domenica 26 giugno 2011

LA STORIA DELLE COSE

    

CONOSCERE LA VERITA' E' UN DOVERE PER CIASCUN CITTADINO PER POTER INTERVENIRE CONSAPEVOLMENTE NEL CAMBIAMENTO DELLA SOCIETA': NON POSSIAMO PIU' AFFIDARCI ALLA BUONA VOLONTA' DELLA POLITICA', SIAMO NOI I PROTAGONISTI DELLA NOSTRA VITA.

domenica 19 giugno 2011

LA LEGA E' UN PARTITO INCOSTITUZIONALE(Razzista e omofobo)

Il partito della Lega Nord è un partito particolare, credo che sia l’unico caso in Europa di un partito che sta al governo, per denigrare, insultare, offendere, provocare, dileggiare cittadini della stessa nazione e cittadini del mondo.
Ora per questo partito basato sulla separazione e sull’odio non esistono le leggi nazionali e internazionali, non esiste la storia, non esiste la cultura, non esiste la biodiversità; questo è l’anno della biodiversità.
Ma al di là di queste valutazioni personali, questo partito è incostituzionale, perciò non ha diritto di esistere, in quanto viola i seguenti principi della Costituzione Italiana:
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 8
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.
Art. 12
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
Art. 19.
Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Art. 20.
Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività.
Art. 28
I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.
Art. 54.
Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI (XII)
È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista (Alfredo d'Ecclesia)

CARNE-LA VERITA' SCONOSCIUTA

venerdì 17 giugno 2011

No ai respingimenti indiscriminati

Il Ministro degli Esteri Franco Frattini ha detto, durante un'intervista televisiva in materia di immigrazione illegale, ("I Ribelli libici hanno detto che manterranno gli impegni internazionali dello Stato libico.. ") che si aspetta "un segnale politico importante [dai ribelli] nei prossimi giorni. I...l leader dei ribelli libici, Mustafa Abdel Jalil, ha già parlato di un post-Gheddafi, il governo libico rispetterà "tutti gli accordi con l'Italia presi dal regime [Gheddafi], compresi quelli relativi a combattere l'immigrazione clandestina e i contratti petroliferi con Eni." In particolare, Jalil ha detto che i ribelli avrebbero "rispettato il trattato di amicizia Italia – Libia firmato dal premier Silvio Berlusconi e il colonnello Muammar Gheddafi.... Ogni trattato o accordo [che è stato fatto] lo rispetto "e" cercheremo di implementare i trattati. "

Queste dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri italiano vogliono dire che l'Italia ha intenzione di respingere i profughi che arrivano dalla Libia. I ribelli non danno nessuna garanzia per il RISPETTO dei Diritti Umani; anzi questi signori devono rispondere per il massacro degli Africani, che c'é stato nelle diverse città poste sotto il loro controllo. Nella sola Città di Mishrata testimoni affermano che sono stati uccisi 800 Africani Sub Sahariani. Questo è un crimine contro l'Umanità! E l'Italia vuole consegnare a questi Signori i profughi che fuggono dalla Libia in guerra. Vogliamo sapere in base a quale convenzione Internazionale o Diritto Internazionale si possono respingere persone che fuggono dalla guerra, rispedendoli nelle zone da cui stanno scappando? Il Diritto Internazionale non consente in nessun caso un'operazione del genere.(Mosè Zarai)

