mercoledì 20 dicembre 2023

Il nulla non è il "nulla"

Se non ci fosse il nulla... nulla potrebbe esserci, per cui il nulla assoluto non può esistere: esso è pertanto anche il tutto. 

Riguardo alla nascita dell'universo si può solo teorizzare. I credenti se ne vengono fuori dalla matassa intricata adducendo che Dio ne è il creatore, ok, ma il Creatore chi lo ha creato? I credenti dicono che Dio è nato causa sui, dunque sarebbe l'increato per definizione, ok, ma stando a questo principio, perché non dovrebbe esserlo l'universo? Ma più che pormi la domanda su come è nato l'universo, mi porrei la domanda su come possa essere nato il nulla che lo ha generato: perché, secondo me, il nulla ha generato l'universo, di conseguenza l'universo è nato in un certo senso causa sui. Solo che la teologia fa confusione col karma e scambia Dio col nulla e l'universo come fosse una sua volontà, o un riflesso della sua volontà, opzione che verrebbe del tutto smentita se la cosmologia provasse una volta per tutte l'esistenza del multiverso. Io penso che il nulla (sterminato luogo contenente soltanto l'energia oscura - dalla quale poi è derivata la materia oscura) infine, a tal punto si è contratto, fino a creare la singolarità dalla quale si è generato il big bang e con esso lo spazio-tempo (che è dimensione unica e indivisibile come lo stesso Einstein aveva intuito, ed è accaduto ed accade mentre l'universo si espande) e dal quale derivano energia e materia visibili, alias la luce. Tuttavia luce visibile in quanto gli esseri viventi la percepisco e ne misurano l'intensità, altrimenti la luce non sarebbe luce e il nulla sarebbe rimasto nulla e fine a se stesso; ma la natura non crea nulla che possa essere fine a se stesso, senza scopo, e lo scopo è sempre il divenire: non ve n'è un'altro. Quindi l'universo è la rappresentazione del nulla che è diventato il tutto in continua dilatazione, fino a quando non raggiungerà il suo apogeo di stato originario di nulla. 

Dunque il nulla lo perciamo in quanto questo è divenuto ciò che chiamiamo universo, ma in realtà esso si è solo trasformato e un giorno farà ritorno a ciò che è sempre stato: eterno ritorno dell'uguale, e tutto si ripeterà all'infinito. Questa potrebbe essere persino la necessità fisiologica del nulla!

E, stando all'ipotesi nietzscheana, tutto si ripeterà identico a se stesso; ciò farebbe supporre che il nulla conserverebbe tutte le informazioni contenute nell'universo, tanto quanto teorizza la fisica quantistica a proposito dei buchi neri i quali si comporterebbero come degli enormi "registratori".

Giovanni Provvidenti

lunedì 18 dicembre 2023

Cenni sul rapporto mente-cervello

 Fin dagli albori del mythos e del logos gli antichi greci facevano riflessioni su ciò che è mente, anima, psiche, spirito; tali riflessioni appartengono alla storia della filosofia, a cominciare da Platone, Democrito, Aristotele e dagli stoici; attraversa il pensiero di Agostino e giunge alla filosofia moderna, quando Cartesio opera una svolta nel considerare la mente una sostanza immateriale che interagisce con il corpo (dualismo interazionista).

Nel '900, prima la filosofia della mente poi le nuove neuroscienze assumono peculiarità materialistiche e naturalistiche, soprattutto sotto la spinta del behaviorismo (o comportamentismo), il quale esclude ogni ricorso a sostanze immateriali inosservabili (la metafisica), ovvero all'introspezione e agli stati mentali soggettivi, ritenendo validi solo i comportamenti osservabili dei soggetti. Sono le scienze cognitive ad operare un mutamento di prospettive negli anni '70, in quanto giudicano che la scienza non può ignorare i processi mentali e il rapporto mente-cervello. Emerge una visione materialistica della mente e si proclama l'identità tra mente e cervello, tra eventi mentali ed eventi cerebrali. Ogni evento cerebrale è identico a un evento mentale. Il cervello e la mente nel tempo hanno attratto l'interesse non soltanto di filosofi e antropologi, ma anche di scienziati, biologi, ingegneri, chimici, giuristi, economisti. Sono soprattutto le neuroscienze che a partire dalla seconda metà del novecento stanno cercando di comprendere la struttura e il funzionamento di questi due  fondamentali organi, in relazione a funzioni importanti, come il pensiero, le emozioni, la percezione, l'aggressività, la violenza, i sogni, il linguaggio, ecc. Per capire la mente, bisogna conoscere il cervello, la struttura più straordinaria e meravigliosa dell'universo conosciuto. È un percorso che ci mette in contatto con l'intimità del nostro Io per rintracciare ciò che siamo, come costruiamo i nostri pensieri, prendiamo decisioni, formuliamo i giudizi, sogniamo, immaginiamo, sentiamo, a partire dalla nostra infanzia.

Siamo ancora all'inizio, anche se le ricerche nel campo delle neuroscienze  ci forniscono sempre nuovi, straordinari risultati.

Giovanni Provvidenti


domenica 17 dicembre 2023

CENNI SULLA FILOSOFIA DELL'IDEALISMO MONISTA

 Secondo la filosofia dell'idealismo monista è la coscienza la base di tutta l'esistenza, non la materia: sia il mondo materiale che quello mentale emergono dalla coscienza. La Coscienza perciò non è un epifenomeno del cervello, ma quella base dell'esistenza che contiene tutte le possibilità di manifestazione (di ciò che è mentale e di ciò che è materiale), incluso il cervello stesso. Non è allora il cervello a creare la coscienza, in quella catena di causalità verso l'alto in cui crede la scienza dualistica, secondo la quale le particelle subatomiche e le loro interazioni creano l'atomo, insiemi di atomi creano le molecole, insiemi di molecole formano le cellule, alcune delle quali sono neuroni, collettività di neuroni costituiscono il cervello e il cervello genera i processi mentali, tra cui la coscienza. Il cervello non può creare la coscienza, perché è solo un oggetto. E dato che, nell'ottica della fisica quantistica, gli oggetti sono solo onde di probabilità che "si materializzano" nel momento in cui con l'osservazione facciamo collassare una funzione d'onda, è più corretto dire che è la coscienza a creare il cervello. In vita, la coscienza trova un correlato neurofisiologico nei processi quantistici coerenti di strutture cerebrali chiamate microtubuli, processi che sembrano regolare l'attività delle membrane sinaptiche. Con la morte, e la conseguente cessazione dell'attività cellulare, l'informazione legata ai processi quantistici dei microtubuli si libera, venendo meno l'associazione col corpo fisico. L'informazione non si disperde nel nulla, ma viene trasferita non localmente alla coscienza. Se questo è ciò che possiamo chiamare anima, allora la nostra anima è costituita dello stesso tessuto con cui è fatto l'universo.

Giovanni Provvidenti

venerdì 1 dicembre 2023

L'io: volontà di vita e di morte


 

Chi non sa modellare la propria esistenza ad immagine e somiglianza del proprio io, e come se morisse ogni giorno, perché ogni giorno ci si trova in balìa di una depressione evidente o latente. L'io cioè ha bisogno di continui stimoli, interni ed esterni, di interventi fisiologici e a-fisiologici per rimanere attaccato alla vita, di desiderare insomma. Ma questa potrebbe apparire come semplice retorica filosofica. Sarò più esplicito.

Mettiamo che una persona decide di togliersi la vita, perché lo fa? è perché dentro di essa l'io non introverte più stimoli, gli è venuto meno il desiderio positivo, non di amare se stesso, bensì di amore per la vita, che ora vede come un'acerrima nemica, un ostacolo alla liberazione del suo spirito. Il desiderio di vivere non è semplicemente lo stimolo di esistere di per sè, bensì è desiderio di conoscenza, curiosità per il piacere fine a se stesso e di per se stesso: è il "piacere" del dolore, poiché persino il dolore procura in un certo senso piacere, ossia stimoli psicofisici, adrenalina: piacere e dolore sono le due facce della volontà di potenza. Quando la volontà di potenza viene meno allora affiora la volontà di impotenza ed è come se l'io si stesse spegnendo o fosse moribondo, poiché ha perduto la sua forza vitale. Se l'io non è più in grado di generare sogni, istinto, sentimenti, emozioni, pathos, non è più in grado di generare linfa vitale, di gestire l'Essere, ed è come se l'esistenza dell'intero universo gli pesasse addosso, lo schiacciasse continuamente, allora cerca di sopprimere se stesso, giacché così agendo annienterebbe ogni ostacolo tra sè e la "felicità", si libererebbe di ogni fardello esistenzale. 

