giovedì 26 luglio 2012

Allarme del Giurista Rodotà: Può un Parlamento di non eletti mettere mani in modo così incisivo sulla Costituzione?

Stiamo vivendo una fase costituente senza averne adeguata consapevolezza, senza la necessaria discussione pubblica, senza la capacità di guardare oltre l’emergenza. È stato modificato l’articolo 81 della Costituzione, introducendo il pareggio di bilancio. Un decreto legge dell’agosto dell’anno scorso e uno del gennaio di quest’anno hanno messo tra parentesi l’articolo 41. E ora il Senato discute una revisione costituzionale che incide profondamente su Parlamento, governo, ruolo del Presidente della Repubblica. Non siamo di fronte alla buona “manutenzione” della Costituzione, ma a modifiche sostanziali della forma di Stato e di governo. Le poche voci critiche non sono ascoltate, vengono sopraffatte da richiami all’emergenza così perentori che ogni invito alla riflessione configura il delitto di lesa economia.

In tutto questo non è arbitrario cogliere un altro segno della incapacità delle forze politiche di intrattenere un giusto rapporto con i cittadini che, negli ultimi tempi, sono tornati a guardare con fiducia alla Costituzione e non possono essere messi di fronte a fatti compiuti. Proprio perché s’invocano condivisione e coesione, non si può poi procedere come se la revisione costituzionale fosse affare di pochi, da chiudere negli spazi ristretti d’una commissione del Senato, senza che i partiti presenti in Parlamento promuovano essi stessi quella indispensabile discussione pubblica che, finora, è mancata.

Con una battuta tutt’altro che banale si è detto che la riforma dell’articolo 81 ha dichiarato l’incostituzionalità di Keynes. L’orrore del debito è stato tradotto in una disciplina che irrigidisce la Costituzione, riduce oltre ogni ragionevolezza i margini di manovra dei governi, impone politiche economiche restrittive, i cui rischi sono stati segnalati, tra gli altri da cinque premi Nobel in un documento inviato a Obama. Soprattutto, mette seriamente in dubbio la possibilità di politiche sociali, che pure trovano un riferimento obbligato nei principi costituzionali.

La Costituzione contro se stessa? Per mettere qualche riparo ad una situazione tanto pregiudicata, uno studioso attento alle dinamiche costituzionali, Gianni Ferrara, non ha proposto rivolte di piazza, ma l’uso accorto degli strumenti della democrazia. Nel momento in cui votavano definitivamente la legge sul pareggio di bilancio, ai parlamentari era stato chiesto di non farlo con la maggioranza dei due terzi, lasciando così ai cittadini la possibilità di esprimere la loro opinione con un referendum. Il saggio invito non è stato raccolto, anzi si è fatta una indecente strizzata d’occhio invitando a considerare le molte eccezioni che consentiranno di sfuggire al vincolo del pareggio, così mostrando in quale modo siano considerate oggi le norme costituzionali.

Privati della possibilità di usare il referendum, i cittadini — questa è la proposta — dovrebbero raccogliere le firme per una legge d’iniziativa popolare che preveda l’obbligo di introdurre nei bilanci di previsione di Stato, regioni, province e comuni una norma che destini una quota significativa della spesa proprio alla garanzia dei diritti sociali, dal lavoro all’istruzione, alla salute, com’è già previsto da qualche altra costituzione. Non è una via facile ma, percorrendola, le lingue tagliate dei cittadini potrebbero almeno ritrovare la parola.

