La paura è pura necessità fisiologica poiché fa parte del sistema istintuale più operativo a livello biologico, sin quì è vero. Ma è anche una istintualità che abbiamo imparato ad affinare e a rendere in larghissima parte razionale, ciò riguarda noi esseri umani ma riguarda anche il mondo animale. Quel che oggi rimane di irrazionale, con riferimento al sentiment èmotionnel, è ben poca cosa rispetto alla nostra primordialità, ed è proiettato quasi esclusivamente ai "nuovi pericoli" a cui la scienza e la modernità ci sottopongono, ma quando questi nuovi pericoli avremo imparato a riconoscerli e a metabolizzarli, anch'essi diventeranno parte integrante della fisiologica necessità e diverranno anch'essi razionali.
La paura è certamente insita
nell'animo umano, per questo è fisiologica e necessaria, perché ci preserva
attraverso la prudenza, come ci ha sempre preservato. Il coraggio centra poco;
il coraggio è una scelta e non serve per vincere la paura, bensì a sfidare il
caso o il destino o se stessi, oppure uno status quo; la paura non la si vince
col coraggio ma la si affronta con spirito pugnace, ed è la volontà di potenza
che genera tale spirito quando un pericolo, reale o metafisico sfida, per così
dire, l'istinto di conservazione, che è l'istinto più potente.
Il coraggio, dicevo, è puro spirito
pugnace, non centra nulla con la paura. Si dice che senza paura non c'è
coraggio, fosse vero il coraggio sarebbe una forma di ipocrisia; invece io
penso che il coraggio sia una scelta. La paura è perciò una reazione biologica.
La paura ai primordi dell'uomo era solo istinto, poiché l'uomo era nato e
viveva in un mondo pieno di pericoli; col tempo tali pericoli li abbiamo
guardati in faccia, li abbiamo valutati ed abbiamo imparato a riconoscerli, di
conseguenza li abbiamo razionalizzati mutando l'istinto di paura in pura
necessità, ed è questa che infine ci rende prudenti e ci dà la possibilità di
difenderci. Ma attenzione, guai ad esorcizzare il pericolo o la paura, perché
altrimenti addomestichiamo i sensi e li disarmiamo, facciamo cioè il gioco
della "scienza" che ci dà un agio e sù quello ci sediamo e ci
imprigriamo, spegnendo il sentore che quell'agio potrebbe diventare un
precipizio.
La paura è dunque il sentimento più
positivo (poiché lo abbiamo mutato in sentimento): non smarriamolo tra agi e
ozi e stiamo attenti ad affidarci troppo alla scienza: la scienza odierna sta
sempre più sopprimendo il nostro istinto di sopravvivenza e sta mutando la
paura in panico - allora altro che di coraggio avremo bisogno!
Giovanni Provvidenti
Nessun commento:
Posta un commento