Vedete quest’incredibile scultura? Il
disinganno di Francesco Queirolo è una delle sculture più famose al mondo, ma
ha una storia ancora più incredibile dietro.
Guardatela. C’è un uomo che sta
lottando per liberarsi da una rete che lo imprigiona. Dà i brividi vero? È così
morbida e realistica che non sembra possibile che sia fatto di marmo. Per
secoli si credette che la sua incredibile leggerezza fosse opera dei poteri di
un mago, il quale avrebbe adagiato sulla statua un vero e proprio drappo che si
sarebbe marmorizzato attraverso un processo alchemico.
Ma cosa rappresenta? Ecco, la rete è
il simbolo della menzogna, del peccato, di tutto ciò che ti imprigiona. Le
verità che fai finta di non vedere. Le bugie a cui scegli di credere. Le
persone a cui dai fiducia, anche quando non lo meritano. «Chi sa illudere gli
uomini può facilmente diventare loro padrone, chi tenta di disilluderli è
sempre loro vittima.» Chi parla con sincerità viene spesso frainteso e negli
agoni politici il popolo dà la sua preferenza a chi invece lo seduce e lo
lusinga. Costui riscuote sempre un grande successo perché sfrutta le speranze e
le paure del suo uditorio; alimenta tali speranze con grandiose promesse, ma si
tratta appunto di "illusioni".
La verità fa male per poco, ma una
bugia fa male per sempre. L’uomo però, aiutato da un genio alato, sta lottando
per liberarsi. Se guardate con attenzione, noterete in basso, ai piedi
dell’angelo, un globo e un libro poggiato su di esso. Il libro rappresenta
l’intelletto ma anche la speranza. Al suo interno sta scritto: «Qui non vident,
videant», quelli che non vedono, vedranno.
Perché ci sono cose che sono catene:
il «si è sempre fatto così», «lo fanno tutti», «non me lo merito», «magari
domani», «vedrai che cambierà» e ci sono ci sono cose, tutto ciò che nutre la
mente, accende il cuore, libera lo sguardo, che ti aiutano ad essere un po’ più
libero. Un po’ più consapevole. Un po’ più sincero. Che ti aiutano a
riconoscere le bugie per quello che sono: veleni. Catene. E a liberartene.
Perché è per essere liberi che siamo nati.
Guendalina Middei
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