L’altro fatto compiuto riguarda la riforma costituzionale strisciante dell’articolo 41. Nei due decreti citati, il principio costituzionale diviene solo quello dell’iniziativa economica privata, ricostruito unicamente intorno alla concorrenza, degradando a meri limiti quelli che, invece, sono principi davvero fondativi, che in quell’articolo si chiamano sicurezza, libertà, dignità umana. Un rovesciamento inammissibile, che sovverte la logica costituzionale, incide direttamente su principi e diritti fondamentali, sì che sorprende che in Parlamento nessuno si sia preoccupato di chiedere che dai decreti scomparissero norme così pericolose. È con questi spiriti che si vuol giungere a un intervento assai drastico, come quello in discussione al Senato. Ne conosciamo i punti essenziali. Riduzione del numero dei parlamentari, modifiche riguardanti l’età per il voto e per l’elezione al Senato, correttivi al bicameralismo per quanto riguarda l’approvazione delle leggi, rafforzamento del Presidente del Consiglio, poteri del governo nel procedimento legislativo, introduzione della sfiducia costruttiva. Un “pacchetto” che desta molte preoccupazioni politiche e tecniche e che, proprio per questa ragione, esigerebbe discussione aperta e tempi adeguati. Su questo punto sono tornati a richiamare l’attenzione studiosi autorevoli come Valerio Onida, presidente dell’Associazione dei costituzionalisti, e Gaetano Azzariti, e un documento di Libertà e Giustizia, che hanno pure sollevato alcune ineludibili questioni generali.

Può un Parlamento non di eletti, ma di “nominati” in base a una legge di cui tutti a parole dicono di volersi liberare per la distorsione introdotta nel nostro sistema istituzionale, mettere le mani in modo così incisivo sulla Costituzione?
Può l’obiettivo di arrivare alle elezioni con una prova di efficienza essere affidato a una operazione frettolosa e ambigua? Può essere riproposta la linea seguita per la modifica dell’articolo 81, arrivando a una votazione con la maggioranza dei due terzi che escluderebbe la possibilità di un intervento dei cittadini? Quest’ultima non è una pretesa abusiva o eccessiva. Non dimentichiamo che la Costituzione è stata salvata dal voto di sedici milioni di cittadini che, con il referendum del 2006, dissero “no” alla riforma berlusconiana. A questi interrogativi non si può sfuggire, anche perché mettono in evidenza il rischio grandissimo di appiattire una modifica costituzionale, che sempre dovrebbe frequentare la dimensione del futuro, su esigenze e convenienze del brevissimo periodo.

Le riforme costituzionali devono unire e non dividere, esigono legittimazione forte di chi le fa e consenso diffuso dei cittadini.

Considerando più da vicino il testo in discussione al Senato, si nota subito che esso muove da premesse assai contestabili, come la debolezza del Presidente del Consiglio. Elude la questione vera del bicameralismo, concentrandosi su farraginose procedure di distinzione e condivisione dei poteri delle Camere, invece di differenziare il ruolo del Senato. Propone un intreccio tra sfiducia costruttiva e potere del Presidente del Consiglio di chiedere lo scioglimento delle Camere che, da una parte, attribuisce a quest’ultimo un improprio strumento di pressione e, dall’altra, ridimensiona il ruolo del Presidente della Repubblica. Aumenta oltre il giusto il potere del governo nel procedimento legislativo, ignorando del tutto l’ormai ineludibile rafforzamento delle leggi d’iniziativa popolare. Trascura la questione capitale dell’equilibrio tra i poteri.

Tutte questioni di cui bisogna discutere, e che nei contributi degli studiosi prima ricordati trovano ulteriori approfondimenti.

Ricordando, però, anche un altro problema. Si continua a dire che le riforme attuate o in corso non toccano la prima parte della Costituzione, quella dei principi. Non è vero. Con la modifica dell’articolo 81, con la “rilettura” dell’articolo 41, con l’indebolimento della garanzia della legge derivante dal ridimensionamento del ruolo del Parlamento, sono proprio quei principi ad essere abbandonati o messi in discussione.(Stefano Rodotà)

