martedì 30 luglio 2024

VERGOGNA

 Sono tante le parole che si spendono nel web per condannare tutte le brutture alle quali assistiamo senza che possiamo fare qualcosa per cambiarle.

E sono solo parole perchè le nostre azioni sembrano non dare alcun risultato e ci rendiamo sempre più conto di essere in una posizione di stallo, ma non solo in Italia...uno sguardo più allargato ci fa vedere che anche il resto del mondo è in brutte acque...

I politici la chiamano crisi mondiale e se ragioniamo bene in fondo è proprio così..una crisi che investe tutti ...ma chi l'ha provocata questa crisi.

La crisi mondiale non ci mostra ricchi che stanno soffrendo, ma solo tanti tanti poveri senza mezzi per sopravvivere e che sono i soli a sentire questa crisi della quale parlano i politici.Certamente qualcosa manca a questo mosaico, non sono stati certamente i poveri a causare la crisi mondiale, non sono stati coloro che hanno sempre e solo preso le briciole a mandare in crisi l'economia e fare aumentare i prezzi in maniera vertiginosa che più in alto di così non si può andare. I politici continuano a girarci intorno creando una situazione di grave disagio esistenziale, una manovra per far zittire tutti, per far credere che dobbiamo continuare a fare sacrifici per salvare l'economia, le industrie, il deficit monetario...non sappiamo più quante altre rinunce si debbano fare e sempre da parte di chi ha molto poco.

E' facile così fare politica..chiedere agli operai e ai lavoratori dipendenti di pagare le tasse, di rinunciare agli aumenti di stipendi, stipulare rinnovi di contratti capestri...far zittire il dissenso come se fosse un male da eliminare e tutto perchè: c'è il padrone che te lo ordina e il padrone ha il volto del capo di governo, del ministro dell'economia, del capo dell'industria, del proprietario delle banche e delle multinazionali che certo non hanno problemi ad arrivare alla fine del mese e il loro lavoro???? Facile facile..comandare e farsi ubbidire da una massa di persone che non ci capisce più nulla di quello che accade...è allo sbando completo in uno stato di ipnosi dove capisce solo quello che gli ripetono da un pò di anni: c'è la crisi ..non puoi ribellarti, devi rinunciare a tutto anche ai tuoi diritti...

Vergogna ..mille volte vergogna..la crisi c'è solo per i lavoratori, per tutti gli altri c'è sempre una scappatoia per rubare ai poveri e stare bene...portare i guadagni e le industrie all'estero e arricchirsi in modo smodato, amorale, senza ritegno e senza pagare tasse facendo credere che è anche per il nostro bene...svegliatevi non si può continuare a subire, non si può continuare a sentirsi ripetere che stanno lavorando per noi mentre ci rubano anche l'anima e i pensieri....

Bisogna riprendersi i propri diritti tutti insieme abbattendo anche i confini tra le nazioni perchè i lavoratori sono sfruttati ovunque e non lasciatevi ancora convincere che i posti di lavoro non ci sono perchè qualcuno è venuto da fuori a rubarvelo...non è vero è una sporca bugia come tante...i posti di lavoro non ci sono perchè sono incapaci di crearli,i padroni pensano solo al proprio tornaconto, la fame nel mondo c'è perchè hanno ridotto nazioni ricche di risorse in poveri affamati dipendenti dalla tavola dei più ricchi.

La verità ricordatevelo è una sola: una comunità funziona se tutti i componenti sono inclusi e condividono tutto equamente...quando questo non avviene, la comunità degli uomini è stata divisa perchè una parte è ridotta al rango di schiavi da una classe di prepotenti e arrivisti.

Vergogna..hanno ucciso gli ideali e i valori più importanti della vita e questo non è perdonabile...vergogna anche per quelli che hanno pensato che si può sostituire la giustizia con il Dio denaro..che si può sostituire l'amore e la solidarietà con l'egoismo ...vergogna anche per noi che stiamo dormendo e abbiamo dimenticato che ogni uomo ha un sogno e non si possono uccidere i sogni.

(Angela Baldi)

 

 

giovedì 25 luglio 2024


*Oltre 6.000 anni fa*

una misteriosa civiltà aveva dettagliate mappe del nostro sistema solare.

I Sumeri hanno creato questi disegni usando l'argilla.

I disegni sopravvissuti mostrano che hanno capito che il sole è una stella al centro del sistema solare e che altri pianeti gli ruotano intorno.

Hanno persino disegnato accuratamente le orbite e le posizioni dei pianeti.

