giovedì 26 febbraio 2015

Vivere sull'orlo del nulla

|
Il Big bang e l'evoluzione della sua energia nell'attuale materia, nelle galassie, nei pianeti e nella vita. La fisica quantistica fa risalire il fenomeno del Big bang a una fluttuazione di campo che da una qualità di vuoto si è trasformata per sue leggi nella grande deflagrazione cosmica





















Diamo per scontata la nostra esistenza. Tutto sembra essere ovvio. Ma il nostro senso di esistere è iniziato con la nostra nascita e finirà con la nostra morte. Dove ci troviamo ad esistere in questa parentesi di vita? Esistiamo per davvero o è tutta una illusione?



Come possiamo dare un reale senso alla nostra esistenza?
La nostra esperienza di vita ordinaria è basata su tre parametri percettivi. Possiamo identificare con facilità, nella nostra sfera individuale, il parametro dato dal nostro corpo che si avvale dei sensi con cui percepiamo il mondo intorno a noi, poi quello della mente che crea un mondo tutto suo in cui avvengono processi onirici, emozioni e sprazzi di immaginazione, e infine quello della coscienza che solitamente trascuriamo di vivere appieno facendoci trascinare dal mondo coinvolgente del piano della mente.
Nella nostra vita infatti, la funzione della mente ha un ruolo preponderante. Essa raccoglie dati dal mondo esterno e li elabora facendoci vivere un mondo tutto virtuale in cui solitamente identifichiamo la nostra identità. Una percezione di esistenza che si basa su ricordi, sulla qualità del rapporto con gli altri, sui paradigmi di comportamento verso l'uno o l'altro, sulle sensazioni di successo e di degratificazione in cui concorrono spesso anche disturbi del nostro metabolismo che ci mostrano un mondo visto con occhi da pessimista.
Una identità in cui spesso l'Io consapevole viene ad identificarsi dimenticando la propria vera natura, che è poi quella di noi stessi. L'Io consapevole è dotato di coscienza e capacità creativa e di un certo libero arbitrio, ma molte volte, essenzialmente nella cultura maggioritaria, giunge a perdere le sue potenzialità per condividere le pulsioni del mondo della mente come se fossero sue. In questa commistione di parametri, vissuti con apparente lucidità, spesso l'Io consapevole finisce per usare la dimensione della mente come se lui fosse questa stessa.
La natura della materia secondo la fisica moderna: 1) come ci appare a livello del macrocosmo; 2) le molecole che costituiscono i vari materiali formate dall'aggregazione; 3) un atomo nella sua rappresentazione schematica, con un nucleo composto da protoni e neutroni e da 4) uno sciame orbitante esterno di elettroni; 5) i quark, le particelle di base che costituiscono tutti gli elementi dell’atomo; 6) le stringhe, corde vibranti di energia che costituiscono a loro volta i quark
Nella dimensione della mente si vivono problematiche infantili che danno corpo a problemi di ogni genere. Si vive schiacciati da morali inutili che hanno ragione di essere solo per motivazioni sociali. Si vive secondo filosofie che ci sono state inculcate da bambini soffocando la naturale curiosità che poteva portare a ben altre esperienze, reali e in grado di aprire a una effettiva conoscenza delle cose e a un solido benessere personale.
In questa dimensione mentale non si è mai se stessi, ma solamente banderuole al vento secondo quanto ci impone il mondo degli altri, dalla pubblicità ai cattivi amici. E spesso non si coscienzializzano i problemi, come potrebbe fare l'Io consapevole, ma si impiega una verbalizzazione mentale che porta a separarci inevitabilmente dall'oggetto a cui riferiamo ciascun problema. Il rapporto con il proprio partner o con un supervisore diventano problematici perché non si vive nell'immediato presente. Se si sta praticando una sessione di arti marziali, mentre si sta verbalizzando la modalità della mossa si è già stati gettati a terra.
Tuttavia, qualche volta, nonostante tutto, si riesce anche a interrogarsi sul senso che può avere la propria esistenza in questo immenso e sconosciuto universo. Ci si interroga soprattutto se si ha qualche impegno morale da assolvere o si deve aspettare pazientemente che la nostra vita termini con la morte lasciandoci godere di una pratica epicurea senza limiti.
Le varie religioni e le conseguenti ideologie esistenti nel panorama planetario, e ce ne sono per tutti i gusti, sono attente e pronte a rispondere sul senso della vita e a dare etiche di comportamento di vario genere accogliendo nelle loro fila quanti si affidano fiduciosi ad esse. Ma questi enti non sono mai concordi tra di loro e da millenni stanno provocando conflitti sanguinosi nell'umanità che portano a sofferenza e spesso a regressioni culturali.
Sembra ovvio che a questo punto ogni individuo non può dare affidamento ad una pletora di credenze religiose o ideologiche che portano da tutte le parti e da nessuna parte. Sembra ovvio che ogni individuo possa sentirsi libero di cercare una propria via personale per poter dare una risposta che sia scevra da ogni possibile ipoteca ideologica o religiosa.
Ma come poter dare una risposta a questa fondamentale domanda se non possiamo fidarci della mente che rappresenta in definitiva un ostacolo e impedisce all'Io consapevole di valutare al di fuori di ogni plagio una effettiva esperienza raggiunta?