Si verifica ciò che io chiamo la "depressione dell'io", ed è questa che induce l'io a sopprimere se stesso o attraverso il suicidio fisico o il suicidio metafisico. Non sottovalutiamolo questo aspetto dell'io.

Per esempio: se una persona sa di essere malata terminale e cerca di lottare con tutte le sue forze per vivere, ad un certo punto, rendendosi conto che è una lotta inutile, una corsa inutile verso la vita, si lascia andare alla depressione e il suo io non produce più gli enti necessari per farle desiderare di vivere, allora si arrende e desidera solo di morire ed inizia la sua corsa verso la morte, che è una ricerca della felicità: la felicità di essersi liberata del proprio male fisico, del proprio dolore fisico. Questo desiderio di morte può sembrare un riflesso o un impeto della volontà di potenza, ma in realtà, essendo un desiderio negativo o nichilistico, è pura volontà di impotenza. 

Oppure se una persona si trova come fosse in forte stato di dipendenza di qualcosa o di qualcuno e questo qualcosa o qualcuno ora gli viene a mancare, il suo io và subito in stato depressivo e perde ogni interesse per la vita; capita alle persone che hanno costruito la loro esistenza intorno a un amore (o presunto tale); capita a quelle persone carcerate che sanno di dover affrontare una lunga esistenza privati della libertà fisica. 

Capita a volte senza un apparente motivo, capita cioè ad un certo punto, capita e basta. Chi può sapere una volta per tutte dei misteri della psiche e delle sue labirintiche intenzioni?

Giovanni Provvidenti

domenica 26 novembre 2023

L'oltreuomo e il suo carattere identitario nella completezza con la donna

 


Per come la vedo io, quando Nietzsche afferma che la donna dovrebbe essere fiera di partorire l'oltreuomo e che questo atto dovrebbe voler essere il suo scopo preminente nella volontà di diventare madre, appare d'acchito, ai più, come una sorta di incitamento alla donna a dover diventare null'altro che una sforna-prole: non è così, ovviamente. Non di rado le parole di Nietzsche sono state interpretate in modo distorto, e non sempre in buona fede. 
Nietzsche, addirittura, nei suoi aspetti peculiari ed essenziali, considerava la donna superiore all'uomo. Era dunque consapevole che la sua volontà di potenza avrebbe potuto, dovuto esortarla, per così dire, a "partorire se stessa" e, attraverso sè, l'uomo nuovo, l'oltre-uomo. Ovvero educarlo l'uomo, ammaestrarlo alla nuova coscienza di autosuperamento. Magari non partorendo prole ma facendo leva sul suo carattere biologico più identitario e primigenio, quello di essere madre per antonomasia. Ogni donna è "naturalmente madre" è il suo istinto più primordiale, al contrario nell'uomo, il cui istinto più primordiale è predatorio. 
Ogni uomo, ogni uomo tutto d'un pezzo, conserva nel profondo un fanciullo che troppo spesso si comporta in modo infantile, ecco, la donna potrebbe aiutarlo a "crescere", aiutarlo a mutare il fanciullo infantile in "fanciullo ridente", maturo, in fanciullo "serio" e che sappia vivere la propria tragedia interiore con leggerezza, ironia e distacco. La donna, a questo punto, potrebbe a ragione obiettare: "la donna dovrebbe far da balia all'uomo fino alla sua maturità psichica?" In un certo senso sì. L'uomo è più forte fisicamente ma possiede una fragilità psichica molto evidente; la donna è più forte psichicamente ma la sua psiche è resa spesso fragile dal dominio prepotente della forza bruta dell'uomo. Ecco dunque che la donna emancipata si è stancata di "accudire" la fragilità dell'uomo, con la nefasta conseguenza che l'uomo si è ancor più ritrovato in balìa di se stesso, quasi abbandonato in un deserto psicologico che si espande via via la solitudine lo deprime. Perciò affermo che la donna dovrebbe tornare ad essere madre, moglie, sorella ... Perché la donna è madre anche senza volerlo, ma oggi rifiuta questo ruolo che considera opprimente, col risultato, ahimè, che non di rado è proprio lei a trascinare l'uomo nella sua infantilità, credendo che un'educazione affettiva scolastica possa risolvere il problema: illusione! È la donna sociale e famigliare che può risolvere il "problema uomo!". Delle madri sappiamo (specie oggigiorno), delle loro involuzioni istintuali e della loro incapacità di educare i figli; delle sorelle, delle mogli o delle compagne sappiamo anche l'impazienza e la riluttanza ad adoperarsi in tal senso. Perciò dico che la donna dovrebbe riprendere il suo ruolo di madre per antonomasia e guidare l'uomo verso una piena maturità e consapevolezza di sè. Questa responsabilità potrebbe innalzare la donna al di sopra di sè, elevandola a dea-Terra e madre dell'avvenire. Certo, dell'avvenire dell'oltreuomo, ma direi dell'uomo in quanto tale. Ecco cosa intendo della donna "partoriente" l'oltreuomo. Ma dèa-Terra lo è già in un certo senso, tuttavia potrebbe diventarlo in un modo nuovo, più alto e sublime se solo ritrovasse la volontà di potenza di prendersi carico di una responsabilità più greve e di un progetto umano più grandioso: cioè di diventare l'artefice della nuova umanità e del nuovo umanesimo. 
Dunque, la donna, raggiunta di sè tale consapevolezza ed elevata coscienza, potrebbe prefiggersi il nuovo preminente compito: educare l'uomo ad un'alta spiritualità e moralità e ad una invincibile brama di raggiungere nuove mete oltre-umane. Educarlo soprattutto al superamento di tutte le proprie bassezze, trascinandolo sì nell'imo dei suoi abissi più reconditi per costringerlo a fissare il volto tragico dei suoi demoni, a trovar la forza e il coraggio di accettarli, affrontarli, vincerli e dominarli, solo così si può risalire la propria china e raggiungere l'apice della propria consapevolezza. 
Vuole la donna assumere sù di sè il compito superiore di incarnare Arianna? Uomo e donna ciò dovrebbero essere: Dioniso in Arianna e Arianna in Dioniso!
Giovanni Provvidenti


venerdì 17 novembre 2023

Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo

 

(Approvata dall'assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948)

Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato e proclamato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il cui testo completo è riportato di seguito. Dopo questa solenne deliberazione, l'Assemblea delle Nazioni Unite diede istruzioni al Segretario Generale di provvedere a diffondere ampiamente questa Dichiarazione e, a tal fine, di pubblicarne e distribuirne il testo non soltanto nelle cinque lingue ufficiali dell'Organizzazione internazionale, ma anche in quante altre lingue fosse possibile usando ogni mezzo a sua disposizione. Il testo ufficiale della Dichiarazione è disponibile nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, cioé cinese, francese, inglese, russo e spagnolo.

Preambolo

Considerando che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti eguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della pace e della giustizia nel mondo;

Considerando che il non riconoscimento e il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno condotto ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani saranno liberi di parlare e di credere, liberati dal terrore e dalla miseria, è stato proclamato come l'aspirazione più alta dell'uomo;

Considerando che i diritti dell'uomo siano protetti da un regime di diritto per cui l'uomo non sia mai costretto, in supremo ricorso, alla rivolta contro la tirannia e l'oppressione;

Considerando che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni;

Considerando che nella Carta dei popoli le Nazioni Unite hanno proclamato di nuovo la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne, e che si sono dichiarati decisi a favorire il progresso sociale e a instaurare le migliori condizioni di vita nella libertà più grande;

Considerando che gli Stati-Membri si sono impegnati ad assicurare, in cooperazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite, il rispetto universale ed effettivo dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;

Considerando che una concezione comune di questi diritti di libertà è della massima importanza per assolvere pienamente a tale impegno;

L'Assemblea generale proclama la presente Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo come l'ideale comune da raggiungere da tutti i popoli e da tutte le nazioni affinché tutti gli individui e tutti gli organi della società, tenendo sempre presente allo spirito tale dichiarazione, si sforzino, attraverso l'insegnamento e l'educazione, di sviluppare il rispetto di tali diritti e libertà e di assicurarne, attraverso misure progressive di ordine nazionale e internazionale, il riconoscimento e la applicazione universale ed effettiva, sia fra le popolazioni degli Stati-Membri stessi, sia fra quelle dei territori riposti sotto la loro giurisdizione.

Articolo 1

Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire in uno spirito di fraternità vicendevole.

Articolo 2

Ognuno può valersi di tutti i diritti e di tutte le libertà proclamate nella presente dichiarazione, senza alcuna distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, d'opinione politica e di qualsiasi altra opinione, d'origine nazionale o sociale, che derivi da fortuna, nascita o da qualsiasi altra situazione. Inoltre non si farà alcuna distinzione basata sullo statuto politico, amministrativo o internazionale del paese o del territorio a cui una persona appartiene, sia detto territorio indipendente, sotto tutela o non autonomo, o subisca qualunque altra limitazione di sovranità.

