venerdì 30 giugno 2023

IL BENE E IL MALE

 Da sempre questi due concetti antitetici hanno guidato la vita spirituale e sociale dell'uomo , ma se li esaminiamo cercandone le vere radici, ci accorgiamo che forse il Bene ed il Male non esistono, almeno riferendoci al significato che siamo soliti attribuirgli.

 Dall’analisi di due “forze” opposte e differenti tra loro, ma allo stesso tempo dipendenti l’una dall’altra, deriva il concetto proprio delle filosofie orientali, dello Yin Yang,  di tutte quelle tradizioni che riconoscono nella dualità la scintilla stessa della vita. Se riflettiamo, infatti, non avrebbe senso il Bene senza il Male, entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro per poter esistere e per poter dare un senso a tutte le cose.

 Bene e Male sono quindi espressione esteriore di verità più profonde che ci accompagnano fin dalla notte dei tempi, indicano lo stretto connubio tra spirito e materia, anima e corpo, uomo e donna; rappresentano l’energia stessa che pervade l’universo nei suoi aspetti maschile e femminile, l’aspetto che feconda e quello che genera.

 Presso i Maya erano il giorno e il tramonto e venivano rappresentati, il Bene con gli occhi aperti e il Male con gli occhi chiusi.

 Nella letteratura, a partire dalle fiabe, c'è un'eterna lotta tra questi due schieramenti , Bene e Male sono divisi col coltello, per ragioni di trama e anche come significato 'allegorico': soprattutto nella cultura occidentale, le figure negative restano tali fino alla fine della storia, non si riscattano mai. Al contrario nelle culture africane e orientali  c'è sempre una possibilità per il Male di riscattarsi e diventare Bene.

 Il Bene e il Male fanno profondamente parte del nostro vissuto e ci sembrerebbe sciocco negarne l'esistenza che non è affatto divisa così nettamente, esistono moltissime sfumature tra qualcosa sicuramente "bene" e un'altra sicuramente "male"; e quasi mai è facile distinguere una sfumatura dall'altra. Ma non ci vuole molto a "dimostrare" che il bene e il male sono concetti relativi e quindi, dobbiamo concludere che la distinzione fra bene e male è un fatto culturale, una regola che si "apprende" crescendo, una norma derivante dall'accumulo delle esperienze, una distinzione che ha fatto l'Uomo in base a certe sue necessità.

 Uccidere di solito lo mettiamo nella lista del "male"; ma se uccidiamo in guerra, siamo eroi e quindi uccidere diventa "bene".

Gli esempi relativistici sono infiniti, ma il punto è capire che il Bene e il Male sono legati ai tempi (una volta maltrattare un cane era impunito, oggi si rischia la galera), alla geografia e alla cultura (nei paesi con una forte religiosità si tende a identificare il bene con la fede e il male con l'ateismo).

 Per questi motivi, e ce ne sono altri, credere di sapere cos'è il Bene e cos'è il Male è una pia illusione?E’ forse questo relativismo che conduce la nostra società a vivere all’ombra di valori etici provvisori?

 Angela Baldi

 

 


 

  

 

giovedì 29 giugno 2023

La materia scura

 Tu, che sei fatto di atomi, vivi in una casa fatta di atomi, conosci persone fatte di atomi e possiedi oggetti fatti di atomi, potresti magari ingenuamente pensare che di questo sia fatta la materia: di atomi. Il sole che si riflette sul mare? Atomi che illuminano altri atomi. Una nevicata in montagna? Atomi che cadono su altri atomi. Ascolti il tuo disco preferito? Atomi che fanno vibrare altri atomi.

Gli atomi sono ovunque volgi il tuo sguardo, ma il tuo sguardo, perdonami, è estremamente limitato. I tuoi occhi sono fantastici, possono adattarsi a condizioni di luminosità estremamente differenti, riconoscono 10 milioni di colori diversi e hanno una risoluzione pazzesca. Sono sì super-adattati, ma solo per vedere la manciata di atomi che il Sole illumina qui sulla Terra: cibo, prede, predatori, altri esseri umani. L’universo è molto più di questo.

Gli astronomi chiamano “barionica” la materia ordinaria, perché è fatta sostanzialmente di barioni (protoni e neutroni). Nell’universo ce n’è tantissima, circa 150 MILIONI DI MILIARDI DI MILIARDI DI MILIARDI DI MILIARDI di kg. Eppure non è ancora niente.

Questa simulazione mostra una rappresentazione realistica di una porzione del nostro universo larga 500 milioni di anni luce. La materia barionica sta in quelle macchioline arancioni. Galassie, stelle, pianeti, Scarlett Johansson: quella che pensi come protagonista assoluta dell’universo non è che qualche piccolo grumo intrappolato in una gigantesca ragnatela fatta di altro. La vedi, quella intricata rete di filamenti neri? Quella è materia oscura. L’85% della materia nel cosmo è materia oscura, e di questa non sappiamo niente, non l’abbiamo nemmeno mai osservata direttamente. Sappiamo solo che esiste, e che è lei a comandare.

