mercoledì 20 settembre 2023

ERACLITO

 ERACLITO era veramente "oscuro", cioè poco chiaro nel suo enunciato? Oppure troppo avanti rispetto al suo tempo per essere compreso? Di certo un pre-socratico che influnzò molta filosofia post-socratica appunto perché le sue asserzioni affascinavano, anche se apparivano enigmatiche. "Ethos", "anthropoi", "daimon": queste tre parole attribuite al filosofo Eraclito di Efeso vengono interpretate in diversi modi a causa del suo stile ritenuto enigmatico, oracolare. "Ethos" si può tradurre con "carattere"; "anthropos" è l'essere umano; "daimon": è un essere (demone) interposto tra ciò che è divino  e ciò che è umano. per l'antica filosofia greca il daimon aveva la funzione di intermediario tra l'uomo e il divino, invece per la religione politeista greca esso ostacolava le due dimensioni. In Eraclito allude al destino dell'individuo. Le suddette tre parole sono di solito tradotte con la frase  "il carattere di un essere umano è il suo destino". Ma invertendo la frase si può leggere anche con significato opposto: "il destino è per l'essere umano è nel suo il carattere". Nella lingua greca entrambe le traduzioni  sono valide ma cambia il significato. Nel primo caso Eraclito afferma che il nostro carattere determina il nostro destino; il carattere condiziona l'agire dell'individuo. Nel secondo caso è il contrario: è il destino che determina il nostro carattere e la nostra esistenza. L'elemento decisivo è il carattere. Infatti, per esempio, una persona coraggiosa o impulsiva decide diversamente da una persona prudente e riflessiva. Ma il carattere, ciò che siamo e diventiamo, dipende da noi? Difficile rispondere. "Daimon" rinvia ad "eu-daimonia", al buon demone, al destino favorevole, condizione necessaria per la vita serena, connessa con la libertà, liberi di scegliere e padroni della propria vita nel bene o nel male. La scoperta dell'inconscio, le ricerche sul funzionamento del  cervello evidenziano che molto di ciò che facciamo e siamo dipende da fattori che sfuggono al nostro controllo. Anche i condizionamenti sociali sono molto importanti. Socrate ebbe difficoltà a comprendere gli aforismi di Eraclito: "Ciò che si comprende è eccezionale, per cui desumo che anche il resto lo sia, ma per giungere al fondo di questa parte bisognerebbe essere un tuffatore di Delo", cioè un tuffatore senza filosofia (forse Socrate voleva indicare uno che non si pone domande?). Tuttavia Eraclito influenzò alcuni filosofi successivi: da Platone allo stoicismo, la cui fisica ripropone in gran parte la teoria eraclitea del logos. Aristotele, che si suppone abbia letto  i testi di Eraclito, lo definisce "l'oscuro", perché criptico, ambiguo. Aristotele, che mal sopportava le ambiguità di Eraclito, era convinto che il carattere di una persona, una volta formato, è difficile cambiarlo, perciò è importante l'educazione, la paideia.

Infine si tratta solo di interpretazioni: dove sta il torto? Dove la ragione? Eraclito era od è oscuro solo per le menti oscure e ambigue, non lo è stato certamente lui!

Giovanni Provvidenti


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