C’è un momento nella vita in cui lo
specchio smette di restituirci l’immagine di ciò che eravamo, e inizia a
mostrarci chi siamo diventate davvero. È un passaggio delicato, silenzioso,
spesso accompagnato da un sorriso amaro, da un sospiro, da una nostalgia che
affiora nei ricordi di una giovinezza che ormai vive nei dettagli del passato.
Le rughe, i capelli grigi, i segni del tempo non sono solo tracce biologiche:
sono il linguaggio con cui la vita scrive la sua storia sul corpo di una donna.
Ma ciò che la pelle perde in
elasticità, la mente può guadagnarlo in luce.
L’età che avanza non è una resa, è
un’evoluzione. È la stagione in cui l’esteriorità smette di essere la
protagonista e cede il passo alla profondità, alla lucidità, alla libertà di
pensiero che solo chi ha vissuto davvero può possedere. Una donna di cinquant’anni
o più non ha bisogno di imitare la giovinezza: la abbraccia, la comprende, la
osserva con tenerezza. Sa che ogni età ha la sua bellezza e che la vita non
premia chi resta giovane, ma chi resta vivo.
Le donne che hanno attraversato il
dolore, la perdita, la fatica, la maternità, la solitudine o la rinascita sono
testimoni di un valore raro: la resilienza.
Sono le stesse donne che, quando il
corpo si stanca, tengono acceso il lume dell’intelligenza, della curiosità,
della memoria. La loro mente (se coltivata, se nutrita di letture, passioni,
affetti e stimoli) diventa un faro che non teme il tempo.
Perché il segreto non è sfidare gli
anni, ma attraversarli con dignità e consapevolezza.
In un mondo che idolatra l’apparenza
e scarta ciò che non è più “nuovo”, queste donne rappresentano l’antidoto alla
superficialità. Sono il volto autentico della bellezza: quella che non si
misura in centimetri di pelle liscia ma in profondità di sguardo, quella che
non sfiorisce perché nasce dentro.
Mantenere la mente brillante è un
atto di amore verso se stesse.
È dire al tempo: “Puoi prendere il
mio corpo, ma non la mia luce”.
È leggere, pensare, imparare ancora.
È non arrendersi alla pigrizia intellettuale che invecchia più delle rughe.
È continuare a cercare il senso delle
cose, a emozionarsi per un tramonto, a discutere con passione, a ridere di sé,
a sognare ancora.
Ogni donna che ha superato la
giovinezza biologica, ma ha conservato viva la curiosità, la cultura, la voglia
di capire e di evolvere, incarna una verità semplice e potente: la giovinezza
non è un’età, è una condizione dell’anima.
E allora, a tutte le donne che non si
arrendono al tempo ma lo guardano negli occhi con fierezza, va il più grande
degli omaggi: non siete semplicemente sopravvissute.
Siete vive. E la vostra mente, più
che mai, continua a brillare.
(da "Esserci ... qualche volta
rifletto" di Saro Micalizzi)
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