Articolo 3

Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della sua persona.

Articolo 4

Nessuno potrà essere tenuto in schiavitù né in servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi sono proibiti in tutte le loro forme.

Articolo 5

Nessuno sarà sottoposto a tortura né a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

Articolo 6

Ognuno ha diritto al riconoscimento della propria personalità giuridica, in ogni luogo.

Articolo 7

Tutti sono uguali di fronte alla legge ed hanno diritto - senza distinzione - ad un'eguale protezione contro qualsiasi provocazione ad una simile discriminazione.

Articolo 8

Ogni persona ha diritto ad un ricorso effettivo davanti alle competenti giurisdizioni nazionali contro atti che violano i diritti fondamentali riconosciutile dalla Costituzione o dalla legge.

Articolo 9

Nessuno può arbitrariamente essere arrestato, detenuto né esiliato.

Articolo 10

Ogni persona ha diritto - in piena eguaglianza - a che la sua causa sia ascoltata equamente e pubblicamente da un tribunale indipendente e imparziale, che deciderà sia dei suoi diritti e dei suoi obblighi, sia del fondamento di qualunque accusa in materia penale, rivolta contro di essa.

Articolo 11

1) Ogni persona accusata di un reato è presunta innocente fino a che la sua colpevolezza sia stata legalmente stabilita nel corso di un processo pubblico, in cui tutte le garanzie necessarie alla sua difesa le siano state assicurate;

2) Nessuno verrà condannato per azioni o omissioni, che al momento in cui sono state commesse non costituiscono reato in base al diritto nazionale o internazionale. Parimenti non sarà inflitta alcuna pena più forte di quella che era praticata al momento in cui il reato è stato commesso.

Articolo 12

Nessuno sarà oggetto di ingerenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, né di lesioni al suo onore ed alla sua reputazione. Ogni persona ha diritto alla protezione della legge contro simili ingerenze e lesioni.

Articolo 13

1) Ogni persona ha diritto di circolare liberamente e di scegliere la propria residenza entro i confini di uno Stato;

2) Ogni persona ha diritto di abbandonare qualsiasi paese, compreso il proprio, e di rientrare nel proprio paese.

Articolo 14

1) Di fronte alla persecuzione ogni persona ha diritto di cercare asilo e di beneficiare dell'esilio in altri paesi;

2) Tale diritto non si può invocare in caso di persecuzione realmente fondata su un reato di diritto comune o su azioni contrarie ai principii e agli scopi delle Nazioni Unite.

Articolo 15

1) Ogni individuo ha diritto ad una nazionalità;

2) Nessuno può arbitrariamente venir privato né della propria nazionalità né del diritto di cambiare nazionalità.

Articolo 16

1) Raggiunta l'età nubile, l'uomo e la donna, senza restrizione di sorta per ciò che riguarda la razza, la nazionalità o la religione, hanno diritto di sposarsi e di fondare una famiglia. Hanno pari diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e al momento del suo scioglimento;

2) Il matrimonio non si può concludere che con il pieno e libero consenso dei futuri sposi;

3) La famiglia è l'elemento naturale e fondamentale della società e ha diritto alla protezione della società e dello Stato.

Articolo 17

1) Ogni persona, tanto sola quanto in collettività, ha diritto alla proprietà;

2) Nessuno può arbitrariamente esser privato della sua proprietà.

Articolo 18

Ogni persona ha diritto alla libertà di cambiare religione, come pure di manifestare la propria religione o convinzione sola o in comune, in pubblico o in privato, con l'insegnamento, le pratiche, il culto e la celebrazione dei riti.

Articolo 19

Ogni individuo ha diritto alla libertà d'opinione e d'espressione, il che implica il diritto di non venir disturbato a causa delle proprie opinioni e quello di cercare, ricevere e diffondere con qualunque mezzo di espressione, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee.

Articolo 20

1) Ogni persona ha il diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica;

2) Nessuno può essere costretto a far parte di una associazione.

Articolo 21

1) Ogni persona ha diritto di partecipare alla direzione degli affari pubblici del suo paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente eletti;

2) Ogni persona ha diritto ad accedere, in condizioni di uguaglianza, alle cariche pubbliche del proprio paese;

3) La volontà del popolo è il fondamento dell'autorità dei poteri pubblici; questa volontà dev'essere espressa con elezioni serie, che devono aver luogo periodicamente, a suffragio universale uguale e con voto segreto o seguendo una procedura equivalente, che garantisca la libertà del voto.

Articolo 22

Ogni persona, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale; ha la facoltà di ottenere soddisfazioni dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità e al libero sviluppo della sua personalità, grazie allo sforzo nazionale ed alla cooperazione internazionale, tenuto conto dell'organizzazione e delle risorse dei singoli paesi.

Articolo 23

1) Ogni persona ha diritto al lavoro, alla libera scelta del suo lavoro, a condizioni eque e soddisfacenti di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione;

2) Tutti hanno diritto, senza discriminazione, ad un salario uguale per lavoro uguale;

3) Chi lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente, che assicuri a lui ed alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana e integrata, se opportuno, da ogni altro mezzo di protezione sociale;

4) Ogni persona ha diritto di fondare con altri dei sindacati e affiliarsi a dei sindacati per la difesa dei suoi interessi.

Articolo 24

Ogni persona ha diritto al riposo e allo svago, in particolare ad una ragionevole limitazione della durata del lavoro ed a vacanze periodiche pagate.

Articolo 25

1) Ogni persona ha diritto ad un livello di vita sufficiente ad assicurare la salute e il benessere suo e della sua famiglia, specialmente per quanto concerne l'alimentazione, l'abbigliamento, l'alloggio, le cure mediche e i servizi sociali necessari; ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, di malattia, d'invalidità, di vedovanza, o negli altri casi di perdita dei propri mezzi di sussistenza in seguito a circostanze indipendenti dalla sua volontà;

2) La maternità e l'infanzia hanno diritto ad un aiuto e ad un'assistenza speciali.Tutti i bambini, nati sia nel matrimonio sia fuori del matrimonio, godono della medesima protezione sociale.

Articolo 26

1) Ogni persona ha diritto alla educazione. Essa dev'essere gratuita, almeno per quanto riguarda l'insegnamento elementare e fondamentale. L'insegnamento elementare è obbligatorio. L'insegnamento tecnico e professionale deve essere diffuso. L'accesso agli studi superiori deve essere aperto a tutti, in piena uguaglianza, in base ai meriti;

2) L'educazione deve mirare al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve favorire la comprensione, la tolleranza e l'amicizia tra tutte le Nazioni e tutti i gruppi razziali o religiosi, come pure lo sviluppo delle attività delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace;

3) I genitori hanno in primo luogo il diritto di scegliere il genere di educazione da impartire ai loro figli.

Articolo 27

1) Ogni persona ha il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai benefici che ne risultano;

2) Ognuno ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria o artistica di cui è autore.

Articolo 28

Ogni persona ha diritto a che, sul piano sociale e su quello internazionale, regni un ordine tale che i diritti e le libertà enunciate nella presente Dichiarazione possano trovarvi pieno sviluppo.

Articolo 29

1) L'individuo ha dei doveri nei confronti della comunità, nella quale è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità;

2) Nell'esercizio dei suoi diritti e nel godimento delle sue libertà ognuno è soggetto unicamente alle limitazioni stabilite dalla legge, esclusivamente allo scopo di assicurare il riconoscimento ed il rispetto dei diritti e delle libertà altrui e di soddisfare alle giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica;

3) Tali diritti e libertà non potranno in alcun caso esercitarsi in opposizione agli scopi e ai principi delle Nazioni Unite.

