lunedì 10 giugno 2024

Chi è il vero inventore del personal computer?

Vi racconto una storia italiana che ha cambiato il mondo. Quella dei veri inventori del personal computer.

È il 1962 e siamo ad Ivrea, in provincia di Torino, il capoluogo dli provincia del Piemonte. Il genio visionario ADRIANO OLIVETTI è già morto e la successione dell'azienda viene affidata a suo figlio Roberto. Nell'azienda c'è un ingegnere di nome Pier Giorgio Perotto, che ha un’idea geniale, degna del grande Adriano: costruire una macchina per elaborare dati che offra autonomia funzionale e che quindi abbia dimensioni ridotte in modo da poter stare in ogni ufficio. Una macchina programmabile, dotata di memoria, flessibile e semplice da usare.

Perotto mette su un team di giovani ingegneri: sono Giovanni De Sandre, Gastone Garziera, Giancarlo Toppiche. I quattro lavorano su questo progetto che qualcuno definisce "impossibile" per l'epoca (tra i cui un certo Andreotti), considerando che fino a quel momento i computer erano grandi come stanze e utilizzabili solo da esperti programmatori.

Un anno dopo il team è riuscito a sviluppare un primo rudimentale prototipo che chiamano "Perottina". Purtroppo la Olivetti sprofonda in una crisi finanziaria profondissima, entrano nuovi soci e non capendo le potenzialità enormi che aveva il reparto Elettronico dell'azienda, lo svendono all'americana General Electric con tutti i brevetti. Secondo loro nessuna azienda europea può entrare nel mercato dell'elettronica. Dicono che non fa per loro, che non sono in grado e per questo genere di progetti ci sono gli americani. Una visione decisamente miope e masochista.

Perotto, tuttavia, riesce a evitare il trasferimento e prosegue, dimenticato dal resto dell'azienda che oramai si occupa d'altro, con il suo progetto visionario, facendo progettare il design della macchina a Mario Bellini, un famoso designer dell'epoca.

È il 1965 e siamo a New York. Il prototipo definitivo della "Programma 101" è finalmente pronto e in occasione del BEMA, ovvero il Salone delle Macchine per l’Automazione dell’Ufficio, la fiera più importante dell'epoca, viene presentato al grande pubblico. Questo primo PC ebbe un successo pazzesco e stavolta, a giudicarlo, non erano pià i capi d'azienda, che ben poco capivano di elettronica, ma le persone comuni. Tutti si chiedevano dove fosse il cavo che collegasse quella bellissima macchina a un "vero computer": nessuno poteva credere che era quello il computer stesso.

Il costo passò da 100.000 dollari dell'epoca di un computer tradizionale a poco più di 3.200 dollari. Tutti ne volevano uno e anche la NASA ne acquistò diversi esemplari.

Purtroppo però in Olivetti, a parte il gruppetto di Perotto, non c'erano più i tecnici e gli ingegneri elettronici indispensabili sia per progettare ulteriori sviluppi del prodotto, sia per organizzare una rete commerciale in grado di vendere un prodotto ben diverso dalle macchine per scrivere o da calcolo.

L’Olivetti cercò di richiamare tecnici e ingegneri che erano finiti alla OGE, ovvero alla General Electric, dove lavorano per gli americani, ma ci voleva tempo per ricostruire le competenze andate perdute, e l’industria americana, che aveva colto l’importanza delle novità introdotte dalla P101, non perse tempo per imboccare la stessa strada.

Il resto è storia.





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