mercoledì 12 dicembre 2018

LA DISPERAZIONE E' SEDUTA SU UNA PANCHINA di Jacques Prévert


In un giardinetto su una panchina
C'è un tale che vi chiama se passate

Ha un paio d'occhialini un vecchio abito grigio
Fuma un piccolo sigaro è seduto
E vi chiama se passate
O più timidamente vi fa un cenno
Non bisogna guardarlo
Non bisogna ascoltarlo
Ma tirar dritto
Fingere di non vederlo
Fingere di non averlo neppure sentito
Passare via frettolosi
Perchè se lo guardate
O se gli date retta
Vi fa un suo cenno e niente nessuno
Vi può impedire di sedergli accanto
Allora vi guarda in faccia vi sorride
Facendovi soffrire atrocemente
E lui continua il suo sorriso
E voi stessi sorridete esattamente
Di quel sorriso
Più sorridete e più soffrite
Atrocemente
E più soffrite più sorridete
Irrimediabilmente
Restando fissi là
Come congelati

Sorridendo sulla panchina
Bambini giocano a due passi da voi
Passanti passano
Tranquillamente
Uccelli volano
Volano via da un albero
Si posano su un altro
E voi restate là
Sulla panchina
E già sapete bene
Che non potrete più
Giocare come quei bambini
Sapete che non potrete più
Passare come quei passanti
Tranquillamente
Né che mai più potrete volar via
Lasciando un albero per l'altro
Come quegli uccelli.
Jacques Prévert

martedì 4 dicembre 2018

Fabrizio Delprete

“Caro” (per dire) Luigi Di Maio,
è brutto quando piovono merda e fango su te e sulla tua famiglia, vero?
E’ devastante essere messi alla gogna, con la macchina del fango che non ti permette neanche di respirare per delle colpe che non sarebbero neanche tue, vero?
E’ mortificante e svilente vedere un padre che piange in diretta per quello che ha fatto, provando a scagionarti, vero?
Vorresti urlare e spaccare il mondo per quello che stai passando. Vero?
Come, sei lì per fare politica, per provare a cambiare in meglio il Paese e questi mascalzoni ti vomitano addosso robe vecchie di anni in cui neanche saresti responsabile? Che vergogna, eh?

Peccato, “caro” (sempre per dire) Di Maio, che tutto questo è colpa TUA. E degli indegni sodali con cui hai fatto comunella per anni. La colpa è VOSTRA.
Voi, che per anni avete latrato come cani rabbiosi contro tutto e tutti; voi presunti, ridicoli, “puri” che avete vomitato merda e fango su ogni avversario politico; voi che gli altri erano tutti “bastardi”, “collusi”, “mafiosi”, “venduti”, “corrotti”, “evasori”, “figli di ladri”.
Voi, che avete inquinato in maniera irreversibile i pozzi della società italiana, creando dei mostri da stadio pronti unicamente a portare il vessillo e a fare a botte con il nemico.
Voi, che poi avete svenduto anima, decenza e dignità pur di stare al potere. Ingoiando condoni e decreti violenti e razzisti.
Voi, unici colpevoli.

Mi ha sempre fatto schifo la vostra politica inutile, vuota, violenta e urlata. L’ho sempre combattuta.
Tu no. In quella politica, in quel brodo primordiale d’odio, ci hai sguazzato. Era il tuo unico modo di emergere, dato il nulla che ti contraddistingue.
E adesso stai solo pagando pegno per ciò che hai, che avete, fatto.

Si chiama legge del contrappasso.
Mentre a noi restano le macerie di un Paese che avete contribuito in maniera precisa a distruggere.