Articolo 30

Nessuna disposizione della presente Dichiarazione può essere interpretata come implicante, per uno Stato, un gruppo o un individuo, un qualsiasi diritto di dedicarsi ad una attività o di compiere un'azione mirante alla distruzione dei diritti e delle libertà qui enunciate.

venerdì 10 novembre 2023

Gesù: il primo oltreuomo


Gesù è stato un uomo straordinario! Straordinario in quanto fuori dall'ordinario ed ha rivoluzionato il pensiero del suo tempo coevo e il pensiero a venire dell'occidente. È stato un uomo coraggioso perché ha messo in discussione un già secolare sistema teologico corrotto, rischiando in prima persona. Questo è puro eroismo! Eroismo che mette in gioco tutto: epoca, tradizionalismo, storicismo, se stessi. In questo Gesù è stato grande e spiritualmente libero, perché è andato oltre il convenzionalismo allora imperante. Io lo ammiro come uomo che è andato oltre se stesso, come primo tentativo storico di trasformare l'uomo in individuo a sè, in io a sè, in corpo a sè; lo ammiro in quanto primo tentativo storico di liberazione del bruto ancestrale e di traslarlo in una umanità al di là del bene e del male. È stato il primo uomo a mostrare la "corda tesa" empiricamente e non suggestivamente, cioè come oggetto reale e consustanziale e non come soggetto astratto; non ha ridotto l'uomo a semplice concettualismo metafisico, ma lo ha posto al centro di tutte le cose (parimenti la donna, fino allora bistrattata). Si è fatto "funambolo" e pericolosamente ha mostrato l'abisso del bruto, del "nano" interiore, del Dio-tormento nella coscienza degli individui; si è incarnato in Dioniso mostrando, dimostrando che la forza tensiva universale è volontà di potenza. È stato "cammello", si è mutato in leone e infine è diventato un fanciullo... Vi ricorda qualcuno il Cristo Gesù?

Ammiro Gesù perché è stato il primo tentativo storico di mettere in pratica l'oltreuomo. Poi si può discutere di tutto quanto intorno a lui si è eretto, il simbolo della croce della salvezza in primis; ma non si può negare che sia stato il primo uomo che ha compreso l'ultimo uomo ed ha cercato di superarlo con l'oltreuomo e, a mio parere, ci è riuscito. Perocchè Gesù è stato una rivoluzione, un movimento, un cammino, una volontà di potenza, un abisso sotto e sopra la coscienza dell'uomo; ma anche un anelito, un eterno ritorno samsarico della vita oltre la morte, nonché una speranza: non speranza come male del mondo o come illusione ottimistica, bensì come qualcosa che si può progettare, far avverare, che si può affidare al divenire. Perciò non dobbiamo considerare Gesù come una sorta di archè strutturante una nuova teologia, bensì semplicemente come un umanista che ha mostrato per la prima volta come si può amare al di là del bene e del male: ama il tuo nemico significa anche questo, in quanto odio e amore sono il combinato disposto di tutte le passioni di bene e di male. Solo chi ama e chi odia sa delibare la malvagità e infine trasformarla in bontà - solo dopo aver disprezzato se stessi! Gesù infatti ha disprezzato se stesso e tutto il sistema sociale teologico immondo allora imperante, ed è stato il disprezzo di sè e di quel mondo sociale, il disgusto di sè, perché là era vissuto e cresciuto, che gli ha dato le ali dello spirito libero: poiché ha superato il disgusto ed ha imparato ad amare se stesso e ognuno come avrebbe amato se stesso.

Tutto quanto di malvagio il cristianesimo e la chiesa cattolica hanno perpetrato contro l'uomo usando, abusando del suo nome, non è colpa sua. Da questa mia ultima considerazione si evince che Gesù non ha bisogno di essere assolto da chissà quale colpa, ma di essere compreso: ha bisogno di essere esplorato con spirito "archeologico" e filologico più che con spirito storiografico.

Giovanni Provvidenti



martedì 7 novembre 2023

Il "cuore" dell'anima


Sicuramente vi saranno coloro che diranno che anima e "cuore" sono la medesima cosa, o comunque, pur nella diversità, assolvono alla stessa funzione spirituale, detto così, all'ingrosso. Per carità, è giusto che lo si pensi se siffatto pensare gratifica il proprio sentimento e convincimento. Tuttavia io la penso diversamente. Ma la domanda che mi pongo (e che ognuno può porsi, se vuole) è: L'anima ha un "cuore"? Ci ho riflettuto e, per quanto "acritarca" una così tal animistica ipotesi, sono giunto alla conclusione che, sì: L'anima possiede un "cuore". Detto altrimenti: un nucleo. Secondo la mia ipotesi cosmico-umanistica questo cuore lo si potrebbe identificare simile ad un nucleo egocentrico e, in generale "onirico", costantemente in movimento e produttivo in getto continuo di energia e calore, ovvero l'hums vitae (concetto mistico a me caro) cui s'originano, per mutazione alchemico-fisiologica, sentimenti, passioni, sogni, pensieri. Il cuore dell'anima così potrebbe anche essere quel "nulla" che muta il corpo in Essere e l'Esssere in io? Ad ogni modo qualunque significato può assumere il concetto di cuore dell'anima, a mio parere, ci potrebbe far ulteriormente riflettere circa il più antico mistero filosofico e antropologico, ma anche religioso se si vuole, quello della "scintilla" che ha acceso la vita. Certo, ce ne potremmo venir fuori dall'impiccio asserendo che tutto è dipeso dalla volontà di Dio e che quindi Dio ha accesso la fatidica scintilla, anzi che proprio Dio è la scintilla, e quì si concluderebbe ogni discorso e sarebbe inutile andare avanti. Ma io amo i "discorsi" e quindi... E quindi penso che il "cuore", il nucleico e dinamico impulso che trasforma l'Essenza alchemico-fisiologica dell'anima in energia vitale, è possibile che esista e che infine faccia sì che l'anima abbia un senso. Follia per follia sapete che vi dico? Che il cuore dell'anima potrei immaginarmelo simile a una centrale nucleare (ciò implicherebbe di concepire quel  materialismo che afferma che L'anima non sia altro che il corpo, e per me è così) e in questa centrale avviene la costante fissione degli elementi psichici e biochimici che ci tengono in vita, fino a quando (per ovvie ragioni) ciò non sarà più possibile e nell'Essere non si profonderà più energia, allora il corpo si spegne, spegnendosi anche l'anima. Tuttavia quel nucleo, quel cuore nel frattempo si sarà trasformato in invisibile e silenziosa "supernova" e ciò che siamo stati una volta non si disperderà in semplici atomi nell'infinito silenzio del freddo nihil. 

Giovanni Privirenti




Maria Montessori

 


“La minaccia che incombe sull'umanità di oggi non è la guerra, è questa disperata aridità, questo arresto di sviluppo. La realtà più tremenda è l’infelicità dell'uomo: esso non sa godere, è spaventato, sente di essere inferiore a qualcosa che si trova in lui stesso. Porta in sè il vuoto! E la natura ha in orrore il vuoto, essa anela a riempirlo in qualche modo.

Il vero pericolo dell'umanità è il vuoto delle anime: tutto il resto non ne è che una conseguenza. (…)

Per questo è necessario valorizzare l'individualità, farle sperimentare la sua potenza, insegnarle a vedere il mondo nella sua vera grandezza, allargare i limiti della sua vita, metterla in contatto con l’individualità altrui.”

Maria Montessori (1870-1952), Educazione e pace, 1949


venerdì 20 ottobre 2023

"L'ultimo uomo"

Spesso i falsi pacifisti, gli schiavi del "socialismo liquido" per intenderci - semplificando il concetto: i socialisti di destra e di sinistra, quelli che sembrano dividersi su sunti valoriali, ideologie e cose simili, ma che poi trovano sovente un punto d'intesa: la globalizzazione come valore imprenscindibile -, questi cercano pace e trovano guerra, scansano i riverberi istintuali naturali della  vita, ma si procurano la loro maledizione. Questi individui nei loro prati pascolano beati. Percorrono strade ben asfaltate in degli orari prestabiliti; si svegliano presto al mattino in cerca di attività che non hanno desiderato, anzi che odiano svolgere; si guadagnano il pane quotidiano con il sudore della loro fronte, abboccano all'amo del "Padrone Stato", che li rende schiavi due volte: la prima, quando li costringe a lavorare per un misero salario e la seconda, quando li rende dipendenti dal dissennato consumismo che il loro stesso lavoro produce.

