Il 12 aprile 2015 diverse
associazioni internazionali in supporto degli immigrati (tra le quali:
Oronias, Meidamiroir e Reseau International), hanno denunciato
un orrendo crimine commesso dalla marina militare egiziana nel
Mediterraneo: il bombardamento e l’affondamento di una nave con a bordo
600 immigrati somali ed eritrei. Al momento non si conosce il numero dei
sopravvissuti. La notizia è stata diffusa dalla succursale egiziana
della associazione caritatevole inglese Africa and Middle East Assistance (AMERA).
Fondata nel 2005 provvede aiuto legale ai rifugiati e immigrati nei
paesi dove questo servizio non esiste o è limitato. Amera-Egitto
provvede assistenza legale a immigrati, rifugiati e richiedenti di asilo
in stretta collaborazione con UNHCR. Organizza anche corsi rivolti ad
avvocati, comunità ed autorità egiziane sulla protezione degli
immigrati.
La notizia dell’attacco alla nave di
immigrati è stata seccamente smentita dal governo egiziano e quasi
ignorata dai media internazionali. È la prima volta che la marina
militare egiziana affonda una nave di immigrati. L’atto rappresenta un
crimine contro l’umanità ben più grave dell’attacco condotto dalla
marina militare israeliana contro la nave turca Marmara che trasportava
simpatizzanti della causa palestinese che volevano portare aiuti
umanitari alla popolazione di Gaza sotto assedio.
Non è la prima volta che le forze di difesa egiziane uccidono immigrati africani. Una
lunga serie di omicidi a sangue freddo è regolarmente stata registrata
dal 2006 senza che le Nazioni Unite o la Comunità Internazionale si
degnassero di aprire delle inchieste e condannare questo crimine contro
l’umanità. Addirittura i media occidentali, dopo le prime
notizie riportate tra il 2008 e il 2011, sembrano essere stati coinvolti
nella cospirazione del silenzio sull’uso letale della forza contro gli
immigrati africani da parte dell’esercito egiziano. I primi omicidi di
massa sono stati riportati dai media internazionali nel 2006.
La maggior parte di essi si è verificata lungo la frontiera con
Israele. I due paesi hanno firmato da tempo un patto segreto che
incarica il governo egiziano della sicurezza dei confini con Israele.
Nelle responsabilità egiziane è previsto il rispetto del blocco
economico imposto a Gaza e la lotta contro i tentativi di entrare in
territorio israeliano compiuti dagli immigrati africani. Ovviamente il
governo di Tel Aviv non ha mai richiesto di abbattere gli immigrati
clandestini. Tuttavia non ha mai protestato contro questa pratica per
una semplice ragione: il destino degli immigrati non interessa a Tel Aviv. L’importante è evitare che entrino in Israele.
Fin dalle prime denunce dei media internazionali, 122 africani sono
stati assassinati dalla polizia egiziana. Questo numero di vittime è la
punta del iceberg di centinaia di omicidi accuratamente occultati.
L’esercito egiziano non è il solo
pericolo letale per gli immigrati. I trafficanti di esseri umani spesso
uccidono i loro clienti. Nel settembre 2014 un battello con a bordo 500 tra africani e arabi è stato deliberatamente affondato
dai trafficanti vicino alle acque territoriali di Malta. Il battello
era diretto a Lampedusa. Secondo la testimonianza di due Palestinesi
sopravvissuti il battello è stato affondato in quanto gli occupanti
avevano rifiutato di eseguire l’ordine ricevuto dai trafficanti che li
seguivano di trasferirsi su un terzo battello che versava in pessime
condizioni. Nacque una disputa e i trafficanti iniziarono a sparare
sugli immigrati. Per nascondere il crimine decisero immediatamente dopo
di affondare il battello contenente centinaia di corpi. La marina
militare di Malta riusci’ a salvare solo 7 passeggeri del battello che
furono ricoverati presso un ospedale a Creta.
Anche la marina militare spagnola è
sospettata di attaccare le navi ed uccidere gli immigrati al largo delle
coste spagnole. Il 25 ottobre del 2003 una motobarca piena di immigrati
spari’ misteriosamente nella acque internazionali vicino alle coste di
Cadiz. L’imbarcazione aveva oltrepassato la base militare di Rota dove è
ormeggiata la Sesta Flotta americana e la flotta militare spagnola.
