Vorrei che leggeste l’articolo di Massimo Gramellini sulla Stampa di oggi:
Enrichetto ha 55 anni e un cuore di bambino. Gira in bicicletta, estate e inverno, nascosto sotto un cappello con la coda che i bambini veri si divertono a tirare. Un giorno in cui pedala troppo a zig-zag viene fermato per guida in stato di ebbrezza. Due mesi agli arresti domiciliari, come uno della Cricca. Enrichetto. A lui sta persino bene, basta non gli tolgano il suo cane e il suo cappello. Una mattina si alza con la voglia di un salame. Ricorda di averlo visto nella vetrina del macellaio, prima del suo arresto, chissà se c’è ancora. Esce per andare a controllare. Una vicina che si è autoassegnata l’incarico di fare la guardia lo intercetta attraverso lo spioncino e avverte i carabinieri. Allarme, il prigioniero è evaso! Enrichetto torna a casa col salame, tutto contento, ma sulla porta trova le guardie. Adesso giace nell’infermeria del carcere astigiano di Quarto. Rifiuta il cibo, come chi si sta lasciando morire. La sua non è una protesta. E’ che gli è venuta la malinconia. Sa che a settembre lo condanneranno per evasione e a lui non sembra giusto, ecco. Tutto perché una volta è salito in bici un po’ brillo e un’altra volta è uscito di casa per comprare un salame. Per favore, Enrichetto, ricomincia a mangiare. Ti prometto che un giorno instaureremo la repubblica del buonsenso, dove le leggi non saranno più il trastullo dei potenti e la trappola dei semplici. E se nel frattempo qualche magistrato chiudesse un occhio sui tuoi efferati delitti, a casa ci sono un cane, un cappello e un salame che ti aspettano per festeggiare.
Non è possibile ignorare il fatto che le carceri italiane siano piene di persone come ‘Enrichetto’. E che invece uomini potenti e importanti, che hanno commesso reati gravi, riescano sempre a scamparla. Una palese ingiustizia di uno Stato che non sempre riesce ad essere equo e giusto. Lo Stato italiano da troppo tempo è forte con i deboli e debole con i forti. I reati dei grandi poteri finanziari raramente vengono puniti. Anzi mai. Finanzieri, politici e colletti bianchi la fanno franca, anche se hanno gettato sul lastrico migliaia di famiglie o hanno disonorato il loro Paese. Mentre Bernard Madoff negli Stati Uniti è stato condannato a 150 anni di carcere, Calisto Tanzi, in Italia, fa una vita normale e si gode le sue ricchezze. Alla faccia delle famiglie che hanno perso tutto per le spericolate operazioni che hanno portato al crack Parmalat. La depenalizzazione del reato di falso in bilancio è un’anomalia italiana che ha, di fatto, aperto la strada all’impunità per i reati dei colletti bianchi. I tempi lunghissimi della nostra giustizia, poi, fanno il resto. E mentre un poveraccio come Enrichetto rischia la morte in carcere per un salamino, gente come Balducci, il detenuto Balducci, capo della presunta cricca, se la spassa agli arresti domiciliari nella sua villa con piscina a Montepulciano. Questa è l’Italia di Berlusconi. Questa è l’Italia che si deve cambiare. La qualità, la forza l’autorevolezza di una democrazia si dimostrano anche dalla capacità di essere più severi con chi, da ruoli di potere, è chiamato a maggiori responsabilità. Un paese davvero democratico deve avere il coraggio di sbattere in galera i delinquenti della cricca e magari di gettare via la chiave, ma è un atto di vigliaccheria tenere in carcere gente come Enrichetto. O anche come le migliaia di tossicodipendenti (non gli spacciatori naturalmente) di cui sono pieni gli istituti penitenziari. Uno Stato giusto queste persone le manderebbe a curarsi, non le chiuderebbe dietro le sbarre. Non vogliamo lo Stato di Berlusconi, non vogliamo più uno Stato vigliacco e ingiusto. E continueremo a batterci per cambiarlo.