Costoro confondono la realizzazione del SÈ con il semplice movimento di massa. Confondono la piena consapevolezza di sè, con l'occupare tempo, o meglio con il non perderlo. Si fanno meschini a volte, oppure si sopravalutano e, quel che è peggio, sopravalutano i loro obiettivi, sino al punto da confonderli con il successo o con il dominio. Questi individui divengono allora dei "Kapò". Qualcuno in questa miseria accoglie il loro dolore e diviene anima pia. Questi sono meno inetti dei primi, nella loro miseria, hanno appreso l'essenza della loro paura. Hanno elevato la loro intima natura all'universale esigenza di esserci, ma è un'esistenza di per sè: del vivere, del SAPER VIVERE non ne hanno alcun sentore. Così hanno fatto della loro angoscia esistenziale il loro miglior nichilismo, e in questo esistenzialismo metafisico hanno preparato la cuccia al loro dio ... Dio? Oh no! Il dio denaro! Più non se ne possiede, più lo si desidera, perché? Perché il denaro, posseduto in piccole o grandi quantità, oppure soltanto sognato, dà l'illusione di avere fra le mani la "creta potere" e di poterla plasmare a proprio piacimento; tuttavia mentre si illudono di ciò, il "potere" ha già plasmato una "caverna" intorno alle loro recondite intenzioni. - - Questa è l'eterna lotta nella modernità del simile con il simile. La condizione dell'homo homini lupus viene istituzionalizzata nelle gerarchie di potere, nella logica della schiavitù e del comando. Resta infine la peggiore delle specie da analizzare. Le figure di coloro che non perdono e non vincono, perché neanche combattono. La specie umana in cui paura e genio non si contraddicono, che indietreggiano di fronte all'ombra nera, ma non così tanto da cadere nel fosso. Costoro vedono la trappola del "buon pastore" e la giudicano migliore della lotta, ma, ad ogni ciglio di strada, pretendono di correre all'indietro o di gettarsi via di lato per poi di nuovo proseguire. Il loro spirito riflessivo, li spinge ad introiettare il male, ad assumere in sè la colpa della loro debolezza e a santificare, solidificare, sostanziare un valore, un ideale. Ahimè, sono troppo intrisi di "socialismo" per desiderare un cambiamento radicale, anche solo per descriverlo. Cianciano di spirito libero mentre una catena invisibile li tiene legati, vincolati agli dèi della modernità, di QUESTA modernità sempre più simile ad una caverna di Platone.

Giovanni Provvidenti

mercoledì 11 ottobre 2023

Questa che vedete é la piú profonda, dettagliata e meravigliosa mappa mai ottenuta dell'Universo ai raggi X!

Nonostante l'apparenza pacifica del cielo stellato, l'Universo è un luogo incredibilmente violento. Nel silenzio del cosmo, negli angoli perduti della nostra Galassia o a distanze così enormi da sfiorare l’universo neonato, gli eventi più energetici mai esistiti sprigionano tutta la loro potenza. I fenomeni astrofisici sono enormemente diversi l’uno dall’altro e ognuno di essi emette diversi tipi di radiazione. I nostri occhi osservano una minuscola parte dello spettro elettromagnetico, motivo per cui abbiamo costruito altri occhi, i telescopi, capaci di guardare cose a noi invisibili. I fenomeni più energetici, spesso associati a temperature di milioni o centinaia di milioni di gradi, emettono principalmente nei raggi X e gamma, radiazioni quasi completamente bloccate dalla nostra atmosfera: non basta, quindi, costruire appositi telescopi, ma dobbiamo pure mandarli nello spazio.

Nel 2019 le agenzie spaziali di Russia e Germania lanciarono un satellite, Spectrum-Roentgen-Gamma (Srg), con a bordo un telescopio chiamato eRosita, capace di osservare l’intera volta celeste proprio ai raggi X. Quello che vedete è il risultato di una scansione di tutto il cielo, durata 6 mesi, con singole esposizioni di 150-200 secondi, ed è un risultato commovente. Questa mappa mostra un numero di oggetti 10 volte maggiore delle mappe precedenti, oggetti fino a 4 volte più distanti di quelli noti finora. Ogni singolo pixel di questa immagine è una fonte incredibile di informazioni sulla storia della nostra galassia ma anche dell’universo.

I colori rispecchiano l’energia dei fotoni, dai meno energetici in rosso fino ai più energetici in blu. Il centro dell’ellisse corrisponde al centro galattico, la regione con un chiaro eccesso di “blu”. Questo perché il centro della nostra galassia è molto polveroso, polveri che bloccano i fotoni meno energetici lasciando visibili solo quelli a più alta energia. Il centro galattico è ricco di stelle nascenti, resti di supernovae, nane bianche ma anche gas caldo, rappresentato dalla nube giallo-verdognola. Quel gas è il residuo di antiche esplosioni di supernova o di esplosioni energetiche provocate dal buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea. Il rosso diffuso che permea l’intera mappa è invece originato dal gas caldo che ingloba le vicinanze del nostro sistema solare, la cosiddetta Local Bubble. Come piccole gemme fanno capolino poi una miriade di puntini bianchi più o meno estesi: sono TUTTE sorgenti di raggi X, presenti non solo nella Via Lattea o in galassie vicine come le Nubi di Magellano ma alcune di queste sorgenti sono così distanti da noi da collocarsi a poche centinaia di milioni di anni dal Big Bang. Gran parte sono nuclei galattici attivi, ovvero nuclei di galassie estremamente energetici associati a buchi neri supermassicci, capaci di catturare enormi quantità di materia che spiraleggiando attorno al buco nero si riscalda a temperature incredibili emettendo radiazione altamente energetica. Alcuni di questi puntini bianchi appaiono più come macchie diffuse: sono ammassi di galassie, o meglio il loro gas caldo intrappolato dall’enorme quantità di materia oscura presente. Lo studio di questi ammassi a diverse distanze da noi può fornire informazioni di fondamentale importanza per capire come le strutture cosmiche si siano evolute e quale ruolo abbia giocato la materia oscura.

E questo è soltanto l’inizio: nel corso dei prossimi anni sono previste altre 7 mappe come questa, ancora più dettagliate e profonde. L’Universo ha solo cominciato a rivelarci il suo volto.

Matteo & Filippo- Gruppo FB- Chi ha paura del buio




Il concetto di anima prima di Platone.

Come è nato il concetto di "anima" e i vari significati, mistici o razionali, che tale concetto assume come determinazioni religiosi o filosofici? Si può ragionevolmente supporre che siano state l'esperienza della precarietà dell'esistenza e la sofferta cognizione del mondo fenomenico a sollecitare nell'umanità, fin dagli albori della sua storia, il bisogno di fondare la propria soggettività - e, in definitiva, la propria identità - in una dimensione che trascendesse l'esperienza empirica. Il concetto di anima consente infatti sia di esprimere quell'aspetto delle azioni spirituali (o, se si preferisce, dei processi corticali superiori) che è fattore specifico di appartenenza alla specie umana, sia di cogliere la singolarità psicobiologica di ciascun individuo. Nelle culture primitive la visione dell'anima appare fortemente integrata in una interpretazione della realtà di tipo simbolico-religioso.

In alcune, essa viene pensata come situata in un organo del corpo, oppure in oggetti impregnati di una particolare energia e che portano in sè l'anima o, se si vuole, lo spirito del donatore, degli avi o delle figure mitiche che hanno dato origine al clan o al villaggio. È interessante notare come già in numerose culture primitive l'anima sia concepita come un principio distinto dal corpo e in grado di sopravvivere oltre la morte di questo; e ancora più interessante è osservare come, nonostante lo scorrere del tempo, il concetto di immortalità permanga costante nelle tradizioni religiose, sia occidentali sia orientali, variando solo il modello esplicativo del modo in cui si perviene all'immortalità: talora immediatamente, talora attraverso una serie di reincarnazioni.

Nell'evolversi della storia del pensiero umano un nuovo "sapere", la filosofia, sottrae gradualmente spazi alla primitiva visione religiosa del mondo per far posto alla razionalità, spostando l'asse di riferimento dal cielo alla terra, cioè da una modalità teologica a una antropologica. In particolare, la filosofia greca opera un importante passaggio in tal senso già sul piano linguistico, preferendo al termine "anima" quello di "spirito" che, pur significando anch'esso "soffio", "respiro vitale", è venuto progressivamente acquisendo il significato di principio delle attività spirituali dell'uomo, rimanendo però polisemica la sua valenza semantica e prefigurando quel dualismo corpo-spirito che, per alcuni aspetti, segna ancora la nostra cultura. La nozione di anima nella riflessione filosofica si presenta nei termini di quei concetti che ciascun filosofo assume per definire la realtà stessa. Già per gli orfici l'anima ha un'origine divina e s'identifica con un "demone" personale (il daimon), che s'incarna successivamente nei corpi (di uomini e animali), per espiare un'oscura colpa originaria. Essa realizza la sua vera natura soprattutto dopo che si è definitivamente liberata dal corpo. Sono espliciti il dualismo anima-corpo, la credenza nella preesistenza dell'anima e nella metempsicosi, e il fine escatologico della vita raggiunto attraverso pratiche mistiche. Accanto alla concezione primitiva di anima, c'è però come nell'orfismo, anche quella dell'anima come soffio che, trasportato dai venti, penetra negli animali dall'esterno. Sede dell'anima è il petto. Nella fisica presofistica l'anima viene connessa alla natura e al suo "Principio" (archè). Così, per Talete l'acqua è il principio vitale (la "natura" e l'origine "divina") di tutte le cose. L'aria di Anassimene è insieme il principio cosmico e il costitutivo dell'anima, e il fuoco di Eraclito è legge razionale della realtà e sostanza della vita. L'anima è per i pitagorici armonia esprimibile in numeri, attraverso i quali si rivela la struttura stessa del cosmo, mentre gli atomisti, con Democrito, la concepiscono nei termini di una materialità più raffinata di quella del corpo, e costituita di atomi sferici di natura ignea, dotati di movimento incessante. Nelle varie soluzioni, a una concezione mistica si accompagnano visioni naturalistiche dell'anima ed emerge la commistione della prospettiva fisica e di quella religiosa.