Curiosamente, alcuni dei loro dipinti raffigurano anche strane immagini con entità giganti.

I Sumeri li consideravano delle divinità.

Intrigantemente, alcuni disegni di questi dei mostrano anche simboli che assomigliano a sequenze di DNA umano.

Inoltre, avevano simboli legati alla medicina, che assomigliano significativamente ai moderni simboli medici.

Ancora oggi, non riusciamo a capire come migliaia di anni fa, la più antica civiltà dell'umanità avesse una conoscenza così profonda dell'astronomia.

Questo solleva la questione se questa antica civiltà non fosse arretrata, ma piuttosto fosse avanzata ben oltre la nostra attuale comprensione di esse.

Da Storiachepassione


lunedì 22 luglio 2024

 L'uomo (ed è fin troppo evidente) ha creato gli dèi a sua immagine e somiglianza, e quindi anche il Dio di Abramo.

Solo che quando l'uomo ha creato questo Dio Abramitico, cioè una trasfigurazione in chiave divina del suo sanguinario fanatismo, gli ha dato più sangue, più ossa, più pelle e più spirito di quanto mai si era fatto verso una figura immaginaria trachiusa in un tempio ideale. Perché? Perché l'uomo è in tutto il suo Essere una eco che ritorna costantemente - anche come immagine - di ciò che esso è: un tiranno - persino nella sua debolezza... o soprattutto nella sua debolezza? I deboli infatti più di tutti mi sono parsi dei tiranni! 

Dio è dunque il tiranno ideale creato a perfetta immagine e somiglianza di un'indole tirannica e con questa maschera dipinta sul volto il popolo di Abramo ha reso schiavi i popoli: schiavi di un falso ideale divino. Se oggi osserviamo tutto l'abramitismo insito nel Corano, ci rendiamo conto che cosa ha rappresentato e rappresenta Dio in tutta la sua mostruosa disumanità tirannica e omofoba! 

Gli dèi greci e di altre antiche culture, in verità, erano molto più "modesti", perché avevano l'esigenza di essere rappresentati più antropomorfi e più vicini al carattere umano, quasi fossero dei filosofi, così l'uomo si sentiva legato agli dèi, in quanto questi erano la linea di congiunzione tra la "divinità impulsiva" e propulsiva della volontà e la loro istintualità, e libero nel contempo dagli dèi perché sapeva che era lui stesso, l'uomo, che gli dava la facoltà di esistere e il potere divino di elevarsi al di sopra dell'uomo (che è sempre un potere umano).

La differenza sta tutta in questa sorta di gnoseologia post metafisica (o di metafisica portata all'estremo): l'uomo creando il Dio Abramitico si è del tutto reso schiavo di un'idea. Perché? Per poter rendere schiavi altri uomini e poter esercitare la sua indole ancestrale che è fanatica e sanguinaria. Per questo Nietzsche insegna che l'uomo è qualcosa che dev'essere superato, cioè dev'essere superata l'indole fanatica e sanguinaria. 

In breve l'uomo ha creato Dio per indossarne la maschera e giocare a fare... Dio. Giocare a fare Dio ora giustifica l'uomo e ogni sua nefandezza perpetrata nei confronti di altri uomini. Ma in tutto questo cosa c'entra Dio? Nulla, poiché non esiste, la sola responsabilità è dell'uomo.

Infatti la miglior difesa di Dio è quella che non esiste, altrimenti dovremmo diventare tutti dei cristi e farci crocifiggere per farlo contento. E lo abbiamo fatto! Altro che povero Dio! Povero uomo da quando ha creato questo crudele Golam che ora si aggira libero tra i sogni e la realtà di ogni coscienza e subcoscienza.

Bisogna dunque liberarsi di questa immane coscienza e subciscienza per liberarsi di questo Dio. E Nietzsche intendeva dire questo quando parlava di morte di Dio: morte della vecchia coscienza morale in cui risiede e agisce (da dietro le quinte) l'immane maschera! (Giovanni Provvidenti)


GLI INGEGNERI DI MIGLIAI DI ANNI FA ...

 Le scoperte archeologiche degli ultimi anni stanno rivoluzionando la comprensione del nostro passato. Ad esempio, l’immagine che vedete in questa foto ci dimostra come abbiamo finalmente compreso che molte delle “teste” dell’Isola di Pasqua sono in realtà dei veri “giganti” altri oltre 20 metri sepolti nel terreno, la cui sola testa affiora in superficie. Ma domande come “chi li ha costruiti”, o “chi li ha sotterrati” restano ancora senza risposta.

