venerdì 27 dicembre 2013

Italia "tossica": top ten dei siti più inquinati

A Marghera il luogo più inquinato d'Italia - 1 (© Ansa)

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Il polo petrolchimico di Porto Marghera, in provincia di Venezia, ha riversato nella Laguna di Venezia e nell'Adriatico milioni di tonnellate di rifiuti tossici dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri. Tra i veleni riscontrati nei terreni e fondali della Laguna si va dalle diossine ai policlorobifenili, dal cloruro di vinile monomero, usato nella produzione di plastiche - all'arsenico, dai metalli pesanti ai fosfogessi radioattivi e decine di altre sostanze tossiche e cancerogene.


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Il polo petrolchimico di Gela nasce alla fine degli anni Cinquanta per sfruttare i giacimenti petroliferi scoperti nel 1956. Sul territorio vi è contaminazione da idrocarburi e metalli pesanti di suolo, fondali marini e falde, e la cronica penuria d'acqua per le inefficienze del dissalatore gestito dal petrolchimico.



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A Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, nasce all'inizio degli Anni Cinquanta uno dei poli petroliferi, petrolchimici e chimici più importati d'Italia, estendendosi in seguito anche ai comuni di Augusta, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino. Gli agenti inquinanti sono idrocarburi, solventi, amianto, mercurio e altri metalli pesanti.



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A Taranto negli anni sessanta fu costruito un gigantesco polo siderurgico, una raffineria e vari cementifici. La città divenne così un polo industriale e navale strategico per l'economia italiana, uno dei più imponenti d'Europa. A causa della cronica inadeguatezza dei controlli ambientali il territorio circostante l'area industriale è pesantemente contaminato, soprattutto da diossina, metalli pesanti, idrocarburi.




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Le fabbriche chimiche furono inaugurate nel 1915 a Pieve Vergonte in Val D'Ossola per la produzione di gas bellici utilizzati durante il primo conflitto mondiale. Dopo la guerra la produzione venne convertita a sostanze per usi civili, altrettanto pericolose come acido solforico, ammoniaca, urea (un fertilizzante) e ancora cloro e suoi derivati, fra i quali anche il DDT (dicloro-difenil-tricloroetano), un potente pesticida messo al bando in occidente negli anni '70 perché cancerogeno e teratogeno.


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Eternit è un impasto di cemento e fibra d'amianto, (fibrocemento) ed è anche il nome dell'industria che lo produceva. Gli stabilimenti Eternit aprirono a Casale Monferrato nel 1907. Si producevano lastre ondulate per tetti, tubazioni e rivestimenti. Grazie a finanziamenti pubblici oggi gli stabilimenti sono stati bonificati ed è in corso lo smaltimento dei manufatti in cemento-amianto disseminati nel territorio.




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Il polo petrolchimico di Mantova fu costruito nel 1957 sul fiume Mincio attorno alla città. Si producono oggi materie plastiche e fibre sintetiche e fino al 1991 funzionava anche un impianto cloro-soda a mercurio. I primi sistemi di trattamento delle acque reflue del cloro-soda furono installati negli anni '70, nel frattempo nei terreni, sui fondali del lago e del fiume Mincio e nelle acque di falda si sono accumulati mercurio e idrocarburi.



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Le industrie Caffaro di Brescia nacquero nel 1909 per produrre soda caustica e cloro, antiparassitari (fino al 1957 anche DDT (diclorodifeniltricloroetano) e PCB (policlorobifenili). Fino alla fine degli anni Sessanta le acque reflue sono state scaricate direttamente nelle rogge per l'irrigazione dei campi senza alcun trattamento, e così PCB, diossine e sono stati sparsi nel terreno e sono 'passati' a coltivazioni e allevamenti, e quindi alle persone.



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Il polo chimico Enichem di Manfredonia entrò in funzione nel 1971 per la produzione di fertilizzanti e caprolattame da cui si ricavano fibre sintetiche. I controlli sugli scarichi e sulla sicurezza degli impianti sono stati inadeguati e gli incidenti con fughe di sostanze tossiche si susseguirono nel corso degli anni. Il polo chimico chiuse nel 1994.



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La discarica di Contrada Pisani fu aperta nel secondo dopoguerra per ricevere i rifiuti solidi urbani di Napoli. A causa dell'inadeguatezza dei controlli la criminalità organizzata riuscì a smaltirvi considerevoli quantità di rifiuti speciali e tossici, per i quali la discarica non è adatta, provocando così la contaminazione dei terreni. Anche la discarica di Pianura, come tutti i poli industriali precedentemente elencati, è stata inserita nella lista dei siti contaminati dell'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.(ANSA)

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