La materia non esiste
Iniziamo da lontano, ma ci serve per poter capire il problema. La nostra mente non è altro che un ente virtuale basato sulle funzioni del nostro cervello, un organo particolare, tra i tanti della nostra fisiologia corporea, che è in grado di consentire straordinariamente il senso di esistenza.
La mente non è altro che il prodotto astratto della funzione dei "neuroni", le cellule specifiche che compongono il cervello. Esse sono collegate tra di loro dagli "assoni", veri e propri canali delle informazione, che giungono alle altre cellule del cerebro attraverso la connessione filtrante delle "sinapsi". In questo sistema virtuale navigano da ogni parte informazioni costituite da messaggi bioelettrici che vanno a costituire la nostra memoria e quindi la nostra identità, nonché la nostra percezione e la nostra consapevolezza del mondo circostante.

Basandoci sulla percezione mentale non possiamo avere certezza delle caratteristiche del mondo in cui viviamo e quindi poterci dare una effettiva risposta sul senso della nostra esistenza. Il cervello, per alimentare la dimensione mentale, prende informazioni del mondo esterno attraverso i sensi corporei di cui disponiamo. Ma questi sensi non ci danno e non possono dare una concreta informazione sull'universo in cui viviamo.
Dobbiamo considerare che la materia con cui identifichiamo lo scenario della nostra esistenza non esiste per come la percepiamo in quanto non c'è nulla di effettivamente materiale. Tutto quanto identifichiamo come materia si riduce a “quanti” energetici che non sono affatto materiali.
Se scendiamo nella dimensione del microcosmo troviamo atomi che non vediamo nella nostra dimensione macrocosmica. Così come non vediamo i pixel che compongono l'immagine di uno schermo in HD, in alta definizione, che solamente avvicinandoci a qualche centimetro possiamo scorgere e così comprendere che l'immagine stiamo vedendo in realtà è costituita da quei minuscoli puntini.
Nella stessa maniera un tavolo, o noi stessi che ci guardiamo allo specchio, in realtà siamo costituiti da una miriade di atomi uniti tra di loro da molecole che, pur abissalmente distanti tra di loro, formano la solidità e la forma degli oggetti materiali che conosciamo.
Il cervello, l'organo attraverso cui la coscienza media la sua creatività nel mondo sensibile rappresentato dall'universo
A loro volta questi atomi non sono altro che cariche elettriche che ospitano nel loro sistema altre cariche energetiche che la scienza ha identificato nei "quark". Ma non è finita qui: una certa parte della scienza ha concepito l'origine dei quark nel concetto astratto di "stringhe vibranti" di energia. Ovvero in qualcosa che si mostra come un nulla per l'esperienza umana. Un qualcosa che non si può toccare o vedere. Quindi in qualcosa che possa essere materiale.
Già l'antico sciamanesimo druidico dei Nativi europei concepiva la nascita dell'universo attraverso la cosmologia del Suono primordiale, oggi lo interpreteremmo come il Big bang, che producendo il propagarsi di onde energetiche nell'infinito avrebbe creato l'universo che conosciamo. Cosmologia ereditata in seguito dagli Antichi Egizi, dai Nativi australiani e infine dalla narrazione biblica dell'universo creato sul suono della voce di dio.
I nostri sensi sono fatti di atomi, e quindi energia sconosciuta all'esperienza umana. Atomi che hanno costruito uno scenario utile per l'evoluzione della specie. Uno scenario di "materia" che ci permettesse di rapportarci con una dimensione comune a tutte le forme di vita del pianeta potendo mostraci le risorse vitali utili alla vita. Materia che non è altro che il prodotto della nostra "cecità" sensoriale che impedisce di vedere l'energia di base che rappresenta la natura reale dello Shan. Cecità sensoriale che rimane pertanto inutile per poter ricavare dati effettivi con cui rispondere al nostro interrogativo esistenziale.
La nostra mente basata sui sensi non può farcelo capire. L'energia delle stringhe vibranti è una energia che è fuori dalla portata umana. E la mente non può neppure consentirci di immaginare un qualsiasi scenario cosmologico. Anzi, più lo immaginiamo e lo contestualizziamo in un paradigma religioso o scientifico e più ci allontaniamo dalla vera natura della nostra dimensione reale di esistenza in cui potremmo trovare effettivamente una qualche risposta.
Pertanto, se si vuole fare una ricerca su un possibile significato della nostra esistenza e delle nostre esperienze quotidiane non ci resta che andare al di là della dimensione della mente.

Le illusioni della mente
È inutile basare le proprie certezze sulla capacità di discernimento razionale valutando quanto può proporci la mente.
Durante la seconda guerra mondiale i neurochirurghi canadesi avevano constatato che ponendo degli elettrodi sul cervello, a scatola cranica parzialmente scoperta, di militari infortunati provenienti dal fronte, erano in grado di far rivivere ai soggetti ricordi e situazioni in quel momento lasciandoli convinti della realtà di quanto stavano vivendo sino a quando non venivano tolti gli elettrodi. Recentemente altri neurochirurghi statunitensi hanno potuto constatare qualcosa di ancora più strabiliante. Ponendo degli elettrodi sul cervello dei loro pazienti ottenevano un corrispettivo movimento degli arti, ma costoro dichiaravano ed erano convinti che non fosse un comando indotto dagli elettrodi ma che avessero mosso i loro arti per propria volontà.
Il neurone, la particolare cellula con cui è costituito il cervello. Le loro interconnessioni creano un ologramma astratto che tende a rappresentare il mondo esterno all'individuo in cui spesso identifica erroneamente la propria identità
È un esempio di quanto accade nel mondo soggettivo delle rappresentazioni oniriche che viviamo durante il sonno. In questa occasione, ordinariamente, non ci rendiamo conto di essere dentro ad un sogno, ma percepiamo tutti gli eventi che viviamo in quel frangente come fosse una realtà effettiva e che non possano essercene altre. Non ci ricordiamo neppure di esserci coricati. Ci accorgiamo della sua completa soggettività solo quando ci svegliamo. Su questa esperienza potremmo valutare che anche nello stato di veglia forse stiamo vivendo una sorta di sogno poiché anche la percezione della veglia è prodotta dallo stesso cervello che alimentava la produzione onirica.
A questo punto avremmo bisogno quindi di un "risveglio" che ci porti al di fuori della produzione cerebrale e ci faccia emergere nell'eterno giorno dello Shan. Che faccia emergere l'Io consapevole alla realtà dell'esistenza.
Quanto sopra citato rivela la natura e le caratteristiche del mondo della mente. Un mondo soggettivo e impreciso che può sottostare inconsapevolmente ad ogni "meme" che porti ad un plagio calcolato dell'individuo, agendo anche contro i suoi stessi interessi. Gli antichi druidi dicevano in proposito che la mente è come una tigre che cavalchiamo senza dare importanza e quindi impreparati qualora, senza preavviso, le venisse in mente di disarcionarci finendo per ferirci dolorosamente con i suoi artigli.