venerdì 3 giugno 2011

Cronache di Gaza 2010-2011

Cronache di Gaza 2001-2011" è uno di quei libri scioccanti che non lasciano indifferenti. In un susseguirsi di capitoli molto brevi, l'autore, il chirurgo francese Christophe Oberlin, rivela a poco a poco, con un linguaggio semplice e sobrio, la commovente umanità di un popolo e il coraggio con cui affronta l'assedio imposto dall'occupazione coloniale di Israele con la vile complicità della comunità internazionale e dei nostri principali mezzi d’informazione. Nessuna retorica, ma un ripetersi di fatti e di esperienze a contatto con le persone oggetto di violenza per rivelarci la loro terribile realtà quotidiana. Christophe Oberlin risponde alle domande di Silvia Cattori. ...
INTERVISTA
Silvia Cattori: Il suo racconto è molto coinvolgente [1]. Ci fa entrare nella quotidianità di queste famiglie sotto assedio, sottoposte a difficoltà di ogni genere, in grado di sopravvivere e di ricostruire con uno sguardo al futuro, qualsiasi Israele faccia loro. Sappiamo che non appena lei è arrivato a Gaza nel dicembre 2001, è rimasto incredulo di fronte agli aerei dell'esercito israeliano che volavano a bassa quota oltre la la barriera del suono, che sganciavano bombe sulla popolazione inerme. Sono passati dieci anni da questo primo contatto con la violenza, cosa è cambiato nel suo punto di vista?
Christophe Oberlin: Ciò che è cambiato è che oggi faccio una correlazione tra quello che vedo qui a Gaza e quello che ci dicono i nostri media e i nostri politici. Il loro modo con cui presentano i fatti corrisponde raramente a quello che vedo io. Tutto ciò mi ha irritato e poi ho disdetto l’abbonamento a certi giornali. Ho smesso di leggere e di ascoltare le informazioni alla radio e alla televisione. Preferisco l'informazione di qualità attraverso altre fonti.
Silvia Cattori: Capiamo che il chirurgo, venuto a Gaza per salvare vite umane, quasi subito si è trovato di fronte a tanti corpi mutilati e questo l'ha portato a riflettere sullo sfondo politico di tutto questo spargimento di sangue. Testimoniare ciò che lei ha visto, correggere l'informazione parziale dei nostri imedia non era forse un modo per rendere giustizia e restituire dignità a questo popolo?
Christophe Oberlin: È molto chiaro, è per questo che da anni reagisco, scrivo piccole testimonianze e accetto di tenere delle conferenze. Per decenni sono andato in altri paesi a lavorare senza mai sentire il bisogno di esprimermi. Ma quando si scopre che gli eventi vissuti vengono totalmente distorti, allora mi arrabbio. Dopo l'aggressione israeliana del 2008-2009 sono stato invitato in una trasmissione televisiva di France 24 per parlare della mia esperienza a Gaza. La trasmissione era intitolata: “Ci sono stati crimini di guerra a Gaza?” La domanda era del tutto fuori luogo e portava a domandarsi se i morti e i feriti erano combattenti oppure no. Essendo sul posto ho potuto vedere che c’erano esclusivamente civili e intere famiglie. Questa è disinformazione che ci porta inevitabilmente a prendere la parola per dire quello che realmente è accaduto. È chiaro che per i mezzi di comunicazione la censura è la regola, un’autocensura e non sono interessati a quello che dicono o scrivono i testimoni.
Silvia Cattori: Nelle sue pagine incontriamo personaggi strazianti, come il chirurgo Fayez. Siamo sconvolti dal vedere, attraverso il suo percorso, che questo popolo costantemente perseguitato, non ha comunque odio o risentimento contro i suoi oppressori. È sorprendentemente ottimista; secondo lei, da dove trae la forza per mantenere questa straordinaria vitalità e umanità?
