martedì 2 aprile 2024

Gesù: il primo oltreuomo (mia personale opinione).

 Gesù è stato un uomo straordinario! Straordinario in quanto fuori dall'ordinario ed ha rivoluzionato il pensiero del suo tempo coevo e il pensiero a venire dell'Occidente. È stato un uomo coraggioso perché ha messo in discussione un già secolare sistema teologico corrotto, rischiando in prima persona. Questo è puro eroismo! Eroismo che mette in gioco tutto: epoca, tradizionalismo teologico, storicismo, politica, se stessi. In questo Gesù è stato grande e spiritualmente libero, perché è andato oltre il convenzionalismo allora imperante. Io lo ammiro come uomo che è andato oltre se stesso, come primo tentativo ante litteram e post-storico di trasformare l'uomo in individuo a sè, in io a sè, in corpo a sè; lo ammiro in quanto primo tentativo post-umano di liberazione del bruto ancestrale e di traslarlo in una umanità al di là del bene e del male. È stato il primo uomo a mostrare la "corda tesa" sulla quale transita l'uomo pericolosamente, empiricamente e non suggestivamente, cioè come soggetto-oggetto reale e consustanziale e non come soggetto-oggetto astratto; non ha ridotto l'uomo a semplice concettualismo metafisico, ma lo ha posto al centro di tutte le cose (parimenti la donna, fino allora bistrattata). Si è fatto "funambolo" ed ha pericolosamente mostrato l'abisso che separa l'uomo dal bruto, mostrando il Dio-tormento nella coscienza degli individui. Si è incarnato in Dioniso mostrando, dimostrando che la forza tensiva universale è volontà di potenza. È stato "cammello", si è mutato in leone e infine è diventato un fanciullo... Vi ricorda qualcuno il Cristo Gesù?

Ammiro Gesù perché è stato il primo tentativo post-storico di mettere in pratica l'oltreuomo. Poi si può discutere di tutto quanto intorno a lui si è eretto, il simbolo della croce della salvezza in primis; ma non si può negare che sia stato il primo uomo che ha compreso l'ultimo uomo che dimora nel SÈ ed ha cercato di superarlo con un afflato che possiamo considerare "afflato da oltreuomo" e, a mio parere, ci è riuscito. Perocchè Gesù è stato una rivoluzione, un movimento, un cammino, una volontà di potenza, un abisso sotto e sopra la coscienza dell'uomo; ma anche un anelito, un eterno ritorno samsarico della vita oltre la morte: non "ritorno" nell'aldilà, ma attraverso i posteri, dunque una vita che ritorna attraverso la vita. Nonché è stato una speranza: non speranza come male del mondo o come illusione ottimistica, bensì come qualcosa che si può progettare, far avverare, che si può affidare al divenire. Perciò non dobbiamo considerare Gesù come una sorta di archè strutturante una nuova teologia, bensì come un umanista che ha mostrato per la prima volta come si può amare al di là del bene e del male: ama il tuo nemico significa anche questo, in quanto odio e amore sono il combinato disposto di tutte le passioni di bene e di male. Solo chi ama e chi odia sa delibare la malvagità e infine trasformarla in bontà - solo dopo aver disprezzato se stessi! Gesù infatti ha disprezzato se stesso e tutto il sistema sociale teologico immondo allora imperante, ed è stato il disprezzo di sè e di quel mondo sociale, il disgusto di sè, perché là era vissuto e cresciuto, che gli ha dato le ali dello spirito libero: poiché ha superato il disgusto ed ha imparato ad amare se stesso e ognuno come avrebbe amato se stesso.

Tutto quanto di malvagio il cristianesimo e la chiesa cattolica hanno perpetrato contro l'uomo usando il suo nome, abusando del suo nome, non è colpa sua. Da questa mia ultima considerazione si evince che Gesù non ha bisogno di essere assolto da chissà quale colpa, ma di essere compreso: ha bisogno di essere esplorato con spirito gnoseologico, "archeologico" e filologico più che con spirito teologico.

(Giovanni Provvidenti)

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