Vivere in un universo fantasma
Attraverso la dimensione della mente stabiliamo ordinariamente una relazione con il mondo materiale dell'universo in cui siamo comparsi e in cui esistiamo e nulla di più. Senza sapere neppure com'è veramente il suo vero aspetto.
Ad esempio, la moderna teoria scientifica dell'"universo olografico" prevede che tutto l'universo non sia altro che una proiezione olografica di una matrice bidimensionale che noi invece interpretiamo a mezzo del cervello, quindi della mente, come di natura tridimensionale. In questo caso il cervello ricostruisce dentro di esso, nella trama virtuale dei neuroni, una rappresentazione olografica dell'universo circostante determinandone la tridimensionalità e l'idea di essere dentro alla scena vissuta. Ma non sappiamo com'è realmente l'universo che vediamo e in realtà non siamo effettivamente dentro alle cose che fanno parte del suo scenario.
Ci capita di percepire che noi siamo in riva al mare e sentiamo il profumo di salsedine, ascoltiamo il verso dei gabbiani e lo strabordio delle onde sulla scogliera. Ci siamo abituati a questo genere di percezione. Ma nulla di più falso. In realtà, siamo da qualche parte, ma quello che vediamo e percepiamo è solo dentro di noi, nel nostro cervello, nella nostra rappresentazione olografica del mondo circostante.
Chissà com'è effettivamente l'universo fuori di noi. Piatto a due dimensioni, sicuramente senza i colori che vediamo, arido nel suo aspetto funzionale alla vita del pianeta.
Per capire meglio questa situazione basti pensare come gli occhi rilevano l'immagine rovesciata dell'ambiente e come poi il cervello la corregga mostrandola diritta. Oppure come i sensi ci portino a recepire un urto che consideriamo immediato, ma che in realtà percepiamo dopo un certo lasso di tempo e lo rileviamo solo dopo che il cervello ne ha preso nota.
È ovvio che se ci si identifica con la mente non si vive il vero senso dell'esistenza. Esistono infinite percezioni dell'esistenza che vanno da individuo ad individuo. Dai colori allo stato emotivo vissuto da ciascuno di essi. Si potrebbe dire: "il mio verde non è quello che vedi tu”.

