Per molti è negligenza, indifferenza,
instabilità, pessimismo, sconforto, noia, indolenza, pigrizia... È il malvivere
e non è solo di oggi.
Da sempre se ne parla come di un male
dell’anima. Oggi, però, si guarda con
preoccupazione perché ha intaccato il
modo di vivere delle nostre società.
L’ACCIDIOSO lo riconosci subito perché è spento
fin da quando apre gli occhi al mattino. Tutto gli pesa. Dentro gli manca
qualcosa che lo faccia sentire vivo, interessato, disponibile.
Non è
un pigro e un fannullone, perché lavora, ma come uno scolaro svogliato
oppure, per reazione alla fatica di vivere, si lancia in un attivismo
esasperato.
L’accidia
si annida nella frenesia del nostro tempo quando ci sforziamo di mostrare ogni giorno nuovi interessi, tanti
impegni, grande dinamismo e riempiamo la giornata con mille sciocchezze, ma non
ci accorgiamo che il cuore si è svuotato lentamente.
Il
significato del termine accidia è oggi vago, ma resta fortemente connotato,
nelle culture cristiane, di implicazioni moralistiche e negative. Nel
cattolicesimo l'accidia è uno dei sette vizi capitali e consiste nell’indolenza
a praticare il bene, cioè, ad esempio nel vedere che qualcuno ha bisogno, ma
non lo si aiuta, che qualcosa va storto, ma non si interviene per modificare
quella condizione. Oggi non ci rendiamo conto della presenza di questo grave
male, eppure è molto presente nella nostra società. L’accidia è sinonimo di
pigrizia, può essere addirittura fenomeno di depressione, e può causare, nei casi
più gravi, anche il suicidio.
Ma
come accade tutto ciò?
L’accidia
attecchisce in una vita tutta giocata in superficie, nel fare e strafare: prima
o poi da dentro affiora il vuoto, un vuoto intriso di nulla.
Si
può vincere e i suggerimenti non mancano:
-non
stupirsi dei propri limiti e fallimenti;
-
dare un senso a tutto ciò che si fa;
-
non rimandare le decisioni da prendere;
-assumersi
le proprie responsabilità e, soprattutto, nei momenti in cui tutto è nero e da
buttare, compresi se stessi, non cedere alla tentazione di rimettere tutto in
discussione arrivando a decisioni drastiche.
Dobbiamo
convincerci che non siamo in questo mondo per puro caso, ogni uomo e ogni donna
portano nel loro intimo una vocazione, una chiamata alla vita e questa bisogna
saperla scoprire, ascoltare e seguire. Imparare, quindi, a stare con se
stessi, conoscersi e accettarsi nei limiti e nella fragilità che è di tutti gli
individui per poi ricercare con gli altri il senso vero del rapporto umano: la
convivenza solidale che bisogna stabilire e tessere nella comunità degli esseri
viventi. Impara ad essere solo con te stesso per poterti amare e amare tutto il mondo.(Angela)
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