Subito dopo il battello è sparito. All’epoca si nutrirono forti sospetti
che la marina militare spagnola avesse affondato di proposito
l’imbarcazione. Quello che è stato provato è la sospetta mancata
collaborazione delle marine militari americana e spagnola nelle
operazioni di salvataggio compiute da volontari inesperti e costretti ad
affittare dei battelli privati. Nelle tre settimane successive alla
tragedia 36 corpi decomposti furono ritrovati sulla spiaggia di Cadiz.
Fino ad ora non si conosce l’esatto numero delle vittime. Il quotidiano
spagnolo El Pais descrisse gli avvenimenti come la più
grande tragedia di clandestini avvenuta nella storia della Spagna. Il 12
novembre 2003 un avvocato spagnolo: Erique Mugica, fece aprire una inchiesta
ufficiale sull’orrendo episodio. Inchiesta frettolosamente archiviata
dalle autorità spagnole. Diverse altre volte la marina militare spagnola
è stata sospettata di attaccare ed affondare navi di immigrati
clandestini al largo del Mediterraneo.
Tutti questi incidenti letali avvengono
nel mezzo del Mediterraneo lontano da testimoni. Dal 2010 molti
pescatori siciliani testimoniano il ritrovamento giornaliero di cadaveri
galleggiati nelle acque internazionali. L’Organizzazione Internazionale della Migrazione (OIM) informa che nel 2014 nelle acque del Mediterraneo sono stati uccisi 2.900 clandestini da forze sconosciute.
Un numero di vittime che ha aumentato sensibilmente quello registrato
nel 2013: 700 persone assassinate. Il silenzio dei media occidentali
sugli omicidi sistematici di clandestini africani commessi dalle forze
dell’ordine egiziane e la dimostrata volontà della Comunità
Internazionale di non aprire inchieste ufficiali spingono vari analisti
politici africani a teorizzare l’esistenza di macabri accordi
segreti tra Europa e i paesi del Nord Africa, tra i quali l’Egitto,
chiamati ad intercettare e fermare l’immigrazione illegale con ogni
mezzo inclusi gli omicidi di massa stranamente tollerati dalle autorità
europee e ignorati dai media occidentali. In cambio di questo
servizio i paesi Nordafricani riceverebbero aiuti finanziari e supporti
politici. Tutte le notizie di nuove e alquanto misteriose tragedie di
clandestini avvenute nel Mediterraneo rafforzano questo orrendo
sospetto.
L’Italia, uno dei paesi europei più colpiti dall’immigrazione
clandestina, non è esente da responsabilità. Al contrario Roma è
completamente coinvolta in accordi di protezione dei confini marittimi
che inevitabilmente portano ad atrocità e violazioni dei diritti umani
commessi dai paesi nordafricani. Nel 2009 il governo italiano e il
regime di Geddafi firmarono un patto di sicurezza costiera, denominato “Pushed Back Pushed Around” (Respingere e Disperdere). Il
patto prevedeva la responsabilità libica di fermare l’immigrazione
clandestina in Italia. L’accordo non specificava le metodologie di
intercettamento lasciando libera azione all’esercito libico.
L’importante era quello di diminuire la pressione migratoria sull’Italia.
Il governo libico ha spesso esercitato un non necessario e spropositato
uso della forza nel fermare la migrazione clandestina commettendo
decine e decine di omicidi accuratamente occultati. Una significativa
percentuale di clandestini africani intercettati è stata ridotta in
schiavitù e utilizzata come mano d’opera gratuita per il lavori
pubblici, la prostituzione e arruolata di forza nell’esercito libico. Il
governo italiano e il PD, principale partito di opposizione della
sinistra italiana non hanno mai richiesto una discussione parlamentare
sull’operato libico ne l’apertura di una inchiesta. Al contrario il
governo italiano donò tre motovedette militari per aumentare la capacità
della marina libica di intercettare i clandestini. Quelli che
scappavano dai pattugliamenti delle navi libiche venivano catturati
dalla polizia ed esercito italiani una volta arrivati sulle coste
italiane e segretamente rispediti in Libia senza il necessario screening
per individuare rifugiati politici o altre categorie di vulnerabili.
