".
Ora gli astrofisici sono in grado, ricostruendo le orbite, di scoprire dove il Sole è nato e quali ambienti ha attraversato nella sua storia, risolvendo non pochi interrogativi...
Ricordate il lancio del satellite europeo GAIA a dicembre? La sua astrometria ad altissima precisione su di un campione immenso di stelle (circa un miliardo) fornirà letteralmente un diluvio di dati, tra i quali chissà quante altre stelle sorelle aspettano di essere scoperte.
Perché è così interessante cercare una sorella del Sole? Perché potrebbe avere in comune con il Sole non solo la nascita, ma anche l'evoluzione: un sistema planetario, dei pianeti rocciosi... È scientificamente dimostrato che le molecole organiche possono viaggiare per centinaia di anni luce indisturbate. E queste stelle sono tutte partite da molto, molto vicine. Chissà quali mondi ospitano, chissà se qualcuno non stia cercando contemporaneamente a noi le sorelle perdute della propria Stella!
Cieli sereni!
-Lorenzo