Prigionieri della rappresentazione cerebrale non abbiamo modo di conoscere com'è realmente l'universo intorno a noi. La recente teoria dell'"universo olografico" porta a considerare che viviamo in un mondo a due dimensioni che la rappresentazione olografica del cervello mostra come tridimensionale
Sostanza e energia del vuoto
Non dobbiamo dimenticare il terzo parametro percettivo di ognuno di noi. Quello che appartiene all'Io consapevole. Questo ente non possiede sensi, così come noi li intendiamo, e quindi non utilizza i cinque sensi con cui la mente si rapporta all'universo ordinario. Li utilizza solamente per interagire in maniera creativa con questo. Per questo ente la mente è solamente una interfaccia per gestire l'elemento biosenziente e, all'occorrenza, per scriverci sopra come se fosse una lavagna.
Eppure l'Io consapevole è in grado di sviluppare una propria consapevolezza delle cose che lo circondano, di possedere una volontà creativa, di portare alla comprensione immediata dei problemi che l'entità biosenziente può affrontare nel mondo materiale.
Ma l'Io consapevole ha una sua specifica proprietà. La sua percezione non si limita solamente all'ambiente fisico determinato dal cervello, ma si estende alla percezione intuitiva dell'immanenza del mistero in cui viviamo. Non si tratta di fare un saggio di mistica, ma di prendere atto di un fatto concreto di percezione che unisce, ed ha unito, personaggi di ogni genere che hanno tentato la via dell'ascesi interiore, spesso gabellata come conquista ottenuta in una specifica religione ma comunque sempre identica nella medesima esperienza. Ci sono stati saggi che hanno accettato il mistero che incontravano per quello che straordinariamente si manifestava, altri appartenenti alle varie religioni e con la patente di santi hanno creduto di incontrare Dio. Ma è una esperienza possibile a tutti.
L'Io consapevole non sembra relazionarsi in maniera diretta con il mondo ordinario della materia ma ad un altro piano della Natura di cui sembra essere il riflesso naturale. Esso possiede una capacità intuitiva che lo porta a percepire una dimensione che è oltre a quella ordinaria e appartiene a quella dimensione reale che era presente al momento in cui il Big bang si è verificato e che continua a sussistere ancora al di fuori dell'universo.
Una intuizione di uno stato di esistenza che sembra essere in ultima analisi la matrice reale di tutta l'esistenza in cui, se mai esiste, possiamo inserire anche la presenza di una Causa Prima del tutto.
Una esperienza che gli antichi druidi avevano identificato in una qualità non concettualmente descrivibile. Uno stato dell'esistenza che per noi, individui dipendenti dai sensi dell'universo ordinario, è assolutamente invisibile e immateriale e a cui gli antichi druidi dei Nativi europei davano il nome di "Shan", ovvero "bagliore intuitivo della realtà", inteso anche come "Vuoto", un attributo che denotava come fosse privo di ogni definizione concettuale.
Il druidismo, nella sua primigenia scienza della Natura, distingueva tre piani di esistenza possibili alla percezione di ogni individuo.
Per prima cosa avevano identificato il mondo della mente, virtuale potremmo dire oggi, nel quale erano circoscritti il pensiero, i sogni e l'immaginazione dei singoli. Poi avevano identificato un piano primario, quello della materia sensibile e visibile, accessibile a tutte le forme viventi, con cui poter interagire e cercare le fonti di sopravvivenza. Infine contemplavano l'esistenza di un mondo reale che era invisibile all'esperienza ordinaria dell'individuo, che però aveva dato origine a tutte le cose, umanità compresa, e che sosteneva il mondo abitato dall'uomo.
L'Io consapevole, terza istanza dopo il corpo e la mente della nostra dimensione individuale è la sola che può offrire la percezione del mondo reale che ha dato vita al nostro universo in cui ci troviamo chiusi come in una bottiglia abbandonata ai flutti della qualità del vuoto primordiale
Un percezione non difforme da quella che ha impostato la fisica quantistica moderna con la teoria inflazionaria. Nella concezione dei suoi ideatori, tra cui Alan Guth del MIT, prima che si verificasse il Big bang preesisteva una condizione di esistenza raffigurata da una "qualità di vuoto" di cui non possiamo neppure immaginare la sua "energia" che la spingeva ad agire. Per via di una fluttuazione dei campi, prevista dalla fisica quantistica, il "vero vuoto" all'improvviso mutò in un cosiddetto "falso vuoto" caratterizzato dal contenimento di una specifica energia. Questa collassò su se stessa sino a divenire quanto più piccola non avrebbe potuto e sotto l'immane pressione esplose in quell'evento che i fisici oggi identificano nel Big bang, dando vita ad atomi, stelle, galassie e pianeti, creando la vita a tappe. La prima manifestazione, secondo le teorie dei ricercatori di Harvard, a circa qualche milione di anni dopo la deflagrazione cosmica quando il plasma si era già raffreddato. Una vita forse ancora esistente e oggi celata nell'immensità dell'universo. Poi, dopo circa tredici miliardi di anni dall'esplosione primigenia, è comparsa la nostra specie. Compresi noi che ci interroghiamo sullo scopo della nostra esistenza.
Ma la "qualità di vuoto" preesistente al Big bang non si è esaurito con la comparsa del nostro universo ed è ancora presente e vitale, come contempla la teoria dell'"universo a bolle", mentre produce altri Big bang, che stanno dando vita ad altri universi. Come il nostro universo che, come l'equivalente di un buco nero che si sta espandendo alla velocità limite dalle luce, esiste come una bottiglia colma di vita in questo vuoto incomprensibile alla mente ma ben evidente alla percezione intuitiva dell'Io consapevole.