lunedì 16 luglio 2012

COORDINAMENTO NAZIONALE DEL 15 LUGLIO

                                                              Oggetto: Mozione
 
Il Gruppo "DUE GIUGNO-Progetto Italia" afferma innanzitutto il principio che l’economia nazionale debba essere organizzata al fine di generare prosperità per tutto il popolo e non diretta verso interessi particolari, speculativi e/o monopolisti.
Con la presente mozione si propone al coordinamento nazionale del Gruppo Due Giugno-Progetto Italia di condividere, sostenere e portare avanti due iniziative denominate “Rete Nazionale Monete Complementari” ,“ Giornata Franca Settimanale” e “Contributo Famiglia”. Iniziative concrete, capaci di far percepire all’opinione pubblica l’alternativa politica che stiamo costruendo con tanto entusiasmo, volte anche a incuriosire i mezzi di informazione, che spesso hanno l’esigenza di pubblicare proposte nuove, originali ed intelligenti. In particolare i due progetti consisterebbero in:
1) Rete Nazionale Monete Complementari: Stimolare a livello locale l’introduzione di monete locali complementari , capaci di “dialogare” tra loro, creando così una rete nazionale. Questo obiettivo non esclude la necessità di rivalutare i pro e contro dell’euro e della rivendicazione di tornare alla moneta sovrana. Le monete locali sono strumenti di pagamento complementari che affiancano le valute ufficiali, nel nostro caso l’euro, e sono utilizzate su base volontaria in determinati contesti locali da persone, esercizi commerciali, aziende unite da relazioni economiche, sociali, culturali e che scelgono di aderire al progetto. Non sostituisco la valuta ufficiale, rappresentando elusivamente uno strumento di scambio, utilizzati su base volontaria, con cui è possibile scambiare beni e servizi. Una caratteristica delle monete locali è la presenza di incentivi alla loro circolazione che possono realizzarsi come un costo per chi tiene ferma la moneta troppo a lungo o una svalutazione periodica, limitando così la funzione della moneta a mezzo di pagamento. Gli elementi positivi che derivano dall’introduzione delle valute locali non sono solamente di tipo economico, ma anche di tipo sociale. Il progetto di Rete Nazionale di Monete Complementari si sposerebbe perfettamente con il nostro progetto politico perché entrambi hanno nella pluralità e nel dialogo la propria forza. Una pluralità di monete complementari capaci, ciascuna sul proprio territorio, di dare risposte concrete ai problemi dell’economia locale e allo stesso tempo di mettersi in rete tra loro a livello nazionale per contribuire in modo determinate allo sviluppo economico dell’intero paese.
2) Giornata Franca Settimanale: L’idea è quella di istituire una sorta di zona franca, nella quale gli acquisti sarebbero esenti da Iva e i lavoratori non dovrebbero pagare le tasse. Una proposta molto concreta, semplice e di sicure effetto, per rilanciare i consumi e lasciare più soldi nelle tasche a quelle persone che sono chiamate a lavorare.
3) Contributo Famiglia: Contributo mensile a chi(uomo o donna) sta a casa per aiutare la famiglia. Le risorse necessarie dovrebbero essere reperite attraversa tagli ai tanti sprechi e privilegi.
Le iniziative andrebbero sostenute attraverso l’impegno di tutti i soggetti componenti il Gruppo Due Giugno-Progetto Italia attraverso:
1) divulgazione delle proposte attraverso i propri siti internet e social-network;
2) divulgazione delle proposte attraverso i mass-media locali e/o nazionali;
