Accovacciata in fondo all'armadio strillavo di venire tirata fuori e dondolavo tra la sicurezza che si trattasse di uno scherzo destinato a finire presto e la paura che invece si trattasse di una punizione definitiva per il mio pessimo comportamento. Ero piccola, avevo più o meno l'età di Abou e avevo paura del buio di un armadio conosciuto. Il buio, per un bambino, è quanto di più prossimo all'inferno possa esistere in questa terra: nel buio c'è la morte coi suoi fantasmi cattivi, ci sono i mostri che ti mangiano l'anima togliendoti il respiro. Perché al buio è molto difficile respirare. Dopo un po' il buio si solidifica e l'aria inizia a diventare densa e si fa fatica a inghiottirla e farla arrivare giù nei polmoni. Apri la bocca perché il naso non basta, ma scopri in fretta che nemmeno la bocca è sufficiente a soddisfare la fame d'aria che hai e che cresce di attimo in attimo alimentata, questa fame, dal panico che cresce. "Mi tireranno fuori di qui?".
Provi a fidarti dell'ultima immagine che hai incisa nel cervello e che è quella di una faccia che conosci e della quale ti è stato assicurato che essere quella di una persona per bene, che non ti farà del male. E se non fosse vero? Se quella faccia fosse invece la vera faccia del diavolo e quello lì che stai vivendo fosse il tuo inferno definitivo? Se nessuno dovesse ricordarsi di te e tirarti fuori dal buio per restituiti al sole? Quanto angosciato può essere un bambino di 8 anni chiuso in valigia e scaraventato su un nastro trasportatore e poi stipato assieme a centinaia di bagagli nella stiva di un aereo per un viaggio al buio che dura ore su ore? Quanto terrore avrà dovuto ingoiare per sopravvivere a un incubo di solitudine e abbandono, Abou? E quanta folle disperazione deve abitare la mente di suo padre che paga una banconota sull'altra un viaggio in valigia per suo figlio? Noi di qua, dalla parte dei bianchi e dei ricchi (perché siamo comunque più ricchi di un uomo disposto a fa viaggiare suo figlio dentro a un trolley) non possiamo capire. Non possiamo conoscere quel male così definitivo e disumano che prova chi è disposto ad accettare una variabile di morte presente pur di guadagnarsi una costante di vita futura.
Abou ha 8 anni, è un bambino, è il futuro di questo pianeta, e a lui questo pianeta riserva un viaggio da clandestino in una stiva dove potrebbe venire dimenticato. Suo padre è il presente di questo pianeta e a lui questo pianeta riserva il coraggio di pagare una trafficante di esseri umani per riabbracciare suo figlio. Per entrambi, padre e figlio, l'ingiustizia è il pane quotidiano oggi come ieri e, probabilmente, come domani. Arrestato il primo, di nuovo abbandonato a se stesso il secondo, con poche possibilità di volare in braccio al suo papà e dirgli che è stato un ragazzo coraggioso e che ce l'ha fatta. Che a 8 anni la sola cosa che desideri, dopo una grande paura, sono le braccia di tuo padre che ti stringono e ti assicurano che è tutto passato. Con la memoria e i suoi traumi poi farai i conti da grande ogni volta che ti sentirai morire guardando una valigia o osservando la scia di un aereo.
Eppure se sei uno dei milioni di Abou del mondo anche questo diritto ti viene negato, perché tuo padre è un uomo insensato e non importa se è anche disperato. Ci sono leggi draconiane che su questa terra hanno più valore delle leggi di Dio: sono quelle che scrivono gli uomini bianchi e ricchi e potenti. Sono le leggi che piegano le ginocchia degli uomini neri e poveri e impotenti, che li costringono a scendere a patti con la loro dignità e con il loro buon senso. Quelle leggi sono quelle che regolano i flussi migratori, che distribuiscono senza equità l'accesso a un buon futuro o a una desolazione lunga una vita. Quelle leggi sono quelle che distinguono gli uomini, che tracciano una linea: se sei dalla parte giusta vivrai, se sei dall'altra lotterai.
Abou, quando l'hanno tirato fuori dal trolley rosa in cui era chiuso assieme a qualche maglietta e a uno spazzolino da denti, ha fatto un respirone, e ha improvvisato un sorriso: che ne sapeva lui che quegli uomini che lo salvavano dal soffocamento del buio lo condannavano al patibolo della clandestinità? Lui cercava suo padre, sapeva che quel sacrificio di nero e fiato corto gli sarebbe valso il premio più importante: il suo papà. Non conosce le leggi degli uomini bianchi del Nord del mondo, Abou. Probabilmente le sta imparando ora mentre qualcuno, allungandogli un biscotto e un succo di frutta, gli spiega che il suo premio si trova in galera e lui è, di nuovo, da solo.(Debora Dirani)
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