venerdì 20 ottobre 2023

"L'ultimo uomo"

Spesso i falsi pacifisti, gli schiavi del "socialismo liquido" per intenderci - semplificando il concetto: i socialisti di destra e di sinistra, quelli che sembrano dividersi su sunti valoriali, ideologie e cose simili, ma che poi trovano sovente un punto d'intesa: la globalizzazione come valore imprenscindibile -, questi cercano pace e trovano guerra, scansano i riverberi istintuali naturali della  vita, ma si procurano la loro maledizione. Questi individui nei loro prati pascolano beati. Percorrono strade ben asfaltate in degli orari prestabiliti; si svegliano presto al mattino in cerca di attività che non hanno desiderato, anzi che odiano svolgere; si guadagnano il pane quotidiano con il sudore della loro fronte, abboccano all'amo del "Padrone Stato", che li rende schiavi due volte: la prima, quando li costringe a lavorare per un misero salario e la seconda, quando li rende dipendenti dal dissennato consumismo che il loro stesso lavoro produce.

Costoro confondono la realizzazione del SÈ con il semplice movimento di massa. Confondono la piena consapevolezza di sè, con l'occupare tempo, o meglio con il non perderlo. Si fanno meschini a volte, oppure si sopravalutano e, quel che è peggio, sopravalutano i loro obiettivi, sino al punto da confonderli con il successo o con il dominio. Questi individui divengono allora dei "Kapò". Qualcuno in questa miseria accoglie il loro dolore e diviene anima pia. Questi sono meno inetti dei primi, nella loro miseria, hanno appreso l'essenza della loro paura. Hanno elevato la loro intima natura all'universale esigenza di esserci, ma è un'esistenza di per sè: del vivere, del SAPER VIVERE non ne hanno alcun sentore. Così hanno fatto della loro angoscia esistenziale il loro miglior nichilismo, e in questo esistenzialismo metafisico hanno preparato la cuccia al loro dio ... Dio? Oh no! Il dio denaro! Più non se ne possiede, più lo si desidera, perché? Perché il denaro, posseduto in piccole o grandi quantità, oppure soltanto sognato, dà l'illusione di avere fra le mani la "creta potere" e di poterla plasmare a proprio piacimento; tuttavia mentre si illudono di ciò, il "potere" ha già plasmato una "caverna" intorno alle loro recondite intenzioni. - - Questa è l'eterna lotta nella modernità del simile con il simile. La condizione dell'homo homini lupus viene istituzionalizzata nelle gerarchie di potere, nella logica della schiavitù e del comando. Resta infine la peggiore delle specie da analizzare. Le figure di coloro che non perdono e non vincono, perché neanche combattono. La specie umana in cui paura e genio non si contraddicono, che indietreggiano di fronte all'ombra nera, ma non così tanto da cadere nel fosso. Costoro vedono la trappola del "buon pastore" e la giudicano migliore della lotta, ma, ad ogni ciglio di strada, pretendono di correre all'indietro o di gettarsi via di lato per poi di nuovo proseguire. Il loro spirito riflessivo, li spinge ad introiettare il male, ad assumere in sè la colpa della loro debolezza e a santificare, solidificare, sostanziare un valore, un ideale. Ahimè, sono troppo intrisi di "socialismo" per desiderare un cambiamento radicale, anche solo per descriverlo. Cianciano di spirito libero mentre una catena invisibile li tiene legati, vincolati agli dèi della modernità, di QUESTA modernità sempre più simile ad una caverna di Platone.

Giovanni Provvidenti

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