lunedì 12 settembre 2016

La libertà

Daniele Omazzoli·

Desidero riportare questo interessante e spero per "qualcuno" illuminante articolo perché sono mesi che a più riprese tratto questo argomento proponendo il concetto di libertà così come viene espresso di seguito.
Spero lo leggiate e magari lo condividiate...

" SONO PRONTO PER ESSERE LIBERO? Formae mentis del concetto di libertà"

Qualunque sia il motivo e la richiesta che conduce una persona ad intraprendere un percorso di crescita, ed affrontare i punti nodali della propria vita, il fine individuato rimane l’aspirazione a guadagnare un maggiore margine di libertà personale. Rompere un circuito di dipendenza, svincolarsi da un blocco, superare una situazione di stallo e di disagio, sono tutti obiettivi e punti di approdo che hanno come finalità comune il raggiungimento di un crescente ed espressivo spazio di libertà. Ciascun soggetto umano vorrebbe comprendere le ragioni delle sue difficoltà esistenziali, e volerle poter gestire in modo da non restarne oppresso e prigioniero. Vorrebbe anche comprenderle senza però che ciò implichi la presa di coscienza di un possibile nuovo modo di manifestarsi a se stesso e agli altri. Il disimpegno, peraltro, sembra essere un atteggiamento sempre più diffuso e rinforzato dagli eventi della quotidianità. E così, l’assunzione di un atteggiamento responsabile e costruttivo diviene impotente di fronte al principio del minimo sforzo, se non anche a quello dello sforzo nullo.

Si preferisce chiedere e ricevere senza possibilmente dare, cedere o rinunciare. Si vuol cambiare ma senza che ciò comporti anche dei costi, qualche limite e qualche sacrificio. Si vuole essere tanto liberi, già, ma per lo stesso motivo per cui si vorrebbero avere più soldi, più potere, più possedimenti. Ma che uso farebbero le persone se avessero più libertà di agire?
Credo esistano fondamentalmente due forme-pensiero sul concetto di libertà, ciascuna delle quali inquadra ed amplifica un focus piuttosto che l’altro, spostando l’ago della bilancia prima su un elemento poi sull’altro, dando luogo a due approcci che se all’apparenza potrebbero sembrare simili, obbligano invece ad un’analisi più approfondita ed accurata. Tali rispettive concezioni sull’oggetto in questione, si potrebbero anche sintetizzare nel seguente modo:
a). Voglio essere libero per fare ciò che voglio
b). Voglio fare ciò che voglio per essere libero
Nel primo caso, la libertà è una condizione già data, e costituisce anche l’indispensabile punto di partenza da cui ricavare la piena autonomia nell’azione e nella possibilità di scelta. Nel secondo proposito, la libertà coincide con il desiderio di poter intraprendere le proprie iniziative, col fine di conquistare un pieno ed appagante sentimento di libertà. Si possono intravedere differenze fra questi due modelli orientati alla libertà?
Quale può sembrare il più efficace e pertinente, in risposta ad una reale domanda di libertà interiore? La prima formula mette in evidenza soprattutto la spinta egoica che fa volgere al fine di fare ciò che si vuole. L’espressione, assai generica ed abusata, sottintende presumibilmente che la manifestazione libera di sé resta comunque da regolare in virtù delle leggi comuni e dell’interesse pubblico. Questo particolare non viene esplicitamente contemplato.
Nel secondo postulato, l’affermazione di sé, avvinta dal desiderio di soddisfare ciascun fine delle proprie intenzioni, punta a conquistare il diritto alla libertà, ancora una volta però senza precisare se tale volizione si muove all’indirizzo anche del consenso altrui. Mettendo in rilievo tale particolare, non certo insignificante, da questa seconda asserzione si può apprendere che il valore della libertà come impegno e conquista sembra emergere con maggiore rilevanza, restituendo un senso più esteso alla libertà intesa come stato dell’essere. In questo caso, essa non si riduce alla condizione preliminare per favorire un’azione ad ampia gittata, ma ne diventa invece il fine supremo, preceduta dall’istanza di un agire sperimentale. Ovvero, in questo caso non si fa coincidere a libertà di fare con la libertà assoluta, ma come condizione che precede l’idea più evoluta e strutturata di libertà.
In ciascun caso, dovrebbe essere messo in evidenza, senza darlo per scontato, il fattore mancante che consiste nel richiamare la libertà altrui parimenti allo sviluppo della propria. In assenza di questo rapporto speculare, l’idea di libertà può degenerare in una deriva individualistica, in cui l’anomia, vera attentatrice della libertà, può essere confusa proprio con quest’ultima, producendo un subdolo ed indicibile inganno.
Esiste dunque un’idea di libertà matura ed una corrispettiva immatura. Ed è solo nella prima forma che viene inclusa ogni nozione che connetta sulla medesima dimensione umana il valore di sé con l’alterità.
Se la libertà è infatti a fondamento del benessere, come è riconosciuto anche dall’orientamento transazionale, esso può essere sviluppato soltanto a patto che il fattore ‘Libertà’ si allei con quello della ‘Protezione’.
La protezione conferisce il senso del limite e del contenimento, il quale, intriso di una finalità emancipativa, aiuta la persona a crearsi la libertà che non prescinde dall’impegno e dalla responsabilità, e anzi rilancia un’azione che integra le dimensioni del controllo e dell’amore. Questi due fattori citati, infatti, caratterizzano i tratti personologici più appropriati che descrivono una struttura identitaria sana ed equilibrata.
Ispirandosi alla letteratura della psicologia transazionale, gli elementi dell’Ego della persona capace di attendere in modo funzionale nel rapporto con se e con l’ambiente, possiede le seguenti caratteristiche:

