Il
polo petrolchimico di Porto Marghera, in provincia di Venezia, ha
riversato nella Laguna di Venezia e nell'Adriatico milioni di tonnellate
di rifiuti tossici dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri. Tra i
veleni riscontrati nei terreni e fondali della Laguna si va dalle
diossine ai policlorobifenili, dal cloruro di vinile monomero, usato
nella produzione di plastiche - all'arsenico, dai metalli pesanti ai
fosfogessi radioattivi e decine di altre sostanze tossiche e
cancerogene.
Il
polo petrolchimico di Gela nasce alla fine degli anni Cinquanta per
sfruttare i giacimenti petroliferi scoperti nel 1956. Sul territorio vi è
contaminazione da idrocarburi e metalli pesanti di suolo, fondali
marini e falde, e la cronica penuria d'acqua per le inefficienze del
dissalatore gestito dal petrolchimico.
A
Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, nasce all'inizio degli Anni
Cinquanta uno dei poli petroliferi, petrolchimici e chimici più
importati d'Italia, estendendosi in seguito anche ai comuni di Augusta,
Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino. Gli agenti inquinanti sono
idrocarburi, solventi, amianto, mercurio e altri metalli pesanti.
A
Taranto negli anni sessanta fu costruito un gigantesco polo
siderurgico, una raffineria e vari cementifici. La città divenne così un
polo industriale e navale strategico per l'economia italiana, uno dei
più imponenti d'Europa. A causa della cronica inadeguatezza dei
controlli ambientali il territorio circostante l'area industriale è
pesantemente contaminato, soprattutto da diossina, metalli pesanti,
idrocarburi.
Le
fabbriche chimiche furono inaugurate nel 1915 a Pieve Vergonte in Val
D'Ossola per la produzione di gas bellici utilizzati durante il primo
conflitto mondiale. Dopo la guerra la produzione venne convertita a
sostanze per usi civili, altrettanto pericolose come acido solforico,
ammoniaca, urea (un fertilizzante) e ancora cloro e suoi derivati, fra i
quali anche il DDT (dicloro-difenil-tricloroetano), un potente
pesticida messo al bando in occidente negli anni '70 perché cancerogeno e
teratogeno.
Eternit
è un impasto di cemento e fibra d'amianto, (fibrocemento) ed è anche il
nome dell'industria che lo produceva. Gli stabilimenti Eternit aprirono
a Casale Monferrato nel 1907. Si producevano lastre ondulate per tetti,
tubazioni e rivestimenti. Grazie a finanziamenti pubblici oggi gli
stabilimenti sono stati bonificati ed è in corso lo smaltimento dei
manufatti in cemento-amianto disseminati nel territorio.
Il
polo petrolchimico di Mantova fu costruito nel 1957 sul fiume Mincio
attorno alla città. Si producono oggi materie plastiche e fibre
sintetiche e fino al 1991 funzionava anche un impianto cloro-soda a
mercurio. I primi sistemi di trattamento delle acque reflue del
cloro-soda furono installati negli anni '70, nel frattempo nei terreni,
sui fondali del lago e del fiume Mincio e nelle acque di falda si sono
accumulati mercurio e idrocarburi.
Le
industrie Caffaro di Brescia nacquero nel 1909 per produrre soda
caustica e cloro, antiparassitari (fino al 1957 anche DDT
(diclorodifeniltricloroetano) e PCB (policlorobifenili). Fino alla fine
degli anni Sessanta le acque reflue sono state scaricate direttamente
nelle rogge per l'irrigazione dei campi senza alcun trattamento, e così
PCB, diossine e sono stati sparsi nel terreno e sono 'passati' a
coltivazioni e allevamenti, e quindi alle persone.
Il
polo chimico Enichem di Manfredonia entrò in funzione nel 1971 per la
produzione di fertilizzanti e caprolattame da cui si ricavano fibre
sintetiche. I controlli sugli scarichi e sulla sicurezza degli impianti
sono stati inadeguati e gli incidenti con fughe di sostanze tossiche si
susseguirono nel corso degli anni. Il polo chimico chiuse nel 1994.
La
discarica di Contrada Pisani fu aperta nel secondo dopoguerra per
ricevere i rifiuti solidi urbani di Napoli. A causa dell'inadeguatezza
dei controlli la criminalità organizzata riuscì a smaltirvi
considerevoli quantità di rifiuti speciali e tossici, per i quali la
discarica non è adatta, provocando così la contaminazione dei terreni.
Anche la discarica di Pianura, come tutti i poli industriali
precedentemente elencati, è stata inserita nella lista dei siti
contaminati dell'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale.(ANSA)
Quanto abbiamo da fare per risanare l'ambiente...
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