Giovanni Provvidenti





domenica 8 ottobre 2023

 Il logos dell'oltreuomo 

Sulla figura dell'oltreuomo si sono espressi illustri esegeti, illustri esegeti del pensiero nietzscheano, e anche suoi detrattori, in verità. Io stesso mi sono cimentato con diverse interpretazioni. Appare certamente come una figura controversa, tale appare soprattutto se si traduce il termine übermensch con superuomo, in quanto il superuomo ricorda da vicino l'atteggiamento superomista di d'annunziana memoria, o da despota di hitleriana memoria. Siffatta alterazione della retorica grammaticale ha procurato a Nietzsche o molta fanatica amicizia o molta fanatica inimicizia. Nietzsche, invero, non ha bisogno nè degli uni nè degli altri e il termine übermensch dev'essere tradotto correttamente e onestamente. Infatti non stiamo parlando di un supermachio o di un despota quando parliamo dell'oltreuomo, bensì di un'utopica visione di un nuovo umanesimo (utopico in quanto possibilità concreta nel gioco giostrale nell'immaginario universo pantareico, non certo l'avallo di un mondo dispotico).

Il suo logos è semplice: l'oltre! Se Nietzsche di questo "oltre" dà una sua interpretazione e indirizza, tuttavia lascia libere le anime di esprimere il proprio oltre, di trovare nel proprio sè le interpretazioni più consone secondo l'indole più personale, in quanto gli uomini non sono uguali e non tutto può essere uguale per tutti. 

"Oltre" è persino una nuova "scienza", la scienza che crea continuamente stessi e sperimenta continuamente ciò che si è, che si vuole essere; è una nuova arte, un'arte pop in un certo senso, poiché l'oltreuomo non è precluso a nessuno, non è rivolto cioè a un qualche ceto elitario, seppure una "coscienza aristocratica" è necessaria per accogliere il pathos della distanza che Nietzsche insegna: tutto ciò che è alto è concesso a tutti come a nessuno, e tra questi solo ai rari sono concesse le cose rare: mi contraddico? Riflettete amici, Riflettete. 

"Oltre" è un nuovo estetismo dell'anima, se così posso dire, l'arte appunto della visione d'insieme che si acquisisce davanti alla porta del limite: bisogna guardare in faccia i guardiani del limite per vedere quel grugno apatico e quel grigno malcelato, e andare oltre essi per superare anche il loro moralismo che dice: "di quì non si passa! A meno che non si vuole andare in cerca di odisseo e vivere con lui l'odissea tragedia! Sei tu un eroe?" E allora dobbiamo veramente ridere e col riso uccidere l'immonda Sfinge posta a guardiana dell'ignoto. Sì, perché "oltre" è un grande ignoto e tuttavia un grande coraggio, un atto eroico, per quanto tragico, perciò il logos dell'oltreuomo si pronuncia "coraggio", si traduce "eroe". Di chiunque dell'oltreuomo mostra distopiche utupie si deve mettere in risalto la malcelata malafede, ma, ahimè, finanche nella malafede c'è molta buonafede, ovvero l'onestà di chi sinceramente pensa che l'oltreuomo sia un traguardo nient'altro che uroborico, ossia soltanto trachiuso nell'orbe o nel cerchio di una mente il cui cardine nevralgico sia la follia pura. Follia! Follia di una mente dispersa nei meandri senza soluzione di un Teseo che commise l'errore di dimenticare il filo di Arianna: l'oltreuomo sarebbe dunque un Teseo prigioniero per sempre del suo eroismo? Solo intenzione e limite invalicabile? Così è se vi pare, direbbe Pirandello -: e chi ha mai scorto in Pirandello quell'afflato, quell'anelito, quel "soffio" estetico dell'anima novizia? Pirandello rappresenta quell'oltre nietzscheano: dalla sua drammaturgia lo si evince. Eccolo il logos dell'oltreuomo scritto col sangue in ogni dramma pirandelliano.

Giovanni Provvidenti

giovedì 5 ottobre 2023

Per questo la Terra andrebbe protetta come non si è fatto mai

 «Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.

La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.

Che ci piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto.» 

Sagan scrisse queste parole per celebrare l'immagine passata alla storia come "Pale Blue Dot", scattata dalla sonda Voyager 1 nel suo viaggio verso i confini del sistema solare. In realtà il suo monologo fu molto più lungo ed era una sorta di messaggio di pace e fratellanza, perchè  da lassù forse abbiamo cominciato a capire che questa è la nostra unica casa. 

Sono però forse le immagini del nostro pianeta scattate dalle missioni Apollo quelle che hanno aperto il nostro cuore verso la sconfinata, meravigliosa e desolazione cosmica in cui siamo immersi. Guardatela, questa immagine: buio, buio a perdita d'occhio. L'immensità di un universo incredibilmente inospitale e freddo eppure eccoci qui, a camminare sulla superficie di un minuscolo granello di polvere che sembra essere perfetto per noi. Un granello di polvere bellissimo, perchè è casa nostra. L'unica che abbiamo mai conosciuto.

"La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica. "

Matteo 

(3 ottobre 2021)

Fb -Gruppo: Chi ha paura del buio



martedì 3 ottobre 2023

La meccanica della verità nell'Essere.

La verità assoluta non esiste, ma come realtà diveniente esiste, voglio dire come prospettiva. Perciò per sua stessa natura non può essere qualcosa di statico, di dogmatico, che contempla null'altro che se stessa, come se si guardasse allo specchio. Per esempio quel filosofo che crea l'ordine statico del suo pensiero panoramico, lo pone in bella mostra e poi si specchia nello sguardo compiaciuto di chi ammira quel panorama, cioè che esige semplicemente di essere ammirato più che compreso. Perché? Perché essere compreso lo costringerebbe di nuovo in cammino nei sentieri delle sue convinzioni, in quanto essere compresi significa anzitutto che non basta più essere ciò che si è stati, ma bisogna diventare ancora qualcos'altro affinché si diventi scrittori per dei lettori, panorami per nuovi sguardi, "verità" nel panta rei della propria penna. Alla fine l'eccessivo narcisismo impigrisce il pensiero e annienta la volontà: la vanità è nemica della filosofia, è nemica della Dèa Sofia.

L'orizzonte statico non possiede alcun divenire: è tale e quale a un confine chiuso, invalicabile, non concepisce ignoti, nè mondi lontani o vicini, non possiede mete da esplorare. Come quella verità che rimane eternamente uguale a se stessa, l'Ente Supremo che non muta per trasformarsi in nuova coscienza, nuovo legame tra il noto e l'ignoto. La verità, infatti, è il movimento costante della coscienza, dell'io, del divenire interiore ed esteriore, è perenne movimento di istinti e intelletto all'unisono; è il celeberrimo Panta Rei eraclitèo ove scorrono riose tutte le metafore e le prospettive degli enti legati e connessi ai misteri del physis. 

Il dogma dunque è anche l'assoluto ricatto della "fede" che inanella la verità ad un ineluttabile destino di staticità privandola del meccanicismo del divenire, della casualità. La verità ce la possiamo prefigurare simigliante a quell'attimo fuggente che raramente sappiamo cogliere al momento giusto: troppo fuggente ed effimero, come l'orizzonte, per essere colto tra un istante e l'altro; a meno che l'istante non lo creiamo noi stessi e poi lo imprigioniamo nell'eterno ritorno della nostra volontà diveniente, che è anche la coscienza ove danza il dio delle metafore teatrali per antonomasia: Dioniso. Là si esibisce Dioniso ove, in corso d'opera, inventa la commedia delle maschere della verità, e con essa la meccanica del suo attimo fuggente, certo incognito e che, tuttavia, rende oltremodo curioso lo spirito dello "spettro dei tempi": l'eternità! Infatti nell'andirivieni del tempo la verità diveniente segue, insegue la logica del fiume intelligenza. Ecco, per me la verità è anzitutto il "fiume intelligenza" che da un punto qualsiasi della mente si espande in ogni direzione nell'Essere e non può far altro che mutarsi in logos, in destino della parola, del discorso, della grammatica. La verità è una moltitudine di maschere, perciò di istinti, di ragioni, di eloqui, molte vite e molte morti cui non potrà giammai sottrarsi se aspira all'eterno ritorno del suo attimo fuggente. La verità è la vera tragedia dell'io, dell'io onirico che da un sogno trae l'essenza del suo carattere peculiare e mutevole, come appunto mutevoli lo sono i sogni... e la verità è difatti il "sogno" più mutevole che ci sia. Eppure è proprio questa molteplicità di maschere rivelate d'un tratto, tra un sogno e l'altro, che ci dà la sembianza d'insieme dell'io e che, attraverso la coscienza, ci rivela ciò che siamo. Dunque, alla fine la "verità" è ciò che siamo? O ciò che ci siamo inventati d'essere? Entrambe le cose, poichè se non siamo capaci di inventarci, nulla possiamo essere, e la verità è null'altro che il teatro ove recita e danza il dio-io! Non disprezziamolo questo dio, questo uroboro che non sa di essere tale, ovvero l'eterno ritorno di se stesso nella coscienza del più apollineo e dionisiaco che ci sia: il sogno.

