Il commercio dell’avorio è una delle peggiori piaghe dell’Africa responsabile della morte di 35.000 elefanti ogni anno.
Il Continente sta letteralmente perdendo il suo patrimonio naturale. Elefanti e rinoceronti sono in serio rischio di estinzione in quanto il massacro provocato dai bracconieri è superiore alla loro capacità riproduttiva. Il commercio dell’avorio è spesso collegato alle attività di gruppi terroristici come Al-Shabaab, Boko Haram e i ruandesi FDLR. Organizzano già con successo i traffici continentali di minerali, droghe, armi, vendita di organi e la tratta di esseri umani. L’avorio diventa un altro mezzo illecito dove possono trarre i fondi necessari per finanziare le loro attività eversive. Grazie alle attività bracconaggio di questi gruppi terroristici africani la maggioranza dei profitti provenienti dalla vendita illegale di avorio entrano nei circuiti internazionali del terrorismo e dei network della criminalità organizzata. È sempre difficile quantificare il giro d’affari del mercato nero ma, a livello mondiale si stima che il traffico di avorio genera annualmente circa 19 miliardi di dollari di profitti.
Il Continente sta letteralmente perdendo il suo patrimonio naturale. Elefanti e rinoceronti sono in serio rischio di estinzione in quanto il massacro provocato dai bracconieri è superiore alla loro capacità riproduttiva. Il commercio dell’avorio è spesso collegato alle attività di gruppi terroristici come Al-Shabaab, Boko Haram e i ruandesi FDLR. Organizzano già con successo i traffici continentali di minerali, droghe, armi, vendita di organi e la tratta di esseri umani. L’avorio diventa un altro mezzo illecito dove possono trarre i fondi necessari per finanziare le loro attività eversive. Grazie alle attività bracconaggio di questi gruppi terroristici africani la maggioranza dei profitti provenienti dalla vendita illegale di avorio entrano nei circuiti internazionali del terrorismo e dei network della criminalità organizzata. È sempre difficile quantificare il giro d’affari del mercato nero ma, a livello mondiale si stima che il traffico di avorio genera annualmente circa 19 miliardi di dollari di profitti.
Il primo responsabile del commercio
internazionale di avorio è la Cina con 42 tonnellate comprate ogni anno.
La maggior parte dell’avorio africano arriva in Cina sotto forma di
materiale grezzo che viene successivamente lavorato nella florida
industria artigianale cinese. Diverse organizzazioni occidentali cercano
di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale e di lottare
contro questo crimine. La maggioranza dei paesi occidentali hanno
parzialmente vietato la vendita di avorio fin dagli anni Novanta e fanno
pressioni affinché le leggi internazionali contro il commercio illegale
dell’avorio vengano rafforzate. In prima posizione in questa nobile
guerra si trovano gli Stati Uniti. Nel luglio 2014 il presidente Barak
Obama ha firmato un Ordine Esecutivo che obbliga il paese ad aumentare
gli sforzi contro i trafficanti mondiali che riducono i benefici
economici, sociali, turistici ed ambientali di molti paesi africani.
La lotta dell’Amministrazione Obama
contro il commercio illegale di avorio non è certo una novità per la
Casa Bianca. Fin dal 1989 gli Stati Uniti sono stati tra i primi paesi
occidentali a proibire parzialmente in commercio dell’avorio. All’epoca
il Congresso approvò il African Elephants Conservation Act
con l’intento di limitare il commercio di oggetti in avorio ad
eccezione dei pezzi di artigianato antichi. Venti anni fa gli Stati
Uniti hanno firmato i trattati internazionali contro il commercio
dell’avorio del CITES (Convenzione sul Commercio
Internazionale delle Specie in via di Estinzione). Nel febbraio 2014
l’Ordine Presidenziale Diretto n. 210 ha rinforzato il divieto
sull’avorio esclusi gli oggetti di antiquariato e quelli che sono stati
importati nel paese prima del 26 febbraio 1976. Come normale in un Mondo
Unilaterale anche per l’avorio i media occidentali ci propongono una
storia semplice e lineare. Da una parte abbiamo i Bad Guys:
Cina e altri paesi asiatici come Thailandia e Vietnam che commerciano
in avorio causando l’estinzione degli elefanti e rinoceronti africani.
Dall’altra abbiamo i Good Guys: Europa e Stati Uniti che tentano di rendere illegale il commercio e lottano contro i trafficanti internazionali.