Se questo ti delude, sappi che senza materia oscura non esisteresti. All’epoca dell’universo primordiale fu la sua gravità a creare i pozzi gravitazionali in cui la materia barionica si sarebbe condensata negli ammassi di galassie. Gli aloni di materia oscura sono stati insomma gli “uteri” in cui le galassie poterono crescere e formarsi. Questo è importante perché non potremmo vivere in un cosmo senza galassie. Se la materia ordinaria non fosse stata confinata in galassie da quella oscura, gli elementi pesanti prodotti dalle prime stelle (carbonio, ossigeno ecc.) non avrebbero potuto essere riciclati nelle generazioni stellari successive. E senza elementi pesanti non avrebbero potuto esserci pianeti, né esseri viventi, né tu. Quella rete nera di filamenti può sembrare una trappola inquietante, ma è grazie a quella se tu esisti.

La materia oscura è anche intorno a te. Poca, ma c’è. Nell’arco della tua vita sei attraversato da circa un milligrammo di questa misteriosa sostanza. Non te ne accorgi perché non interagisce con nessuna delle particelle che compongono il tuo corpo, ma è lì. Nel caso volessi ringraziarla.

-Filippo

Gruppo FB: Chi ha paura del buio

Fonti e approfondimenti:

https://apod.nasa.gov/apod/ap201025.html

https://www.forbes.com/.../the-universe-would-be-very.../… Altro...




mercoledì 14 giugno 2023

Guardarsi dentro

 E allora

mi sono guardato negli occhi.

Raramente ci si guarda, con se stessi, negli occhi,

e pare che in certi casi

questo valga per un esercizio estremo.

Dicono che,

immergendosi allo specchio nei propri occhi

– con attenzione cruciale

e al tempo stesso con abbandono –

si arrivi a distinguere finalmente in fondo alla pupilla

l’ultimo Altro,

anzi l’unico e vero Se stesso,

il centro di ogni esistenza e della nostra,

insomma quel punto che avrebbe nome Dio.

Invece, nello stagno acquoso dei miei occhi,

io non ho scorto altro che la piccola ombra diluita

(quasi naufraga)

di quel solito niño tardivo che vegeta segregato dentro di me.

Sempre il medesimo,

con la sua domanda d’amore

ormai scaduta e inservibile,

ma ostinata fino all’indecenza.

Elsa Morante








martedì 13 giugno 2023

IL SIGNIFICATO DELLA VITA

 “Un professore terminò la lezione, poi pronunciò le parole di rito: "Ci sono domande?". 

Uno studente gli chiese: "Professore quale è il significato della vita?". Qualcuno tra i presenti che si apprestava ad uscire rise. Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era. "Le risponderò", disse. 

Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi disse: "Ero bambino durante la guerra. Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Ne conservai il frammento più grande. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il piccolo specchio. 

Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita. Anch'io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che ho, però, posso mandare luce - la verità, la comprensione, la bontà, la tenerezza - nei bui nascosti del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto. In questo, per me, sta il significato della vita."

(Anonimo)






lunedì 12 giugno 2023

GLI OSTACOLI

Alle volte incontriamo persone nella nostra vita e subito ci rendiamo conto che loro dovevano essere lì....per percorrere con noi un tratto del nostro cammino.

Noi non sappiamo mai chi potrebbero essere queste persone, ma quando i nostri occhi si incontrano con i loro occhi, in quel momento siamo certi che esse avranno un effetto molto profondo nella nostra esistenza .

E alle volte ci succedono cose tremende, dolorose e ingiuste, ma se ci riflettiamo, comprendiamo che se non avessimo superato quegli ostacoli, non avremmo potuto dar valore alla nostra forza, alla volontà ed al cuore.

Niente capita per caso: malattie, amori, momenti perduti di grandezza o di stupidità accadono per provare i limiti della nostra anima. Senza queste prove, la vita sarebbe una strada lineare, piatta e liscia verso nessuna meta. Sarebbe sicura e confortevole, ma noiosa e senza uno scopo. I successi e i fallimenti provano chi siamo e le esperienze negative hanno sempre qualcosa da insegnarci, probabilmente sono le più importanti.

Per questo perdoniamo a chi ci ha fatto del male, perchè ci ha aiutato a capire che dobbiamo stare attenti quando apriamo il nostro cuore a qualcuno. E amiamo incondizionatamente chi ci ama perchè ci insegna ad amare e a guardare le piccole cose, ad apprezzare ogni momento perchè non si ripeterà mai più.

Crediamo ,quindi, in noi stessi e ripetiamoci che siamo "una grande persona", perchè se noi non crediamo in noi stessi, nessuno crederà in noi. Crediamo nella nostra vita e soprattutto corriamo a viverla!!!(Angela Baldi)



martedì 6 giugno 2023

Gli animali di Zarathustra cosa rappresentano? Qual è il loro significato simbolico?