Giovanni Provvidenti




lunedì 2 ottobre 2023

IL DOLORE

 Come si affronta il dolore?"

"Con le mani. Se lo fai con la mente il dolore invece di ammorbidirsi, s'indurisce ancora di più."

"Con le mani?"

"Sì. Le nostre mani sono le antenne della nostra anima.

Se le fai muovere cucendo, cucinando, dipingendo, suonando o sprofondandole nella terra invii segnali di cura alla parte più profonda di te.

E la tua anima si rasserena perché le stai dando attenzione.

Così non ha più bisogno di inviarti dolore per farsi notare."

"Davvero le mani sono così importanti?"

"Si.... Pensa ai neonati: loro iniziano a conoscere il mondo grazie al tocco delle loro manine.

Se guardi le mani dei vecchi ti parlano della loro vita più di qualsiasi altra parte del corpo.

Tutto ciò che è fatto a mano si dice che è fatto con il cuore.

Perché è davvero così: mani e cuore sono connessi.

I massaggiatori lo sanno bene: quando toccano il corpo di un'altra persona con le loro mani creano una connessione profonda.

E' proprio da questa connessione che arriva la guarigione...

Pensa agli innamorati: quando le loro mani si sfiorano fanno l'amore nel modo più sublime."

"Muovile, inizia a creare con loro, e tutto dentro di te si muoverà.

Il dolore non passerà ma si trasformerà nel più bel capolavoro.

E non farà più male. Perché sarai riuscita a ricamarne l'essenza."

E. Bernabè 




venerdì 29 settembre 2023

LOUISE VON SALOME'

 Louise Von Salomè (conosciuta col nomignolo di Lou) è la donna che, probabilmente, ispirò il poema di Nietzsche "Così parlò Zarathustra".

"Non conformerò mai la mia vita a dei modelli, e non lo faccio per principio, ma c'è qualcosa dentro di me che brucia, e quel qualcosa sono io". 

(Lou)

Una donna sfaccettata, intelligente, libera, dalla profonda e vasta cultura. L'essersi messa al pari degli uomini, senza promuovere battaglie, lanciare slogan (Salomé non si è mai sentita portavoce del genere femminile, non ha mai considerato l'uomo come nemico), anche attraverso il suo corpo androgino da ragazzo mancato, un corpo moderno e inclassificabile che attrae e spaventa perchè rovescia, con la sola presenza, ciò che ci si aspetta da una donna, la promuove da oggetto a soggetto. Considerando l'epoca in cui è vissuta, è già moltissimo. Il fatto che gli uomini di cui si sentiva pari e che tale la consideravano fossero le più grandi menti del suo tempo (e forse per questo non videro in lei una minaccia, piuttosto una risorsa), la rese leggendaria. La sua volontà di potenza, il suo spirito libero ruggente ispirò, probabilmente, il Così parlò Zarathustra di Nietzsche. E non è strano perché la volontà di potenza è anzitutto una condizione mentale e naturale femminile più che maschile, nonché sociale. La donna quando è veramente libera incarna lo spirito primordiale dell'essere umano. Nietzsche lo comprese più di tutti, infatti lo Zarathustra incarna e porta a spasso dentro di sè l'humus femminile per eccellenza! Se non si comprende questo difficilmente di tale opera si potranno cogliere tutte le nuances.



Il razzismo

 "Io sono diventato nero a nove anni, quando sono arrivato in Francia. A scuola hanno cominciato a chiamarmi “Noiraude”, come la mucca nera di un cartone animato in voga all'epoca e ho scoperto di essere nero. Il razzismo comincia così, quando qualcuno ti dice “tu sei nero”: è l’avanguardia di un gruppo di persone che pensano di essere superiori alle altre. Si diventa neri con gli sguardi degli altri. (…)

Vi racconto un aneddoto. I miei figli sono nati in Italia e quando dicevo ai miei compagni che avevo due italiani in casa, sapete cosa mi rispondevano: ma che dici, sono neri. Capite? Ecco, è proprio questa mentalità che va cambiata. La gente ha paura che i neri diventino italiani, uguali a loro. La gente ha paura di questo cambiamento. Il razzismo diventa più forte quando ti rendi conto che l'altro può diventare come te. Dobbiamo accettare che siamo tutti sulla stessa linea, ma è molto difficile quando la storia ti ha messo in una posizione di superiorità.

La mia convinzione è che, contro il razzismo, l'unica arma possibile sia una trasformazione nel modo di pensare".

Lilian Thuram ex calciatore, Ambasciatore Unicef dal 2010, ha scritto due libri: Le mie stelle nere e Per l’uguaglianza (Add editore).

Questo accadeva alcuni anni fa, ma la situazione non è cambiata, anzi è peggiorata. Sono tanti i morti nel Mediterraneo o alle frontiere o nei deserti, sono persone che lasciano la loro terra per andare altrove in un luogo dove poter cambiare la loro esistenza o poter realizzare un sogno importante. Sono persone di cui non ci si occupa veramente. Dobbiamo renderci conto che non siamo di fronte ad una immigrazione, noi siamo di fronte ad una migrazione che è cosa diversa. L’immigrazione, come è stata l’immigrazione degli italiani in America, è un fenomeno controllabile politicamente, le migrazioni non lo sono, l’Europa nei prossimi anni, nei prossimi decenni sarà forzatamente un continente colorato, una grande mescolanza di razze e culture, se ci piace sarà così, come diceva Umberto Eco, e se non ci piace sarà così lo stesso, questa cosa non è fermabile, non è contenibile, soltanto un cretino può pensare di fermare le migrazioni. (Gino Strada)




mercoledì 27 settembre 2023

Questa é devastante, semplicemente devastante.

 Il James Webb ci dimostra l'ennesima stravolgente prova di forza dei suoi strumenti osservando la galassia irregolare NGC 6822. 

Come dite, la galassia non la vedete? Beh tenetevi forte perchè in realtà quelle che state vedendo sono proprio le stelle di quella galassia. Stiamo guardando le SINGOLE stelle con un dettaglio senza precedenti di una galassia lontana quasi due milioni di anni luce. Centinaia di migliaia, milioni di stelle.

Non solo, perchè -come sempre bisogna fare- osservando in dettaglio si vedono cose ancora più incredibili: sullo sfondo, piccole ma definite, si vedono ALTRE galassie!

No dico, rendetevi conto; stiamo osservando attraverso le polveri di una galassia milioni di sue stelle attraverso le quali si scorgono galassie lontanissime. Una sorta di inception cosmico possibile solo grazie alla straordinaria risoluzione del James Webb e alla sua capacità di osservare nell'infrarosso che ci permette di guardare "attraverso" le polveri, che -per una loro proprietà fisica- sono pressochè trasparenti a queste lunghezze d'onda.

Chiaramente per noi l'infrarosso è invisibile, ma gli scienziati hanno traslato i colori in modo da rendere blu-azzurrine le stelle più brillanti, coerentemente con quanto avviene nel visibile.

Matteo - FB-Chi ha paura del buio

Credits: ESA/Webb, NASA & CSA, M. Meixner




venerdì 22 settembre 2023

ZARATUSTRA

 Pubblico integralmente questo discorso di Zarathustra per far comprendere di cosa si tratta.

Del nuovo idolo.

"V'hanno ancora in qualche luogo popoli e greggi, ma presso noi, o miei fratelli, non v'hanno che Stati.

Stato? Che cosa è ciò? Aprite or bene gli occhi, poi che ora vi dirò della morte dei popoli.

"Stato" si chiama il più freddo di tutti i mostri. È freddo anche nel mentire; e la menzogna ch’esce dalla sua bocca è questa: "Io, lo Stato, sono il popolo!".

È una menzogna! Quelli che suscitarono i popoli infondendo in loro la fede e l'amore furon creatori: perchè in tal modo giovarono alla vita.