Dall’altra parte della sponda mediterranea l’esercito libico,
preventivamente informato dall’Italia, aspettava con gioia i nuovi
carghi di schiavi. Le autorità italiane non si sono mai preoccupate del destino dei clandestini riportati a forza in Libia.
Con il collasso del regime di
Geddafi i terroristi del ISIL hanno ufficiosamente sostituito il governo
libico nel compito di diminuire la pressione migratoria sull’Europa.
La stampa occidentale ha diffuso false notizie sulla strategia adottata
dal ISIL di incoraggiare i clandestini africani ad invadere l’Europa al
fine di creare il caos. Le statistiche dimostrano l’esatto contrario. I
terroristi del ISIL sono estremamente concentrati nell’intercettare gli
immigrati africani per poterli trasformare in entrare finanziarie.
Quando è possibile richiedono ingenti riscatti alle famiglie per
liberare i loro cari. Nella maggioranza dei casi i maschi africani
vengono schiavizzati ed obbligati a servire nella logistica durante le
operazioni militari e le femmine africane vendute al fiorente mercato
della prostituzione nei Paesi Arabi. Cinicamente possiamo ipotizzare che
il ISIL sta rendendo un ottimo servizio all’Europa. Questo nuovo
network terroristico, più aggressivo e meglio finanziato di Al-Qaeda,
teoricamente rappresenterebbe una minaccia diretta all’Europa e
all’Italia. Questo però non spiega come mai il governo italiano è stato
la nazione più attiva presso il Consiglio di Sicurezza ONU intenta a
bloccare la proposta egiziana di invadere la Libia, distruggere il ISIL e
restaurare la democrazia. Molti osservatori africani hanno la
certezza che i terroristi del ISIL non siano una reale minaccia ma
preziosi strumenti per il controllo dei flussi migratori in Europa.
Si sospetta che l’Europa abbia firmato
degli accordi anti migratori anche con il Marocco. La psicopatica
determinazione dimostrata dall’esercito marocchino di intercettare i
clandestini africani che tentano di raggiungere le coste europee
rafforza questi sospetti. Dal 2008 la marina militare marocchina è
accusata di uccidere immigrati africani affondando deliberatamente i
battelli che li trasportano verso l’Europa. L’ultimo massacro
documentato di africani commesso risale al aprile 2008 quando la marina
militare marocchina affondò un battello con a bordo 70 immigrati
africani, come riportato all’epoca dal quotidiano inglese The Guadian.
Gli immigrati, per la maggior parte Nigeriani e Maliani avevano pagato
100 dollari per essere trasportati dal Marocco alle coste della Spagna.
Il loro battello fu intercettato ed affondato dalla marina militare
marocchina il 28 aprile 2008. Come nei casi delle violazioni dei diritti
umani commesse da Egitto e Libia, anche quelle commesse dal Marocco da
tempo non attirano più l’attenzione dei media occidentali. Si è
autorizzati a pensare all’esistenza di un silenzio criminale e
volontario attuato per nascondere all’opinione pubblica europea questo
genocidio di esseri umani.
Se degli accordi segreti anti migrazione, collegati a massacri di
massa, realmente esistono al momento sono protetti dall’assenza di prove
concrete. In tutti i modi è incomprensibile che l’Unione Europea non
agisca con la stessa determinazione rivolta a bloccare i clandestini,
contro i cartelli mafiosi europei che gestiscono questo moderno mercato
di schiavi. Le identità dei boss mafiosi coinvolti nel traffico di
esseri umani sono da tempo note alle polizie europee. Eppure questi
odiosi criminali rimangono tutt’ora a piede libero, godendo di tutti i
diritti civili assicurati agli onesti cittadini. Non esiste alcuna
spiegazione logica che possa spiegarci come mai questi mafiosi sono
liberi di agire mentre le loro merci (gli immigrati africani) vengono
silenziosamente trucidanti nel bel mezzo del Mediterraneo. È giunta
l’ora che le Nazioni Unite attuino una inchiesta indipendente sul
network genocidario creato dall’Unione Europea e i paesi nordafricani
per impedire l’immigrazione clandestina. Se questo network realmente
esiste deve essere considerato un crimine contro l’umanità e i
responsabili perseguiti penalmente, poco importa siano essi terroristi,
mafiosi, soldati o rispettabili governi democratici.Fulvio Beltrami
Uganda, Kampala
@Fulviobeltrami
Nessun commento:
Posta un commento