Sull'orlo dell'abisso
Forse qui inizia un discorso che potrebbe allontanarsi dal campo della scienza. Ma oggi più che mai ci accorgiamo che scienza e filosofia sono divenute indissolubili. Le scoperte scientifiche giungono inevitabilmente a rivoluzione il nostro stato di cose e a migliorare la nostra condizione di vita.
Prima di chiederci il motivo per cui esistiamo dovremmo chiederci "dove siamo". Dove ci troviamo ad esistere? Probabilmente troveremmo il filo conduttore che ci porterebbe ad un soluzione del nostro quesito.
In effetti ci siamo mai chiesti dove siamo? Cos'è il vuoto da cui è uscito l'universo e che oggi consente la sua continuità supportandolo attraverso sconosciute leggi che appartengono al mistero? Potremmo chiederci perché ci sia qualcosa invece di niente. Nella Natura è tutto sempre ergonomico, per cui le sarebbe stato più facile non spendere alcuna energia destinata a creare l'universo e lasciare che non ci fosse altro che il "niente". Ma visto che c'è, cos'é questo "qualcosa" che c'è invece del niente? E che cosa siamo noi sul piano dell'Io consapevole che possiamo riflettere lo straordinario evento che è lo Shan?
Solo superando le soggettività del corpo e della mente possiamo recuperare le potenzialità dell'Io consapevole e rispondere a molti quesiti cosmici. Ci hanno provato saggi e santi delle varie discipline di parte credendo di incontrare Dio. Ma è una esperienza alla portata di tutti. La meditazione arcaica è una possibilità. Qui nell'illustrazione un momento della "Kemò-vad", l'antica meditazione dinamica della cultura druidica dei Nativi europei
Senza trascurare in ultima analisi l'ipotesi che potrebbe anche non esserci assolutamente nulla di quanto ci sembra di percepire. Noi potremmo essere solamente l'illusione di un niente che, per la legge riconosciuta dalla quantistica, sogna nel suo "falso niente energetico" di essere qualcosa che esiste. Ma i termini del problema non cambiano perché comunque noi abbiamo la sensazione di esistere. A meno che anche questo fatto non dipenda da una nostra familiarizzazione soggettiva della specie.
Ma questo vale per una disquisizione mentale come si può fare nel mondo maggioritario. In realtà quando si riesce a raggiungere quella intuizione folgorante dello Shan, in un istante colmo di una certezza significativa, la consapevolezza di esistere è più che mai evidente.
Valutiamo la singolarità del fenomeno dell'esistenza che viviamo nella dimensione materiale creata dai sensi e dalla mente che abbiamo definito con il termine di "universo". Uno stato attuale di cose che si manifesta come il palcoscenico di un teatro, il "mondo delle libere esperienze di Abred" degli antichi druidi, su cui conduciamo la nostra rappresentazione di vita sino alla nostra morte.
Forse questo "teatro" rappresenta l'uovo cosmico o un utero generatore di vita degli antichi alchimisti, in cui abbiamo possibilità di prendere padronanza delle nostre potenzialità. Come accade per un bimbo che nel gioco della sua culla sviluppa la sua maturità futura.
Siamo comparsi all'improvviso in uno stato di cose che percepiamo e con cui interagiamo, lo stiamo vivendo con la nostra percezione ma poi è previsto che immancabilmente ne usciremo con l'esperienza della morte come è già deciso dal timer scritto nel nostro DNA. E ne usciremo senza sapere che cosa accadrà a ciascuno di noi.
Teniamo comunque conto che dalla nascita in poi abbiamo conquistato poco alla volta la coscienza di essere del nostro Io consapevole, che rispecchia nelle sue potenzialità il vuoto. Possiamo prendere atto che, sebbene il corpo invecchi, al contrario l'Io consapevole mantiene la sua lucidità e si evolve. Può sembrare impensabile che una simile capitalizzazione vada perduta con l'uscita dall'universo materiale e non si unisca in qualche modo al vuoto primordiale.
Comprendere l'esistenza della qualità di vuoto citato dalla fisica quantistica potrebbe portarci ad un'altra valutazione della nostra esistenza nell'universo, consentendoci una migliore qualità di vita nel vissuto ordinario e prepararci ad affrontare idoneamente l'esperienza della morte.
Non sappiamo, e non abbiamo certezze in merito, se dopo la fine funzionale del corpo e della mente scompariremo in un niente oppure l'Io consapevole prenderà ad esistere nel Mistero. Ma tanto vale, per via dei prodromi percettivi che suggeriscono una possibile continuità della vita dopo la vita, non rimanere poi in definitiva lo sfrido inutile di un processo evolutivo andato fallito poiché negato a priori. Ma questo è un impegno dell'Io consapevole che dovrebbe cercare di disgiungersi come minimo dal mondo fittizio della mente e vivere il senso di una esperienza che non sia raccontata da altri, ma che sia vissuta e verificata in prima persona.
Sicuramente in questa maniera si potrebbe trovare l'agognata risposta sul senso della nostra esistenza. Ne guadagnerebbe anche la vita ordinaria, uscendo dalle ipoteche della mente e dalla sofferenza psicologica, conquistando, con le potenzialità raggiunte dell'Io consapevole, la nostra vera identità.
Non dimentichiamo che per quanto ci consideriamo dei liberi pensatori noi viviamo spesso soggetti al plagio e alle morali del visibile, ignorando la logica del Vuoto che è basata sull'armonia delle cose che può portare al benessere e alla conoscenza. Andare contro questa logica non si trova, inevitabilmente, altro che sconforto e sofferenza.

www.giancarlobarbadoro.net
|
 

mercoledì 25 febbraio 2015

L’alterazione del Campo magnetico terrestre ed i problemi di memoria


6a0133ec9febcb970b01538f7108e9970b-800wi
Un articolo scritto da Tom Kenyon nel 2008 che oggi ha una valenza quasi profetica…Mai come in questi ultimi tempi …le persone stanno avendo problemi con la memoria a breve termine..Qui la spiegazione data al fenomeno è semplice ed illuminante…