Christophe Oberlin: Credo che questo faccia parte delle caratteristiche dell’umanità. Tutti coloro che hanno vissuto all'inferno ci raccontano cose simili. Primo Levi ce ne dà un esempio. Ognuno di noi ha una capacità di resistenza assolutamente straordinaria che si manifesta in condizioni estreme. Non è una particolarità di Gaza. A mio parere non ci sono popolazioni che resistono più di altre. Ma è pure vero che la forza e la resistenza testimoniata dalla gente di Gaza è ammirevole. A proposito di Fayez, mi ricordo una mattina quando era molto avvilito e mi ha detto di sfuggita: “Ho passato una brutta notte. Mia cognata è morta per un tumore al seno. Non sapevo come dirlo a mia moglie."
Nei nostri paesi dell'Occidente abbiamo i mezzi per individuare questi tumori e per salvare la maggior parte dei pazienti. A Gaza no. La semplicità con cui queste persone assediate vi parlano della loro quotidianità, ancora più atroce a causa delle malattie che non possono curare, è una lezione per tutti noi.
Silvia Cattori: Con quali postumi usciranno da questa situazione, in special modo i bambini?
Christophe Oberlin: Possiamo essere sorpresi dal fatto che non ci sia un numero più alto di persone che perde la ragione. Ho parlato con Maryvonne Bargues, un medico psichiatra che per anni ha fatto un ottimo lavoro con le famiglie che vivono nelle difficoltà, ammucchiate in dieci metri quadrati, con i bambini che hanno genitori gravemente feriti o uccisi. Il risultato è incredibile. Nonostante le condizioni di vita terribili, ci sono recuperi psicologici sorprendenti. Se oggi andate a piedi per le strade di Gaza, alla fine di una settimana di bombardamenti che hanno causato morti e feriti, avrete l’impressione di una popolazione che vive in pace. (…)
Silvia Cattori: In sintesi, l'elezione di Hamas nel 2006 fu, per molti aspetti, un momento di verità che ha contribuito a rivelare i compromessi irrisolti, anche per quanto riguarda le ONG. Tu racconti di essere stato escluso da due principali ONG francesi che non protestano mai pubblicamente quando le loro équipe mediche sono esposte a umiliazioni e vessazioni da parte delle autorità israeliane. Possiamo conoscere i nomi di queste ONG e quali pretesti sono stati invocati per privarti del loro finanziamento?
Christophe Oberlin: Si tratta in ogni caso di ONG che fanno un buon lavoro: Médecins du monde e Aide Médicale Internationale. Sono organizzazioni di grandi dimensioni che, almeno nel primo caso, coinvolgono governi importanti. Ci sono problemi di una certa rilevanza. Per accedere alla carica di presidente, ai posti di alta responsabilità, i candidati devono essere disposti a accettare ogni sorta di compromesso.
I loro superiori non vogliono sentire lamentele dalle loro équipe. Io rispetto questa posizione ma in Palestina, dove i medici subiscono ogni giorno vessazioni e umiliazioni da parte delle autorità israeliane, non accetto di stare zitto. Ci sono casi in cui è imperativo reagire.
Ci sono stati incidenti segnalati e adeguatamente documentati ma l’ONG Médecins du monde ha rifiutato di protestare. Ad esempio, a un posto di blocco israeliano, uno dei miei colleghi che era in ambulanza con un ferito, è stato oggetto di spari d’arma da fuoco poco prima dell’autorizzazione all'ingresso. Un altro esempio, quando al nostro arrivo all'aeroporto Ben Gurion, la polizia di confine ha sequestrato alcune attrezzature mediche essenziali e molto costose che stavamo trasportando a Gaza, o anche quando ci è stato chiesto di pagare una tassa sui prodotti di lusso, una cosa illegale, dato che si stava parlando di attrezzature mediche per scopi umanitari. Oppure quando i membri delle nostre équipe sono stati umiliati, molestati e bloccati non appena si sono identificati con un cognome arabo. Mai una protesta.
Silvia Cattori: Lei rivela che, già nelle prime ore dell'offensiva israeliana nel 2008, colpiti dalla carneficina, i chirurghi dei paesi arabi e musulmani, tra cui una sessantina egiziani, si precipitarono a Gaza entrando attraverso i tunnel e si misero subito a operare. Nel suo libro lei dice: "Sono stato molto colpito dalla bravura e dall'efficienza con cui hanno operato i feriti gravi e il ruolo straordinario che questi medici anonimi hanno svolto". Lei li definisce "umanitari senza i riflettori". È la discreta e incondizionata solidarietà che contrasta con la pesantezza delle nostre ONG, come si concilia con la sua speranza?
