9 agosto 2012 | NRC Handelsblad
Norme energetiche più severe sarebbero non solo vantaggiose per l’ambiente, ma favorirebbero anche la competitività dell’Europa. Purtroppo, si rammarica un ecologista olandese, i dirigenti europei non sembrano esserne consapevoli.
Norme energetiche più severe sarebbero non solo vantaggiose per l’ambiente, ma favorirebbero anche la competitività dell’Europa. Purtroppo, si rammarica un ecologista olandese, i dirigenti europei non sembrano esserne consapevoli.
Ron Wit
I dirigenti europei cercano disperatamente i mezzi per stimolare la crescita economica, ma trascurano i 90 miliardi che hanno a portata di mano. Questa somma è rappresentata dal risparmio che potrebbero ottenere sulla bolletta energetica delle famiglie e delle imprese se rendessero più severe le norme energetiche sulle apparecchiature elettriche. Secondo alcuni studi questa operazione rappresenterebbe un risparmio di 280 euro all’anno per una famiglia media. E permetterebbe inoltre di creare un milione di nuovi posti di lavoro in Europa.
La Commissione europea pensa di rivedere la direttiva quadro "Ecoconception", che risale al 2005. La normativa definisce le esigenze minime per il consumo elettrico di 40 apparecchiature e influenza più della metà del consumo elettrico europeo.
Tuttavia questa direttiva è uno degli strumenti di ottimizzazione energetica più sottovalutati in Europa. Anche i responsabili del settore dell’energia alzano le spalle quando si chiede loro di quantificare il risparmio energetico da essa rappresentato.
In realtà la risposta non è difficile: se le norme energetiche fossero fissate in modo più ambizioso, le necessità europee in materia di elettricità e di gas si ridurrebbero rispettivamente del 17 e del 10 per cento. Un risultato che sarebbe positivo anche per il clima. Un risparmio del genere significherebbe che nel 2020 sarebbero rigettate nell’atmosfera 400 megatonnellate di anidride carbonica in meno, cioè una quantità equivalente al risultato del sistema di scambio delle quote di emissione europee o a due volte l’emissione totale di anidride carbonica dei Paesi Bassi. Sarebbe quindi il momento che funzionari e politici cominciassero a riflettere su questo punto.
La Cina e gli Stati Uniti hanno capito molto meglio i vantaggi economici e ambientali delle norme energetiche. In questi paesi un numero di funzionari dieci volte superiore a quello dell’Unione europea studia l’introduzione di norme sulle apparecchiature elettriche.
Un impegno che ha delle valide motivazioni: uno studio statunitense ha mostrato che ogni dollaro speso per nuovi funzionari impegnati in questo settore rappresenta 60mila dollari di risparmio energetico per i consumatori finali.
A causa della mancanza di competenza della Commissione europea, ci vogliono a volte anche più di cinque anni per introdurre una norma energetica. Nel frattempo il mondo continua ad andare avanti e quando queste norme entrano in vigore, sono già superate. Così Sharp ha deciso di lanciare un televisore che consuma il 50 per cento in meno di quanto richiesto dalla norma in vigore. Ci vogliono delle procedure più rapide per introdurre norme energetiche più rigorose.
Al contrario di quello che si pensa, rafforzare le norme energetiche permetterebbe di migliorare la competitività dell’economia europea. Anche le imprese fuori dall’Ue, come i produttori cinesi, dovranno adeguarsi alle norme più rigorose quando vorranno proporre i loro prodotti sul mercato europeo.
Per una impresa elettronica come la Philips, questo sarebbe un vantaggio. I suoi prodotti diventerebbero più interessanti (perché più economici) per i clienti. Certo, il prezzo di acquisto di un televisore aumenterà di una decina di euro, ma i clienti risparmierebbero il quadruplo durante l’utilizzo dell’elettrodomestico.
Tuttavia in Europa rimane sempre almeno un produttore per ogni gruppo che non ha voglia o non è in grado di fare degli sforzi supplementari per rendere i suoi prodotti più economici. L’attività di lobbying di questi ritardatari impedisce ai cittadini e a tutte le altre imprese europee di approfittare completamente dei vantaggi economici della direttiva Ecodesign.
In ogni modo è confortante sapere che di recente alcuni giganti dell’elettronica come Philips, Electrolux, Camfil Farr e il gruppo Bosch Siemens abbiano chiesto ai paesi europei di rafforzare rapidamente le norme energetiche sugli elettrodomestici.
L’Europa ha tutto l’interesse a investire nello sviluppo e nella fabbricazione di una tecnologia pulita, piuttosto che spendere somme più consistenti nell’importazione di energia (nel 2011 sono stati spesi solo per importare petrolio 300 miliardi di euro).