Il Campo Magnetico della Terra

24 Marzo 2008
Gli Hathors
Diamo un’occhiata panoramica alla situazione planetaria attuale, così come la vediamo noi.
Il campo magnetico della terra è coinvolto in una perturbazione o alterazione. Questo avviene a livello interdimensionale e l’effetto risultante sono progressive impennate nell’ampiezza o nella potenza del campo magnetico. Questa metamorfosi del campo magnetico terrestre è come un’onda che si alza e si abbassa molto in fretta, le cui oscillazioni sono minime, ma ben definite. È un fatto che sta producendo effetti strani sulla coscienza umana, in particolare sulla vostra esperienza biologica. Molte persone stanno vivendo un aumento di esaurimento e stanchezza. (Come abbiamo accennato nelle comunicazioni precedenti, tali sintomi sono causati anche dal movimento di energie provenienti dallo spazio profondo, che attraversano la vostra galassia e il vostro sistema solare).
Ma questa perturbazione è di una categoria diversa. Essa è generata dallo stesso campo magnetico, che sta reagendo alle profonde energie dello spazio. È una reazione del nucleo fuso della terra stessa e il campo magnetico sta dialogando con il cosmo, se volete usare una metafora. Ora, la vostra scienza non vede le cose in questo modo, ma dalla nostra prospettiva il campo magnetico sta dialogando con questi ospiti cosmici, le energie provenienti dallo spazio profondo, che sono, per loro natura, catalizzatrici dell’evoluzione spirituale.
Un’altra serie di sintomi, legati direttamente alle perturbazioni del vostro campo magnetico, sono i cambiamenti evidenti nel modo in cui conservate la memoria a breve termine – poiché la memoria è una funzione delle forze magnetiche del vostro sistema nervoso e di quello della terra. Il vostro cervello elabora informazioni tramite i minuscoli campi gravitazionali e anti-gravitazionali della sua stessa struttura ed subisce l’influenza diretta delle fluttuazioni del campo magnetico terrestre. Quindi potete aspettarvi un aumento di anomalie nella memoria a breve termine. Potreste ritrovarvi a pronunciare una frase e, di colpo, non vi vengono le parole, oppure a mescolare le parole rispetto alla loro sintassi normale. Mentre in alcuni casi è il segno di una disfunzione cerebrale, scoprirete che questo fenomeno avviene in tutta la popolazione a ritmo accelerato. Il crescendo di inconvenienti nella memoria a breve termine collettiva, condurrà l’umanità ad una situazione decisamente insolita. Tale situazione è un’opportunità o una maledizione, a seconda di come la elaborate.
L’opportunità è quella di vedere oltre la matrice mentale di vostra propria creazione. Ciò che intendiamo è che, quando la vostra mente è incapace di continuare sul proprio filo conduttore nei modi a cui era abituata, avete l’opportunità di cogliere le realtà che stanno dietro il sipario (della percezione). Voi siete quelli che hanno creato il sipario e lo avete fatto in modo da tenervi separati da cose che non desiderate vedere o sperimentare direttamente o, in alcuni casi, da ciò che altri non desiderano che voi vediate o sperimentiate direttamente. Ci riferiamo ai manipolatori invisibili della vostra realtà collettiva – coloro che tengono in mano le redini del potere politico ed economico.
Abbiamo detto in precedenza che sul vostro pianeta ci sono forze che si oppongono attivamente all’impulso verso l’evoluzione spirituale. Esse sono impegnate nel portare avanti le loro bugie, appropriandosi indebitamente delle informazioni, allo scopo di controllarvi. Il loro compito si sta facendo più difficile.
Il loro compito sta diventando più difficile, poiché la perturbazione del campo magnetico crea dei vuoti nella creazione delle realtà mentali proiettate dalla mente umana. Loro – cioè coloro che desiderano controllarvi e manipolarvi – hanno ampie risorse a disposizione e le stanno utilizzando tutte quante. Ma non possono controllare il campo magnetico della terra! E di questo dovete essere grati.
L’impulso che sta influenzando in campo magnetico della terra, proviene da ben oltre la propria posizione di influenza. Ci aspettiamo, basandoci sulla nostra percezione della fisica interdimensionale, che le perturbazioni del vostro campo magnetico tenderanno ad aumentare nel corso dei prossimi anni. Coloro tra voi che sono sensibili alle energie, sono quelli che, in questo momento, lo percepiscono più intensamente, ma riteniamo che nei prossimi due o tre anni la maggior parte delle persone ne sarà influenzata in un modo di cui saranno consapevoli, anche se non ne conosceranno il motivo.
Abbiamo un paio di suggerimenti per gestire la situazione.
Il primo è il più facile. Esso comporta la comprensione della vostra connessione con il nucleo della terra stessa. Come esseri energetici, oltre che di carne e ossa, voi potete instaurare una relazione energetica consapevole con il nucleo della terra.
Questo concetto, o orientamento, è che voi siete immersi e circondati dal campo magnetico terrestre. Entrando in risonanza mentale con il nucleo della terra (il generatore del campo magnetico), vi stabilizzate energeticamente. La terra, come essere cosciente, può rivelarsi a voi in modi che risultano difficili da spiegare, perché la vostra cultura non dispone di un linguaggio adeguato. E voi siete stati manipolati e controllati per evitare che non ne aveste alcuna consapevolezza, dato che potrebbe essere uno dei vostri maggiori punti di forza.
Entrando in risonanza con il nucleo della terra, diventate più consapevoli della terra come essere vivente e cosciente. Attraverso questo legame ricevete una sorta di solidità energetica – persino in mezzo al crescente caos sulla terra.
La cosa strana, tuttavia, è che quando riprendete i sensi, per così dire, siete meno controllabili, meno “manipolabili” da parte di quelle forze che controllano il flusso di pensieri dell’umanità per mezzo della disinformazione, della manipolazione e del controllo mentale.