Christophe Oberlin: Assolutamente. Ha dato l'impressione di una forza straordinaria poter vedere tutti questi chirurghi altamente qualificati, che sono corsi a Gaza solo perché sono stati chiamati dai loro colleghi e hanno dichiarato di rimanere "fino a quando ce ne sarà bisogno". È allora che ho pensato che la successione di Mubarak in Egitto era dietro l'angolo.
Silvia Cattori: Nel capitolo del suo libro intitolato “Scagliarsi contro l'umanitario", lei aferma una cosa molto inquietante: sente il cappio stringersi [10]. Vuol dire che le autorità israeliane le impongono condizioni più severe, cercando di rendere sempre più difficile ottenere il permesso per entrare in Palestina. Pensa che potranno privare la popolazione di Gaza di un qualsiasi tipo di assistenza medica [11]? Quali azioni si auspica per impedirglielo?
Christophe Oberlin: I recenti omicidi dell’attivista italiano Vittorio Arrigoni a Gaza e dell’attore israelo-palestinese Juliano Mer Khamis a Hebron [12] mi hanno colpito. Dietro queste uccisioni non ci si può impedire di pensare alla mano di Israele. Quale modo migliore per demonizzare i palestinesi e per rompere il sostegno dell'opinione pubblica internazionale che uccidere due figure carismatiche tra i volontari, e far addossare ai palestinesi la colpa di un crimine di cui non sono responsabili? Tutto questo è spaventoso. C'è un'escalation che può permettere a Israele di provocare in tutto il mondo un sentimento di disgusto verso Hamas. E tutti abbiamo detto, "Potrei essere io il prossimo".
Questa non è la prima volta che una decisione viene presa al più alto livello dello Stato di Israele per assassinare persone che provengono dall'estero. Ci sono stati giornalisti assassinati [13], altri presi di mira come Jacques-Marie Bourget [14]. C'è stato l'attacco alla marina israeliana contro la Freedom Flotilla nel maggio del 2010, che ha ucciso nove umanitari. Un monumento alla loro memoria è stato eretto sul porto di Gaza.
Temo di vedere un segno dell'irrigidimento israeliano che adesso può arrivare fino all'organizzazione di assassini mirati per poi farli passare per omicidi commessi da Hamas. Si può anche pensare che sia una reazione scomposta di un potere che viene messo sotto pressione dai movimenti di protesta su cui ha perso il controllo.
Silvia Cattori: In questi anni tragici, ha visto scene di una crudeltà insopportabile. Lei era lì quando i soldati israeliani hanno deliberatamente sparato sul corpo di un giovane cameraman palestinese che era a terra [15]. Cosa ha provato quando si è trovato di fronte questo giovane paziente a cui erano state appena amputate le gambe?
Christophe Oberlin: Io sopporto di vedere persone ferite gravemente in sala operatoria, ma vedere la violenza al di fuori di questo quadro, anche nei film, è per me qualcosa di insopportabile. Quando ho visto Mohammed Ghanem in ospedale, non ero solo disgustato dal sadismo del soldato che aveva sparato una mezza dozzina di pallottole sul cameraman che stava sul pavimento (è stato tutto filmato da parte dei media arabi che erano lì), mi stavo anche vergognando perché sapevo che non ci sarebbe stata alcuna inchiesta o alcuna sanzione.
Per oltre quindici anni ho fatto il medico di guardia nel reparto di traumatologia grave. Sono specialista nella riparazione di gravi traumi, nella microchirurgia dei vasi e dei nervi; nelle sale operatorie ho ricevuto persone che hanno tentato il suicidio gettandosi sotto la metropolitana. Quando vediamo un uomo con ferite terribili in sala operatoria, dobbiamo per forza compatire. Ma siamo occupati nella riflessione, per decidere quali provvedimenti prendere. Per arrestare l'emorragia e salvare la vita del paziente. Per vedere cosa possiamo fare per preservarne le funzioni. E infine l'intervento chirurgico. Le operazioni sono molto lunghe e bisogna fermarsi di operare perché se il paziente non sta bene, bisogna rinunciare alla ricostruzione e quindi occorre l’amputazione. Questo fa parte della formazione chirurgica. Questi sono concetti che ho imparato.