...Ma non sono le uniche cose che abbiamo scoperto negli ultimi anni. Ad esempio, abbiamo scoperto che quelli che pensavamo essere solo dei cacciatori-raccoglitori nomadi che abitavano il Medioriente circa 12.000 anni fa, erano in realtà degli ingegneri coi fiocchi”. Come possiamo dirlo?

... Gli archeologi, con grande stupore, hanno scoperto che tutti i resti animali ritrovati nel sito di Göbekli Tepe sono composti da selvaggina, e non da animali da allevamento. Anche i pochi resti di frumento ritrovati sono tutti di origine selvatica, e non coltivata. Questo vorrebbe dire che, sostanzialmente, anche dopo la costruzione di Göbekli Tepe, i costruttori che lo realizzarono erano rimasti dei cacciatori-raccoglitori, e non divennero degli agricoltori-allevatori, cosa che fecero in seguito gli abitanti delle prime città conosciute.

...

Questa evidenza manda in frantumi un’altra certezza degli antropologi. In precedenza, si pensava che la costruzione delle città fosse solo il risultato logico dell’agricoltura e dell’allevamento, che permetteva a molti umani di avere le risorse alimentari per vivere insieme in spazi relativamente ristretti. Ma la scoperta di Göbekli Tepe indica chiaramente che il motivo per cui gli umani scelsero di costruire dei villaggi, o delle piccole città, erano altri. Loro costruirono un luogo che sembra essere il primo nucleo di una piccola città, pur non diventando né agricoltori né tantomeno dei pastori.

...Göbekli Tepe dimostra che il fatto che gli umani erano dei cacciatori-raccoglitori, non impediva loro di avere le conoscenze di ingegneria, logistica, organizzazione del personale e della forza lavoro, lavorazione artistica della pietra, e tutto quello che era servito per costruire quel sito. Göbekli Tepe è un sito che, per le difficoltà di costruzione paragonate al tempo in cui venne eretto, non ha nulla da invidiare alle Piramidi. Quindi chi ha costruito quelle mura deve aver avuto una struttura organizzativa simile: c’era qualcuno che progettava, qualcuno che comandava, e altri che eseguivano. Ma una struttura simile implica una società che sarebbe esistita almeno 6.000 anni prima di quella Sumera. (In precedenza, si pensava che la civiltà Sumera fosse l’inizio delle prime società umane). Per molti questa evidenza è assolutamente inaccettabile. Inoltre, il concetto di società mal si concilia con l’idea che si aveva dei cacciatori-raccoglitori, ossia che fossero liberi e indipendenti, svincolati da qualsiasi tipo di legame con altre comunità. Göbekli Tepe dimostra che le strutture sociali sono molto più antiche di quanto si ritenesse un tempo.

...Visto che la tecnologia umana, da quanto è stato scoperto, non sembra essere variata molto nel periodo compreso tra 75.000 e 6.000 anni fa, teoricamente chi ha costruito Göbekli Tepe nel 10.500 a.C., potrebbe averlo costruito più o meno simile anche nel lontano passato, anche 75.000 anni fa. Di conseguenza la domanda é: quante Göbekli Tepe sono state costruite negli ultimi 75.000 anni e giacciono seppellite sottoterra? E quanto è antica la prima civilizzazione umana? Göbekli Tepe manda in frantumi tutto quello che pensavamo essere certezze.

…L’articolo continua sul libro:

HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

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venerdì 19 luglio 2024

IL MISTERO DEI DENISOVIANI

I membri estinti degli umani sono sempre misteriosi, ma i Denisoviani lo sono particolarmente. Gli unici reperti fossili noti di loro provengono da tre grotte, ma vivono ancora in un po’ nei nostri geni, o almeno nel DNA di persone con antenati est-asiatici o australasiatici.

Con così tanti elementi mancanti, ogni nuova scoperta di fossili è incredibilmente preziosa, ma rischia anche di sollevare più domande di quante risposte fornisca, come nel caso di una costola trovata a Baishiya.

L’osso è uno degli oltre 2.500 conservati nella grotta, risalenti a un periodo compreso tra 190.000 e 30.000 anni fa, ma quasi tutti appartenevano a prede e non a esseri umani.

LO STUDIO

Il coautore dello studio, il dott. Geoff Smith dell’Università di Reading, ha spiegato: “Siamo stati in grado di identificare che i Denisoviani cacciavano, macellavano e mangiavano una serie di specie animali. Il nostro studio rivela nuove informazioni sul comportamento e l’adattamento dei Denisoviani sia alle condizioni di alta quota che ai climi mutevoli. Stiamo solo iniziando a comprendere il comportamento di questa straordinaria specie umana”.

