Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 2 febbraio 2016
Un commando di uomini armati, alcuni a bordo di due golf Volkswagen, altri in sella alle loro motociclette hanno assalito sabato sera verso le 19.30, appena terminata la preghiera della sera, Dalori, un villaggio che dista solo pochi chilometri da Maiduguri, la capitale del Borno State, nel nord-est della Nigeria: i miliziani, presumibilmente fedeli a Boko Haram, hanno ucciso almeno ottantasei persone, oltre settanta i feriti. Secondo testimoni oculari hanno sparato contro i civili inermi e incendiato le loro povere capanne. Molte persone erano all’interno delle case quando hanno preso fuoco: famiglie intere, uomini, donne e bambini sono bruciati vivi. Il villaggio era cosparso di cadaveri. I morti e i feriti, per lo più con gravi ustioni, sono stati portati al State Specialist Hospital di Maiduguri.
I continui attacchi dei militanti islamici della setta hanno prodotto 2,3 milioni tra sfollati e rifugiati nei Paesi confinanti, oltre diecimila morti in sei anni. Poco più di un milione di bambini ha dovuto interrompere gli studi.
Negli ultimi giorni di gennaio i Boko Haram si sono scatenati. Quello di Dalori è stato l’ultimo e il più grave di una settimana di fuoco, quello che segue è un vero e proprio bollettino di guerra.
Lunedì, 25 gennaio trentadue persone hanno perso la vita a Bodo in Camerun, un villaggio al confine con la Nigeria dopo l’esplosione di due bombe.
Dall’inizio di quest’anno, il Camerun ha subito parecchie aggressioni da parte dei famigerati terroristi che hanno sconfinato dalla vicina Nigeria. Per questo motivo il governatore della Regione dell’estremo nord dell’ex colonia tedesca, Midjiyawa Bakaris, ha annunciato durante un suo intervento in televisione che fino a nuovo avviso la maggior parte dei mercati al confine con la Nigeria sarebbero stati chiusi per questioni di sicurezza, per proteggere la popolazione. Infatti le aggressioni dei Boko Haram sono finora quasi sempre avvenute in luoghi affollati e spesso i militanti si spacciano per mercanti per non destare sospetti, prima di farsi esplodere o di fare uso delle armi.
Il 27 gennaio i jihadisti sono penetrati per l’ennesima volta a Chibok, cittadina dove l’anno scorso sono state rapite 276 studentesse. Durante quest’ultima incursione sono state uccise almeno 15 persone e quarantanove sono state ferite.
Non bisogna dimenticare che lo scorso anno il leader dei terroristi nigeriani, Abubakar Shekau ha giurato fedeltà all’ISIS e molti militanti sono già in Libia e combattono accanto ai loro “colleghi” del califfato.
(http://www.africa-express.info/2015/12/02/i-boko-haram-nigeriani-scendono-in-libia-per-dar-manforte-ai-miliziani-dellisis/).
Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari aveva annunciato durante la sua campagna elettorale che avrebbe annientato i terroristi entro la fine del 2015. Gli ultimi morti, le urla dei bambini arsi vivi nelle loro case, dimostrano pur troppo il contrario.
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