giovedì 21 febbraio 2013

LE MULTINAZIONALI DEVASTANO IL MONDO!!

LA CHEVRON DOVRA' PAGARE 9 MILIARDI DI DOLLARI PER DANNI ALL'AMBIENTE AI CITTADINI DELL'EQUADOR
L'accusa è di aver "massacrato" per trent'anni, con le sue attività, una parte della foresta amazzonica ecuadoriana con danni irreversibili all'ambiente e alla popolazione. La causa iniziata nel lontano 1993, era stata intentata dalle comunità indigene contro la Texaco, poi assorbita dalla Chevron nel 2001
a cura di Greenreport
QUITO - E' una sentenza destinata ad entrare nella storia, un caso "scuola" che ha già iniziato a far discutere. Si tratta della sentenza emessa da una corte dell'Ecuador che ha condannato la Chevron al pagamento complessivo di oltre 9 miliardi di dollari per danni ambientali.
L'accusa. Alla multinazionale del petrolio, è imputata l'accusa di aver "massacrato" per trent'anni, con le sue attività, una parte della foresta amazzonica ecuadoriana con danni irreversibili all'ambiente e alla popolazione. La causa iniziata nel lontano 1993, era stata intentata dalle comunità indigene contro la società petrolifera Texaco (poi assorbita dalla Chevron nel 2001), ma i fatti risalgono addirittura agli anni tra il 1960 e il 1990. Il pubblico ministero aveva richiesto addirittura 27 miliardi di dollari giustificandoli con un dossier immenso in cui erano contenute prove ritenute incastranti, sull'inquinamento delle acque e sull'aumento dei tumori nella popolazione.

La sentenza. Seppur con un notevole ridimensionamento e molti anni dopo, le ragioni dell'accusa sono stare riconosciute dal giudice che ha emesso la sentenza (Nicolas Zambrano): 8,6 miliardi di dollari l'ammontare del risarcimento per i danni provocati più un miliardo di dollari che la Chevron dovrà pagare alla Amazon defense coalition, l'associazione che raggruppa i promotori della querela.

Una brutta eredità. E' quella della Chevron, di cui era sicuramente a conoscenza quando ha acquisito la Texaco. Ora i suoi avvocati, che faranno ricorso, ritengono la sentenza "illegittima e inapplicabile" con stima dei danni gonfiata ad arte. Ma di fatto se la Chevron non si scuserà pubblicamente entro 15 giorni tramite annunci sui giornali americani ed ecuadoriani, la cifra del risarcimento potrebbe salire: infatti la sentenza prevede il raddoppio della multa.

E' la prima volta di un popolo indigeno. Sul fronte dell'accusa, l'Amazon defense coaliton esprime soddisfazione "È la prima volta che un popolo indigeno fa causa a una multinazionale nel Paese in cui i crimini sono stati commessi e ottiene giustizia", ma al contempo l'avvocato sceso in campo in difesa delle popolazioni indigene, Pablo Fajardo, afferma che i danni provocati dalla società petrolifera sono ben maggiori: "Abbiamo intenzione di presentare ricorso perché riteniamo che il risarcimento non sia sufficiente. Secondo un rapporto recentemente presentato in tribunale i danni potrebbero ammontare a 113 miliardi di dollari".

La complicità del governo. Tra ricorsi e contro ricorsi, il governo del paese che in passato aveva consentito e condiviso l'azione delle multinazionali del petrolio sul suo territorio, ora è apertamente schierato con le popolazioni locali. Rafael Correa, presidente socialista dell'Ecuador dal 2007, ha affermato che nessun risarcimento restituirà la salute ai suoi concittadini e l'ecosistema dell'Amazzonia: "La società petrolifera ha commesso un crimine contro l'umanità. Villaggi interi sono stati sterminati a causa dell'inquinamento".