Come al solito la Propaganda si infrange contro la Realtà. Gli
Stati Uniti sono il primo mercato mondiale per l’avorio legale ed
illegale. La quantità di avorio commercializzata in America supera
quella commercializzata in Cina. Tra i due paesi esistono forti
legami economici relativi al commercio dell’avorio. La Cina lavora la
materia grezza e gli Stati Uniti importano i prodotti finiti “Made in China”. Se la Cina è il principale compratore di avorio gli Stati Uniti sono il principale consumatore mondiale. Il famoso sito di annunci economici online Craigslist vende ogni anno 15 milioni di dollari di prodotti in avorio secondo un recente rapporto redatto da International Fund for Animal Welfare (IFAW) e Wildlife Conservation Society
(WCS). Il rapporto è frutto di una ricerca di prodotti in avorio
venduti dal sito online durata una settimana e condotta in 28 città
americane. In solo cinque giorni (dal 16 al 20 marzo 2015) 456 prodotti
in avorio e 75 prodotti collegati ad animali selvaggi (quale pelle di
elefante) sono stati venduti su Craigslist per un valore di un milione
di dollari. Ogni anno Craigslist vende 6.600 prodotti in avorio. San
Francisco e Los Angeles sono i principali mercati nazionali. La
maggioranza dell’avorio venduto da Craigslist proviene dalla Cina e da
altri paesi asiatici. Peter LaFontaine, un funzionario del IFAW accusa Craigslist di non fare sufficienti sforzi per interrompere la vendita online di avorio.
Purtroppo Craigslist rappresenta solo la
punta del iceberg del mercato statunitense dell’avorio. In netto
contrasto con la propaganda governativa l’Amministrazione Obama pone
scarsa attenzione al commercio domestico di avorio nonostante che gli
Stati Uniti siano il primo mercato occidentale per i prodotti asiatici.
Il commercio illegale di avorio negli Stati Uniti è poco monitorato e le
leggi sono inadeguate ed ambigue. Se ciò non bastasse le agenzie
governative addette al monitoraggio e alla lotta dell’avorio illegale
sono sotto finanziate e con un personale insufficiente. Ci sono in tutto
il paese 200 agenti di sorveglianza contro il commercio illegale di
avorio. Un numero irrilevante se pensiamo che una singola indagine
richiede 18 mesi e coinvolge almeno 30 agenti. L’agenzia sul
monitoraggio del commercio di avorio ha lo stesso personale degli anni
Settanta nonostante che negli anni Novanta e Duemila il commercio in
nero d’avorio sia drasticamente aumentato nel paese.
Il commercio d’avorio è un affare
miliardario che accontenta tutti. La materia prima in Africa è venduta a
750 dollari al chilo. Gli oggetti lavorati in Cina sono venduti sul
mercato internazionale a 1.500 dollari al chilo. I commercianti
americani vendono questi oggetti a 2.500 dollari al chilo. Una zanna
pesa mediamente 14 chili. Quindi su ogni esemplare abbattuto i
bracconieri africani guadagnano 147.000 dollari, le ditte artigianali
cinesi 249.000 dollari e i venditori americani 490.000 dollari. Secondo
la recente inchiesta della IFAW, oltre 24.740 articoli in avorio e 3.209
trofei di elefanti con le due zanne incorporate sono stati venduti
negli Stati Uniti tra il 2009 e il 2012. Queste cifre sono in drammatico
aumento a partire dal 2013. In America comprare oggettistica in avorio è il nuovo trend mondano.
Ogni mese sono venduti su aste online oggetti di avorio per una media
di 2,5 milioni di dollari. L’avorio illegale entra negli Stati Uniti
camuffato da avorio legale grazie alla corruzione della polizia di
frontiera e alla farraginosa legislazione in materia. Gli Stati Uniti
hanno proibito l’avorio proveniente da elefanti africani mentre
accettano quello proveniente da elefanti asiatici. Le vendite di oggetti
in avorio antichi di 100 anni o importati nel paese prima del 1976 sono
considerate legali. Per i trafficanti internazionali è facilissimo far
passare avorio africano per avorio asiatico e oggetti in avorio
fabbricati due settimane prima come pezzi di antiquariato o oggettistica
importata prima del 1976.
Di norma il governo americano permette la
vendita di avorio senza certificazioni statali ad eccezione per i pezzi
di antiquariato. È il venditore che garantisce l’origine del prodotto
sotto la sua responsabilità giuridica. Questo rappresenta un serio
problema per l’applicazione delle legge sul contrabbando di avorio.
