domenica 3 maggio 2015

Il silenzioso genocidio di immigrati africani nel Mediterraneo. La verità nascosta.




 
Il 12 aprile 2015 diverse associazioni internazionali in supporto degli immigrati (tra le quali: Oronias, Meidamiroir e Reseau International), hanno denunciato un orrendo crimine commesso dalla marina militare egiziana nel Mediterraneo: il bombardamento e l’affondamento di una nave con a bordo 600 immigrati somali ed eritrei. Al momento non si conosce il numero dei sopravvissuti. La notizia è stata diffusa dalla succursale egiziana della associazione caritatevole inglese Africa and Middle East Assistance (AMERA). Fondata nel 2005 provvede aiuto legale ai rifugiati e immigrati nei paesi dove questo servizio non esiste o è limitato. Amera-Egitto provvede assistenza legale a immigrati, rifugiati e richiedenti di asilo in stretta collaborazione con UNHCR. Organizza anche corsi rivolti ad avvocati, comunità ed autorità egiziane sulla protezione degli immigrati.
La notizia dell’attacco alla nave di immigrati è stata seccamente smentita dal governo egiziano e quasi ignorata dai media internazionali. È la prima volta che la marina militare egiziana affonda una nave di immigrati. L’atto rappresenta un crimine contro l’umanità ben più grave dell’attacco condotto dalla marina militare israeliana contro la nave turca Marmara che trasportava simpatizzanti della causa palestinese che volevano portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza sotto assedio.
Non è la prima volta che le forze di difesa egiziane uccidono immigrati africani. Una lunga serie di omicidi a sangue freddo è regolarmente stata registrata dal 2006 senza che le Nazioni Unite o la Comunità Internazionale si degnassero di aprire delle inchieste e condannare questo crimine contro l’umanità. Addirittura i media occidentali, dopo le prime notizie riportate tra il 2008 e il 2011, sembrano essere stati coinvolti nella cospirazione del silenzio sull’uso letale della forza contro gli immigrati africani da parte dell’esercito egiziano. I primi omicidi di massa sono stati riportati dai media internazionali nel 2006. La maggior parte di essi si è verificata lungo la frontiera con Israele. I due paesi hanno firmato da tempo un patto segreto che incarica il governo egiziano della sicurezza dei confini con Israele. Nelle responsabilità egiziane è previsto il rispetto del blocco economico imposto a Gaza e la lotta contro i tentativi di entrare in territorio israeliano compiuti dagli immigrati africani. Ovviamente il governo di Tel Aviv non ha mai richiesto di abbattere gli immigrati clandestini. Tuttavia non ha mai protestato contro questa pratica per una semplice ragione: il destino degli immigrati non interessa a Tel Aviv. L’importante è evitare che entrino in Israele. Fin dalle prime denunce dei media internazionali, 122 africani sono stati assassinati dalla polizia egiziana. Questo numero di vittime è la punta del iceberg di centinaia di omicidi accuratamente occultati.
L’esercito egiziano non è il solo pericolo letale per gli immigrati. I trafficanti di esseri umani spesso uccidono i loro clienti. Nel settembre 2014 un battello con a bordo 500 tra africani e arabi è stato deliberatamente affondato dai trafficanti vicino alle acque territoriali di Malta. Il battello era diretto a Lampedusa. Secondo la testimonianza di due Palestinesi sopravvissuti il battello è stato affondato in quanto gli occupanti avevano rifiutato di eseguire l’ordine ricevuto dai trafficanti che li seguivano di trasferirsi su un terzo battello che versava in pessime condizioni. Nacque una disputa e i trafficanti iniziarono a sparare sugli immigrati. Per nascondere il crimine decisero immediatamente dopo di affondare il battello contenente centinaia di corpi. La marina militare di Malta riusci’ a salvare solo 7 passeggeri del battello che furono ricoverati presso un ospedale a Creta.