Quando vediamo arrivare queste persone gravemente ferite, ci si concentra sul loro ricovero. Durante l'aggressione israeliana nel 2009, ho visto chirurghi palestinesi che non ne potevano più, li ho visti crollare, accasciarsi, ma tutto questo accadeva al di fuori della sala operatoria. In caso di emergenza, tutti lavoriamo bene, senza panico e è anche una lezione per noi. Ma ci sono situazioni, scene che ti segnano in modo indelebile, come segnano anche i palestinesi. Sono loro che rafforzano la resistenza.
Christophe Oberlin, un chirurgo specializzato in chirurgia e microchirurgia della mano. Responsabile delle missioni di chirurgia riparatrice di paralisi tra i palestinesi feriti nel dicembre 2001. Professore di università. Un centinaio di pubblicazioni, due libri tradotti in inglese e cinese. Responsabile di due diplomi di università.
Note:
[1] "Gaza Chronicles 2001-2011" di Christophe Oberlin, Edizioni Mezza Luna, 2011. Il suo primo libro, "Sopravvivere a Gaza", biografia di Mohamed al-Rantissi, chirurgo palestinese, fratello del leader storico di Hamas assassinato da Israele, ha segnato gli spiriti. Ci permette di capire l'incredibile viaggio di molti laureati che vivono nella Striscia di Gaza, che hanno dato prova di coraggio e di volontà di raggiungere la fine degli studi ed arrivare a esercitare le proprie competenze. A nostro avviso "Cronache di Gaza 2001-2011", "Sopravvivere a Gaza" così come il libro di Ziyad Clot "Non ci sarà un stato palestinese" (Max Milo edizioni: Parigi, 2010) sono tra i libri scritti da francofoni, tre testimonianze importanti.
[11] Per entrare nella Cisgiordania e Gaza, che sono prigioni gestiti dal paese occupante, è obbligo passare attraverso il territorio israeliano. Le autorità israeliane hanno il diritto di veto per l'ingresso in Israele delle persone che vogliono solo visitare i territori occupati, per cui temono le critiche. Essi sostengono le liste di attivisti e giornalisti presunti "ostili a Israele", a loro segnalati in ogni paese da persone di fede ebraica la cui lealtà a Israele premia.
[12] Christophe Oberlin accenna l'assassinio di due attivisti di solidarietà con la Palestina: Juliano Mer Khamis e Vittorio Arrigoni. Mostra: - "attivista per la pace, Mer Khamis è stato assassinato a Jenin", di Conal Urqhart, The Guardian, 4 aprile 2011. - La lezione di umanità da Vittorio Ramzy Baroud, info-palestine.net, 20 aprile 2011.
[13] - Raffaele Ciriello, un giornalista italiano è stato deliberatamente ucciso dall'esercito israeliano a Ramallah, 13 marzo 2002. - James Miller, 34 anni, giornalista e produttore britannico indossava un giubbotto antiproiettile scritta "stampa "e una bandiera bianca quando è stato intenzionalmente ucciso a Rafah 2 Maggio 2003, da un soldato israeliano durante le riprese di un documentario dal titolo "Death in Gaza", secondo le testimonianze dei giornalisti. Inoltre, molti palestinesi e giornalisti arabi sono stati uccisi dall'esercito israeliano. - Si vedano in proposito: "muro di separazione etnica e disinformazione" da SC, 8 agosto 2003.
[14] Il giornalista Jacques-Marie Bourget è stato gravemente ferito al polmone e al braccio, il 21 ottobre 2000 a Ramallah da un proiettile sparato da un soldato israeliano.
[15] Cfr.: "La barbarie dei soldati israeliani fucilati sul posto" di SC, 6 luglio 2007. e il video di questa crudeltà
Titolo originale: "Gaza assiégée : Un chirurgien témoigne. Entretien avec le professeur Christophe Oberlin." Fonte: http://www.silviacattori.net/. Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Mimi Moallem.
Centro studi Giuseppe Federici