O meglio non solo: c’è un altro motivo, diverso e più sottile! Il
congiuntivo è il regno del forse; esprime una situazione ipotetica, serve per
formulare ipotesi, supposizioni, teorie. È come fare un appuntamento al buio;
tutto «sembra», «pare», «potrebbe». L’indicativo, invece, esprime una certezza.
Ecco, prendete la frase: «non so se questa sia la decisione giusta». Ma se la
formulo all’indicativo: «questa è la decisione giusta», il senso della frase
cambia radicalmente.
Ed è proprio questo il punto: la nostra è la società delle certezze non dei
dubbi e delle domande. Pochi pensano, domandano, ipotizzano; tutti invece sanno
e affermano. Pochi «ritengono» ma tutti «garantiscono» e «assicurano»! La
nostra è una società che ha fatto dell’idiozia un’arte e dell’arroganza uno
stile di vita. Quando incontrate quelli che Luciano De Crescenzo chiamava «i
paladini delle Grandi Certezze, allora mettevi paura perché la Certezza
assoluta molto spesso si trasforma in violenza.» O in pura idiozia.
E ai ragazzi che si domandano a cosa serva il congiuntivo, perché fare lo
sforzo per impararlo, voglio rispondere così: l’indicativo è come la tua casa:
sai esattamente dove ti condurrà quella porta, cosa c’è in fondo a quella
scala; cosa si nasconde dietro quella tenda; di ogni abitante sai cosa dirà,
cosa penserà, come agirà. È in poche parole una vita fin troppo prevedibile e
noiosa. Coltivate in voi l’ebrezza del dubbio, ponetevi continue domande,
avventuratevi nel regno dei «forse».
Il forse è la parola più bella della nostra lingua. «Perché apre delle
possibilità, non certezze. Perché non cerca la fine, ma va verso l'infinito». E
ricordatevi sempre: ci sono persone convinte di sapere tutto, e purtroppo è
tutto quello che sanno.
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X #cultura
#letteratura
#italiano
#linguaitaliana
Nessun commento:
Posta un commento