MONI OVADIA: IPOCRITI, FINGONO CHE IL COLPEVOLE SIA IL SOLO NETANYAHU, DOPO 77 ANNI DI PERSECUZIONI PER SFRATTARE E ANNIENTARE IL POPOLO PALESTINESE
Troppo comodo, prendersela con il
solo Netanyahu: come se fosse l'eccezione, anziché la regola (il potere
violento che da quasi un secolo lavora per sfrattare e annientare i
palestinesi). «Netanyahu è il cattivo? Perché, gli altri cosa hanno fatto? La
Naqba l'ha fatta Ben Gurion, l'ha fatta Golda Meyr. Ben Gurion fece distruggere
500 villaggi palestinesi con un gesto della mano. Tutti i trucchi sono stati
usati per depredare il popolo palestinese. C'era un progetto che appariva
bello, quello del rimboschimento di quella terra: si chiamava Keren Kemet
Israel, ma la sua verità è che volevano celare tutte le devastazioni e
seppellire i morti che non si potevano dichiarare».
La voce dell'ebreo sefardita Salomon
Ovadia, per tutti Moni, si leva stentorea come in un teatro greco: esprime
dolore, sdegno, pietà. L'indignazione per la macelleria in corso rivaleggia con
il furore di fronte ai sepolcri imbiancati, i governi europei sottomessi al
padrone, i cittadini dormienti che assistono immobili allo sterminio, senza
anestesia, di un'intera popolazione. Raccomanda il grande intellettuale ebreo:
«Usate limpidamente, serenamente, la parola genocidio: perché di questo si
tratta. E la cosa è talmente chiara che il primo a sdoganarla, nell'ambiente
israeliano, è stato il massimo esperto di Olocausto in Israele, il professor
Ramos Goldberg, che in un testo di 20 righe ha ripetuto la parola “genocidio”
sei volte, e l'ultima volta ha scritto “genocidio intenzionale”».
Insiste Moni Ovadia: «Non è stato un
errore, una perdita di controllo. No, questo era lo scopo: cancellare un
popolo, con tutti i mezzi possibili; deportando i palestinesi, distruggendo
tutta la loro cultura, tutta la loro istruzione». Niente sconti: «È dalle
origini, il problema: perché quando ti presenti con lo slogan “una terra senza
popolo per un popolo senza terra” vuol dire che ti vuoi sbarazzare di quel
popolo che non vedi». Il popolo che non vuoi vedere, che vorresti non fosse mai
esistito. Il popolo che stai letteralmente cancellando, anche con il miraggio
beffardo dei due Stati: con Gaza ormai ridotta in macerie e la stessa
Cisgiordania sbranata giorno per giorno dalla ferocia dei coloni.
Uno di loro, il fanatico Yigal Amir,
arrivò a uccidere Rabin, l'unico leader israeliano disposto a fare la pace. «Un
complotto ben costruito»: in cabina di regia «la feccia della destra
ultra-reazionaria», non ostacolata da «una sedicente sinistra imbelle,
incapace, bugiarda, ipocrita e complice», che ha rinunciato a pretendere verità
e giustizia. Per Moni Ovadia, siamo precipitati «nella più atroce delle
barbarie»: lo sterminio in atto tortura ogni giorno le coscienze ancora vive e
condanna chi tace per pavidità e opportunismo.
«L'umanità ha impiegato secoli,
millenni, per arrivare alla carta dei diritti universali dell'uomo; e i
cosiddetti democratici occidentali hanno fatto carne di porco della legalità
internazionale. Qui si tratta di scegliere: civiltà o barbarie. Di questo
passo, un domani, quando oseremo invocare i diritti umani di fronte ai crimini
dei peggiori dittatori, quelli ci diranno: “Ma state zitti, buffoni. Che cosa
avete fatto con la Palestina? Non avete più titolo per parlare”. Noi dobbiamo
guadagnarcelo di nuovo, questo titolo».
Ancora: «Non si illudano, gli
indifferenti. Gramsci ce l'ha insegnato: sono i più detestabili, i più
vigliacchi, perché non si assumono responsabilità. Lo stesso Dante disprezza
gli ignavi: “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”. Ebbene, chi oggi tace di
fronte all'abominio verrà giudicato lo stesso: i suoi figli o i suoi nipoti gli
sputeranno in faccia, per esser stato così vigliacco». Per Moni Ovadia, siamo
di fronte a una barbarie mai vista, di fronte a cui è obbligatorio reagire:
«Non so se avete visto la manifestazione di Amsterdam, la manifestazione di
Parigi. Tocca anche a noi italiani. Eravamo paradigma di lotta: che cazzo ci è
successo? Dobbiamo diventare decine di milioni, in strada. Tocca a ognuno di
noi».
E che dire, di fronte a questi leader
dell'Europa che si accorgono solo adesso del problema? «Da 77 anni il popolo
palestinese è perseguitato, assassinato, torturato, espropriato, vessato.
Dov'erano questi signori?». Militante da quarant'anni nell'ebraismo
anti-sionista, Moni Ovadia rivela: «Ho ricevuto insulti, maledizioni, minacce
(anche di morte). Adesso li voglio vedere in faccia, questi moderati. Non c'è
peste peggiore della moderazione. Qui i moderati ci hanno regalato la mafia, la
'ndrangheta e la camorra, ci hanno regalato la complicità in tanti crimini, il
Vietnam e poi la Libia, l'Iraq, l'Afghanistan, la Siria».
«Sapete, si calcolano in 55-60
milioni le vittime dell'imperialismo statunitense e dei suoi servi leccapiedi.
E poi hanno anche il coraggio di parlare del comunismo...». Riguardo a Gaza, la
misura è colma: «È arrivato il momento di non accettare, su questa questione,
nessun understatement. Hanno fatto una delle cose più raccapriccianti: hanno
deciso il momento in cui comincia la storia, cioè il 7 ottobre, come se prima
non ci fosse stato niente. Le uccisioni di bambini palestinesi, gli arresti
arbitrari, i furti di terra e di acqua, i massacri, le segregazioni...».
Moni Ovadia compirà 80 anni l'anno
prossimo, ma sembra un giovane leone. «Fate attenzione, perché quando cala la
tensione è facile dire “Be', adesso va un po' meglio”. No, non c'è “un po'
meglio”». Sono stati oltrepassati tutti i limiti. «Non so se avete visto quella
donna palestinese che camminava, sola, in mezzo a una strada tra le macerie.
L'hanno polverizzata. Le hanno sparato addosso qualcosa, e lei si è dissolta in
una nuvola di polvere. Sperimentano queste armi, sapete, anche perché non puoi
seppellire la polvere. E così non possono più avere neanche quella pietas che
c'era fin dai tempi della Guerra di Troia: avere il corpo del proprio caro, per
piangerlo».
Moni Ovadia su Il Fatto Quotidiano,
video:
Nessun commento:
Posta un commento