martedì 13 agosto 2024

Ode a Friedrich Nietzsche

Oltre il bene e il male cavalca il filosofo, sulla lama sottile tra caos e ordine, nelle profondità dell'anima, tra ombre e luci, scava il destino dell'uomo, col cuore di leone.
"Ecce Homo"! Grida l'eco nei monti sacri, un uomo che osa, che sfida il cielo e la terra, distruggendo gli idoli di menzogne secolari, per erigere un nuovo tempio, dove regna la verità.
E là, dove un uomo che va oltre se stesso, ascende tra le stelle, lascia dietro di sè il gregge che brama la sicurezza, lontano dai timori e dalle debolezze degli schiavi, insegue l'eterno ritorno, la danza del tempo!
Zarathustra scende dai monti, portatore di saggezza, con parole come martelli, spezza le catene della fede, predica la libertà, quella vera, che arde dentro, oltre il velo di Maya del mondo, nel cuore della vita.
Ma il mondo non è pronto, cieco e sordo si aggrappa alla croce, al conforto dell'illusione, mentre il filosofo solitario urla nella notte il suo Canto Notturno, consapevole della sua tragedia, dell'incomprensione.
"Diventa ciò che sei", dice, come un comandamento che sa di inconsueta, improvvisa eternità, non lasciarti piegare dalla massa, nè dalle loro leggi, trova in te stesso la forza, la volontà di potenza,
per forgiare il tuo destino, come un artigiano divino.
Eppure, la follia lo abbraccia, come un amante oscuro, nel momento in cui la sua mente si spezza come un cristallo, lì, tra le vestigia della sua grandezza, giace il profeta, mentre il mondo, indifferente, continua la sua corsa verso il niente!
Nietzsche vive ancora, non nelle tombe o nei libri, ma nel cuore di chi osa, di chi sfida e crea un fuoco eterno, una fiamma che non si estingue; nei sogni di chi cerca, nelle parole di chi pensa.
E così, tra gli echi dell'eternità e l'abbraccio del nulla, risuona ancora la sua voce, potente e chiara, un richiamo all'essere, alla vita autentica, un invito a danzare come dèi in un mondo nuovo.
O spirito ardente, figlio del fulmine e del deserto in cui echeggia un antico canto di danza di guerra spartana, colui che ha forgiato parole come spade, taglienti e divine.
In te si fonde la ribellione e l'anelito, la sete e la ferocia; tu, veggente di abissi, architetto dell'uomo nuovo!
Tra le vette solitarie, dove l'aquila s'invola, lontano dal gregge che nel fango si perde e si accontenta, hai scorto, con sguardo infuocato, l'uomo che osa e crea: sopra la polvere del tempo, l'oltre-uomo ora si leva.
Eternamente errante tra le vie del pensiero, tu hai squarciato i veli del mondo, rivelando la nuda verità: "Dio è morto"! Gridasti con voce tonante, non come l'assassino che si compiace, ma come il profeta che piange, versando lacrime sul sepolcro di un passato che non ritornerà mai più - amen!
Hai visto l'umanità incatenata, prigioniera del proprio sogno, schiva alla lotta, al coraggio, alla forza che sconfigge.
Hai indicato la via del divenire, del rischio, della caduta, e nella caduta, la rinascita, nell'annientamento, la creazione.
Oh, Nietzsche, spirito indomito, forgiatore di fuoco e di acciaio, che con Zarathustra hai risvegliato l'umanità dal suo torpore, hai svelato la volontà di potenza come fulgore primordiale, e nell’eterno ritorno hai trovato il segreto dell'infinito.
Non per tutti furono le tue parole, non per i deboli di cuore, ma per chi osa sfidare il destino, con sguardo fiero e deciso, solo per chi si eleva sopra il bene e il male, creando il proprio valore. Così tu hai indicato la strada, stretta e impervia, verso la grandezza.
Come Prometeo, hai rubato il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini, ma non tutti hanno saputo reggerlo, e molti sono caduti.
Per te il pensiero era un martello con cui forgiare il mondo, e ogni pensiero, ogni parola, era un colpo contro il conformismo.
E ora, che la tua voce risuona ancora nei cuori inquieti io, figlio del tuo pensiero, cerco di comprendere il tuo grido, di scorgere nei tuoi abissi la luce che hai intravisto, e di fare del mio spirito un campo di battaglia, dove l'oltreuomo in me nasce, edifica se stesso!
Tu che hai osato dire sì alla vita, anche nel suo dolore più profondo, che hai avvinto in uno stretto abbraccio il tragico, non come disfatta, ma come gloria, io ti celebro, o Nietzsche, colui che non si è mai piegato.
E con te, anch'io, affronto il mondo, con la tua forza e il tuo ardore.
O maestro del nichilismo, che hai gettato semi di dubbi e di speranza nel giardino del pensiero, dove pochi hanno osato camminare; tu, faro che brilla nelle tenebre del nostro tempo, che mi invita a creare, a distruggere, e ancora a creare.
Friedrich Nietzsche, spirito eterno, la tua ombra mi avvolge e mi spinge a oltrepassare me stesso, a non temere la solitudine, a trovare nella disperazione la forza, nella perdita il guadagno; e in ogni caduta la possibilità di un nuovo, glorioso volo.
Con te, Nietzsche, grido al mondo: "Sono pronto a rinascere, a sfidare il vuoto, a riempirlo con la mia volontà e, come tu hai sognato, a diventare ciò che sono!
Nell'incessante divenire, eternamente uomo, eternamente oltre!" Giovanni Provvidenti

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