La maggior parte delle ossa studiate da Smith e dai suoi coautori erano così gravemente rotte che i precedenti tentativi non erano stati in grado di identificarne le origini. Tuttavia, applicando la spettrometria di massa al collagene all’interno delle ossa, il team è stato in grado di associarne 2.005 a una specie, o almeno a un genere, rivelando molto sul mutevole ecosistema dell’area,

Tra gli yak, i piccoli uccelli, i rinoceronti lanosi e persino le pecore blu c’era un singolo osso di Denisova. È stato datato tra 48.000 e 32.000 anni fa, un intervallo ampio secondo molti standard, ma sufficiente per sapere che il suo proprietario è vissuto durante l’ultima era glaciale e dopo che gli esseri umani moderni si sono diffusi in Asia.

Il coautore, il Dottor Jian Wang dell’Università di Lanzhou, ha affermato: “Le prove attuali hanno indicato che sono stati i Denisoviani, e non altri gruppi umani, ad occupare la grotta e a sfruttare in modo efficiente tutte le risorse animali a loro disposizione durante tutta la loro occupazione“.

La scoperta ha confermato che i Denisoviani hanno usato la gro



tta durante l’ultima era glaciale e anche quella precedente. Le prede hanno continuato ad accumularsi durante il periodo interglaciale, quindi i Denisova sono quasi certamente responsabili anche di questo, anche se non abbiamo esempi delle loro ossa all’epoca.

La grotta di Baishiya è da tempo meta di pellegrinaggio per i buddisti, ma possiamo solo ipotizzare se i ricordi locali del suo antico utilizzo abbiano contribuito a farla considerare sacra.

Nel 2019 è stato rivelato che gli abitanti di 160.000 anni fa erano Denisoviani, non Neanderthal come si pensava in precedenza. Questo ha segnato il primo ritrovamento di ossa di Denisova fuori dalla grotta da cui prendono il nome. Più precisamente, è stata probabilmente la prima identificazione di ossa di altrove: è probabile che abbiamo trovato le loro ossa in altri luoghi e le abbiamo attribuite ad altri rami dell’albero genealogico umano.

CONCLUSIONI

Denisova Cave è un posto abbastanza proibitivo oggi. Alla stessa latitudine di Londra, diventa molto più freddo in inverno grazie alla distanza di migliaia di chilometri dall’effetto moderatore degli oceani. Baishiya, sul bordo orientale dell’altopiano tibetano, è molto più a sud, ma è anche a 3.300 metri sopra il livello del mare, il che la rende ancora più fredda. Per vivere lì durante un’era glaciale, i Denisoviani si devono essere straordinariamente adattati al freddo.

D’altro canto, il fatto che i loro geni siano oggi più abbondanti in Nuova Guinea dimostra che potevano gestire anche il caldo. Forse la loro più grande eredità per gli esseri umani moderni sono i geni che consentono ai tibetani di prosperare nelle condizioni di scarsità di ossigeno a tali altitudini.

Eppure, nonostante tutto questo, i Denisoviani stessi sono scomparsi e il loro DNA è una piccola parte del pool genetico moderno: “Ora ci si chiede quando e perché si siano estinti sull’altopiano tibetano”, ha affermato il Dottor Frido Welker dell’Università di Copenaghen. Considerando che gli umani moderni erano ormai ben radicati nelle aree circostanti, è improbabile che la risposta sia positiva.

Lo studio è stato pubblicato ad accesso libero sulla rivista Nature.

Dénise Meloni

                                

sabato 13 luglio 2024

L'OCCHIO DELLA TERRA

 "L'occhio della terra" è una splendida sorgente, dalla straordinaria forma e colore, del fiume Cetina, il più lungo della Dalmazia. Le sue acque scorrono ai piedi del Dinara, il massiccio montuoso delle vette più alte della Croazia e percorre circa 105 km prima di sfociare nel mar Adriatico. "L’occhio della terra", è così denominato per la forte somiglianza ad un occhio dalle numerose sfumature blù e turchesi ed è formato da un piccolo specchio d'acqua con un buco che si addentra nelle viscere della terra a una profondità ancora sconosciuta. All'interno è costituito da tunnel e caverne per lo più sconosciute, visto che i subacquei sono riusciti ad esplorare solo nei primi 115 metri. Uno splendore naturale di origine carsica in grado di lasciare a bocca aperta chiunque lo raggiunga.



venerdì 12 luglio 2024

L’ISOLA SCOMPARSA: LA STORIA DA RISCRIVERE? …

 Il grande filosofo Platone, una delle menti più grandi della storia umana, sul finire della sua carriera venne deriso dai suoi contemporanei a causa di uno scritto che stava componendo. La delusione fu così grande che egli decise di non completare il secondo dei tre racconti sull’argomento, e di non iniziare nemmeno a scrivere il terzo (doveva essere, infatti, una trilogia). Perché i Greci, un popolo abituato ad ascoltare storie di ogni genere, e spesso a crederci, derisero nientemeno che il grande Platone?