In altre parole, creare una relazione cosciente diretta con il nucleo della terra, scavalca molti degli influssi di quelle che noi definiamo tecnologie negative per la vita.
Se desiderate fare qualcosa, oltre ad entrare in risonanza mentale con il nucleo della terra, vi suggeriamo di utilizzare il tubo pranico, un sottile canale energetico, che va da sopra il vostro capo, attraverso il centro del corpo, fino ad entrare nella terra. Questo tubo, questo canale, può essere esteso nelle profondità della terra, fino allo stesso nucleo e anche sopra la testa, nello spazio profondo. In questo metodo non si tratta di espandere il canale sopra il capo, lo estenderete, invece, solo verso il nucleo della terra.
Ma la cosa essenziale non è tanto l’inserimento del canale nella terra. La cosa essenziale è capire che siete in risonanza con il nucleo della terra, semplicemente sapendolo. Questo vi infonderà un senso di stabilità anche in mezzo al caos crescente. Risveglierà i vostri sensi. Vi porterà in una relazione maggiormente cosciente con la terra. E dobbiamo avvertirvi che vi sveglierà dall’ipnosi – vi renderà meno controllabili. E vedrete molto più chiaramente oltre le bugie che vi circondano!
Il secondo suggerimento comporta lo sviluppo di una relazione cosciente con il nucleo della galassia.
Essenzialmente dovete capire che potete essere in risonanza con il nucleo della Via Lattea, che è un buco nero e che, in modo simile all’entrare in risonanza con il nucleo della terra, potete stabilizzarvi in relazione alla galassia.
Voi ne siete capaci, semplicemente sentirlo descrivere, attiverà la conoscenza di come farlo. Non è una faccenda complicata. È piuttosto facile, ma richiede la comprensione del fatto che una parte di voi non è limitata dalle coordinate spazio-temporali del vostro corpo fisico.
Richiede la comprensione del fatto che la coscienza può espandersi istantaneamente, ovunque nello spazio e nel tempo e che, espandendo la vostra coscienza fino al nucleo galattico, voi siete stabilizzati in relazione alla galassia.
L’ideale è essere simultaneamente in relazione con il nucleo della terra e con il nucleo della galassia.
Allora sarete in grado di cavalcare le onde di energia provenienti dalle profondità dello spazio, con un elevato grado di maestria.
Ma, di nuovo, vi avvisiamo che questo vi renderà meno controllabili, più difficili da ipnotizzare e allora potreste vivere la stranissima esperienza di risvegliarvi, mentre molti intorno a voi dormono ancora. Ciò che fate con questa consapevolezza, ovviamente, è una vostra scelta e una vostra respons-abilità.
Gli Hathors – 24 Marzo 2008
Qualche cenno di chiarimento da parte di Tom
Per coloro che non hanno familiarità con il tubo pranico, ecco una breve descrizione:
Il tubo pranico è un sottile canale energetico a forma di tubo che dalla corona, sopra la testa, scorre lungo il centro del corpo e attraverso il perineo, per entrare nella terra. Il perineo è il punto situato a metà strada fra gli organi genitali e l’ano.
Se unite la punta del pollice con la punta del dito indice, otterrete un cerchio che misura approssimativamente come il vostro tubo pranico. In alcune tradizioni esoteriche, il tubo pranico viene chiamato Pilastro Centrale o Colonna Centrale.
Qualche discendente degli yogi e yogini del Buddismo Tibetano opera con un canale molto sottile, della misura di un capello, che scorre lungo il centro del tubo pranico. Questo percorso energetico è conosciuto come il Canale Segreto ed è utilizzato in certe pratiche yoga esoteriche per influenzare le energie sottili all’interno del corpo dello yogi o dello yogini – l’idea di base è che tali pratiche conducano ad uno sviluppo più rapido dell’illuminazione spirituale.
In generale, il tubo pranico entra nella terra di qualche decina di centimetri (a meno che una persona non sia veramente poco radicata) e supera il capo di altrettanto. Dato che il tubo pranico è un’energia sottile, non segue le leggi fisiche di Newton, ma rientra piuttosto in quelle della Meccanica Quantistica. Pertanto è possibile estendere il tubo pranico molto in profondità nella terra, fino al nucleo stesso del pianeta e/o in profondità nello spazio.
Ai lettori che trovano questi concetti stravaganti, consiglio di leggere un breve articolo, scritto da me, dal titolo “Pensieri e Osservazioni del Canale”.
Se può esservi d’aiuto, pensate al tubo pranico come ad uno strumento immaginario. Allora non dovrete determinare se una cosa del genere sia possibile o no. Potete esplorare gli effetti del tubo pranico secondo i suoi termini.
Il tubo pranico è influenzato dal pensiero e dall’intenzione. Tutto ciò che occorre per estendere il canale dentro la terra o nel cosmo è l’intenzione di farlo. Se per voi questo concetto è nuovo, vi basta formulare il pensiero che stia accadendo. Lavorandoci di più, finirete per avere l’impressione che esso si estenda o si contragga a seconda della vostra intenzione.
Nel metodo suggerito dagli Hathors in questo messaggio planetario, l’utilizzo del tubo pranico è per coloro che vogliono fare qualcosa oltre al semplice entrare in risonanza con la terra. Alcune persone sono risonatori e alcune sono attivatori. Altri sono entrambe le cose. Entrare in risonanza con qualcosa diverso da voi (ad esempio il nucleo della terra) è, essenzialmente, un atto passivo. Alcuni lo fanno bene, mentre altri hanno bisogno di fare qualcosa. Per quelli che vogliono fare qualcosa, mentre entrano in risonanza, il tubo pranico è uno strumento eccellente. Quindi scegliete il metodo che funziona per voi.
La cosa importante – in qualunque modo lo facciate – è entrare in risonanza mentale con il nucleo della terra e, se ce la fate, anche con il nucleo della galassia.
FONTE : Tomkenion.com

