Leggendo
i diversi articoli che popolano il web, non si può fare a meno di compiere
un'operazione di classificazione. Ci sono da una parte gli ottimisti del futuro
e gli apocalittici. Ci sono i futurologi che pensano il futuro in uno schema d'innovazione
nella continuità, altri invece rilevano la minaccia di catastrofi di vario
genere.
Se
ampliamo questa prospettiva, potremmo individuare sette pericoli che minacciano
l’umanità e che sono visibili sotto i nostri occhi.
-Pericolo
nucleare- Fino ad oggi ci ha fatto paura ed è il pericolo che porterebbe a
effetti devastanti immediati, ma l’uomo si sta abituando a conviverci pur
sapendo che si sta andando verso l’estinzione della specie.
-Pericolo
ecologico- E’ il problema maggiormente in primo piano, tutti lo avvertono come
una possibilità reale di autodistruzione ma non si cambia rotta o quantomeno i
provvedimenti presi finora sono lenti e limitati.
-Pericolo
demografico- In breve tempo sfiorerà gli otto miliardi di persone, anche se si
controllano drasticamente le nascite, ma c’è uno squilibrio preoccupante fra
nord e sud del mondo.
-Pericolo
economico-Dalla Banca Mondiale si hanno cifre sempre più catastrofiche sui
debiti dei paesi, soprattutto quelli del sud, ma non è una questione di debito,
è il sistema capitalistico e il modello di sviluppo dell’Occidente che sembra
senza prospettive e non è applicabile su tutto il pianeta.
-Pericolo
etnico- Sono in molti chi richiama l’attenzione sul rischio di un etnocidio
perché l’estinzione di minoranze costituisce una vera minaccia per l’umanità.
-Pericolo
biogenetico- E’ ancora poco avvertito, ma come si fa a non capire che la
tecnica applicata alla genetica apre delle strade ambigue e drammatiche?
-Pericolo
migratorio-Siamo al fatto del giorno, il razzismo, la xenofobia,
l’intolleranza. I flussi migratori sono destinati a crescere perché il mondo è
destinato a divenire multietnico, ma non si possono chiudere le frontiere,
anche se è la soluzione invocata dalla maggioranza degli uomini che non
vogliono trasformare la presenza degli “altri” in una possibilità di crescita
per tutti.
La
responsabilità di questi pericoli individuati è chiaramente del Nord e mi sorge
spontanea una domanda:
-Fino
a che punto è giusto che quattro miliardi di persone (terzo e quarto mondo)
subiscano gli effetti devastanti di un modello di sviluppo volto e alimentato
solo da un miliardo di persone che vivono nei paesi industrializzati del Nord?
E’
questo il nodo decisivo da sciogliere per progettare un futuro in termini di
giustizia, di democrazia e di diritto. Partiamo però dal presupposto: ognuno è
responsabile di tutto, per dire come diceva Levinas, io più di tutti. (Angela)
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