Anche la marina militare spagnola è sospettata di attaccare le navi ed uccidere gli immigrati al largo delle coste spagnole. Il 25 ottobre del 2003 una motobarca piena di immigrati spari’ misteriosamente nella acque internazionali vicino alle coste di Cadiz. L’imbarcazione aveva oltrepassato la base militare di Rota dove è ormeggiata la Sesta Flotta americana e la flotta militare spagnola. Subito dopo il battello è sparito. All’epoca si nutrirono forti sospetti che la marina militare spagnola avesse affondato di proposito l’imbarcazione. Quello che è stato provato è la sospetta mancata collaborazione delle marine militari americana e spagnola nelle operazioni di salvataggio compiute da volontari inesperti e costretti ad affittare dei battelli privati. Nelle tre settimane successive alla tragedia 36 corpi decomposti furono ritrovati sulla spiaggia di Cadiz. Fino ad ora non si conosce l’esatto numero delle vittime. Il quotidiano spagnolo El Pais descrisse gli avvenimenti come la più grande tragedia di clandestini avvenuta nella storia della Spagna. Il 12 novembre 2003 un avvocato spagnolo: Erique Mugica, fece aprire una inchiesta ufficiale sull’orrendo episodio. Inchiesta frettolosamente archiviata dalle autorità spagnole. Diverse altre volte la marina militare spagnola è stata sospettata di attaccare ed affondare navi di immigrati clandestini al largo del Mediterraneo.
Tutti questi incidenti letali avvengono nel mezzo del Mediterraneo lontano da testimoni. Dal 2010 molti pescatori siciliani testimoniano il ritrovamento giornaliero di cadaveri galleggiati nelle acque internazionali. L’Organizzazione Internazionale della Migrazione (OIM) informa che nel 2014 nelle acque del Mediterraneo sono stati uccisi 2.900 clandestini da forze sconosciute. Un numero di vittime che ha aumentato sensibilmente quello registrato nel 2013: 700 persone assassinate. Il silenzio dei media occidentali sugli omicidi sistematici di clandestini africani commessi dalle forze dell’ordine egiziane e la dimostrata volontà della Comunità Internazionale di non aprire inchieste ufficiali spingono vari analisti politici africani a teorizzare l’esistenza di macabri accordi segreti tra Europa e i paesi del Nord Africa, tra i quali l’Egitto, chiamati ad intercettare e fermare l’immigrazione illegale con ogni mezzo inclusi gli omicidi di massa stranamente tollerati dalle autorità europee e ignorati dai media occidentali. In cambio di questo servizio i paesi Nordafricani riceverebbero aiuti finanziari e supporti politici. Tutte le notizie di nuove e alquanto misteriose tragedie di clandestini avvenute nel Mediterraneo rafforzano questo orrendo sospetto.
L’Italia, uno dei paesi europei più colpiti dall’immigrazione clandestina, non è esente da responsabilità. Al contrario Roma è completamente coinvolta in accordi di protezione dei confini marittimi che inevitabilmente portano ad atrocità e violazioni dei diritti umani commessi dai paesi nordafricani. Nel 2009 il governo italiano e il regime di Geddafi firmarono un patto di sicurezza costiera, denominato “Pushed Back Pushed Around” (Respingere e Disperdere). Il patto prevedeva la responsabilità libica di fermare l’immigrazione clandestina in Italia. L’accordo non specificava le metodologie di intercettamento lasciando libera azione all’esercito libico. L’importante era quello di diminuire la pressione migratoria sull’Italia. Il governo libico ha spesso esercitato un non necessario e spropositato uso della forza nel fermare la migrazione clandestina commettendo decine e decine di omicidi accuratamente occultati. Una significativa percentuale di clandestini africani intercettati è stata ridotta in schiavitù e utilizzata come mano d’opera gratuita per il lavori pubblici, la prostituzione e arruolata di forza nell’esercito libico. Il governo italiano e il PD, principale partito di opposizione della sinistra italiana non hanno mai richiesto una discussione parlamentare sull’operato libico ne l’apertura di una inchiesta. Al contrario il governo italiano donò tre motovedette militari per aumentare la capacità della marina libica di intercettare i clandestini. Quelli che scappavano dai pattugliamenti delle navi libiche venivano catturati dalla polizia ed esercito italiani una volta arrivati sulle coste italiane e segretamente rispediti in Libia senza il necessario screening per individuare rifugiati politici o altre categorie di vulnerabili. Dall’altra parte della sponda mediterranea l’esercito libico, preventivamente informato dall’Italia, aspettava con gioia i nuovi carghi di schiavi. Le autorità italiane non si sono mai preoccupate del destino dei clandestini riportati a forza in Libia.
