lunedì 12 marzo 2018

Siamo realmente connessi ad altri? Scienza, poesia e cinema ce lo ricordano sempre

Interconnessione Psichica:

qualcuno ci ricordi cos’è,
e se esiste…

«Analogie segrete legano assieme le più remote parti della Natura,
come 
l’atmosfera di un mattino d’estate è pervasa di innumerevoli sottilissimi fili,
che vanno in ogni direzione, svelati dai raggi del
 sole nascente.»
(Ralph Waldo Emerson)
(di Emanuele Casale)
Interconnessione psichica. È un termine molto inflazionato soprattutto oggi nel sempre più maleodorante mondo “New Age”, quel mondo che sembra trattare argomenti e verità universali del mondo e della vita ma in maniera però assolutamente deviata, semplicistica, moralistica, unilaterale, inflazionata.
Ad ogni modo non tutti sanno che in letteratura scientifica sono presenti centinaia e centinaia di studi (tutti passati alla peer review) che trattano questo tema, ovvero di come il cervello (o la psiche) possa influenzare – consapevolmente o meno – altri sistemi, organici o inorganici, a distanze considerevoli.

Famoso è l’esperimento dei due cervelli interconnessi del neurofisiologo Zylberbaum (1987, Messico), che dimostrò come due individui, inizialmente messi insieme in una stanza l’uno di fronte all’altro, e successivamente separati e collegati entrambi ad una macchina di lettura delle informazioni cerebrali (PET), potevano stabilire una connessione cerebrale a distanza e in simultanea.
Come? Ad uno soltanto dei due soggetti, veniva dato un impulso luminoso che il suo cervello registrava attivando l’area della corteccia visiva, mentre all’altro soggetto – seduto in un’altra stanza isolata da ogni tipo di onde dall’esterno – non veniva somministrato alcuno stimolo.
Il risultato – replicato in diverse varianti in varie università nel mondo, inclusa Cambridge – fu che anche al soggetto a cui non veniva somministrato alcuno stimolo visivo, si “accendeva” la stessa area del cervello (corteccia visiva), come se quest’ultimo registrasse uno stimolo visivo che in realtà non gli veniva dato, ma che invece stava ricevendo l’altro soggetto nell’altra stanza!


Estratti da cinema, poesia e scienza sull’interconnessione


Noi ci tocchiamo.
Con che cosa?
Con dei battiti d’ali.
Con le lontananze stesse ci tocchiamo.
(Rainer Maria Rilke)
«Ognuno di noi ha un percorso. Alcuni vengono divisi forzatamente, ma si ricongiungono. Il loro sincronismo è inevitabile. Alcuni percorsi si sfiorano solo per un istante per poi puntare verso direzioni differenti cambiati per sempre da quell’incontro. Alcuni si ripetono ancora e ancora…attraverso il tempo e lo spazio. Tornando sempre ad incontrarsi.»
(Dalla serie Tv, “TOUCH”, stagione 2 episodio 8)
“Quando due punti sono destinati a toccarsi ma un collegamento diretto è impossibile, l’Universo trova sempre un’altra via”. (Touch)
«La rete nascosta dei rapporti oggettivi, che include il regno psicologico e il regno fisico della nostra vita, manifesta talvolta la sua presenza in modi sorprendenti. Se ne potessimo vedere l’intera estensione, vedremmo che siamo tutti collegati da fili in un grande tessuto la cui portata e il cui disegno intimo sono al di là della nostra comprensione, e noi ci tocchiamo in modi strani e in posti sorprendenti.
Il risultato di questa esperienza sincronistica è l’idea che ci siano fattori invisibili al lavoro dietro le scene, che noi non controlliamo né capiamo. Se vi prestiamo attenzione, ci troviamo impegnati in quello che Jung chiamava atteggiamento religioso
(Murray Stein – “Aspetti spirituali e religiosi dell’analisi moderna” – In “Psicologia Analitica. Prospettive contemporanee di analisi junghiana.” – A cura di Joseph Cambray e Linda Carter, p.234)
“89 gradi 15 minuti 59 secondi sono le coordinate di Polaris, la stella polare. Vista da un altro pianeta è una stella tra le tante, ma sulla terra ha un’importanza unica perché è un riferimento fisso nel cielo; dovunque uno si trovi nell’emisfero settentrionale, se guarda Polaris guarda verso nord e può orientarsi.
Ma ci sono altri modi di perdersi: con le scelte che facciamo, per via di eventi che ci sconvolgono, perfino nella nostra stessa mente. Cosa può farci da riferimento? A quale faro possiamo rivolgerci per guidarci dalle tenebre alla luce?
Noi esseri  umani abbiamo un impulso innato di condividere le nostre idee, il desiderio di sapere che veniamo ascoltati fa parte del nostro bisogno di comunità; per questo continuiamo a mandare segnali e segni, per questo li cerchiamo negli altri. Siamo sempre in attesa di messaggi sperando di realizzare una connessione. E se non abbiamo ricevuto un messaggio non vuol dire che non sia stato inviato, a volte significa solo che non ascoltiamo abbastanza.” 
« […]Camminiamo su ponti che vanno da un anima all’altra, da un universo all’altro, per toccarci, per sfiorarci […]»
(Emanuele G. Casale – Chieti, 2013 – Registrato con Licenza CC )

La sincronicità

Jung scrive a proposito della sincronicità:
‎”Ho scelto questo termine [sincronicità] perché la contemporaneità di due eventi connessi quanto al significato, ma in maniera acausale, mi è sembrata un criterio essenziale. Io impiego dunque in questo contesto il concetto generale di sincronicità nell’accezione speciale di coincidenza temporale di due o più eventi non legati da un rapporto causale che hanno uno stesso o un analogo contenuto significativo. Uso quindi il termine “sincronicità” in opposizione a “sincronismo”, che rappresenta la semplice contemporaneità di due eventi.[…]
Il fenomeno della sincronicità è dunque la risultante di due fattori:
  1. un’immagine inconscia si presenta direttamente (letteralmente) o indirettamente (simboleggiata o accennata) alla coscienza come sogno, idea improvvisa o presentimento
  2. un dato di fatto obiettivo coincide con questo contenuto.”
(C. G. Jung – La Sincronicità)

“Dietro la sincronicità si trova il funzionamento di un Eros cosmico che corrisponde al desiderio di individuazione dell’individuo e che, paradossalmente, porta gli uomini verso uno stato di universale relazionalità con l’esistenza.”