Ebbene, nel dialogo “Timeo” e nel dialogo parziale “Crizia” (rimasto incompiuto), Platone racconta che alcuni “misteriosi sacerdoti egiziani” della città di Sais, raccontarono al celebre statista ateniese Solone (638 a.C. – 558 a.C.) una storia. Platone (428 a.C. – 348 a.C.), circa 200 anni dopo, ricevette per vie traverse questa storia, e l’ha usata come una delle fonti da cui ricavare il suo racconto. E fin qui nulla di strano.

In questo racconto Platone dice molte cose. Tra l’altro, racconta l’esistenza di una “Grande Isola” vicino alle “Colonne D’Ercole”. Lui la chiama “Atlantide” o “Terra di Atlante”. I greci del suo tempo sapevano che oltre 40 anni prima di Platone, il celebre storico Erodoto (484 a.C. – 430 a.C.), nelle sue “Storie” chiamò con il nome “Atlante” la catena montuosa dell’odierno Marocco. Tra l’altro, ancora oggi conserva quel nome: Monti dell’Atlante. Per un greco di quel tempo, il nome “Atlantide” o “Terra di Atlante” indicava una terra che si trovava evidentemente ai piedi del monte Atlante. Ma tutti sapevano che non c’era nessuna “grande isola” ai piedi dell’Atlante.

 

Nel suo racconto, citando i “misteriosi sacerdoti egizi”, Platone affermava che quell’isola esisteva 9.000 anni prima di Solone, quindi 11.500 anni fa. E qui scoppiarono le risate. Per la gente di quel tempo, 9.000 anni prima di Solone il mondo non esisteva nemmeno (per esempio, la tradizione ebraico-cristiana pone la nascita del mondo al 4.000 a.C. circa). Per circa 2.000 anni la gente ha riso di questa affermazione di Platone. Non trovando nessuna “Grande Isola” vicino al monte Atlante, diversi scrittori la hanno “piazzata” un po' ovunque: chi in Sardegna, chi in Irlanda, chi a Cuba, chi in Indonesia. Onesti tentativi di risolvere il “rebus”.

Ma “la Terra di Atlante” è sempre rimasta lì, dove aveva detto Platone. Infatti, pochi anni fa, un piccolo, minuscolo oggetto di metallo, il satellite giapponese PALSAR, ha reso giustizia al celebre filosofo greco. Chiunque siano stati i “misteriosi sacerdoti egiziani” che avevano raccontato a Solone (e tramite lui a Platone) che vicino ai monti di Atlante, nella Terra di Atlante (o Atlantide) esisteva una grandissima isola, avevano ragione. L’articolo della rivista “Nature”, del 10 Novembre 2015, intitolato “African humid periods triggered the reactivation of a large river system in Western Sahara”, a prima firma di C. Skonieczny, parla “di un grande sistema fluvialenel Sahara occidentale, che trae le sue sorgenti dagli altopiani dell'Hoggar e dalle montagne dell'Atlante meridionale in Algeria. Questa cosiddetta valle del fiume Tamanrasett è stata descritta come un possibile vasto e antico sistema idrografico”. L’articolo continua scendendo nei dettagli dal punto di vista geologico. Per farla breve, il PALSAR ha scoperto un mega-fiume gigantesco, oggi inaridito, che partiva proprio dai monti di Atlante e tagliava tutto l’angolo a Nord-Ovest dell’Africa, sfociando nella odierna Mauritania.

La “valle del fiume” del Tamanrasett ha una ampiezza di 90 km circa. La foce di questo mega-fiume, oggi situata sotto il mare, era larga 400 km. Era un “mostro” paragonabile al Rio delle Amazzoni, un fiume così grande che in diversi punti è indistinguibile dal mare. Questo vuol dire che questo fiume poteva raggiungere una ampiezza simile da costa a costa. Immaginate un osservatore a livello del terreno. Come avrebbe fatto a capire che si trattava di un fiume, oppure di un mare, se la costa opposta era a 90 km di distanza? Ad eccezione della salinità delle acque (ma non sappiamo se questo aspetto fosse compreso), nulla avrebbe permesso a quell’osservatore di capire se si trattasse di un fiume o di un mare. Tanto per dire, è una distanza superiore allo stretto di Messina e allo Stretto di Gibilterra messi insieme.

