sabato 23 marzo 2024

Per un nuovo umanesimo (verso una vera evoluzione della specie)

 Siamo ancora in ritardo rispetto alla precocità dei tempi e quindi ben lontani da una presa di coscienza su noi stessi senza tabù e falsi totem da innalzare al processo evolutivo della specie, voglio dire dal punto di vista umano. 

Noi odierni, "civilizzati", resi più tronfi dalle nostre società tecnologiche, con le nostre presunte conquiste umanistiche, ci siamo illusi di vivere avulsi da contesti tribali e ancestrali, e invece dobbiamo (al più presto) rivedere le nostre convinzioni e le nostre convenzioni sociali, politiche e culturali che aderiscono a una illusione ottica oltremodo ottimistica circa l'evoluzione della specie umana. Distorsione ottica e distopica diffusissima dentro e intorno a noi. Dobbiamo insomma iniziare ad imparare a lottare contro noi stessi e il nostro male ancestrale, vincerlo per accettarlo e depotenziarlo, ovvero superarlo, perché il nostro male ancestrale non lo potremo nè annientare nè estinguerlo, ma renderlo innocuo sì. Occorre dunque fondare una scuola di pensiero sociale, politico e culturale del tutto nuova e che metta al centro dei sunti pedagogici la questione psicologica individuale e collettiva per eccellenza: l'istinto di sopraffazione. Lo si fa con la consapevolezza di essere ciò che siamo senza lasciarci andare a romantici buonismi per sfuggire alla nostra amata realtà delle apparenze, degli inganni, delle illusioni e degli ottimismi; dovremmo imparare a guardarci allo specchio senza trasformare lo specchio in una sorta di maschera, o addirittura ad una sorta di caverna di Platone; non possiamo più rifugiarci in una qualche accomodante deità per coprire il volto tragico del nostro io, usando Dio come fosse un accessorio per abbellire la nostra coscienza; usando la maschera Dio come fosse un velo di Maya per non vedere il volto tragico del nostro io. 

Bisognerebbe iniziare i bambini, fin dalle elementari, ad un nuovo umanesimo che sia teso a superare il bruto primordiale; gradualmente fino a far loro raggiungere un grado di coscienza limpida, scevra da inani coacervi psicologici puramente noziativi e travianti circa l'origine del male, che, stando a una gnoseologia effimera e d'accatto, dovrebbe sempre essere uno strano imput dato da un ipotetico demone che si è impossessato delle nostre sempre acerbe o fragili anime. Il male nasce con noi ed è diffuso in tutto l'Essere, non è un fattore esterno che assume un ruolo e un valore interno da esorcizzare con chissà quale rito ecclesiale o tribale. Il male, la violenza, la crudeltà sono insiti nella natura umana e, per quanto possano far inorridire i nostri sensi, con siffatti imput fisiologici ci siamo evoluti. Dunque è con noi stessi che dobbiamo avere a che fare. Con noi stessi dobbiamo fare i conti... e facciamoli bene eh? Perché l'essere umano è anche capace di profondere amore in qualità e quantità! Non il bene o la bontà o la pietas, bensì l'amore: che è l'artefice di ogni archè umano, troppo umano.

Giovanni Provvidenti





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