- La persona libera si manifesta in modo spontaneo. Sceglie ed intraprende azioni concrete che rechino beneficio a se stessa ed agli altri.
- La persona libera si accetta per come è. Riflette, ragiona ed ascolta i suoi sentimenti, accogliendo anche quelli degli altri.
- La persona libera è gioiosa, si stima, si apprezza, si tratta bene.
- La persona libera accetta le attenzioni e i complimenti sinceri, si lascia aiutare e gode del sostegno altrui.
- La persona libera sviluppa e mette alla prova le sue capacità. Si formula dubbi, domande, si orienta a comprendere le relazioni fra gli eventi e sa proteggersi.
- La persona libera sa seguire regole per adempiere in modo appropriato ai suoi obiettivi ed alle sue iniziative.

Ed ancora, la persona sostanziata dagli elementi dell’iniziativa autonoma e dell’affettività (da rivolgere verso se stessa e gli altri) è in grado di darsi i necessari permessi relativi al processo del pensare e dell’agire, governandosi per ottenere il massimo del profitto nel rispetto della propria ed altrui libertà.
In pratica, quando l’istanza individuale e l’istanza sociale si compenetrano e si rispecchiano a vicenda, possono determinare un’azione efficace in grado di generare e diffondere benessere per sé e per gli altri.
Il potere che ci si attribuisce diventa volontà di servizio, e si propone come un agire costruttivo che arricchisce e riordina anche la nostra esperienza. Sono molto probabilmente questi, i parametri dai quali si può riconoscere un’azione pregna e rappresentativa della libertà da una che invece non la rispecchia. Quindi, la libertà non può essere identificata come uno spazio intrusivo che lede o ferisce quello altrui, sia in termini fisici che psicologici. La libertà è un ulteriore modo per comprendere come ciascuno sia legato al suo prossimo, in quanto essa esprime sempre una variabile sociale in questo senso; o per meglio dirla come ci ha insegnato il grandissimo Giorgio Gaber: “la libertà è partecipazione”

(Counseling Italia)

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