Guardando la regione dall’alto, si comprende che quando scorreva il mega-fiume Tamanrasett, durante “l´Ultimo Periodo Umido Africano”, (tra 14.500 e 7.000 anni fa circa, con strascichi fino a 5.500 anni fa), tranne che per un piccolissimo pezzettino a Nord-Est, la “Terra di Atlante”, o “Atlantide”, o territori a Sud del Monte Atlante, era davvero un´isola. A Nord era circondata dal Mar Mediterraneo. Ad Ovest era circondata dall’Oceano Atlantico. A Sud era circondata dal mega-fiume Tamanrasett. Ad Est era quasi completamente circondata dallo stesso fiume, tranne un pezzetto costituito dalla catena montuosa di Atlante. Si può davvero chiamarla “isola”? Nel senso greco “Sì”.

Tutti conosciamo cosa è il Peloponneso, una delle zone più importanti della Grecia. Ebbene, il Peloponneso ha esattamente la stessa conformazione geografica della “Terra di Atlante”. È una “quasi isola”, attaccata alla terraferma da un piccolo istmo. Cosa vuol dire il termine Peloponneso? Questa parola deriva dal greco Πέλοπος νῆσος (Pelopos Nesos), vale a dire “Isola di Pelope”. Questa è una prova non confutabile che per i greci dei tempi antichi, una “quasi isola” come il Peloponneso poteva essere considerata un νῆσος, o “isola”. Nulla di strano quindi se Solone, e dopo di lui Platone, chiamarono la “quasi isola” del Monte Atlante, o Atlantide, con νῆσος, o “Nesos”, il termine che noi traduciamo con isola nel senso moderno del termine.

Quella era davvero l’Isola di Atlantide? Quella “quasi isola” non può essere considerata “Atlantide” se non supera “l’esame dei cerchi”. Cosa vogliamo dire? Nel suo racconto Platone dice che nelle vicinanze dell’Isola di Atlantide si trovavano 2 strutture uniche nel loro genere. Secondo il racconto, una di queste strutture geologiche naturali era stata creata direttamente da Poseidone, e quindi la chiamiamo “Isola di Poseidone”. Si trattava di una montagnetta centrale, attorno alla quale c’erano 3 anelli di mare e 2 di terra, perfettamente concentrici. Non viene detto nulla riguardo alla sua grandezza. Viene detto che era “sacra”, inaccessibile e disabitata.

La seconda struttura, su cui gli umani edificarono una città, la possiamo chiamare “Isola della Metropoli”. Era una struttura geologica naturale che ricalcava molto da vicino la precedente, ma in questo caso vengono date le sue misure. C’era un’isola centrale pianeggiante ampia circa 900 metri, seguita da 3 cerchi di mare e 2 di terra, perfettamente concentrici. Il totale dell’ampiezza era circa 5 chilometri. Attorno a questa struttura geologica naturale (in cui risiedeva il re e la nobiltà) si estendeva la città vera e propria di Atlantide.

Quante possibilità ci sono di trovare vicino al percorso dell’antico fiume Tamanrasett non una, ma due strutture geologiche naturali formate da cerchi concentrici, una delle quali deve essere ampia 5 chilometri, e avere una specie di isola centrale ampia 900 metri? Direte: “Nessuna!”. Ebbene, come viene detto nel libro “Atlantide 2021 – Il continente ritrovato”, ancora una volta grazie ai satelliti, queste due strutture sono state scoperte proprio lungo il percorso del fiume Tamanrasett.

La prima struttura geologica naturale viene chiamata “Cupola di Semsiyat”. Si trova sull'altopiano di Chinguetti, nel deserto della Mauritania, a 21° 0' Nord di latitudine e 11° 05' Ovest di longitudine. Le sue misure sono esattamente quelle indicate da Platone per l’Isola della Metropoli. La sua ampiezza massima è esattamente di 5 chilometri. Al centro si trova una formazione ampia esattamente 900 – 100 metri, quanto era “l’isola centrale” della Metropoli di Atlantide. Si intravede anche un secondo cerchio interno, esattamente della misura descritta da Platone. La seconda struttura si chiama “Struttura di Richat”, e si trova a circa 20 chilometri di distanza. È ampia circa 40 km, ed è composta da una zona centrale dalla quale partono una serie di “cerchi di roccia”. Ci sono i chiari resti che indicano che una volta quello era un lago da cui affioravano dei “cerchi di terra”. È la rappresentazione perfetta “dell’Isola di Poseidone” descritta da Platone.

