In un periodo così difficile,
l'Italia ha bisogno di un Parlamento e di un Governo con una base di consenso
ampia, largamente maggioritaria nel Paese, che basi il suo consenso ed i suoi
interventi sulle cose che certamente ci uniscono, a larga maggioranza, non su
quelle che ci dividono.
Significa cercare di spezzare
l'eterna contrapposizione tra una destra ed una sinistra comunque definite che
ha di fatto paralizzato o comunque rallentato la crescita complessiva del Paese
in decenni; significa avere un governo di base del Paese su temi condivisibili
mantenendo invece il conflitto sugli altri temi al di fuori delle aule
parlamentari, lasciando che sia la società civile con le sue strutture e con le
sue forze a determinare le scelte, con un supporto organizzativo neutrale degli
organi di governo. In altre parole una specie di governo tecnico ma con una
base elettorale e parlamentare omogenea, non frammentata e di orientamento
opposto come quella attuale.
Vediamo quindi se è possibile
determinare questa base comune da condividere; qui le mie proposte, da
correggere ed integrare con le vostre :
1) Conservazione dell'Euro zona e della moneta
unica, non rinunciando a negoziare con i partner europei, oggi come in futuro,
le condizioni di questa partecipazione collettiva.
2) Rinuncia definitiva al debito pubblico come
strumento di crescita economica e di tampone delle difficoltà di bilancio dello
Stato, con istituzione della legge costituzionale sul pareggio di bilancio e
progressiva seppure lenta riduzione del debito pubblico dello Stato.
3) Politica di rientro del debito pubblico detenuto
da investitori esteri al fine di trasformare tale debito in una sorta di
azionariato diffuso dello Stato tra i cittadini risparmiatori italiani, con
remunerazione equa e concordata dei Buoni del Tesoro statale, in modo da
costituire, sopratutto per i piccoli risparmiatori, una fonte sicura di equo
reddito dei propri risparmi in alternativa ad altre più rischiose forme di
investimento.
4) Ristrutturazione profonda della macchina
politica e della pubblica amministrazione, con :
a)
Abolizione del Senato della Repubblica
b)
Camera unica, con drastica riduzione del numero dei parlamentari e dei relativi emolumenti e privilegi.
c)
Finanziamento dei partiti su base volontaria con 1 € per voto ricevuto, via SMS
; bilanci e spese
trasparenti e pubblicate su Internet.
d)
Ripristino dei ruoli costituzionali di Parlamento (funzione legislativa) e
Governo (funzione esecutiva). Implica un Parlamento
snello, capace di legiferare su iniziativa propria, con definitivo abbandono delle
decretazione governativa e revisione delle regole
parlamentari allo scopo di impedire
rallentamenti ed ostruzionismi
e)
Decentramento amministrativo con redistribuzione di entrate fiscali ed uscite
tra Stato, Regioni e Comuni. Significa delegare alle
amministrazioni locali l'imposizione fiscale a copertura delle spese correnti delle
amministrazioni, mantenendo a carico della fiscalità statale la
copertura delle spese per investimenti in infrastrutture e la perequazione
volta a garantire che le amministrazioni locali
siano comunque in grado di assicurare sempre i servizi essenziali.
f)
Abolizione delle Province ed accorpamento delle funzioni delle Province nelle
funzioni delle Regioni e Comuni.
g)
Riforma fiscale conseguente alla redistribuzione dei compiti tra Stato, Regioni
e Comuni con la creazione di aliquote fiscali
separate e trasparenti per le voci di spesa pubblica più significative come la Sanità ed altre
spese. Spesa sanitaria coperta da entrate regionali con aliquota fiscale separata.
h)
Ristrutturazione della Pubblica Amministrazione a tutti i livelli, con
revisione e riduzione degli incarichi manageriali (numero) e
relativi emolumenti (tetto) e riorganizzazione volta a potenziare il
lavoro produttivo di valore rispetto a quello di carattere non produttivo anche se necessario, ed eliminazione delle
funzioni ridondanti e meramente burocratiche. L'idea è quella di effettuare una
ristrutturazione che non incida inizialmente sui livelli occupazionali, con un
impegno formativo importante dei lavoratori sui nuovi incarichi. Nel tempo la pubblica
amministrazione dovrà ridurre il numero di addetti.
5) Redistribuzione dei redditi agendo sulla leva
fiscale, in modo da disincentivare la creazione di patrimoni non finalizzati ad
investimenti produttivi e favorire invece l'investimento dei profitti d'impresa
in crescita aziendale e creazione di posti di lavoro.
6) Redistribuzione del peso fiscale sugli immobili
scoraggiando investimenti in abitazioni non impiegate come abitazione
principale.
7) Imposizione fiscale dovuta su entrate effettive
e non su titoli di credito (IVA e imposte sul reddito delle imprese da pagarsi
per cassa e non per competenza).
8) Separazione netta della situazione debitoria
statale da quella delle amministrazioni locali.
Se una amministrazione locale si indebita e poi non riesce a pagare i
suoi debiti, fallisce come una qualsiasi impresa privata, con tutte le
conseguenze civili e penali a carico dei suoi amministratori. Lo Stato non
potrà intervenire ed i cittadini dovranno responsabilmente farsi carico di
ricostruire la loro amministrazione locale per rimettere in funzione i servizi
locali interrotti. I cittadini debbono sentirsi responsabili di quello che
fanno i loro amministratori e dovranno controllarne assiduamente l'operato al
fine di impedire abusi e situazioni come quella estrema ipotizzata.
9) Riforma della RAI con una sola rete pubblica
nazionale (vendita a privati delle altre reti RAI) senza pubblicità e dedicata
a tematiche di interesse pubblico mentre gli spettacoli saranno lasciati alle
reti private. Consiglio di amministrazione sottratto al controllo della
politica ed eletto da una consulta espressione delle Parti sociali.
10) Politica
di contrasto all'evasione fiscale basata anche sul conflitto di interessi tra
le parti (scarico fiscale di fatture).
11) Istituzione
dello strumento del referendum propositivo con l'obiettivo di produrre
norme conseguenti a dibattiti e conflitti di interesse tra le parti sociali.
12) Politica
estera in linea con quella tradizionale dell'Italia
Quanto non coperto da questo
elenco programmatico dovrà essere oggetto di dibattito propositivo tra le parti
sociali che avranno il compito di produrre proposte di legge da sottoporre
all'esame di una commissione parlamentare, col solo fine di strutturare le
proposte in termini giuridicamente corretti prima di sottoporle, sotto forma di
sommario di contenuti, a referendum popolare.
Questo metodo implica la massima
partecipazione attiva delle parti sociali organizzate alle scelte di interesse
collettivo e riguarda :
a) Le politiche del mercato del
lavoro
b) La riforma della giustizia
c) Le politiche sociali con
impatto di natura etica e religiosa
d) Le scelte urbanistiche
e) La scelta di collocazione di
infrastrutture
f) Le relazioni tra le parti
sociali
g) Il mondo della scuola e della
formazione in genere
h) La politica di difesa
nazionale e di intervento su scenari internazionale...
Franco
Puglia - 24-5-2012
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