Con il collasso del regime di Geddafi i terroristi del ISIL hanno ufficiosamente sostituito il governo libico nel compito di diminuire la pressione migratoria sull’Europa. La stampa occidentale ha diffuso false notizie sulla strategia adottata dal ISIL di incoraggiare i clandestini africani ad invadere l’Europa al fine di creare il caos. Le statistiche dimostrano l’esatto contrario. I terroristi del ISIL sono estremamente concentrati nell’intercettare gli immigrati africani per poterli trasformare in entrare finanziarie. Quando è possibile richiedono ingenti riscatti alle famiglie per liberare i loro cari. Nella maggioranza dei casi i maschi africani vengono schiavizzati ed obbligati a servire nella logistica durante le operazioni militari e le femmine africane vendute al fiorente mercato della prostituzione nei Paesi Arabi. Cinicamente possiamo ipotizzare che il ISIL sta rendendo un ottimo servizio all’Europa. Questo nuovo network terroristico, più aggressivo e meglio finanziato di Al-Qaeda, teoricamente rappresenterebbe una minaccia diretta all’Europa e all’Italia. Questo però non spiega come mai il governo italiano è stato la nazione più attiva presso il Consiglio di Sicurezza ONU intenta a bloccare la proposta egiziana di invadere la Libia, distruggere il ISIL e restaurare la democrazia. Molti osservatori africani hanno la certezza che i terroristi del ISIL non siano una reale minaccia ma preziosi strumenti per il controllo dei flussi migratori in Europa.
Si sospetta che l’Europa abbia firmato degli accordi anti migratori anche con il Marocco. La psicopatica determinazione dimostrata dall’esercito marocchino di intercettare i clandestini africani che tentano di raggiungere le coste europee rafforza questi sospetti. Dal 2008 la marina militare marocchina è accusata di uccidere immigrati africani affondando deliberatamente i battelli che li trasportano verso l’Europa. L’ultimo massacro documentato di africani commesso risale al aprile 2008 quando la marina militare marocchina affondò un battello con a bordo 70 immigrati africani, come riportato all’epoca dal quotidiano inglese The Guadian. Gli immigrati, per la maggior parte Nigeriani e Maliani avevano pagato 100 dollari per essere trasportati dal Marocco alle coste della Spagna. Il loro battello fu intercettato ed affondato dalla marina militare marocchina il 28 aprile 2008. Come nei casi delle violazioni dei diritti umani commesse da Egitto e Libia, anche quelle commesse dal Marocco da tempo non attirano più l’attenzione dei media occidentali. Si è autorizzati a pensare all’esistenza di un silenzio criminale e volontario attuato per nascondere all’opinione pubblica europea questo genocidio di esseri umani.
Se degli accordi segreti anti migrazione, collegati a massacri di massa, realmente esistono al momento sono protetti dall’assenza di prove concrete. In tutti i modi è incomprensibile che l’Unione Europea non agisca con la stessa determinazione rivolta a bloccare i clandestini, contro i cartelli mafiosi europei che gestiscono questo moderno mercato di schiavi. Le identità dei boss mafiosi coinvolti nel traffico di esseri umani sono da tempo note alle polizie europee. Eppure questi odiosi criminali rimangono tutt’ora a piede libero, godendo di tutti i diritti civili assicurati agli onesti cittadini. Non esiste alcuna spiegazione logica che possa spiegarci come mai questi mafiosi sono liberi di agire mentre le loro merci (gli immigrati africani) vengono silenziosamente trucidanti nel bel mezzo del Mediterraneo. È giunta l’ora che le Nazioni Unite attuino una inchiesta indipendente sul network genocidario creato dall’Unione Europea e i paesi nordafricani per impedire l’immigrazione clandestina. Se questo network realmente esiste deve essere considerato un crimine contro l’umanità e i responsabili perseguiti penalmente, poco importa siano essi terroristi, mafiosi, soldati o rispettabili governi democratici.

Fulvio Beltrami
Uganda, Kampala
@Fulviobeltrami

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