martedì 18 giugno 2013

L'uomo planetario nella Terra del Tramonto (3a parte)


 Chi fu Ernesto Balducci?
Fu una delle personalità di maggior spicco nella cultura del mondo cattolico italiano nel periodo che accompagnò e seguì il Concilio Vaticano II. Fu legato a Giorgio La Pira, David Maria Turoldo, Lorenzo Milani, Danilo Cubattoli, Silvano Piovanelli, Mario Gozzini, Bruno Borghi, Raffaele Bensi e molti altri cattolici democratici e "di sinistra" vissuti a Firenze tra gli anni cinquanta e gli anni novanta. Intrecciò forti relazioni anche con personalità laiche come Lelio Basso.
Nei primi anni 1950 fondò il "Cenacolo", un'associazione che univa l'assistenza di tipo caritativo a una forte attenzione ai problemi politici e sociali e ai temi teologici e spirituali. L'attività del Cenacolo fu al centro delle iniziative sulla pace promosse da Giorgio La Pira. Balducci fu tra gli estensori dell'appello per il convegno «Pace e civiltà cristiana» del 1954, teso a incoraggiare il dialogo fra culture diverse,
Il 13 gennaio 1963, in seguito ad un articolo-intervista intitolato "La Chiesa e la Patria", su Il giornale del mattino, nel quale aveva difeso l'obiezione di coscienza, come don Danilo Cubattoli e don Lorenzo Milani, tra il 1963 e il 1964 subì un processo, conclusosi con la condanna per apologia di reato e la parallela denuncia al Sant'Uffizio dalle stesse accuse.
Negli anni 1970 fu uno degli artefici del dialogo con il mondo legato al Partito Comunista Italiano in nome dell'abbattimento di molte frontiere culturali e politiche.
Tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’80 la situazione internazionale s’inasprisce e determina un riavvio del riarmo nucleare. In Italia si ha l’istallazione dei missili Cruise a Comiso.
Balducci, oltre all’impegno personale, avviò l’organizzazione dei convegni di Testimonianze, 1981-84 -se vuoi la pace prepara la pace-. In particolare rimproverava gli USA di voler arricchire gli arsenali nucleari per riaffermare la propria egemonia sull’intero pianeta. Condannava l’Italia che con l’accettazione dei missili a Comiso subiva “una violazione dell’articolo 11 della Costituzione e uno svuotamento della sovranità statuale e della democrazia”. Rimproverava alla Chiesa di essere rimasta troppo ancorata a una prospettiva ecclesiocentrica.
Negli anni ottanta fu un ascoltato leader nella campagna per il disarmo, allargando la sua riflessione verso i grandi "temi planetari" dei diritti umani, del rispetto dell'ambiente, della cooperazione, della solidarietà e della pace, in una frontiera culturale tra credenti e non credenti.
La cultura della pace, elaborata da Balducci, “da un lato si configurava come proposta di un nuovo pacifismo istituzionale e dall’altro dava luogo alla costruzione dell’idea dell’uomo planetario”.La complessità della realtà storica chiedeva un rinnovamento radicale del pacifismo e la costituzione di un soggetto politico capace d’inverare nella realtà “l’uomo planetario”. S’imponeva un mutamento culturale assai radicale, capace di avviare una nuova condizione antropologica basata su un’adeguata visione delle interdipendenze planetarie. S’impone “un rapporto di collaborazione fra uomo e uomo, fra civiltà e civiltà, fra cultura e cultura. La cultura della pace diventa così la modalità fondamentale di ogni cultura umana che voglia essere adeguata alla sfida storica attuale”.
A distanza di qualche decennio, per noi cittadini del 2013, si è un po’ attenuato il problema nucleare. Viviamo però in un contesto globalizzato su un pianeta che ha 7 miliardi di abitanti con “ significative” criticità rispetto alle quali la cultura “dell’uomo planetario” si presenta come la sola risorsa
La sintesi dell'"Uomo Planetario" mira a coinvolgere soggetti disparati in nome di una soggettività fondamentale che s'identifica con la specie.
La crisi della modernità spinge Balducci a definire i termini di un patto sociale fondativo della comunità mondiale. La ragione, spogliata della «soggettività iperbolica» dell'uomo occidentale, vi gioca ancora un ruolo fondamentale.
Ritiene, però, che la lunga "preistoria" delle chiusure fra le isole culturali, in cui la xenofobia era un riflesso che cementava le tribù, è finita. Anche l'aggressività verso gli altri gruppi aveva avuto senso finché non c'erano le strutture di unificazione del pianeta.  Le minacce alla sopravvivenza dell'umanità unificano il destino di tutti. L'umanità passa dalla fase dell'ominazione alla fase della planetarizzazione.
Questo è il senso colto da Balducci negli itinerari culturali dello strutturalismo di Claude Lévi-Strauss, dell'ecologia della mente di Gregory Bateson, della grammatica generativa di Noam Chomsky e fonda il suo discorso su quest'anelito verso l'universale. Molte delle sue simbolizzazioni vertono sulla dialettica fra dimensioni particolari e universali dell'uomo.
« Agisci in modo che nella massima della tua azione il genere umano trovi le ragioni e le garanzie della propria sopravvivenza. »
(da La terra del tramonto)
La fede nell'uomo, la considerazione che la specie ha sempre superato creativamente le sfide estreme, la possibilità dell'uomo planetario: tutto questo ha senso, se il senso di appartenenza a una comunità sopranazionale produce un progetto politico planetario.
Come affermava Einstein dopo Hiroshima “o l’umanità cambia il suo modo di pensare o il suo destino è la catastrofe” Quando si tocca una soglia che spinge la saggezza a richiedere la rottura con il passato e, quindi, con l’identità civica e culturale, base della nostra coscienza, c’è necessità di un salto di qualità verso ciò che ieri sembrava utopia. “Dobbiamo morire a noi stessi per rinascere”
-Liberamente tratto da notizie e ricerche effettuate nel web-.

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