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giovedì 7 febbraio 2013

L'INFORMAZIONE



 “Informare è un termine di origine latina che letteralmente corrisponde al significato di dare forma, formare. Non esiste una definizione univoca di “informazione”, neppure nelle fonti normative, ma si può dire a grandi linee che l’informazione è una rappresentazione di fatti e/o di concetti, espressa utilizzando un codice linguistico o sistema di segni convenzionale (gestuale, testuale, numerico, musicale, etc.), astrattamente idoneo a essere compreso da uno o più destinatari cui è rivolta.  Può riportare mere notizie (ad esempio, un elenco telefonico), oppure presentare un apporto originale e innovativo dell’autore rispetto a fatti, concetti o forme di rappresentazione preesistenti.”
 E’ d’obbligo una distinzione sullo strumento da utilizzare: se parliamo di codice linguistico, è uguale per tutti i destinatari dello stesso luogo che ricevono il messaggio e quindi la condivisione è immediata; se invece utilizziamo altri strumenti che si basano su sistemi di segni non convenzionali come quello essenziale, iconico, il messaggio può variare e la condivisione è soggetta alla libera interpretazione del soggetto che lo riceve.
 Una buona informazione per essere definita tale deve avere i seguenti requisiti:
-         la chiarezza di linguaggio per un' immediata comprensione da parte di tutti i destinatari;
-         l’attendibilità perché si possa sempre verificare la fonte e l’onestà intellettuale di chi l’ha prodotta;
-         l’oggettività perché è importante che chi legga non sia influenzato dalla soggettività dei concetti.
 Un’informazione deve essere condivisa dai destinatari che la fanno circolare e nello scambio si arricchisce grazie alla rielaborazione che ciascun destinatario dà a essa: è un prodotto suscettibile di cambiamenti e in tale processo deve mantenere sempre una sua veste originale per consentire ai lettori la possibilità di risalire alla fonte originaria.
 E’ sancito dall’art.21 della Costituzione che i cittadini hanno il diritto di essere informati e d’ informare e ciò s'inserisce nel contesto di tutti quei diritti che costituiscono il fondamento di una società civile.
Che cosa ci vuol dire questa breve esplicitazione del concetto d’informazione? Vi siete guardati intorno in questi ultimi tempi e vi siete sforzati di capire che cosa accade intorno a noi?
Sappiamo tutti o quasi tutti che l’informazione oggi è sempre manipolata, su quello che leggiamo è necessario fare un taglio del 90% prima di ottenere quella minima parte di essenzialità appena credibile. Quello che mi preoccupa è lo stile con cui si scrive, la qualità delle informazioni che ci giungono spesso offende la nostra intelligenza perché non ci informa per niente. Avete notato lo stile sempre ridondante, enfatico, tutti gridano e in questo vociare confuso ognuno esplode con la propria verità che ritiene unica e autentica.
 Se un’informazione viene da un posto lontano, sappiamo che nella maggior parte dei casi non c’è nessun corrispondente con il compito di seguire gli eventi e raccontarli in maniera precisa ed esaustiva. Quello che noi riceviamo è la somma di tante notizie, a ridosso una dell’altra, che una volta rielaborate da qualcuno investito del compito di trasmissione, perde in oggettività e risente del pensiero di chi lo fa.
 Questo tipo d'informazione è molto nocivo perché trasmette dei fatti non osservati, non analizzati e confrontati, non completi di tutte le circostanze pertinenti e le notizie di carattere storico-sociale che ne mostrano l'ambiente culturale, importantissimo per la comprensione di un avvenimento.
 Un’informazione nazionale è ancora più povera, uno stesso argomento è raccontato da tanti con qualche sfumatura di differenza, ma tutti si affannano a trasmettere dando l’impressione che in quel momento non esistono altri avvenimenti, rende il destinatario succube di un qualcosa cui nessuno può sfuggire.
 Questo non è essere informati, questo vuol dire essere bastonati da un manganello di parole alle quali non si può sfuggire e, se le parole sono accompagnate da immagini, il messaggio che arriva produce un vero e proprio stordimento.
L’informazione diventa un male sociale, dà ansia, assuefazione, confusione, asservimento, svolge il suo ruolo di diktat e guai a chi non resta soggiogato: è un rivoluzionario.(Angela)