Sulla stimata Africa Rivista è comparso un interessante articolo sull’immigrazione forzata del Governo Israeliano di immigrati definiti “clandestini”
in due paesi africani: Rwanda e Uganda. Confermo la notizia e gli
accordi stipulati tra Tel Aviv, Kampala e Kigali. Accordi che in Uganda
non sono segreti, nonostante i tentativi del governo di mantenerli tali.
Personalmente trovo discutibile la scelta fatta dai presidenti Yoweri
Museveni e Paul Kagame, e condannabile la scelta israeliana che conferma
la profonda ideologia razzista del suo governo, ideologia non certo
condivisa dalla maggioranza degli israeliani. Eppure alcune precisazioni
sono necessarie per quanto riguarda gli immigrati espulsi da Israele ed
accolti in Uganda.
Il soggiorno ai “clandestini”
africani provenienti da Israele è stato concesso per motivi umanitari.
Cosa significa questo? Secondo la legge ugandese lo statuto di rifugiato
garantisce il diritto di abitare ovunque l’individuo voglia sul
territorio nazionale, il diritto alla assistenza sanitaria per lui e per
tutta la sua famiglia. Il diritto all’educazione gratuita dei figli
fino alla scuola media. Il diritto di lavorare sia come dipendente sia
come lavoratore autonomo. La legge ugandese sui rifugiati è una tra le
più avanzate al mondo e una tra le meglio applicate. Questo lodevole
primato non è certo dovuto da uno spirito umanitario del presidente
Museveni ma da freddi calcoli politici militari. Un rifugiato integrato
socialmente ed economicamente nella società che lo ospita è meno incline
a creare attività eversive o arruolarsi a guerriglie. L’integrazione
giova al rifugiato e alla sicurezza interna del paese. Dinnanzia alla
realtà, che io tocco con mano ogni giorno, mi risulta non credibile che
gli immigrati espulsi siano costretti a vivere da clandestini in Uganda.
Confermo anche come veritiera la notizia
che Israele dona 3.500 dollari a persona pur di sbarazzarsi degli
immigrati africani. Indipendentemente dalle considerazioni sul razzismo
del governo israeliano è doveroso far notare che nessun altro governo
occidentale offre tale somma a dei clandestini espulsi, Italia compresa.
Semplicemente li rimpatriano con la forza. Visto che i rifugiati in
Uganda hanno il diritto di aprire attività commerciali, 3.500 dollari
ammontano a 8.750.000 scellini ugandesi. Una considerevole somma di
denaro che permette di aprire una discreta attività commerciale. Milioni
di ugandesi sarebbero felicissimi di possedere questa piccola fortuna e
mettere su un ristorantino, una fabbrichetta artigianale, un
allevamento di polli di medie dimensioni, un negozio di vendita
cellulari ed accessori, o abbigliamento, o un’agenzia di consulenze.
Visto che la maggioranza di queste persone espulse sono Etiopi ed
Eritrei, questi rifugiati godono anche del vantaggio della presenza in
Uganda di una forte comunità del loro paese nota per la sua grande
solidarietà.
Quindi gli immigrati espulsi da Israele
non hanno dinnanzi a loro un futuro di clandestini e di miseria in
Uganda. Al contrario possono integrarsi a pieno diritto nella società
che li ospita. Agli occhi degli ugandesi sono anche dei privilegiati,
possedendo una somma di denaro che un ugandese deve sudare 6 anni per
ottenerla (a messo che abbia un lavoro). Se questi africani espulsi da
Israele desiderano spendere i 3.500 dollari ricevuti per pagare un
viaggio allucinante che potrebbe loro costare la vita, per giungere a
Lampedusa o in altre località europee, questo è una loro libera scelta,
ma non devono accusare un paese africano che è ha una politica
migratoria tollerante che non è stata nemmeno intaccata dall’emergenza
terroristica nella regione, ne’ fare affermazioni totalmente false di “clandestinità e futuro nero”
in Uganda per provocare pietismo e far scattare la solidarietà di brave
ed oneste persone europee, purtroppo inconsapevoli della realtà.
Pur essendo un Pan Africanista
convinto ed amando il Continente, mi sento in dovere di avvertire i
lettori e i cittadini italiani in generale. Attenzione: a volte i miei
fratelli africani sono abili nel giocare il ruolo di vittime per scopi
di lucro. Noi occidentali siamo meno abili a comprendere questi giochi.
La mora è che non sempre le vittime sono genuine. Il problema dei flussi
migratori è complesso. Ogni capriccio semplicistico (dal razzismo alla
difesa ad oltranza degli immigrati e clandestini) non aiuta a
comprenderlo e a risolverlo.
L’articolo di Africa RivistaFulvio Bektrami Kampala, Uganda @Fulviobeltrami
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