Inoltre una crescita verde può creare quei posti di lavoro di cui tanti giovani disoccupati hanno bisogno. Adesso la palla è nel campo dei leader europei, che hanno abbastanza buon senso per sapere dove cogliere queste risorse a portata di mano.
Traduzione di Andrea De Ritis
Fonte: http://www.presseurop.eu/it/content/article/2495971-un-aiutino-l-economia
I dirigenti europei cercano disperatamente i mezzi per stimolare la crescita economica, ma trascurano i 90 miliardi che hanno a portata di mano. Questa somma è rappresentata dal risparmio che potrebbero ottenere sulla bolletta energetica delle famiglie e delle imprese se rendessero più severe le norme energetiche sulle apparecchiature elettriche. Secondo alcuni studi questa operazione rappresenterebbe un risparmio di 280 euro all’anno per una famiglia media. E permetterebbe inoltre di creare un milione di nuovi posti di lavoro in Europa.
La Commissione europea pensa di rivedere la direttiva quadro "Ecoconception", che risale al 2005. La normativa definisce le esigenze minime per il consumo elettrico di 40 apparecchiature e influenza più della metà del consumo elettrico europeo.
Tuttavia questa direttiva è uno degli strumenti di ottimizzazione energetica più sottovalutati in Europa. Anche i responsabili del settore dell’energia alzano le spalle quando si chiede loro di quantificare il risparmio energetico da essa rappresentato.
In realtà la risposta non è difficile: se le norme energetiche fossero fissate in modo più ambizioso, le necessità europee in materia di elettricità e di gas si ridurrebbero rispettivamente del 17 e del 10 per cento. Un risultato che sarebbe positivo anche per il clima. Un risparmio del genere significherebbe che nel 2020 sarebbero rigettate nell’atmosfera 400 megatonnellate di anidride carbonica in meno, cioè una quantità equivalente al risultato del sistema di scambio delle quote di emissione europee o a due volte l’emissione totale di anidride carbonica dei Paesi Bassi. Sarebbe quindi il momento che funzionari e politici cominciassero a riflettere su questo punto.
La Cina e gli Stati Uniti hanno capito molto meglio i vantaggi economici e ambientali delle norme energetiche. In questi paesi un numero di funzionari dieci volte superiore a quello dell’Unione europea studia l’introduzione di norme sulle apparecchiature elettriche.
Un impegno che ha delle valide motivazioni: uno studio statunitense ha mostrato che ogni dollaro speso per nuovi funzionari impegnati in questo settore rappresenta 60mila dollari di risparmio energetico per i consumatori finali.
A causa della mancanza di competenza della Commissione europea, ci vogliono a volte anche più di cinque anni per introdurre una norma energetica. Nel frattempo il mondo continua ad andare avanti e quando queste norme entrano in vigore, sono già superate. Così Sharp ha deciso di lanciare un televisore che consuma il 50 per cento in meno di quanto richiesto dalla norma in vigore. Ci vogliono delle procedure più rapide per introdurre norme energetiche più rigorose.
Al contrario di quello che si pensa, rafforzare le norme energetiche permetterebbe di migliorare la competitività dell’economia europea. Anche le imprese fuori dall’Ue, come i produttori cinesi, dovranno adeguarsi alle norme più rigorose quando vorranno proporre i loro prodotti sul mercato europeo.
Per una impresa elettronica come la Philips, questo sarebbe un vantaggio. I suoi prodotti diventerebbero più interessanti (perché più economici) per i clienti. Certo, il prezzo di acquisto di un televisore aumenterà di una decina di euro, ma i clienti risparmierebbero il quadruplo durante l’utilizzo dell’elettrodomestico.
Tuttavia in Europa rimane sempre almeno un produttore per ogni gruppo che non ha voglia o non è in grado di fare degli sforzi supplementari per rendere i suoi prodotti più economici. L’attività di lobbying di questi ritardatari impedisce ai cittadini e a tutte le altre imprese europee di approfittare completamente dei vantaggi economici della direttiva Ecodesign.
In ogni modo è confortante sapere che di recente alcuni giganti dell’elettronica come Philips, Electrolux, Camfil Farr e il gruppo Bosch Siemens abbiano chiesto ai paesi europei di rafforzare rapidamente le norme energetiche sugli elettrodomestici.
L’Europa ha tutto l’interesse a investire nello sviluppo e nella fabbricazione di una tecnologia pulita, piuttosto che spendere somme più consistenti nell’importazione di energia (nel 2011 sono stati spesi solo per importare petrolio 300 miliardi di euro).
Inoltre una crescita verde può creare quei posti di lavoro di cui tanti giovani disoccupati hanno bisogno. Adesso la palla è nel campo dei leader europei, che hanno abbastanza buon senso per sapere dove cogliere queste risorse a portata di mano.
Traduzione di Andrea De Ritis
Fonte: http://www.presseurop.eu/it/content/article/2495971-un-aiutino-l-economia
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