Il post che vedete sotto viene da Fortress Europe e parla di violenza dentro i Cie. Una violenza che non risparmia nessuno e che non dovrebbe esserci in nessun caso come non dovrebbero esistere i Cie. Prendiamo in prestito il post e lo condividiamo perchè queste immagini dovrebbero girare all’infinito per vedere quanto hanno realizzato tutt* coloro, incluso Livia Turco, che hanno generato i Cpt con la legge Turco/Napolitano che precedeva la Bossi/Fini, che come dicono le Dumbles è un “buco nero del diritto e dell’umanità partorito per primo dalla mente ipocrita di uno che pensa una colonia vacanze e in realtà progetta un lager“. Buona lettura!
Finanzieri che picchiamo le donne nei Cie
Senza parole. Perché la violenza sulle donne fa ancora più male. A maggior ragione se a picchiare è un uomo che indossa la divisa. Guardate queste foto. Sono state scattate nel centro di identificazione e espulsione (Cie) di Ponte Galeria, a Roma. Si vede una giovane reclusa, tunisina. Mostra evidenti segni di percosse e manganellate sulla schiena e sul braccio. A picchiarla sono stati due uomini della Guardia di Finanza. Come racconta lei stessa: ”Stavamo giocando a calcio, io ho colpito la palla e ho preso una ragazza nigeriana sul viso, abbiamo iniziato ad insultarci e alla fine ci siamo prese per i capelli. Nessuna mollava la presa e sentendo le grida sono entrati tre uomini, due della Guardia di Finanza e uno in borghese. Hanno iniziato a manganellarmi per separarci, davanti a tutte le ragazze che assistevano alla scena. Sono stata picchiata dietro la schiena, sul braccio e alla spalla. Mi sono lamentata più volte con gli infermieri del Cie per i forti dolori chiedendo di poter essere accompagnata in ospedale. Ma mi hanno dato sempre e solo dei tranquillanti.”
I fatti risalgono agli inizi di giugno. Pubblichiamo le foto soltanto adesso perché nel frattempo la ragazza è stata rimessa in libertà e non rischia ritorsioni. Per motivi di sicurezza e di privacy preferiamo non riferire l’identità della vittima dell’aggressione. Quanto all’aggressore non ne conosciamo l’identità, altrimenti l’avremmo svelata molto volentieri. Perché un comportamento del genere è vergognoso.
Ma forse pecchiamo di ingenuità. Perché già a Milano era successo qualcosa di simile due anni fa. Niente manganelli. La violenza era di un altro tipo: sessuale. Successe tutto la sera del 13 agosto 2009. Una ragazza nigeriana di 28 anni riposava su un materasso in mezzo al cortile, vestita di sola biancheria intima. Quando a un certo punto da dietro le si sedette sopra un poliziotto iniziando a palpeggiarla. E non un poliziotto qualunque, ma l’ispettore capo del Cie di Milano, Vittorio Addesso. Quando lei si girò di scatto iniziando a gridargli contro, lui le rispose di non agitarsi, che stava solo scherzando. Uno scherzo di pessimo gusto che Joy, così si chiamava la ragazza, volle denunciare. Peccato che il gup di Milano incaricato del caso, Simone Luerti, non vi trovò niente di spiacevole e decise, il 2 febbraio 2011, di assolvere con formula piena l’ispettore.
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