venerdì 21 giugno 2024

Da dove veniamo? Dove andiamo?

 E così mi chiedo altresì: ma se non ci fosse l'uomo con la sua intelligenza, con la sua curiosità, la sua voglia di esplorare l'ignoto mondo delle domande, la vita umana avrebbe un senso? Certo, gli animali vivono la loro naturalità e non si pongono domande esistenziali, ma l'uomo? L'uomo è diverso, al di sopra dell'animale ed ha bisogno di porsi domande per dare un senso alla vita. Ha fame di sapere. Sapere... sapere, e di volere persino al di sopra delle sue possibilità, al di là di ogni confine dello scibile e di tutti i limiti posti alla libertà filosofica e scientifica da parte della "casualità"... o dagli "dèi"... Gli dèi! E non è per fare un dispetto agli dèi che noi esploriamo l'ignoto? Che ci evolviamo attraversando l'oscuro sentiero del caso per ritrovarci sempre là dove un limite cognitivo pone un confine, un ostacolo, e noi esseri umani, dispettosi e impenitenti e coraggiosi spiriti esploratori, la facciamo in barba agli dèi, al mito, al metafisico ente platonico? Ma che dico: aristotelico! (?) Infatti è proprio questo il "logos universale": è l'humus peculiare donde s'origina il noos, il pensiero. Il pensiero o l'intelletto che ci dà l'aire, l'afflato per divenire dei ricercatori filosofici e scientifici, il mistico quid che ci ha resi "imprenditori del destino": il destino Infatti è un bazar: il bazar della coscienza!... - - Dunque, se non ci fosse l'uomo, l'universo perché dovrebbe esserci? Esserci per esserci? Nè un'intelligenza, nè un fine? Nulla per nulla? E non è l'esistenza umana, l'essenza cognitiva umana che fa sì il "Nulla" sia pieno del "Tutto"? E se l'universo, invece, avesse una sua intelligenza? Persino una sua anima, un suo istinto di sopravvivenza, nondimeno una sua dualistica natura egoistica ed altruistica? Fino al punto da volere con inimmaginabile, inintelligibile volontà di potenza?! Fino al punto da distruggere stelle e galassie poiché da tale immane distruzione avvenga il miracolo della creazione dell'uomo? Cioè una creatura a sua immagine e somiglianza? Giacché l'universo aveva ed ha bisogno di essere rappresentato da una intelligenza, per ciò soltanto giuocato, commediato esplorato, vissuto, compreso. Così plasmò a sua immagine e  somiglianza materia una creatura (un microcosmo), una coscienza che si evolvesse insieme al "suo corpo" (il macrocosmo), che si espandesse come un Essere che in sè possedesse l'energia e la materia oscura che tiene il tutto saldamente unito mentre d'intorno lo spazio diviene e diviene fino all'eterno ritorno dell'Uno: come un Dio che crea continuamente il big bang della ragione per non soccombere sprofondando nella noia dell'attesa. Così creò il caos cui ogni cosa potesse divenire, cioè nascere, morire e rinascere, finché l'esistenza sia sempre il divenire di una gioia, di un dilettevole gioco nelle mani di un fanciullo, ora creatore, ora il distruttore, ora il gaudente "filosofo" sulla cuspide di un sogno che cavalca i tempi: per evitare che l'eternità non si muti appunto in noia. Terribile sarebbe l'eternità se non ci fossero distruzione e creazione! Perciò l'universo ha creato l'uomo: il fanciullo creatore e distruttore! L'uomo ora "deve osservare" l'ironica maschera cosmica, ne deve comprendere la multidimensionalità per comprendere se stesso, e deve imparare ad agire di conseguenza - ed agire! Ovvero distruggere e creare con la mano divina che manipola la materia universale per non far mancare il dilettevole trastullo al suo Padre Celeste. Siamo creature violente, tanto quanto è violento l'universo, e pur capaci di riflessione e d'immenso amore. Ed è questo "istinto di sopravvivenza" che chiamiamo amore e che ci mostra quanto siamo connessi col logos universale e con lo straordinario "strano cosmogonico".

Da dove veniamo? Dall'universo! Siamo il suo corpo e la sua anima, perciò anche noi E=MC2.

Dove andiamo? Sempre incontro alla volontà di potenza del nostro Padre Celeste: l'universo! (Giovanni Provvidenti)



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