Perché Nardò (provincia di Lecce, ndr) può essere considerato un nuovo modello di accoglienza, una risposta ai “non luoghi” delle tante campagne del sud Italia? Perché evidentemente rompe quell’isolamento sociale che ha fatto dei migranti dei soggetti invisibili. Ecco un luogo dove all’accoglienza e alla tutela di questi nuovi braccianti si coniuga la ricomposizione di una soggettività sociale del mondo del lavoro. Quando si arriva a Nardò, sulla SS 101 si incontra la Masseria Boncuri, edificio di chiara fattezza padronale di proprietà del Comune; così come comunali sono i fondi di ristrutturazione e gestione dell’accoglienza.
Pulita e ben sistemata la zona tende, dove trovano posto trecento lavoratori. L’idea è semplice. Gli ospiti si registrano fornendo le generalità e la “carta d’ingaggio”, che permette loro di vedersi assegnato un posto letto in tenda o nei locali della masseria. Non ci sono retate o controlli ferrei da parte delle forze dell’ordine, poiché tutte le parti in gioco – lavoratori e datori di lavoro - tengono fede agli impegni presi. Non solo quelli riguardanti l’ordine pubblico, bensì anche il rispetto del contratto nazionale del lavoro, del salario tenuto di solito più alto rispetto a quello offerto in altri luoghi. La raccolta dei pomodori è pagata 8 euro a “cassa”, mentre la raccolta delle angurie 45 euro al giorno (rispetto ai soliti 2,50/5,00 euro e 35 euro). Salvo poi le sottrazioni per i caporali, cancro ben lontano dall’essere annientato, ma che vede, quando l’accoglienza agli immigrati è qualitativa, un seppur minimo ridimensionamento.
Al Centro dell’area c’è la masseria Boncuri, vero e proprio centro organizzativo con uffici, magazzino, area mensa - quest’anno attrezzata con letti a castello per ospitare lavoratori -, e stanze per i Volontari-Briganti, che si alternano in un’esperienza umana e politica di altissimo valore. Vengono da tutta Italia, questi ultimi, anche da quelle zone più restie alle politiche di integrazione e di accoglienza, dove è la Lega Nord a dettare le politiche xenofobe e razziste. Ad oggi sono un centinaio quelli che si sono avvicendati e molti altri, come dell’Osservatorio Migranti Basilicata, sono passati di lì, incuriositi dal lavoro che si sta svolgendo. Lì abbiamo incontrato la Caritas di Andria e il responsabile dell’Ass. Etnie di Bisceglie. Molte altre realtà sono passate di qua e altre si sono date appuntamento e arriveranno dopo di noi. Per questo si sente la necessità di costruire una rete meridionale tra le diverse realtà che lavorano assieme ai migranti; fare una sintesi di esperienze, di lavori, di fatiche a volte malriuscite con altre di successo. Si sente il bisogno di parlarsi ed ascoltarsi affinché si metta fine allo schiavismo e allo sfruttamento portando nuovi diritti all’interno di quelle realtà difficili nelle quali i migranti sono i protagonisti.
(Di Gervasio Ungolo Osservatorio Migranti Basilicata)
Pulita e ben sistemata la zona tende, dove trovano posto trecento lavoratori. L’idea è semplice. Gli ospiti si registrano fornendo le generalità e la “carta d’ingaggio”, che permette loro di vedersi assegnato un posto letto in tenda o nei locali della masseria. Non ci sono retate o controlli ferrei da parte delle forze dell’ordine, poiché tutte le parti in gioco – lavoratori e datori di lavoro - tengono fede agli impegni presi. Non solo quelli riguardanti l’ordine pubblico, bensì anche il rispetto del contratto nazionale del lavoro, del salario tenuto di solito più alto rispetto a quello offerto in altri luoghi. La raccolta dei pomodori è pagata 8 euro a “cassa”, mentre la raccolta delle angurie 45 euro al giorno (rispetto ai soliti 2,50/5,00 euro e 35 euro). Salvo poi le sottrazioni per i caporali, cancro ben lontano dall’essere annientato, ma che vede, quando l’accoglienza agli immigrati è qualitativa, un seppur minimo ridimensionamento.
Al Centro dell’area c’è la masseria Boncuri, vero e proprio centro organizzativo con uffici, magazzino, area mensa - quest’anno attrezzata con letti a castello per ospitare lavoratori -, e stanze per i Volontari-Briganti, che si alternano in un’esperienza umana e politica di altissimo valore. Vengono da tutta Italia, questi ultimi, anche da quelle zone più restie alle politiche di integrazione e di accoglienza, dove è la Lega Nord a dettare le politiche xenofobe e razziste. Ad oggi sono un centinaio quelli che si sono avvicendati e molti altri, come dell’Osservatorio Migranti Basilicata, sono passati di lì, incuriositi dal lavoro che si sta svolgendo. Lì abbiamo incontrato la Caritas di Andria e il responsabile dell’Ass. Etnie di Bisceglie. Molte altre realtà sono passate di qua e altre si sono date appuntamento e arriveranno dopo di noi. Per questo si sente la necessità di costruire una rete meridionale tra le diverse realtà che lavorano assieme ai migranti; fare una sintesi di esperienze, di lavori, di fatiche a volte malriuscite con altre di successo. Si sente il bisogno di parlarsi ed ascoltarsi affinché si metta fine allo schiavismo e allo sfruttamento portando nuovi diritti all’interno di quelle realtà difficili nelle quali i migranti sono i protagonisti.
(Di Gervasio Ungolo Osservatorio Migranti Basilicata)
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