3) Sensibilizzazione della cittadinanza attraverso l’organizzazione, ove possibile, di convegni e/o banchetti con distribuzione di volantini informativi;
4) Sollecitazione delle Amministrazioni Comunali direttamente, ove presenti con consiglieri comunali attraverso mozioni, ordini del giorni e/o interrogazioni e indirettamente, ove non presenti con lettera da inviare via e-mail a tutti i Consigli Comunali ,ad attivarsi per introdurre monete complementari con una visione di rete ed esprimere un indirizzo chiaro per chiedere a Governo e Parlamento Italiano di tradurre in realtà la “Giornata Franca Settimanale”, in particolar modo per carburanti e beni di largo consumo, e il “Contributo Famiglia”.
Il gruppo ha messo in rete quarantasei tra movimenti, gruppi e liste civiche d’Italia, non scherza e dalla prima riunione del coordinamento nazionale, tenutasi per tutta la giornata di ieri a Roma, lancia le prime battaglie.
In particolare, il coordinamento nazionale ha dato il via libera a tre proposte denominate “Rete Nazionale Monete Complementari” ,“ Giornata Franca Settimanale” e “Contributo Famiglia”. Con la prima iniziativa il gruppo intende stimolare a livello locale l’introduzione di monete locali complementari , capaci di “dialogare” tra loro, creando così una rete nazionale. L’idea di una “Giornata Franca Settimanale” è, invece, quella di istituire una sorta di zona franca, nella quale gli acquisti sarebbero esenti da Iva e i lavoratori non dovrebbero pagare le tasse. In ultimo, la proposta di un contributo mensile a chi,uomo o donna, sceglie di stare a casa per aiutare la famiglia. Le risorse necessarie dovrebbero essere reperite attraversa tagli ai tanti sprechi e privilegi.
Iniziative concrete che verranno portate avanti con determinazione sul territorio dai 46 soggetti aderenti al gruppo. Concretezza scaturita da soggetti civici e locali che, insieme, stanno cercando di creare una seria e responsabile alternativa politica al sistema attuale. Una vera e propria lista civica nazionale denominata “Gruppo Due Giugno-Progetto Italia”
 Gruppi Aderenti al progetto:
• Movimento Libero;
• Rete di Cittadini Liberi;
• Movimento Progetto Italia;
• Civica Indipendente Liberi-Insieme;
• Civic – Coalizione Indipendente Volontari per un’Italia Credibile;
• Comitato del Sole;
• Movimentorevolution.it;
• Lista Civica Uniti per Volterra;
• United states of the world;
• Lista Città Diversa (Livorno);
• MID (Movimento Italiano Disabili);
• Associazione Civica Romana;
• Associazione Puntoeacapo (Falconara);
• Movimento Belforte contro Terna;
• FNI Valmetauro;
• Angeli e Arcangeli;
• AssoCittadini Associazione degli utenti e dei consumatori;
• Movimento Civico "La Terza Via" (Saltara);
• Lista Civica Nazionale Italia Libera;
• Riprendiamoci l'Italia;
• Pensare Comune(Casole d'Elsa);
• Quarta Via;
• Cittadini Esasperati;
• Lista Civica ViviVedano(Vedano al Lambro);
• Alternativa per il Comune (Castelnuovo Val di Cecina);
• Buon Giorno Italia! Siamo Voi!;
• Saltrionuova;
• Italia dei cittadini;
• Miglioriamo Insieme Monza e Brianza;
• Cambiamo Noi per Cambiare l'Italia;
• Movimento Democrazia Diretta;
• Sosteniamo i volontari-Arcore c'è!;
• Lista Civica Comunale"(Maserà di Padova).
• Biodiversità;
• Civitas Levante;
• Progetto Terni;
• Mandiamoli Tutti a Casa;
• Movimento Italiano Libertà Lavoro Equità;
• Italia Tartassata Protesta;
• Um manifesto per la libertà;
• Unione Consumatori Europei;
• Movimento Europeo Diversabili Associati;
• Crociati del Fare;
• Tutelati & Difesi;
• Gemelli d'Italia.