Durante le indagini su lotti di avorio illegale anche le attrezzature
tecnologiche più sofisticate non riescono a determinare con esattezza se
si tratta di avorio “vecchio” o di avorio proveniente da elefanti
asiatici. Le uniche certificazioni sicure sono quelle prodotte in
laboratorio. Visto il loro elevato costo sono fuori dalla capacità
finanziaria dello stato federale. Gran parte dell’oggettistica in avorio
viene dichiarata come pezzi di antiquariato tramite falsi certificati
redatti da ufficiali pubblici corrotti. La corruzione porta ogni anno
nelle tasche di questi ufficiali la ragguardevole cifra di 2 milioni di
dollari. Nella maggioranza dei porti americani le autorità doganali non
ispezionano navi sospettate di trasportare container di avorio illegale
anche quando ricevono una segnalazione ufficiale. Il traffico di avorio,
di prodotti legati e di animali rari non è considerato un reato
maggiore e viene punito con un multa non superiore ai 100.000 dollari e
la confisca del prodotto.
L’oggettistica in avorio confiscata viene
rivenduta sul mercato sia a causa di agenti di polizia disonesti sia a
causa dei piani di finanziamento occulto del governo americano. L’avorio
come la droga serve per finanziare le attività sovversive che gli Stati
Uniti compiono all’estero contro le nazioni considerate “nemiche”. Se la Cina è il primo fornitore di avorio i cacciatori americani sono i secondi.
Partecipano ai safari in Africa uccidendo decine di elefanti di cui
zanne sono fatte uscire dal paese tramite corruzione e vendute al
mercato nero in America. La legge statunitense prevede che se un
cittadino americano uccide personalmente un elefante in una riserva di
caccia a pagamento ha il diritto di importare nel paese i trofei,
comprese le zanne. Questa protezione giuridica è garantita grazie allo
statuto sociale. I cacciatori di elefanti americani appartengono alla
“Society” i ricchi. Quel 1% che comanda nella più grande democrazia
occidentale. In Uganda la caccia nelle riserve è gestita da un italiano,
ex militare e mercenario, che gode della protezione delle alte
gerarchie dell’esercito. Parte delle quote per partecipare ad una
battuta di caccia in Uganda pagate dai cacciatori americani (circa 8.000
dollari) serve per corrompere i funzionari della dogana ugandese per
permettere l’esportazione dell’avorio. La parte corrisposta ai generali
assicura una esportazione senza problemi e difficoltà.
“Il commercio illegale di avorio è un
problema interno agli Stati Uniti nonostante che i vari governi abbiano
sempre accusato altri paesi e fanno a gara per dimostrare il loro
impegno contro il traffico internazionale di avorio”, accusa Elizabeth Bennett vice presidente della associazione in difesa delle razze animali in via di estinzione: Wildlife Conservation Society.
Le nuove misure legislative che sono sotto analisi del Congresso
risultano inefficaci prima ancora che vengano approvate in quanto non
tengono in considerazione l’obbligo dello Stato di certificare l’origine
dell’oggettistica in avorio. Anche per le importazioni il certificato
di origine CITES non è obbligatorio. Bastano delle semplice
autocertificazioni.
Le certificazioni di origine
dell’avorio sono facili da falsificare come quelle dei minerali
provenienti dalla zone di conflitto. Questa facilità (ben nota ai
potenti e ai politici) trasforma tutte le leggi che non prevedono un
divieto assoluto di commercializzazione dell’avorio in pura propaganda
politica come la recente legge varata dal Parlamento Europeo sui
minerali di guerra, venduta agli ignari cittadini europei come una
conquista storica. In realtà un cinico inganno compiuto da
parlamentari europei in totale mala fede impegnati ad accrescere la
propria popolarità per mantenere gli ingiustificati e vergognosi
stipendi offerti dal Parlamento Europeo.
Tutte le leggi su avorio,
traffico di esseri umani e di minerali di guerra che non prendono in
considerazione il nocciolo del problema (gli interessi di governi e multinazionali) sono destinate a fallire come la legge sui minerali illegali dal Congo: la Frank-Dott Act.
Anche la decisione presa lo scorso febbraio da Pechino di attuare una
moratoria di un anno sugli acquisti di avorio dall’Africa sembra essere
un gesto simbolico nei migliori dei casi o un atto di pura propaganda.
“In tutti i modi rappresenta un importante ammissione da parte del
governo cinese delle sue responsabilità sul commercio illegale
dell’avorio. La Cina per decenni ha negato di essere tra i responsabili
dell’estinzione di elefanti e rinoceronti in Africa”, afferma Sammi Li, la portavoce di TRAFFIC, associazione di monitoraggio sul traffico internazionale di animali.
Le organizzazioni internazionali in
difesa della natura e coraggiosi giornalisti free lance stanno
progressivamente spingendo l’opinione pubblica a premere sui propri
governi affinché rinforzino le leggi contro il traffico d’avorio. Stanno
inoltre aumentare il grado di responsabilità dei consumatori. Per paura
di pubblicità negativa molti holding del commercio online come eBay o
Etsy si dichiarano pronti a cooperare per rafforzare le leggi anti
commercio di avorio e per ridurre il traffico connesso alle vendite
nelle loro piattaforme. Anche Craingslist ha promesso di cooperare.
