Negli ultimi decenni, la fisica
quantistica ha rivoluzionato il nostro modo di concepire la realtà.
Osservazioni su scala subatomica hanno minato certezze radicate da secoli e
aperto nuove domande non solo sul mondo fisico, ma anche sul ruolo della mente
nella costruzione della realtà. La relazione tra mente e materia, indagata da
scienza e filosofia, appare oggi più che mai attuale.
IL MONDO QUANTISTICO: UN LUOGO DI
PROBABILITÀ E OSSERVAZIONE.
La fisica quantistica nasce
ufficialmente agli inizi del Novecento. Nel 1927, Werner Heisenberg formulò il
principio di indeterminazione, secondo il quale è impossibile conoscere con
precisione sia la posizione sia la velocità di una particella subatomica. Un
aspetto centrale è il ruolo dell’osservatore. In un famosissimo esperimento,
(il Gatto di Schrödinger), Erwin Schrödinger espose il paradosso
controintuitivo che una particella (o addirittura un gatto) potesse esistere in
stati sovrapposti, contemporaneamente vivo e morto, fino all’atto
dell’osservazione.
La teoria quantistica ha sconcertato
i fisici. Einstein reagì con il celebre aforisma: “Dio non gioca a dadi con
l’universo”. Ma successivamente anche lui dovette arrendersi alla bizzarria
quantistica. Nei decenni successivi, personalità come Niels Bohr e John Wheeler
hanno studiato più a fondo il legame tra osservazione e realtà. Wheeler
descriveva l’universo quantistico con la frase: “L’osservatore pone l’ultima
pietra”.
LA QUESTIONE DELLA MENTE: CREATRICE O
INTERPRETE?
Il dibattito sulla mente come
“creatrice” della realtà fisica affonda le sue radici non solo nella scienza,
ma anche nella filosofia. La metafisica occidentale non è nuova a speculazioni
sulla relazione tra mente e materia. Già Platone immaginava un mondo di “idee
pure” a cui la materia doveva la propria forma. Descartes, secoli dopo, tracciò
una netta divisione tra mente (res cogitans) e materia (res extensa).
Oggi alcune prospettive quantistiche
sembrano riavvicinare queste due dimensioni. Roger Penrose, matematico e fisico
britannico, ha avanzato l’ipotesi che la coscienza umana possa avere un’origine
quantistica. Con il neurofisiologo Stuart Hameroff, Penrose ha ipotizzato che i
microtubuli nelle cellule cerebrali siano responsabili di processi quantistici
fondamentali. Secondo questa teoria, la coscienza stessa potrebbe essere frutto
di interazioni quantistiche non locali.
Amit Goswami, ex professore di fisica
teorica, spinge il ragionamento ancora oltre. Goswami definisce la coscienza
come materia primordiale dell’universo. Nella sua visione, la mente non si
limita a osservare la realtà: la crea. “La realtà emerge dalla coscienza”,
afferma. Questo paradigma si avvicina a idee spirituali antiche, come quelle
del Vedānta, dove il Brahman (la pura coscienza) è origine e sostanza
dell’universo.
GLI ESPERIMENTI CHE UNISCONO SCIENZA
E FILOSOFIA.
Un esperimento cruciale per
comprendere la relazione mente-realtà è il “double-slit experiment”.
(Esperimento della doppia fenditura). Nel test, una particella passa attraverso
due fenditure e, sullo schermo, crea un modello d’interferenza tipico delle onde.
Tuttavia, quando uno strumento misura il percorso della particella,
l’interferenza scompare. La particella si comporta come una particella
“solida”, e attraversa una sola fenditura. Questo fenomeno dimostra come l’atto
di osservare influisca sulla natura della realtà.
La relazione tra mente e materia
affascina non solo gli scienziati, ma anche artisti e pensatori. Nella
letteratura, autori come Jorge Luis Borges hanno esplorato il confine fra
realtà e percezione. In racconti come “Il giardino dei sentieri che si biforcano”,
Borges delinea un universo dove la realtà si sdoppia con ogni scelta, creando
infiniti mondi paralleli. Un’idea che oggi risuona nella teoria dei
“multiversi” proposta da Hugh Everett, altro noto fisico quantistico.
L’arte e la filosofia orientale, in
particolare, hanno da secoli anticipato il dialogo tra mente e materia. Nel
buddismo, il concetto di Śūnyatā (vacuità) suggerisce che la realtà non
possiede un’esistenza intrinseca ed è co-creata dalla mente. Questo anticipa,
in un certo senso, le intuizioni della fisica quantistica moderna.
UN MISTERO APERTO.
La relazione tra mente e materia
resta uno dei misteri fondamentali dell’esistenza. La fisica quantistica
fornisce strumenti straordinari per esplorarla, ma non risponde a tutto. Forse,
come suggerisce il cosmologo Max Tegmark, la coscienza e la realtà appartengono
a un “matematical universe” – una struttura dove la mente e la materia
condividono un linguaggio comune fatto di schemi e numeri.
Rimane, tuttavia, una certezza: il
mistero della mente e la sua interazione con il mondo fisico non è solo una
questione scientifica. È una finestra aperta verso i confini del mistero umano,
là dove filosofia, scienza e spiritualità si incontrano. Un luogo dove materia
e mente danzano in una coreografia ancora in gran parte da comprendere.
Bruno Del Medico
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