 Come sapete gli animali di Zarathustra sono un serpente e un'aquila. Il serpente rappresenta l'animale più intelligente, l'aquila il più orgoglioso. L'intelligenza del serpente, in questo caso, evoca la volontà di eternità di Dio e tutti i valori che tale volontà trachiude nel suo "tu devi", invincibile di primo acchito, nello stesso tempo rappresenta la coscienza umana prostrata a quella volontà. Una coscienza strisciante, poiché striscia innanzi al "tu devi" e poi si morde continuamente la testa, ma incapace di strapparla via e quindi incapace di affrancarsi da siffatto libero arbitro; ma è anche subdola, oscura, volutamente poco chiara. 

Il pastore che recide con un morso la testa del serpente raffigura invece la volontà di potenza dell'uomo che si affranca della volontà di Dio e che non vuole più strisciare prostrato ai suoi piedi, solo così può diventare uno spirito libero, un oltreuomo, perché capace di liberarsi anzitutto del libero arbitro: che in realtà è una prigione. Dunque la testa recisa del serpente rappresenta simbolicamente Dio e tutti i vecchi e obsoleti ideali, nonché gli immani valori di cui la credenza in Dio è portatrice di emblemi e cause ed effetti del più indegno infimo carattere umano.

L'aquila, che porta con sé il serpente attorcigliato attorno al collo, rappresenta la nuova coscienza dell'oltreuomo che finalmente si libra in aria leggero e si eleva al di sopra di sè e di Dio, con la suprema volontà di voler diventare egli stesso un dio, ossia il nuovo creatore del proprio destino elevando e liberando la coscienza e l'intelligenza dell'uomo vincendo lo "Spirito di Gravità", cioè Dio, che è la madre di ogni metafisica e di tutto ciò che Esso costringe verso il basso con la sua idealità, le sue illusioni. Dunque l'aquila porta in alto la coscienza dell'uomo e la invita a danzare nella "novità" della libertà. D'ora in poi inizia la trasmutazione di tutti i valori. Con la testa recisa ora il serpente diventa soprattutto volontà di volere l'eterno ritorno della nuova coscienza dell'uomo oltre-uomo: infatti il serpente si conchiude, a mò di anello su se stesso, diventa uno spazio diveniente iniziando a ruotare su se stesso come un tempo infinito ma circolare, dando inizio alla "sua" eternità, eternando il tempo, l'uomo, la volontà di potenza, il passato e il futuro, e l'eterno attimo diviene la continuità del presente.

Giovanni Provvidenti del Gruppo COSTELLAZIONI

https://www.facebook.com/groups/114672263986783/




venerdì 2 giugno 2023

Ansia: una risorsa

 Viviamo nell'era dell'ansia,  imbevuti di incertezza, in una società di doveri, competitiva, frenetica, e  molto incentrata sull'apparire. Ci  incamminiamo nella settimana come se fossimo in bilico, pensando alle incombenze che ci aspettano, senza sapere se ne seguiranno un successo o una sventura.Il risultato è che possiamo sentirci risucchiati in un ciclo infinito di stress. La soluzione facile è imparare a eliminare gli impegni eccessivi e fare un bel respiro.Ma ribaltare la prospettiva offre la possibilità di  vedere le piccole dosi di ansia come un'occasione da sfruttare e non da subire.Gran parte dell'angoscia che si prova deriva dal pensare:- Ho bisogno di smettere di provare ansia-. Solo che con questo approccio si raddoppiano  emozioni e sentimenti scomodi e ci si ritrova a combattere su due fronti: l'ansia in sè e l'ansia di provarla.Si consiglia di non opporre resistenza, ma di osservarsi con curiosità e di cogliere il buono dell'agitazione. L'ansia non è uno stato patologico della mente. La selezione darwiniana l'ha mantenuta nel lungo corso dell'evoluzione umana, perchè in realtà è la risposta più adatta  di fronte ai pericoli. Ha letteralmente salvato la vita ai nostri antenati, che quindi ce l'hanno lasciata in eredità come un dono prezioso. Ci rende umani e non ha senso immaginare di guarirne. Un certo grado di tensione serve ad anticipare gli ostacoli, a rimanere prudenti e a organizzarsi per far fronte agli impegni piccoli e grandi, dal colloquio di lavoro alla verifica in classe per uno studente. Un certo aumento dell'eccitazione cognitiva incrementa le prestazioni, come la corda di un arco che si tende per lanciare lontano la freccia. Quando l'ansia è troppa , però,diventa meno utile e perfino dannosa. In altre parole bisogna apprendere come gestire l'ansia, anzichè progettare di eliminarla. Una serie di studi recentemente si è concentrata  sulle pratiche che inducono il rilassamento, come la meditazione, ma il consiglio  numero 1 è la respirazione, inspirazione e respirazione riempiendo  e svuotando la cassa toracica e l'addome. Sono uno strumento molto potente e sono disponibili ovunque.