Oggi i satelliti hanno mappato tutta la superficie terrestre. Non esistono altre strutture simili sulla Terra che abbiano quelle misure o quelle caratteristiche. Sono “uniche”. Quindi, finché non verrà scoperto nulla di simile in giro per il mondo, in base a tutte le prove fornite dalla più moderna tecnlogia, possiamo dire di aver davvero trovato la terra di cui parlava Platone: Atlantide.

Quindi i “misteriosi sacerdoti egiziani” non avevano mentito a 

Solone, e di conseguenza a Platone, quando gli dissero che ai piedi del monte Atlante, circa 11.500 anni fa, si trovava “una Grande Isola”. Ma questo fa sorgere altre importantissime domande: come lo sapevano? Quale civiltà era a conoscenza di fatti accaduti tra 14.500 e 7.000 anni fa? Questa zona dell’Africa è mai affondata? E che relazione ha “Atlantide” con Nan Madol e il “Continente sommerso” di Sundaland e Sahuland, recentemente scoperto dai ricercatori? Dove sono andati a finire tutti quanti? Il libro “Atlantide 2021 – Il continente ritrovato” risponde a queste domande, basandosi sempre ed esclusivamente su lavori di celebri scienziati, pubblicati su autorevoli riviste come “Science” e simili.

L’articolo continua sul libro:

HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

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mercoledì 10 luglio 2024

Albert Camus

 Non rinunciare mai. Hai tante cose dentro di te e la più nobile di tutte, il senso della felicità. Ma non aspettarti la vita da un uomo. Per questo tante donne s’ingannano. Aspettala da te stessa. Non sarai mai felice se continui a cercare in che cosa consista la felicità. Non vivrai mai se stai cercando il significato della vita.Come rimedio alla vita di società suggerirei la grande città. Ai giorni nostri, è l’unico deserto alla portata dei nostri mezzi. Non conosco che un solo dovere: quello di amare. Nel bel mezzo dell’inverno ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.

•Albert Camus (1913 – 1960), scrittore e filosofo francese.


martedì 9 luglio 2024

TANABATA

.ll Tanabata è un’importante festività giapponese, conosciuta come la festa delle stelle, che si celebra ogni anno il 7 luglio, ed in alcune parti del Giappone il 7 agosto (in accordo con il calendario lunare usato in passato).

Secondo la leggenda, che ha lontane origini cinesi, nel cielo vivevano divinità e uomini, gli uni ad est e gli altri ad ovest. Un giorno la Dea Orihime (Vega) si innamorò di un umano di nome Hikoboshi (Altair), che di mestiere faceva il pastore, e lo sposò in gran segreto contro la volontà del padre della Dea. Dopo il matrimonio i due sposi cominciarono a trascurare i loro doveri, lei smise di tessere gli abiti delle altre divinità e lui venne meno a molti dei suoi impegni. Quando il padre di Orihime si rese conto del comportamento della figlia e scoprì la sua relazione con un pastore, andò su tutte le furie e decise di separare per sempre i due innamorati, interponendo fra il mondo delle divinità e quello degli uomini un fiume celeste, la Via Lattea, in modo che la distanza fra Hikoboshi e Orihime fosse così grande da non potersi mai più incontrare.

I due soffrirono tantissimo e così il padre, commosso dalle lacrime di Orihime che piangeva ogni giorno, le permise di rivedere il proprio compagno, ma solamente una volta l’anno, il settimo giorno del settimo mese. Ogni anno in questa occasione i giapponesi sono soliti scrivere un desiderio su un foglietto di carta, chiamato tanzaku, che appendono ad un ramoscello di bambù.

Il giorno del tanabata è anche un’occasione per vestirsi con lo yukata, il tradizionale abito giapponese, e partecipare a festeggiamenti e danze in compagnia della persona amata. In molte località per festeggiare l’incontro fra Vega ed Altair vengono organizzati festival e bellissimi fuochi d’artificio.

venerdì 5 luglio 2024

Dal polo sud

 

In questi giorni senza Luna è buio pesto, ne ho approfittato per scattare questa foto. Stavo per rinunciarci, a dire il vero, perché non trovavo la mia destinazione: lo shelter di astronomia. Eppure ci sono andato ogni santo giorno per due anni e dovrei conoscerlo alla perfezione. La notte può fare brutti scherzi 😃 Alla fine l'ho trovato quando già avevo rinunciato e stavo rientrando, puntando dritto verso le finestre illuminate della base.

