Per caldera dei Campi Flegrei si intende un grande cratere tenuto costantemente sotto controllo, in un’area molto vasta, che va da Napoli a Pozzuoli. A conclusione del Congresso Nazionale dei geologi, che si è svolto a Napoli,
grande e particolare è stata l’attenzione posta nei confronti di
quest’area: negli ultimi anni, infatti, la caldera pare essere risalita:
8 i centimetri “guadagnati” dal marzo 2015 ad oggi, e ben 15, quelli dal 2014.
Nessun allarmismo al momento, semplicemente maggiore attenzione al sistema dei vulcani flegrei, circa 15. “Non
è prevedibile dove può avvenire l’eruzione. Diciamo che è ipotizzabile
rispetto alla Solfatara, vulcano attivo con le sue fumarole, nel raggio
di un chilometro. La rete di monitoraggio, con il rilevamento dei
fenomeni, può aiutare nella prevenzione e nell’attuazione dei piani di
evacuazione della popolazione”. Questa la dichiarazione al Mattino di Vincenzo Morra, geologo del Dipartimento di Scienze della Terra, Ambiente e Risorse dell’Università Federico II.
Il Congresso Nazionale, dunque, al quale hanno preso parte i massimi
esperti in materia, ha fatto in modo puntare i riflettori su una zona
tanto incantevole, quanto “pericolosa”.
L’area, molto estesa, è abitata da oltre un milione di persone.
Da Torregaveta a Monte di Procida, fino alla collina di San Martino, a
Napoli: sono ben quattro i quartieri occidentali ed i Comuni flegrei che
accoglie. “Ad oggi lo stato di allerta è giallo”: conclude
così Morra, spiegandoci che il giallo è il penultimo stato di allerta,
quello precedente al rosso. C’è bisogno, comunque, di prevenzione: bisogna predisporre delle corrette misure di sicurezza e dei piani di evacuazione
validi per tutti i cittadini residenti nell’area, attraverso un impegno
ed un monitoraggio costante. La “strage” può e deve essere evitata!
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