giovedì 27 giugno 2024

Concetto di aristocrazia in Nietzsche

 Non è raro che molti lettori dei libri di Nietzsche cadino in un equivoco di fondo nel valutarne le parole, per esempio il concetto di "aristocrazia". Questo concetto deve essere inteso esclusivamente come un atteggiamento di dignità, di eticità, di nobiltà dei sentimenti, di pathos della distanza; non si tratta affatto di un atteggiamento prevaricante, dispotico o cose simili, quindi l'umanesimo Nietzscheano, prevalentemente di tradizione aristocratica, in un certo senso è pop, nel senso che ad alcun individuo viene preclusa la via per giungere a una libertà spirituale superiore (lo spirito libero). Nietzsche infatti parla di nobiltà d'animo, nobiltà dei sentimenti, ecc.

Naturalmente non trascura il fatto che ci debbano essere delle guide, ma non certo dei tiranni! "Ogni elevazione del tipo umano è sempre avvenuta in una società aristocratica", egli dice, ma cos'è una società aristocratica? Di che tipo dev'essere intesa oggi se non come computo di quell'apprendimento di quei valori che dall'individuo si riversano nella collettività per far sì che le masse diventino popoli? Da troppi secoli ci sono marasma di genti ammassate intorno a qualche ideologia culturale, politica o religiosa, oppure qualcos'altro che trasforma le società in veri e propri ovili, dove vengono assembrati, come in una sorta di ingranaggio industriale, accozzaglia di idee e di valori che rendono ognuno un infimo soggetto estraniato dal contesto umano chiamato "io", seppure si tratta di un soggetto che ha il potere di comandare. Siffatto marasma e accozzaglia di idee e infimi soggetti trasformati in meri oggetti (ora consumatori, ora elettori, ora contribuenti, ora cittadini - a patto che si sentano soggetti-oggetti che comprano, eleggono i loro "democratici tiranni" ed accettano di pagare esose somme di denaro -) viene chiamiato democrazia, in realtà si tratta di un despotismo recondito nel cui interno il concetto giuridico di libertà spinge gli individui ad una bassa quanto deleteria lotta tra i diversi ceti sociali, non di rado tra uguali ceti sociali (la cosiddetta guerra tra poveri).

"Gli uomini non sono uguali", dice Nietzsche: bisogna partire da tale "assunto aristocratico" perché ci sia la giusta distanza tra individui in grado di convivere in queste moderne società senza capo ne coda. 

Infine, l'oltreuomo non è un soggetto appannaggio di una élite: persino un ultimo uomo può aspirare di diventarlo, anzi non è raro che proprio un ultimo uomo diventi un oltreuomo, appunto perché è stato capace di andare oltre se stesso, oltre il marasma di cui sopra. (Giovanni Provvidenti)


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