Distruttori invece sono costoro che tendono trappole a molti e le chiamano Stato: essi appendono sul lor capo una spada e cento desideri.

Il vero popolo non comprende lo Stato e lo odia come il mal occhio o come un peccato contro il costume e il diritto.

Questo vi sia il mio insegnamento: Ogni popolo parla a suo modo del bene e del male; e il suo linguaggio non è compreso dal vicino. Questo linguaggio egli lo foggiò secondo i suoi usi e i suoi diritti.

Ma lo Stato mente in tutte le lingue sul conto del bene e del male; mente qualunque cosa egli dica; - e tutto ciò che possiede è rubato.

Tutto è falso in lui: egli morde con denti rubati, e morde bene. Falsi sono pure i suoi visceri.

Babele del bene e del male: ecco la divisa dello Stato. In verità questa divisa significa la volontà di morire: è un segnale che attrae i predicatori della morte.

Troppi sono gli uomini: per quelli che son di troppo fu inventato lo Stato.

Guardate un pò come esso li attira a sè, quelli che son di troppo! Come li ingoia, come li mastica e rimastica!

"Sulla terra nulla è di me più grande; io sono il dito di Dio" - così rugge il mostro. E non cadano in ginocchio gli orecchiuti e i miopi soltanto.

Ahimè, anche in voi, o anime sublimi, egli insinua le sue tristi menzogne! Ahimè, egli sa indovinare i cuori ricchi che amano prodigarsi!

Sì, egli ha indovinato anche voi, o debellatori dell’antico Dio! La lotta vi stancò, e la vostra stanchezza ora serve al nuovo idolo!

Il nuovo idolo vuol trarre a sè anche gli onesti e gli eroi. Egli si bea volentieri nella luce solare delle buone coscienze - il freddo mostro!

Tutto egli vuol dare a voi, se voi lo adorate: in tal modo s'acquista lo splendore di una nuova virtù e lo sguardo dei vostri occhi superbi.

E con voi egli vuole adescare anche coloro che son di troppo! Sì, con ciò fu inventato un artificio infernale, un corsiero della morte tintinnante negli adornamenti divini.

Sì, la morte di molti con ciò fu inventata, una morte che si dà a credere vita: un dono senza pari per i predicatori della morte!

Lo Stato è là dove tutti, buoni e cattivi, si ubbriacono di veleno: là dove tutti perdono sè stessi: là dove il lento suicidio di tutti si chiama "vita".

Guardate un pò questi uomini inutili. Essi s’appropriano le opere degli inventori e i tesori dei savi: e chiamano educazione il lor furto. Mercè loro tutto si tramuta in malattia e in miseria!

Guardate un pò questi uomini superflui! Essi sono sempre ammalati, e vomitano il lor fiele, cui hanno dato il nome di gazzetta. Essi si divorano a vicenda, ma non sanno neppur digerirsi. Guardate un pò questi superflui! Acquistano ricchezze e con ciò diventan più poveri. Ambiscono la potenza, e anzitutto il grimaldello della potenza: danaro, molto danaro.

Guardate come s'arrampicano, queste agili scimmie! s’arrampicano l'una sull'altra, e vanno a finir tutte nel fango e nell'abisso.

Tendono tutti al trono: la lor follia li spinge - come se sul trono fosse la felicità.

Spesso sul trono sta il fango - e molte volte anche il trono è sul fango!

Pazzi son tutti costoro; pazzi, e scimmie.

Il loro idolo male adora - il freddo mostro: - e tutti puzzano, questi adoratori dell'idolo.

O miei fratelli, vorreste forse esser soffocati dall'alito delle or pudrite bocche e delle loro malsane bramosie! Piuttosto spezzate i vetri alle finestre e salvatevi all’aria libera!

Fuggite il cattivo odore! Fuggite l’idolatria degli uomini inutili. Fuggite il cattivo odore! Allontanatevi dai tristi vapori che si esalano da questi sacrifizi umani!

Ancora la terra è libera per le anime grandi. Ci sono molti posti ancora per le anime solitarie e le gemelle, intorno alle quali aleggia il profumo di mari tranquilli.

Ancor libera è la vita; libera per le anime libere. In verità chi poco possiede è poco posseduto: sia lodata una siffatta povertà: solo là dove lo Stato cessa d’esistere incomincia l’uomo non inutile: di là solo incomincia l'inno del necessario, il ritornello uniforme.

Là dove lo Stato cessa d’esistere - ma guardate un pò là, miei fratelli: Non vedete laggiù l'arcobaleno, e i ponti dell'oltreuomo?".

Così parlò Zarathustra.

Ispirato da questo brano ho scritto per voi :VERGOGNA

Sono tante le parole che si spendono nel web per condannare tutte le brutture alle quali assistiamo senza che possiamo fare qualcosa per cambiarle.

E sono solo parole perchè le nostre azioni sembrano non dare alcun risultato e ci rendiamo sempre più conto di essere in una posizione di stallo, ma non solo in Italia...uno sguardo più allargato ci fa vedere che anche il resto del mondo è in brutte acque...

I politici la chiamano crisi mondiale e se ragioniamo bene in fondo è proprio così..una crisi che investe tutti ...ma chi l'ha provocata questa crisi.

La crisi mondiale non ci mostra ricchi che stanno soffrendo, ma solo tanti tanti poveri senza mezzi per sopravvivere e che sono i soli a sentire questa crisi della quale parlano i politici. Certamente qualcosa manca a questo mosaico, non sono stati certamente i poveri a causare la crisi mondiale, non sono stati coloro che hanno sempre e solo preso le briciole a mandare in crisi l'economia e fare aumentare i prezzi in maniera vertiginosa che più in alto di così non si può andare. I politici continuano a girarci intorno creando una situazione di grave disagio esistenziale, una manovra per far zittire tutti, per far credere che dobbiamo continuare a fare sacrifici per salvare l'economia, le industrie, il deficit monetario...non sappiamo più quante altre rinunce si debbano fare e sempre da parte di chi ha molto poco.

E' facile così fare politica..chiedere agli operai e ai lavoratori dipendenti di pagare le tasse, di rinunciare agli aumenti di stipendi, stipulare rinnovi di contratti capestri...far zittire il dissenso come se fosse un male da eliminare e tutto perchè: c'è il padrone che te lo ordina e il padrone ha il volto del capo di governo, del ministro dell'economia, del capo dell'industria, del proprietario delle banche e delle multinazionali che certo non hanno problemi ad arrivare alla fine del mese e il loro lavoro???? Facile facile..comandare e farsi ubbidire da una massa di persone che non ci capisce più nulla di quello che accade...è allo sbando completo in uno stato di ipnosi dove capisce solo quello che gli ripetono da un pò di anni: c'è la crisi ..non puoi ribellarti, devi rinunciare a tutto anche ai tuoi diritti...

Vergogna ..mille volte vergogna..la crisi c'è solo per i lavoratori, per tutti gli altri c'è sempre una scappatoia per rubare ai poveri e stare bene...portare i guadagni e le industrie all'estero e arricchirsi in modo smodato, amorale, senza ritegno e senza pagare tasse facendo credere che è anche per il nostro bene...svegliatevi non si può continuare a subire, non si può continuare a sentirsi ripetere che stanno lavorando per noi mentre ci rubano anche l'anima e i pensieri...vergogna sempre che siano capaci di farlo, visto che uomini di malaffare sono al governo e vi fanno credere che non è vero e che sono menzogne.

Bisogna riprendersi i propri diritti tutti insieme abbattendo anche i confini tra le nazioni perchè i lavoratori sono sfruttati ovunque e non lasciatevi ancora convincere che i posti di lavoro non ci sono perchè qualcuno è venuto da fuori a rubarvelo...non è vero è una sporca bugia come tante...i posti di lavoro non ci sono perchè sono incapaci di crearli,i padroni pensano solo al proprio tornaconto, la fame nel mondo c'è perchè hanno ridotto nazioni ricche di risorse in poveri affamati dipendenti dalla tavola dei più ricchi.

La verità ricordatevelo è una sola: una comunità funziona se tutti i componenti sono inclusi e condividono tutto equamente...quando questo non avviene, la comunità degli uomini è stata divisa perchè una parte è ridotta al rango di schiavi da una classe di prepotenti e arrivisti.

Vergogna..hanno ucciso gli ideali e i valori più importanti della vita e questo non è perdonabile...vergogna anche per quelli che hanno pensato che si può sostituire la giustizia con il denaro..che si può sostituire l'amore e la solidarietà con l'egoismo ...vergogna anche per noi che stiamo dormendo e abbiamo dimenticato che ogni uomo ha un sogno e non si possono uccidere i sogni.(Angela Baldi)