mercoledì 4 luglio 2012

Spending review: un altro termine inglese introdotto dal governo per prendere in giro i poveri italiani.
Il governo taglierà 4 miliardi di euro fra sanità e i servizi pubblici con la scusa della spending review, ma non taglia un euro sulla spesa delle pensioni d'oro,mentre con il taglio alle pensioni d'oro si risparmierebbe oltre 2,3 miliardi di euro!
Perchè non lo fà? Perchè le pensioni d'oro vanno ai manager pubblici e ai politici che ci governano e ci hanno governato per 20 anni.
LEGGI CON ATTENZIONE QUESTI DATI UFFICIALI SULLA SANITA'
Le informazioni sono state raccolte, elaborate e, infine, divulgate in Rete dall’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture (Avcp). Dunque si tratta di cifre ufficiali.
Vediamo di capire quanto le Aziende Sanitarie Locali scialacquino i nostri soldi. Partiamo dalle siringhe. E consideriamo, ad esempio, quelle di “plastica sterile monouso cono luer lock senza ago (ml 5)”. Secondo lo studio dell’Avcp, il loro “prezzo di riferimento”, ovvero quello al quale dovrebbero essere acquistate dalle Asl, ammonta a 0,02 euro; mentre il loro “prezzo mediano”, ovvero quello medio al quale le Asl le acquistano, è di 0,043 euro. Se la matematica non è un’opinione (e il caldo non mi ha mandato in fumo il cervello): il doppio.

Consideriamo, adesso, un “Ago cannula a due vie con prolunga integrata (G18 ÷ G 24)”: le Asl dovrebbero pagarlo 2,11 euro (prezzo di riferimento), ma arrivano a pagarlo, in media, 4,575 euro (prezzo mediano). Più del doppio.

Passiamo, poi, ai “Cateteri guida per angioplastica periferica varie forme e misure da 6 a 9 Fr”: il loro prezzo di riferimento è 43, 00 euro; le Asl, per acquistarli, arrivano a sborsarne, in media, anche 80,00 (prezzo mediano). Praticamente il doppio.

Occupiamoci, adesso, delle “Suture riassorbibili sintetiche monofilamento in polidiossanone montato (cm 45 filo, ago tagliente di precisione)”. In questo caso, il prezzo di riferimento è 3,46 euro; il prezzo al quale le Aziende Sanitarie le acquistano, in media, è 8,995 (prezzo mediano). Quasi il triplo.

Prendiamo in considerazione, poi, le “Suturatrici lineari rette monopaziente con lama per chirurgia aperta (Linea di sutura: 55-60mm, altezza punto 3,5 – 4,8 mm)”, il cui prezzo di riferimento è 178,00 euro; mentre quello mediano è 218,00. Oppure si valuti le “Suturatrici lineari articolate monopaziente con lama per laparoscopia (linea di sutura: 35 -45 mm, lunghezza stelo 27-44cm, altezza punto mm 2,5-3,8)”, che alle Asl dovrebbero costare 189,12 euro (prezzo di riferimento), mentre costano loro, in media, 307,20 euro (prezzo mediano).

Non c’è trucco e non c’è inganno: venghino, signori, venghino.

Passiamo all’ovatta. Consideriamo quella di “cotone idrofilo per uso sanitario non sterile in confezione da 500g”. Ebbene, essa dovrebbe costare 0,753 euro (prezzo di riferimento); le Asl, invece, arrivano a pagarla, sempre in media, 1,6 euro (prezzo mediano).

Occupiamoci, ora, delle “Garze in cotone piegate senza filo radiopaco sterili (strati 16, cm 10 x 10)”. Dovrebbero costare, alle Aziende Sanitarie, 0,03 euro (prezzo di riferimento), invece arrivano a costare loro, in media, 0,08 euro (prezzo mediano). Più del doppio; quasi il triplo.

Ora, invece, è il turno della “Benda di garza elastica orlata, non adesiva, monoestensibile, non sterile, in confezione singola completa di fermagli (cm 20 x 4/5 mt in tensione in confezione da max 20 pezzi)”, il cui prezzo di riferimento è 0,29 euro, mentre quello mediano è 0,47325 euro.

Passiamo, poi, alla “Medicazione sterile in schiuma di poliuretano sagomata per sacro”: le Asl dovrebbero pagarla 2,4 euro (prezzo di riferimento), e invece arrivano a pagarla, in media, 6,1 euro (prezzo mediano). Quasi il triplo.

Vorremmo mica farci mancare i cerotti? Nient’affatto. Eccone i prezzi.

