Il fattore chiave dell’esistenza della nuova schiavitù è l’aumento incontrollato, e incontrollabile, della popolazione mondiale dopo il 1945. La crescita esponenziale si è registrata in quei paesi che fanno della schiavitù il loro fiore all’occhiello. I territori del sud-est asiatico, del subcontinente indiano, Africa e paesi arabi vivono situazioni di enorme povertà e la crescita di bambini si dimostra un ulteriore peso per le poche risorse disponibili. Come ovviare quando gli individui non hanno di che mangiare e la vita perde di valore? Senza contare l’incremento della modernizzazione e della globalizzazione che hanno trascinato nel baratro le piccole imprese, cancellato i contadini spingendoli verso la schiavitù forzata per la sopravvivenza. A questo si somma il destino di chi cerca un futuro migliore e finisce sulla strada: se i grandi vengono colpiti senza pietà, figuriamoci cosa accade ai più piccoli. Il numero di minori vittime è pari a 1, 2milioni, senza contare chi subisce sfruttamento sessuale e lavorativo, altrimenti la cifra crescerebbe anche di cinque volte.
I dati sono forniti dal nuovo dossier di Save the Children: “I piccoli schiavi invisibili 2012″, alla vigilia della Giornata Onu del 23 agosto in ricordo del commercio degli schiavi e della sua abolizione. Per quanto riguarda il nostro Paese manca una ricerca accurata e precisa ma basta basarsi sulle statistiche che fissano a 280 casi di minori segnalati o identificati come vittime di tratta o riduzione in schiavitù. I ragazzini, provenienti dall’Europa orientale e balcanica, hanno beneficiato di programmi di assistenza specifici lo scorso anno. Si stima tra i 1.600 e i 2000 il numero di minori che si prostituisce in strada, in gran parte vittime di tratta e sfruttamento. Il dato destabilizzante preoccupa per l’enorme quantità di minori sbarcati sulle coste italiane e abbandonati a un destino di violenza, come le giovani nigeriane arrivate fra il 2011 e l’agosto 2012 via mare, finite sui marciapiedi e vittime di una tratta sessuale: un fenomeno che non accenna a diminuire, anzi cresce ogni giorno.
In paesi come la Thailandia lo sfruttamento sessuale minorile è all’ordine del giorno e, anzi è diventato una forma di costume sociale, come prendere il thè o fare shopping. Grazie al nuovo benessere, gli uomini frequentano i bordelli con assiduità e le mogli thai tacciono sotto il peso di un “non vedo-non sento”. Secondo il rapporto di Save the Children, lo sfruttamento minorile su strada negli altri paesi non è molto diverso: stabile e addirittura in crescita, soprattutto per le minori rumene e nigeriane. Sono stati segnalati casi nelle Marche, in Abruzzo, in Molise e nel napoletano: ecco dove sono finite le 3.857 migranti di origine nigeriana, di cui 179 minori. Nei primi mesi del 2012 sono stati segnalati “solo” 4 minori non accompagnati su 159 nigeriani. Se il dato è in diminuzione per la Nigeria, quello delle minori rumene è in crescita per via della cittadinanza comunitaria: dall’arrivo alla schiavitù il passo è breve e si ottiene con la violenza e il ricatto affettivo
In paesi come la Thailandia lo sfruttamento sessuale minorile è all’ordine del giorno e, anzi è diventato una forma di costume sociale, come prendere il thè o fare shopping. Grazie al nuovo benessere, gli uomini frequentano i bordelli con assiduità e le mogli thai tacciono sotto il peso di un “non vedo-non sento”. Secondo il rapporto di Save the Children, lo sfruttamento minorile su strada negli altri paesi non è molto diverso: stabile e addirittura in crescita, soprattutto per le minori rumene e nigeriane. Sono stati segnalati casi nelle Marche, in Abruzzo, in Molise e nel napoletano: ecco dove sono finite le 3.857 migranti di origine nigeriana, di cui 179 minori. Nei primi mesi del 2012 sono stati segnalati “solo” 4 minori non accompagnati su 159 nigeriani. Se il dato è in diminuzione per la Nigeria, quello delle minori rumene è in crescita per via della cittadinanza comunitaria: dall’arrivo alla schiavitù il passo è breve e si ottiene con la violenza e il ricatto affettivo
(tratto da www.giornalettismo.com)
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