Enrichetto ha 55 anni e un cuore di bambino. Gira in bicicletta, estate e inverno, nascosto sotto un cappello con la coda che i bambini veri si divertono a tirare. Un giorno in cui pedala troppo a zig-zag viene fermato per guida in stato di ebbrezza. Due mesi agli arresti domiciliari, come uno della Cricca. Enrichetto. A lui sta persino bene, basta non gli tolgano il suo cane e il suo cappello. Una mattina si alza con la voglia di un salame. Ricorda di averlo visto nella vetrina del macellaio, prima del suo arresto, chissà se c’è ancora. Esce per andare a controllare. Una vicina che si è autoassegnata l’incarico di fare la guardia lo intercetta attraverso lo spioncino e avverte i carabinieri. Allarme, il prigioniero è evaso! Enrichetto torna a casa col salame, tutto contento, ma sulla porta trova le guardie. Adesso giace nell’infermeria del carcere astigiano di Quarto. Rifiuta il cibo, come chi si sta lasciando morire. La sua non è una protesta. E’ che gli è venuta la malinconia. Sa che a settembre lo condanneranno per evasione e a lui non sembra giusto, ecco. Tutto perché una volta è salito in bici un po’ brillo e un’altra volta è uscito di casa per comprare un salame. Per favore, Enrichetto, ricomincia a mangiare. Ti prometto che un giorno instaureremo la repubblica del buonsenso, dove le leggi non saranno più il trastullo dei potenti e la trappola dei semplici. E se nel frattempo qualche magistrato chiudesse un occhio sui tuoi efferati delitti, a casa ci sono un cane, un cappello e un salame che ti aspettano per festeggiare.
Non è possibile ignorare il fatto che le carceri italiane siano piene di persone come ‘Enrichetto’. E che invece uomini potenti e importanti, che hanno commesso reati gravi, riescano sempre a scamparla. Una palese ingiustizia di uno Stato che non sempre riesce ad essere equo e giusto. Lo Stato italiano da troppo tempo è forte con i deboli e debole con i forti. I reati dei grandi poteri finanziari raramente vengono puniti. Anzi mai. Finanzieri, politici e colletti bianchi la fanno franca, anche se hanno gettato sul lastrico migliaia di famiglie o hanno disonorato il loro Paese. Mentre Bernard Madoff negli Stati Uniti è stato condannato a 150 anni di carcere, Calisto Tanzi, in Italia, fa una vita normale e si gode le sue ricchezze. Alla faccia delle famiglie che hanno perso tutto per le spericolate operazioni che hanno portato al crack Parmalat. La depenalizzazione del reato di falso in bilancio è un’anomalia italiana che ha, di fatto, aperto la strada all’impunità per i reati dei colletti bianchi. I tempi lunghissimi della nostra giustizia, poi, fanno il resto. E mentre un poveraccio come Enrichetto rischia la morte in carcere per un salamino, gente come Balducci, il detenuto Balducci, capo della presunta cricca, se la spassa agli arresti domiciliari nella sua villa con piscina a Montepulciano. Questa è l’Italia di Berlusconi. Questa è l’Italia che si deve cambiare. La qualità, la forza l’autorevolezza di una democrazia si dimostrano anche dalla capacità di essere più severi con chi, da ruoli di potere, è chiamato a maggiori responsabilità. Un paese davvero democratico deve avere il coraggio di sbattere in galera i delinquenti della cricca e magari di gettare via la chiave, ma è un atto di vigliaccheria tenere in carcere gente come Enrichetto. O anche come le migliaia di tossicodipendenti (non gli spacciatori naturalmente) di cui sono pieni gli istituti penitenziari. Uno Stato giusto queste persone le manderebbe a curarsi, non le chiuderebbe dietro le sbarre. Non vogliamo lo Stato di Berlusconi, non vogliamo più uno Stato vigliacco e ingiusto. E continueremo a batterci per cambiarlo.
Nessun commento:
Posta un commento