“Cerotti per fissaggio di aree estese (TNT, altezza 15 cm, lunghezza =9 m)“: dovrebbero costare 1,5 euro (prezzo di riferimento) e, invece, arrivano a costare, in media, 2,075 euro (prezzo mediano).

Adesso passiamo ad una tipologia un po’ più sofisticata di prodotti medicali: le protesi. Nelle cui compravendite, come molteplici inchieste della Magistratura hanno evidenziato, girano tangenti cospicue. Occhio ai loro prezzi, dunque.

Iniziamo con le “Protesi vascolari rette in dacron maglia impregnate con gelatina”, il cui prezzo di riferimento è 185,00 euro, mentre quello a cui le acquistano le Asl è, in media, 379,50 euro.

Saliamo di categoria.

“Protesi vascolari rette in dacron maglia con rivestimento in argento, mis da 70”: il loro prezzo di riferimento è 293,00 euro, mentre quello che pagano le Asl per procurarsele è, in media, 1.130,22 euro (prezzo mediano). Sono necessari commenti? Non credo.

Continuiamo.

“Protesi vascolari rette in dacron maglia trattate con eparina”: il loro prezzo di riferimento è 637,50 euro; quello mediano, invece, è 1.553,82 euro.

“Protesi vascolari rette in PFTE semplici (lunghezza = 70 cm)”: il loro prezzo di riferimento è 317,00 euro; quello mediano, invece, è 1.067,20 euro.

“Protesi vascolari rette in PFTE rinforzate con supporto radiale, lunghezza cm 40 ca.”: il loro prezzo di riferimento è 320,00 euro; quello mediano, invece, è 938,90 euro.

Chiudiamo il capitolo delle protesi occupandoci di quelle “vascolari rette in PFTE rinforzate con anelli rimovibili, lunghezza cm 70 ca.”: il prezzo al quale le Asl dovrebbero acquistarle, è 398,10 euro (prezzo di riferimento), quello a cui le comprano, invece, è, in media, 1.984,50 euro (prezzo mediano).

Questo è il modo in cui le Asl gestiscono i soldi del Contribuente quando devono comprare “dispositivi medici”. Ulteriori dettagli, nel rapporto dell’Avcp.

Passiamo, adesso, al capitolo farmaci e principi attivi.

Consideriamo, allora, la “B01AB ENOXAPARINA SODICA 10000 UI FIALA/SIRINGA”, il cui prezzo di riferimento ammonta a 2,63 euro, mentre quello mediano a 4,1euro. Quasi il doppio.

È il turno, poi, della “B01AB ENOXAPARINA SODICA 6000 UI FIALA/SIRINGA”: il suo prezzo di riferimento è 0,86 euro, quello mediano, invece, ammonta a 2,1085 euro.

Passiamo, adesso, alla “B03XA EPOETINA ALFA 10000UI FIALA/SIRINGA”, il cui prezzo di riferimento è pari a 17,6 euro, ma le Asl la pagano, in media, 35,5 euro (prezzo mediano). Circa il doppio.

Consideriamo, ora, il “J01DH MEROPENEM TRIIDRATO 1000 MG FIALE”: le Aziende Sanitarie dovrebbero pagarlo 5,89 euro (prezzo di riferimento); lo pagano, invece, in media 9,25 euro (prezzo mediano).

Adesso, invece, occupiamoci di “L01XA OXALIPLATINO 5 MG/ML 50 MG FIALE”. Ebbene, il suo prezzo di riferimento ammonta a 3,175 euro, ma le Asl lo pagano, in media, 6,9845 euro. Più del doppio.

Chiudiamo il capitolo “farmaci e principi attivi” (ed anche il post) occupandoci di “L03AA FILGRASTIM 0,3 MG/ML FIALA/SIRINGA”: il suo prezzo di riferimento è 8,8 euro; quello mediano, invece, è 25,125 euro. Più del triplo...
(Dati pubblicati su FB da Giannattilio Certo in data 4 giugno)