mercoledì 12 settembre 2018

Stephen Bantu Biko



Il 12 settembre 1977 è una data tragica per chi crede nella libertà, nella giustizia e nell'uguaglianza tra gli uomini. Quel giorno, sul pavimento di una cella vuota della prigione di Pretoria in Sudafrica si spense la giovane vita (pochi mesi dopo avrebbe compiuto 31 anni) di Stephen Bantu Biko,il leader pacifista e antirazzista del partito comunista sudafricano (all'epoca fuorilegge), ucciso dalla polizia del regime dell'Apartheid.
Biko era stato arrestato poco meno di un mese prima, il 18 agosto 1977. Rinchiuso in una cella per il colore della sua pelle, nera. Fin dai tempi della scuola, quella per soli neri, Bantu Stephen Biko, nato nel dicembre 1946, iniziò la sua battaglia politica per i diritti dei neri in Sudafrica. Prima nei movimenti studenteschi e infine nella Black Consciousness (la Consapevolezza Nera), che ispirata dai movimenti della Negritudine in Africa (Frantz Fenon, Kwame Nhrumah, Amilcar Cabral) e negli Stati Uniti (Melcom X, i Black Power), voleva essere la "rinascita politica e culturale di un popolo oppresso". Un movimento totalmente libero dalla presenza dei bianchi. Per questa ragione l'ANC (African National Congress) di Nelson Mandela non fu mai un riferimento, politico e culturale per Biko che, perfino quando l'ANC scelse la lotta armata, non osò definire il movimento di Nelson Mandela "troppo moderato".
Il 6 settembre 1977 Biko fu interrogato dai sui aguzzini, tra cui Gideon Niuwoudt, morto nel 2005, nella stanza 619. Le percosse furono tali che lo ridussero in fin di vita. I suoi carcerieri bianchi dissero che si agitava troppo e per una spiacevole fatalità sbattè la testa contro le sbarre della cella.
L'11 settembre venne trovato nella sua cella in condizioni disperate e si decise di trasportarlo a Pretoria dove il carcere era attrezzato con un'unità medica. La traduzione, per usare il gergo carcerario, avvenne su di una Land Rover che di notte viaggiò per 1100 chilometri. 

Nessun commento:

Posta un commento