Purtroppo queste promesse nascondono gli stessi trucchi delle
multinazionali occidentali minerarie che assicurano di comprare minerali
solo in paesi africani liberi da conflitti. Una vergognosa
bugia in quanto il 69% della produzione di minerali preziosi proviene
da: Sudan, Congo e Repubblica Centro Africana, tutti paesi afflitti da
guerre civili. Nel caso dell’avorio le holding delle vendite online sono
estremamente coscienti di quanto sia difficile regolare il mercato di
questo genere di lusso. Per un venditore di prodotti in avorio è
sufficiente eliminare la parola “avorio” dalla
descrizione dell’articolo in vendita online. Ebay e le altre holding
non andranno mai ad indagare sul prodotto offerto, limitandosi a
riscuotere la provvigione sulle vendite. Nessuno saprà di cosa realmente
si tratti ad eccezione dei compratori veramente interessati. Secondo
Sammi Li ogni compra vendita di oggettistica in avorio deve essere resa
illegale, senza eccezioni e i venditori e gli acquirenti perseguiti a
livello giudiziario e severamente condannati. Solo cosi’ si potrà porre
fine al genocidio dei pachidermi africani. Ogni altra mezza misura non
serve a nulla.
I capi di stato africani e alcune
compagnie del commercio internazionale si sono recentemente riuniti in
Congo Brazzaville per una conferenza durata quattro giorni e concentrata
sulla guerra al bracconaggio e alla vendita di avorio in Africa.
L’evento si è focalizzato su come sviluppare una strategia tutta
africana e un piano di azione comune per combattere il commercio
illegale delle risorse naturali e della fauna continentale. “I capi di stato africani sembrano veramente intenzionati a combattere il traffico d’avorio.
Il fatto che molti paesi africani si sono riuniti nel tentativo di
trovare soluzioni adeguate e per inserire nelle loro agende politiche la
lotta contro il traffico d’avorio è la più chiara dimostrazione della
loro buona volontà. Penso che questa conferenza rappresenti il punto di
non ritorno per la protezione della natura selvaggia in Africa. In molti
paesi come il Kenya o l’Etiopia possiamo notare dei reali cambiamenti
in positivo nella lotta contro il traffico d’avorio”, dichiara Charly Facheux vice presidente della Conservation for the African Wildlife Foundation.
Il paese africano all’avanguardia
nella lotta contro il traffico d’avorio è il Botswana, che ha imposto
un quasi completo divieto di cacciare gli elefanti a partire dal gennaio
2014. La decisione è scaturita dopo lo scandalo sofferto nel
2012 che ha causato una grave pubblicità negativa al paese dove
l’industria turistica è importante quanto quella dei diamanti. All’epoca
la caccia agli elefanti nel paese interessò le prime pagine dei
giornali di tutto il mondo a causa della battuta di caccia fatta dal re
di Spagna Juan Carlos durante il periodo più difficile
della crisi economica nel suo paese. Una fotografia con lui ritratto in
posa davanti ad un elefante abbattuto scatenò la condanna dell’opinione
pubblica mondiale nonostante che le compagnie di safari si affrettarono
ad affermare che la caccia era controllata e contribuiva ai piani di
conservazione della specie.
La polizia e l’esercito del
Botswana stanno realmente combattendo i trafficanti d’avorio. Il paese
in soli due anni è diventato il santuario di centinaia di migliaia di
elefanti che di fatto sono divenuti dei rifugiati politici essendo
fuggiti dai paesi vicini dove sono cacciati senza pietà. Dopo 100 ore di sorveglianza aerea, Mike Chase, co-fondatore di Elephant Without Borders ha
calcolato che attualmente in Botswana vivono 130.000 elefanti. La
popolazione totale in Africa è stimata a 470.000 esemplari. “Questi
animali sono estremamente intelligenti. Quando vengono disturbati nei
vicini paesi si spostano in Botswana perché conoscono che qui sono
protetti e possono vivere al sicuro dai bracconieri”, afferma Chase. Il Ministro dell’Ambiente Tshekedi Khama è determinato a mantenere il record del Botswana di primo paese africano protettore dei pachidermi. “Gli
elefanti troveranno sempre un rifugio nel nostro paese e noi
continueremo ad assisterli poiché se non salvaguardiamo noi le nostre
specie nessuno potrà farlo al nostro posto” afferma il ministro Khama.
Fulvio Beltrami
Uganda, Kampala
@Fulviobeltrami
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