mercoledì 12 aprile 2023

Giuda soffriva d'ansia

 Nella storia della nostra legge, è giustamente annoverato Cesare Beccaria, che introdusse il concetto che la pena detentiva avesse lo scopo di incoraggiare la riabilitazione e non punire. Oggi siamo arrivati al punto che la condanna è sempre un'ingiustizia e nessuno vuole riabilitarsi.

Nelle terapie di coppia, il delicato problema di un tradimento o di un abbandono, si affronta con un processo definito come la ricostruzione del "patto di fiducia" ed è un lavoro assai faticoso. Oggi siamo arrivati che il traditore si sente offeso della mancanza di fiducia e afferma ostentatamente che il problema è soltanto dell'altro che non si fida.

Che il voto scolastico con un numero sia inesaustivo della valutazione degli studenti, lo si discuteva già negli anni '70. Oggi pretendiamo di far sparire proprio il voto perché mette ansia ai discenti e (peggio ma molto peggio) ai loro genitori.


È periodo di Pasqua e proprio io mi ritrovo a fare la parte del cattolico praticante. Fatto sta che mi fanno ridere, questi continui richiami alle nostre "tradizioni" italiane. Tra le nostre tradizioni umane, c'è il giudizio. Vorrei ricordare che Gesù fu incrociato assieme a due ladri. Ne fu "promosso" uno solo, ma non gli fu fatto alcun test, accadde invece che si assunse le sue responsabilità e disse all'altro che c'era poco da fare gli stronzi con un innocente. Dei due apostoli che lo tradirono, uno solo fu perdonato ma è vero che entrambi furono "giudicati" e la riabilitazione venne da una presa di impegno: Pietro se lo assunse, Giuda rifiutò e preferì morire manco fosse una vittima del sistema.


Vogliamo vivere in assenza di giudizi di valore, per non rendere conto ad alcuno. Questo rifiuto dell'identificazione con l'impegno individuale è paradossalmente individualista. Mi ricordo che durante una discussione telematica sulla spiritualità buddhista, affermai che credere all'inesistenza dell'io poteva serenamente portarci a far fuori il prossimo anche solo per antipatia. Ed è questo il problema. Non i numeri. Gli studenti non sono in ansia per un numero, ma per il rapporto con la vita.

E non è nemmeno colpa loro.


Buongiorno 

Luca Scarano




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