.La temperatura era di -73°C. Ho posizionato la macchina fotografica ai piedi di una montagnetta di neve accumulata dal vento, di fianco ai telescopi. Ho usato l'autoscatto e sono salito in cima.

.A occhio nudo possiamo vedere qualche migliaio di stelle, mentre con una macchina fotografica possiamo vederne decine di volte di più. Questi numeri possono sembrarci alti, ma in realtà sono bazzecole. Consideriamo, ad esempio, quella sorta di nube presente in foto. È la nostra Galassia, la Via Lattea, composta complessivamente da centinaia di miliardi di stelle. Eppure, la Via Lattea non ha nulla di speciale; è una galassia sperduta tra le migliaia di miliardi di galassie nell'Universo osservabile.

.Ciò che osserviamo potrebbe non esistere più da tantissimi anni, perché siamo in grado di vedere solamente un passato per noi lontano. La stella più vicina alla Terra, oltre al Sole, è Proxima Centauri, che dista da noi circa 4,24 anni luce. Significa che, nel momento in cui la guardiamo, vediamo Proxima Centauri così com'era quattro anni fa, non adesso. E stiamo parlando della stella più vicina. Teoricamente, potremmo vedere delle stelle che non esistono più da tantissimi anni. Ogni volta che volgiamo lo sguardo al cielo, facciamo un lungo viaggio a ritroso nel tempo. Tutto ciò, oltre che misterioso, è veramente affascinante.

.Dati di scatto: ISO 2500, Obiettivo 14mm f1.8 @ 2.2 , 25 secondi di esposizione.

.Un caro saluto dalla Stazione Concordia,

Marco

Credits: Marco Buttu,  PNRA & IPEV



giovedì 4 luglio 2024

L’ ENIGMA DEGLI EGIZI

 La Grande Piramide di Cheope contiene un enigma di cui nessuno storico o archeologo preferisce parlare. Tutti gli archeologi sono concordi nel dire che la struttura della piramide è composta da circa 2.400.000 blocchi di roccia con un peso che varia tra le 2 e le 70 tonnellate. Ciascuno di questi blocchi di roccia è stato posizionato con una precisione assoluta, visto che la piramide ha un margine di errore di solo 1 centimetro alla base, e di solo 1 grado di allineamento verso il nord. Un risultato simile si ottiene oggi solo con dei sistemi di costruzione guidati dai laser.

Ma non è la precisione con cui è stata costruita la Grande Piramide a lasciare impressionati. E nemmeno vogliamo addentrarci sul modo in cui sono stati trasportati i blocchi. La “domanda dalle cento pistole” è invece un’altra: quanto tempo ci hanno messo? Perché è questa “la domanda di tutte le domande” da farsi?

Ammesso che gli operai egizi siano riusciti a tagliare, trasportare e posizionare 1 blocco al giorno, per costruire la Grande Piramide ci sarebbero voluti esattamente (2.400.000 : 365) anni, vale a dire 6.575 anni per terminarla. Questo vuole dire che la piramide, data per terminata nel 2.500 a.C. circa, sarebbe stata iniziata come minimo nel 9.000 a.C. Ma secondo gli archeologi la Grande Piramide venne costruita in soli 10 anni verso il 2.500 a.C. Cosa comporta questa affermazione?

Per essere costruita in circa 10 anni, come insegna l’archeologia ufficiale, calcolando che si lavorava solo con la luce del giorno e quindi 10 ore al giorno, ogni blocco della piramide deve essere stato tagliato, trasportato e posizionato al ritmo di meno 1 ogni minuto, ossia uno ogni 60 secondi o poco più. (1 blocco x 60 minuti x 10 ore x 365 giorni x 10 anni) = 2.190.000. Vi immaginate un gruppo di lavoratori dotati di strumenti teneri come il rame, che non conoscono nemmeno la ruota in quel tempo, tagliare blocchi da 2 a 70 tonnellate, trasportarli su tronchi tramite rampe e posizionarne 1 ogni minuto senza interruzione, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno, per 10 anni? Io onestamente ho qualche difficoltà.

La Grande Piramide fu sicuramente costruita da gente che viveva nel posto in cui è stata rinvenuta. Ma è piuttosto evidente che il tempo in cui venne realizzata, e forse anche gli autori che la realizzarono, probabilmente non sono quelli che in molti pensano.


L’articolo continua sul libro:

HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA