C'è un fil rouge che unisce lo Zarathustra e Il Cristo, il più evidente è la "retorica evangelica" e il linguaggio intriso di metafore. Tutto il resto bisogna leggerlo tra le righe.
Una di queste letture zarathustriane sottintese la si può evincere nella volontà di Zarathustra di incarnarsi, di reincarnarsi nel Cristo, per seguirne certamente le orme umanistiche ... ma fino a un certo punto, perché a un certo punto sente la necessità di andare oltre il Cristo, oltre la croce, oltre il supplizio che infligge Dio agli uomini attraverso i "poveri cristi", che il cristianesimo crea ad hoc, per esempio i martiri della Chiesa o i Santi. Libera cioè il Cristo dalla croce per rendere gli uomini responsabili di se stessi, responsabili della propria "salvezza", senza la necessità di innalzare su piedistalli ecclesiali dei taumaturghi della morale teologica. Si deve insomma avere bisogno solo della propria "innocenza".
l'oltreuomo rappresenta infatti questa innocenza, il Cristo che diviene fanciullo e che danza ai piedi della croce per farsi beffe di questo Dio disumano che vuole solo dolore, sofferenza e colpa persino per suo figlio. Che necessità vi era di mettere al mondo un figlio e poi condannarlo a morire tra immani sofferenze per la salvezza degli uomini? Il mito non narra che Dio è onnipotente? Poteva dunque attingere alla sua volontà di onnipotenza per salvare gli uomini! Posto che dovessero essere salvati, ma da chi o da cosa? Certamente dall'idolo recondito e oppressore chiamato "libero arbitrio", che si traduce facilmente in sottomissione alla volontà di Dio! "Sei libero, o uomo, di adorare me o di soccombere in eterno tra le braccia del diavolo!". Accidenti che libertà di scelta ci ha dato il libero arbitrio! Perciò l'unica vera salvezza degli uomini sarebbe quella di affrancarsi da codesto falso concetto che opprime l'io ingabbiandolo in una prigione ideale per sentire desiderabile l'afflato di libertà, come l'affamato che si nutrirebbe persino della carne dei suoi simili per non sentire più i morsi della fame.
Ecco, Zarathustra maschera la volontà di Dio di volere solo e soltanto colpa e martirio, perché questo è il suo diletto, il suo gioco preferito. Mentre Zarathustra dice che sì, la vita è dolore, ma anche gioia e non si può trasformarla in una valle di lacrime in cui annegare finanche la ragione! Finanche il piacere! Finanche il desiderio di vivere, vivere e basta, come chiede la volontà di potenza.
Il "fanciullo", il "Cristo" vuole tornare ad essere innocente, mondo da colpe da espiare vita natural durante, un fanciullo che ride e, ridendo, dice sì alla vita. "Era questa la vita? - dice Zarathustra - orsù, ancora!" Basta croci e supplizi, già la vita è dura e pesante di per sè, a che servono le croci se non ad aumentarne la durezza e la pesantezza? Quindi Zarathustra và oltre il Cristo, oltre la croce, oltre il "cammello", finché la danza della vita non diventi gioco e risata e gioia di vivere!
Giovanni Provvidenti
Nessun commento:
Posta un commento