Penso che questa risposta del
Procuratore di Locri, D Alessio, sia molto grave. E come dire che se fai
qualcosa senza essere disturbato dalla ‘Ndrangheta vuol dire che è d accordo,
quindi Lucano avrebbe il consenso della criminalità aggiungendo che non
siano emerse ancora prove in tal senso. INCREDIBILE . Leggete;”Il problema di
Riace si chiama 'ndrangheta. Non pensa che un sistema di accoglienza come
quello del sindaco Lucano fosse un contrasto agli interessi della criminalità
organizzata di stampo mafioso sul settore?
"Non penso che possa essere di
contrasto. Indubbiamente Lucano è riuscito a dare un'opportunità diversa. Se
l'avesse perseguita per fini sociali si poteva fare di meglio. Sul discorso del
contrasto e della estraneità della mafia, sinceramente, non posso che essere
prudente. Siamo ancora in una fase in cui non è emerso nulla, né in un modo né
nell'altro. Se quello di Lucano fosse stato un contrasto fastidioso per la
criminalità organizzata di stampo mafioso non credo che sarebbe riuscito a
portarlo avanti, che glielo avrebbero fatto fare". Ecco cosa
afferma,invece,il GIP di Locri che ha rigettato ben 7 accuse, fra le più gravi
:”Congetture, errori procedurali, inesattezze: nell'accogliere la richiesta
d'arresto nei confronti del sindaco di Riace Mimmo Lucano, il gip di Locri
Domenico di Croce ha rigettato diverse accuse ipotizzate nei confronti del
primo cittadino - dall'associazione a delinquere alla truffa aggravata, dal
falso al concorso in corruzione, dall'abuso d'ufficio alla malversazione -
criticando in diverse parti dell'ordinanza l'operato di magistrati e
investigatori.
L'indagine, durata 18 mesi e fondata su
intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre che sull'acquisizione di
diversi atti amministrativi, scrive il giudice, ha prodotto una "corposa
istanza coercitiva" da parte del pm. Che però si è limitato ad un
"acritico recepimento" delle "conclusioni raggiunte all'esito di
una lunga attivitá della Gdf di Locri". Le accuse dei pm relative alla
turbativa dei procedimenti per l'assegnazione dei servizi d'accoglienza, dice
ad esempio il giudice, sono così "vaghe e generiche" da rendere il
capo d'imputazione "inidoneo a rappresentare" una contestazione
"alla quale 'agganciare' un qualsivoglia procedimento custodiale". Ma
non solo: "pur volendo ipotizzare che fosse intenzione degli inquirenti
rimproverare agli indagati l'affidamento diretto dei servizi - scrive il Gip -
...il mero riferimento a 'collusioni' ed 'altri mezzi fraudolenti' che
avrebbero condotto alla perpetrazione dell'illecito si risolve in una formula
vuota". Stando così le cose dovrebbe essere il gip, "indebitamente
sostituendosi al pm", ad individuare le collusioni o i mezzi fraudolenti.
Un'operazione che non solo "è
impedita dai piú elementari principi processuali e penalistici" ma è anche
"ostacolata" dalla "mancanza, tra gli allegati alla richiesta,
sia degli atti con i quali tali affidamenti diretti venivano decisi sia dalle
convenzioni che agli stessi facevano seguito". Anche volendo, quindi,
"non vi sarebbe modo di capire nè quali motivazioni sorreggevano tale
ipotetico modus operandi, nè quale sarebbe il corrispettivo dei servizi
affidati".
Per quanto riguarda l'accusa di truffa
aggravata, il Gip afferma che il contenuto delle intercettazioni "lascia
trasparire una modalitá quando meno opaca delle somme destinate agli operatori
privati" ma, al di lá di questa considerazione, gli inquirenti
"sembrano incorsi in un errore tanto grossolano da pregiudicare
irrimediabilmente la validitá dell'assunto accusatorio". Di fatto, dice
sempre il Gip, viene individuato l'ingiusto profitto nel totale delle somme
incassate dalle cooperative, quando invece andava individuato nella differenza
tra il totale e le spese realmente sostenute. Ed inoltre "gran parte delle
conclusioni a cui giungono gli inquirenti appaiono o indimostrabili" o
"presuntive e congetturali" o, infine, "sfornite di precisi
riscontri estrinseci". Piú o meno stesso discorso sull'accusa di falso:
"nella richiesta di misura le considerazioni addotte a sostegno della sua
fondatezza sono quantomeno laconiche".
Critiche pesanti anche per quanto
riguarda l'accusa di concorso in corruzione. Nonostante sia il reato piú grave
contestato al sindaco, annota il Gip, "gli inquirenti non hanno
approfondito con la dovuta ed opportuna attenzione l'ipotesi
investigativa". Vi è in sostanza una "assoluta carenza di riscontri
estrinseci" ed inoltre la persona che denuncia di aver emesso fatture
false perchè minacciato da Lucano "è persona tutt'altro che
attendibile" in quanto aveva un "chiaro interesse" a
"sostenere la loro emissione". E "non appaiono idonei" gli
elementi raccolti per sostenere l'accusa di malversazione ai danni dello stato,
anche se le condotte sono "certamente torbide". (ANSA).
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