sabato 22 settembre 2012

POSSIAMO CONDIVIDERE TUTTI ALMENO QUESTO PROGRAMMA ?




In un periodo così difficile, l'Italia ha bisogno di un Parlamento e di un Governo con una base di consenso ampia, largamente maggioritaria nel Paese, che basi il suo consenso ed i suoi interventi sulle cose che certamente ci uniscono, a larga maggioranza, non su quelle che ci dividono.
Significa cercare di spezzare l'eterna contrapposizione tra una destra ed una sinistra comunque definite che ha di fatto paralizzato o comunque rallentato la crescita complessiva del Paese in decenni; significa avere un governo di base del Paese su temi condivisibili mantenendo invece il conflitto sugli altri temi al di fuori delle aule parlamentari, lasciando che sia la società civile con le sue strutture e con le sue forze a determinare le scelte, con un supporto organizzativo neutrale degli organi di governo. In altre parole una specie di governo tecnico ma con una base elettorale e parlamentare omogenea, non frammentata e di orientamento opposto come quella attuale.

Vediamo quindi se è possibile determinare questa base comune da condividere; qui le mie proposte, da correggere ed integrare con le vostre :

1) Conservazione dell'Euro zona e della moneta unica, non rinunciando a negoziare con i partner europei, oggi come in futuro, le condizioni di questa partecipazione collettiva.
2) Rinuncia definitiva al debito pubblico come strumento di crescita economica e di tampone delle difficoltà di bilancio dello Stato, con istituzione della legge costituzionale sul pareggio di bilancio e progressiva seppure lenta riduzione del debito pubblico dello Stato.
3)  Politica di rientro del debito pubblico detenuto da investitori esteri al fine di trasformare tale debito in una sorta di azionariato diffuso dello Stato tra i cittadini risparmiatori italiani, con remunerazione equa e concordata dei Buoni del Tesoro statale, in modo da costituire, sopratutto per i piccoli risparmiatori, una fonte sicura di equo reddito dei propri risparmi in alternativa ad altre più rischiose forme di investimento.
4) Ristrutturazione profonda della macchina politica e della pubblica amministrazione, con :
            a) Abolizione del Senato della Repubblica
      b) Camera unica, con drastica riduzione del numero dei parlamentari e dei relativi emolumenti e privilegi.
         c) Finanziamento dei partiti su base volontaria con 1 € per voto ricevuto, via SMS ; bilanci e spese trasparenti e pubblicate su Internet.
            d) Ripristino dei ruoli costituzionali di Parlamento (funzione legislativa) e Governo (funzione esecutiva). Implica un Parlamento snello, capace di legiferare su iniziativa propria, con definitivo abbandono delle decretazione governativa e revisione delle regole
parlamentari allo scopo di impedire rallentamenti ed ostruzionismi
       e) Decentramento amministrativo con redistribuzione di entrate fiscali ed uscite tra Stato, Regioni e Comuni. Significa delegare alle amministrazioni locali l'imposizione fiscale a copertura delle spese correnti delle amministrazioni, mantenendo a carico della fiscalità statale la copertura delle spese per investimenti in infrastrutture e la perequazione volta a garantire che le amministrazioni locali siano comunque in grado di assicurare sempre i servizi essenziali.
      f) Abolizione delle Province ed accorpamento delle funzioni delle Province nelle funzioni  delle Regioni e Comuni.
         g) Riforma fiscale conseguente alla redistribuzione dei compiti tra Stato, Regioni e Comuni con la creazione di aliquote fiscali separate e trasparenti per le voci di spesa pubblica più   significative come la Sanità ed altre spese. Spesa sanitaria coperta da entrate regionali con aliquota fiscale separata.
        h) Ristrutturazione della Pubblica Amministrazione a tutti i livelli, con revisione e riduzione degli incarichi manageriali (numero) e relativi emolumenti (tetto) e riorganizzazione volta  a potenziare il lavoro produttivo di valore rispetto a quello di carattere non produttivo anche se necessario, ed eliminazione delle funzioni ridondanti e meramente burocratiche. L'idea è quella di effettuare una ristrutturazione che non incida inizialmente sui livelli occupazionali, con un impegno formativo importante dei lavoratori sui nuovi incarichi. Nel tempo la pubblica amministrazione dovrà ridurre il numero di addetti.

5)    Redistribuzione dei redditi agendo sulla leva fiscale, in modo da disincentivare la creazione di patrimoni non finalizzati ad investimenti produttivi e favorire invece l'investimento dei profitti d'impresa in crescita aziendale e creazione di posti di lavoro.
6)  Redistribuzione del peso fiscale sugli immobili scoraggiando investimenti in abitazioni non impiegate come abitazione principale.
7)  Imposizione fiscale dovuta su entrate effettive e non su titoli di credito (IVA e imposte sul reddito delle imprese da pagarsi per cassa e non per competenza).
8)  Separazione netta della situazione debitoria statale da quella delle amministrazioni locali.  Se una amministrazione locale si indebita e poi non riesce a pagare i suoi debiti, fallisce come una qualsiasi impresa privata, con tutte le conseguenze civili e penali a carico dei suoi amministratori. Lo Stato non potrà intervenire ed i cittadini dovranno responsabilmente farsi carico di ricostruire la loro amministrazione locale per rimettere in funzione i servizi locali interrotti. I cittadini debbono sentirsi responsabili di quello che fanno i loro amministratori e dovranno controllarne assiduamente l'operato al fine di impedire abusi e situazioni come quella estrema ipotizzata.
9) Riforma della RAI con una sola rete pubblica nazionale (vendita a privati delle altre reti RAI) senza pubblicità e dedicata a tematiche di interesse pubblico mentre gli spettacoli saranno lasciati alle reti private. Consiglio di amministrazione sottratto al controllo della politica ed eletto da una consulta espressione delle Parti sociali.
10)  Politica di contrasto all'evasione fiscale basata anche sul conflitto di interessi tra le parti (scarico fiscale di fatture).
11)  Istituzione dello strumento del referendum propositivo con l'obiettivo di produrre norme conseguenti a dibattiti e conflitti di interesse tra le parti sociali.
12)  Politica estera in linea con quella tradizionale dell'Italia

Quanto non coperto da questo elenco programmatico dovrà essere oggetto di dibattito propositivo tra le parti sociali che avranno il compito di produrre proposte di legge da sottoporre all'esame di una commissione parlamentare, col solo fine di strutturare le proposte in termini giuridicamente corretti prima di sottoporle, sotto forma di sommario di contenuti, a referendum popolare.
Questo metodo implica la massima partecipazione attiva delle parti sociali organizzate alle scelte di interesse collettivo e riguarda :
a) Le politiche del mercato del lavoro
b) La riforma della giustizia
c) Le politiche sociali con impatto di natura etica e religiosa
d) Le scelte urbanistiche
e) La scelta di collocazione di infrastrutture
f) Le relazioni tra le parti sociali
g) Il mondo della scuola e della formazione in genere
h) La politica di difesa nazionale e di intervento su scenari internazionale...                                                                                                        
                                                                                                          Franco Puglia - 24-5-2012

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