lunedì 23 febbraio 2015

In ricordo di Rossella Casini


 
 
 
 
Il 22 febbraio di 34 anni fa veniva stuprata e dilaniata Rossella Casini. Lei, fiorentina, si era innamorata di un ragazzo di 'ndrangheta. Lentamente, con la forza del conforto e di un legame, lo aveva convinto a pentirsi. Per questo fu condannata a morte.

-----------

Stuprata, fatta a pezzi, buttata via, come immondizia, dispersa in mare. Senza spoglie. Senza memoria. Aveva poco più di vent’anni Rossella Casini quando morì, ammazzata dalla ‘ndrangheta. Sparì il 22 febbraio del 1981. Oggi potrebbe essere il trentaquattresimo anniversario della sua morte, se avesse una tomba. Si dissolse invece nel nulla, senza mai più dare notizie di sé, fino a quando un pentito, Vincenzo Lo Vecchio, raccontò agli inquirenti che cosa fu di lei. Punita per aver svelato le trame della cosca.

Rossella, emancipata, universitaria, fiorentina, non sapeva cosa fosse una faida, lo scoprì quando conobbe e si innamorò di Francesco Frisina, suo coetaneo, studente. In Toscana studiavano insieme, lui si presentò come un ragazzo pulito, innocente. Non lo era. Il loro amore crebbe fino all’estate del 1979 quando Rossella arrivò a Palmi, in Calabria, in vacanza. Era piena di sole. Poi vide il sangue, la violenza, il padre di Francesco, Domenico Frisina, fu ammazzato. Non capiva Rossella quell’odio. Provò a farlo. Forse fu lei che portò le armi al clan, perché quelle vendette continuassero, così raccontò un pentito, anni dopo. Ebbe giorni difficili, provò ad entrare nella famiglia, quella fatta di ‘sangue’, di interessi, mascherati dalla parola onore. Non ci riuscì. I suoi genitori la convinsero a tornare a casa, a Firenze dopo mesi. A dicembre del 1979 ripartì per la Toscana. A Roma tra un cambio di treno, un caffè, una pausa più lunga telefonò ai Frisina e le dissero che, in un conflitto a fuoco, il suo fidanzato era rimasto ferito gravemente. Come impazzita, Rossella decise di tornare indietro. Fu mesi al suo capezzale. Francesco aveva un proiettile conficcato in testa. Era in coma. Trascorse mesi perché lui rimettesse a posto ogni tassello della sua memoria e infine riuscì a portarlo a Firenze. Era il febbraio del 1980. E lì, lontano dal mare di Calabria, dal sangue, dall’odio, convinse il suo giovane amore a pentirsi. Piano. Sottovoce, con l’aiuto di un maresciallo. Non sapeva Rossella a che cosa si potesse arrivare per “difendere” la famiglia, quella che mescola il sangue con un presunto onore. Lo capì quando la minacciarono. Accadde dopo gli arresti che avvennero a Palmi, alle cinque del mattino, come un fulmine, perché mai alcuno, specie in quegli anni, aveva osato “pentirsi”, svelare i segreti, gli affari della ‘ndrangheta di Reggio Calabria. La magistratura, grazie ai suoi racconti e a quelli del fidanzato riuscì a tracciare il filo di commerci di droga e soprattutto della faida in corso, che trasformò la città in un campo da guerra. Dopo poco fu presa dal terrore Rossella, mentre suo padre e sua madre si consumavano nel dolore. Così ritrattò. Il suo fidanzato lo aveva fatto prima, dicendo che era fuori di testa, che non sapeva neanche che fosse un maresciallo quell’uomo che Rossella le presentava come amico. A lei il cuore si frantumò. Voleva cancellare tutto. Aveva paura. Raccontò agli inquirenti che era stata rapita dal clan avversario dei Frisina, affinché confermasse le dichiarazioni contro la famiglia del suo fidanzato. Scrisse una lettera a sua cognata perché controllasse che le “nuove” ricostruzioni dei fatti, le andassero a genio. Le stavano tessendo una trappola. La gabbia stava per chiudersi. Le ultime dichiarazioni della Casini erano state indotte dai Frisina. Lo scriveranno i giudici, dopo anni, in una sentenza del tribunale di Palmi. La giovane nel febbraio del 1981 infatti, pochi giorni prima della sua scomparsa, telefonò a suo padre, facendogli capire che era alla Tonnara di Palmi, da amici. Non gli disse chiaramente dove, ma è come se ammettesse che era presso i Condello, altro clan, avversario dei Gallico-Frisina. Dopo pochi giorni sparì, era il 22 febbraio del 1981. L’obiettivo della famiglia di Francesco Frisina era annullarla. La fecero tacere per sempre. Muta. Fatta a pezzi. E non solo. Tentarono di mascherare tutto col tradimento, provando ad incolpare di quella sparizione la cosca avversaria. Un depistaggio vero e proprio. Era quella la cesoia che avevano costruito attorno alla ragazza. La trappola scattò. Lei sparì. Nel maggio del 2006, più di vent’anni dopo, il tribunale di Palmi ricostruisce la storia di Rossella Casini, la sentenza condanna gli affiliati del clan e anche il fidanzato, la cognata, la suocera. Grazie ad un pentito si ipotizza che la giovane donna sia morta, dopo che il suo corpo fu violato e l’anima tradita.

Lei non ha ancora una tomba. Non l’avrà mai. Sfidò la ‘ndrangheta. E ne morì. I suoi genitori, prima ancora del processo, si spensero in Toscana, consumati dal dolore, certi che la loro figlia fosse morta, perché voleva una giustizia fatta non di vendette sanguinarie. Non ebbero mai il sollievo, lieve, di portarle dei fiori. La ‘ndrangheta aveva buttato via Rossella e disperso le sue membra in mare, come un sacco di letame. Lei, stuprata, fatta a pezzi, dimenticata. Pronta a risorgere in chi ricorda la sua storia. (Roberto Saviano)

Chiuso in una stanzetta a scuola perché autistico: la storia di Christian

Chiuso in una stanzetta a scuola
perché autistico: la storia di Christian



ROMA – Isolato dagli altri compagni, costretto a stare in una stanzetta soprannominata “la stanza del silenzio degli innocenti” durante l'intero orario scolastico e solo perché autistico. E’ la storia di Christian, un bimbo romano di 11 anni affetto da autismo, raccontata dal 'Redattore sociale'.   La denuncia arriva da istituto a Valmontone, in provincia di Roma. “Lo tengono lontano dai suoi compagni per tutto il giorno, riportandolo in classe solo a ricreazione. Finché andava a scuola a Ostia, prima all’asilo poi alle elementari, era ben integrato: passava tutto il tempo in classe, con l’insegnante e l’educatrice. Da quando ci siamo trasferiti a Valmontone, due anni fa, la scuola è diventata una tragedia”, ha raccontato la madre del bimbo.  “Mi hanno detto che era pericoloso, che non riuscivano a gestirlo”. Dai richiami si è così passati alla soluzione proposta dalla psicologa della Asl: una stanzetta “dedicata” solo a Christian.(Leggo)